La tempesta (Shakespeare-Angeli)/Note

Note alla Tempesta di Shakespeare

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William Shakespeare - La tempesta (1612)
Traduzione dall'inglese di Diego Angeli (1911)
Note alla Tempesta di Shakespeare


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NOTE DEL TRADUTTORE

ALLA

TEMPESTA, DI SHAKESPEARE






Atto Primo.

Scena II.A pag. 26. Calibano. Con questo personaggio, l'autore ha voluto senza dubbio personificare uno di quelli indigeni ‒ di razza rossa ‒ che nei viaggi a cui si accenna nella prefazione assumevano tanti e tanto fantastici aspetti. Il Farmer osserva poi come Caliban sia metatesi di Canibal e l'osservazione è tanto più giusta in quanto gli anagrammi e i giuochi di parole erano di moda in quell'epoca.

A pag. 34. A ben cinque braccia nel mare.... Questa canzone e l'altra del quarto atto: là dove sugge l'ape, ecc.... furono musicate da Robert Johnson e pubblicate a Oxford nel 1660 dal Dr. Wilson, in una raccolta intitolata Court Ayres or Ballads. [p. 166 modifica]A pag. 38. Sei tu vergine o no, ecc. Questa esclamazione di Ferdinando si è prestata a molti comenti dovuti alle diverse interpretazioni del testo. Secondo la maggior parte delle edizioni inglesi il testo direbbe:

O you wonder!
If you be made or no!

a cui Miranda risponde:

No wonder, sir;
But certaily a maid.

giuocando sul doppio significato di made-creatura, cosa creata, e maid-vergine come aveva frainteso la figlia di Prospero. Ma secondo il Malone, questo gioco di parole non doveva esistere nel testo originale tanto più che le prime copie leggono if you be maid or no. Del resto, l'interpretazione che ha suscitato grandi dispute fra i comentatori ha valore relativo e secondo noi è bene concludere con le parole del Mason il quale osserva giustamente che tutta la questione si riduce a sapere se i lettori vorranno adottare un'espressione semplice e naturale che non ha bisogno di comenti o meglio un'altra che l'ingenuità di molti comentatori ha interpretato imperfettamente. [p. 167 modifica]

Atto Secondo.

Scena Prima. - A pag. 49. Temperanza era infatti una delicata donzella.... I puritani dell’epoca di Guglielmo Shakespeare usavano di battezzare le loro figli con nomi di virtù morali e religiose. Così il Taylor nella descrizione di una meretrice, ha questi due versi:

Though bad they be, they will not bate an ace
To be call’d Prudence, Temperance, Faith and Grace.

A pag.52. Vedova Didone, avete detto, ecc.... Il Malone suggerisce che questa insistenza sul nome di Dido in assonanza con la parola Widow ‒ vedova ‒ possa essere stata dettata dal ricordo di una iscrizione copiata da Anserio e riportata tradotta nei poemi di Davison:

                                    O nost unhappy Dido
unhappy wife and mor unhappy widow!

Ma forse più giustamente altri comentatori rammentano una ballata Queen Dido popolarissima ai tempi di Shakespeare e cantata in tutte le taverne e in tutte le strade di Londra.

A pag. 57.

S’io mi fossi
il Re cosa farei?

Tutto questo passaggio, nel quale taluno potrebbe vedere un’acuta satira del socialismo, fu ispirato dagli Essais di Montaigne che erano stati tradotti dal Florio e pubblicati in Inghilterra nel 1603. Si può dire che l’intiero brano non sia che una traduzione del capitolo in cui si parla della Francia Antartica, allora recentemente scoperta. [p. 168 modifica]

Il lettore potrà confrontare gli Essais al capitolo XXX del libro I: Des Cannibales.

Scena II. - A pag. 74. Trinculo. Il nome di Trinculo deve essere stato suggerito a Guglielmo Shakespeare da qualche canzone di marinaio napoletano. Benedetto Croce mi faceva osservare, infatti, un vecchio ritornello dialettale che suonava così:

Tríncule, míncule
spilli e spillone....

A pag. 75. Non darebbe un centesimo per soccorrere un povero storpio, ma ne sborserebbe dieci per vedere un indiano morto.

Verso la fine del secolo XVI era tornato dal Catay dove aveva compiuto un avventuroso viaggio il Frobisher, e aveva portato con sè alcuni indigeni di quel regno lontano, i quali devastavano una grande curiosità fra gli abitanti di Londra: ma per un raffreddore preso sulla nave che li conduceva in Europa morirono quasi subito appena furono sbarcati in Inghilterra. La relazione di quel viaggio e la descrizione di quelli indiani con relativa storia della loro morte fu pubblicata in un volume in-4º dal Frobisher, nel 1578. [p. 169 modifica]

Atto Terzo.


Scena II. - A pag. 95. Sarebbe davvero un bel mostro se avesse gli occhi nella coda....

È un’allusione a una pubblicazione fatta ai tempi di Shakespeare a proposito di una balena trovata morta sulla spiaggia di Ramsgate. In questa pubblicazione era detto fra l’altro «si tratta dunque di un pesce mostruoso, ma non così mostruoso come è stato detto, perchè ha gli occhi nella testa e non sul di dietro». Vedi Summary, 1575.


A pag. 101.

                                        ...rammenta
d’impossessarti dei suoi libri....

Il Malone osserva che questo episodio è una probabile rimembranza dell’incanto che Angelica fece sull’incantatore Malagigi, con l’aiuto di Argalia. L’Orlando furioso era stato pubblicato in Inghilterra nella traduzione del Harrington l’anno 1591.


A pag. 104. È l’aria della nostra canzone suonata dal ritratto di Nessuno.

Allusione a una commedia anonima pubblicata in quei giorni: at the signe of No-body.


Scena III. - A pag. 109.

Che in Arabia vi è un albero per Trono della Fenice....

La favola della Fenice è raccontata da Plinio, dove Guglielmo Shakespeare deve averla letta nella traduzione dell’Holland, pubblicata appunto verso quell’epoca. [p. 170 modifica]A pag. 111.

Che ci fosser montanari,
con un grugno di toro, ecc....

Questi montanari sono i gozzuti della Val d'Aosta di cui si aveva avuto in Inghilterra notizia fino dal 1503 in un volume di Wincken de Wynck intitolato: Maundeville's Travels.


A pag. 111.

....Miracoli che pure
potrebbe garantirci oggi un qualunque
viaggiatore assicurato al cinque
per uno....

Era costume, all'epoca di Shakespeare, che ciascun viaggiatore il quale partisse per una lunga spedizione, assicurasse la propria vita, depositando una data somma di denaro che gli veniva restituita aumentata da forti interessi quando fosse di ritorno.

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Atto Quarto. - Una rappresentazione.


A pag. 121.

Le rive che l'aprile umido , al tuo comando di gigli e di peonie fiorisce.... ecc.

Gigli e peonie erano simboli della castità. Così il Lyte nel suo Herbal ci fa sapere che «un genere di peonie è da qualcuno chiamato maiden or virgin peonie». Se poi si vuol osservare che i gigli e le peonie non crescono contemporaneamente, si risponderà che di queste inesattezze botaniche molte se ne trovano nell'opera di Guglielmo Shakespeare, come i «garofani che Aprile apporta» nella canzone del Measure for Measure, i «gigli d'ogni qualità» che descrive nel Winter's tale come figli della primavera, contemporanei alle giunchiglie, alle primole e alle violette, ed altre fantasie poetiche del genere. Si aggiunga che alcuni comentatori antichi invece di lilied brims leggono twilled brims, cioè margini ricamati o trapuntati di peonie.


A pag. 126.

Non altrimenti gli edifici
senza base di questa visione....

Tutto l'intero brano, che è proverbiale nella letteratura inglese, non sarebbe originale secondo lo Steevens, il quale lo fa derivare da una scena della Tragedy of Darius di Lord Sterline, tragedia che sarebbe stata pubblicata l'anno della morte della Regina Elisabetta (1603).


A pag. 130. ....si è condotto con noi come un Fuoco fatuo.

L'originale ha has played the Jack with us. «Jack of latern» è il nome popolare del fuoco fatuo [p. 172 modifica]che secondo la tradizione faceva deviare i viaggiatori dalla via retta per precipitarli nei pantani su cui ondeggiava.


A pag. 134.

....sarem tutti
quanti cambiati in paperi....

Il testo ha barnacles che secondo lo Skinner sarebbe l'Anser Scoticus. Voleva la tradizione d'allora quest'anitra nascesse da un albero i cui frutti giunti a maturità si aprivano lasciando cadere l'anitroccolo sull'acqua. Il Collins ci fa sapere che «Esistono in alcune parti della Scozia settentrionale certi alberi su cui crescono frutti a forma di conchiglia i quali cadendo sull'acqua si trasformano in anatre e sono chiamate barnacles». L'errore, del resto, era accettato dai più celebri naturalisti del tempo, così che non solo si trova riprodotto nella Cosmografia di Sebastiano Münster, ma anche il nostro dottissimo Aldrovandi lo accoglie nella sua ornitologia, dando per fino il disegno dell'albero portentoso!


A pag. 135. Si ode il rumore di una caccia.

Era credenza comune che una muta di cani spettrali seguita da uno sconosciuto cacciatore, scorrazzasse la terra seguendo qualche dannato peccatore. Così ritroviamo la caccia selvaggia nel canto XII dell'Inferno dantesco e nella novella di Nastagio degli Onesti del Decamerone. Così venne accettata dagli scrittori di magìa come si può vedere del Treatise of spectres di Pietro de Loier, tradotto dal francese e pubblicato in Inghilterra nel 1605. [p. 173 modifica]

Atto Quinto.


A pag. 139. O voi elfi dei colli....

Il Warburton fa notare che questa invocazione si trova nell’invocazione ovidiana di Medea.

Auraeque et venti, montesque, amnesque, lacusque
Diique omnes nemorum diisque omnes noctis
adeste.

Egli l’aveva letta nella traduzione del Goldnig e il Malone osserva che in alcuni punti ha trascritto letteralmente l’espressione del traduttore inglese.


A pag. 145. Ancor gustate qualche leccornia, ecc.

Il testo ha:

do you yet taste
sone subtilties.

Il vocabolo subtiltie, annota lo Steevens, è parola che si trova nell’antica arte culinaria e significa uno di quei piatti che raffiguravano cose diverse dalla loro sostanza, come castelli, alberi, dragoni, ecc., fatti di pasta e di zucchero.


A pag. 155. - Coraggio, bravo mostro, coraggio!

La parola Coraggio è in italiano nell’originale.


A pag. 157. - Il gran Liquor che gli ha dorati, ecc.

Il Warburton crede che lo Shakespeare avesse scritto Il grande Elisir, perchè è evidente dalle parole che seguono - che gli ha dorati tutti - che egli allude all’Aurum potabile di cui in quei tempi era gran parlare.


Epilogo.


A pag. 161. ....la mia sorte è assai nera....

Allude alla fine disperata dei negromanti, tratti nell’inferno dagli spiriti maligni e salvi solo dalla preghiera dovuta a un sincero pentimento.