La santa alleanza dei popoli (Mazzini)/La santa alleanza dei popoli/V

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E prima fra queste basi è la Nazione.

Dall’incerto pericoloso cosmopolitismo che contradistingue i lavori della seconda metà del secolo XVIII, il moto che affaccenda l’Europa è andato vieppiù sempre definendosi, conterminandosi, ordinandosi sotto la bandiera della nazionalità. Nè poteva essere altrimenti. Da quando l’idea, affermata in venti luoghi del poema e delle opere minori da Dante, di una vita collettiva, progressiva del genere umano, diventò, per meditati lavori istorici e filosofici, fede agli intelletti del nostro secolo, intento supremo ad ogni sforzo sulle vie del bene, fu riconosciuta l’umanità. E da quel giorno crebbe l’importanza della nazione, termine intermedio fra l’umanità e l’individuo; il quale, se non può, ne’ suoi lavori, appoggiarsi ad una forza collettiva formata dai milioni che dividono con lui tendenze, costumi, tradizioni e favella, riesce ineguale allo scopo, e ricade, per impotenza di meglio, a quello del proprio bene, e da quello, nell’egoismo. E le teoriche del cosmopolitismo vi ruinavano; e l’assurdo immorale, ubi bene tibi patria, era infatti, ed è assioma primo a’ suoi promotori. Il culto della nazione venne opportuno a moltiplicare le forze dell’individuo, e insegnargli come si possa rendere efficacemente giovevole all’umanità il sacrificio e il lavoro d’ogni uomo.

Senza Patria non è Umanità, come senza organizzazione e divisione di lavoro, non esiste speditezza e fecondità di lavoro. Le nazioni sono gl’individui dell’umanità, come i cittadini sono gl’individui della nazione. Come ogni uomo vive d’una vita propria e di una vita di relazione, così ogni nazione: come i cittadini d’una nazione devono farla prospera e forte coll’esercizio delle loro diverse funzioni, così ogni nazione deve compiere una missione speciale, una parte di lavoro a seconda delle proprie attitudini per lo sviluppo generale, per l’incremento progressivo dell’umanità. Patria ed Umanità, sono dovunque, egualmente sacre. Dimenticare l’Umanità sarebbe sopprimere ogni intento al lavoro: cancellare, come alcuni vorrebbero, la nazione, sarebbe un sopprimere l’istrumento col quale noi possiamo raggiungere l’intento. La patria è il punto d’appoggio dato alla leva che deve operare a pro dell’umanità. [p. 10 modifica]

Tendenza innegabile dell’epoca che ora s’inizia è quella di ricostituire l’Europa, ordinandovi a seconda delle vocazioni nazionali un certo numero di stati, equilibrati possibilmente per estensione e popolazione. E questi stati divisi, ostili, gelosi l’uno dell’altro, finchè la loro bandiera nazionale non rappresentava che un interesse di casta o di dinastia, s’associeranno, mercè la democrazia, intimamente più sempre. Le nazioni saranno sorelle libere, indipendenti nella scelta dei mezzi a raggiungere il fine comune, e nell’ordinamento delle loro forze per tuttociò che riguarda la interna vita, si stringeranno a una fede, ad un patto per tuttociò che riguarda la vita internazionale. L’Europa dei popoli sarà una, fuggendo a un tempo l’anarchia d’una indipendenza assoluta, e il concentramento della conquista.