La giovinezza e studi hegeliani/Manifesto e frammenti dell'introduzione per il 'Manuale' del Rosenkrantz/Frammenti di una introduzione alla traduzione del 'Manuale' del Rosenkrantz

Manifesto e frammenti dell'introduzione per il 'Manuale' del Rosenkrantz - Frammenti di una introduzione alla traduzione del 'Manuale' del Rosenkrantz

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Manifesto e frammenti dell'introduzione per il 'Manuale' del Rosenkrantz - Manifesto per la traduzione del 'Manuale' del Rosenkrantz Nota
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FRAMMENTI
DI UNA PREFAZIONE ALLA TRADUZIONE
DEL «MANUALE» KARL ROSENKRANZ


I


I libri elementari della critica passata non hanno quasi più niente di vivo: essi sono una ripetizione noiosa di altre ripetizioni, le stesse regole quasi con le stesse frasi, dalle quali lo spirito è ito via. La critica moderna ha cominciato col porsi di rincontro a quella come nemica e combattitrice, passionata e negativa. A noi da lontano è giunta la vivace eco di questa contesa, nella quale le due parti sono rimaste chiuse e salde nello stesso campo, opponendo dottrina a dottrina ed idolo a idolo. Da questo stato parziale di contraddizione si è ingenerata una più alta critica, che come mezzo termine ha congiunti i due estremi; e quanto ella sia ita innanzi, possono far fede questi Elementi di storia generale della poesia, non essendo possibile un libro elementare, se non quando una dottrina è uscita dallo stato di discussione e di polemica, ed ha preso un aspetto calmo e dommatico. La moderna critica ha in questo libro raggiunta la sua forma elementare; e perché meglio s’intenda e la natura e l’utilità del lavoro, noi vogliamo in rapidi tocchi ritrarre e quella opposizione, e l’unità che ne è sorta. La prima scuola ha il freddo riserbo della vecchiezza, stretta a regole stabilite ab immemorabili e divenute uso e convenzione; la seconda ha il brio e la baldezza della gioventù, e gittasi con impazienza in aditi nuovi, foggiando sistemi e troncando e sforzando [p. 300 modifica]i fatti, perché vi si adagino; quella predilige l’estrinseco, l’empirico, il formale, il meccanico; questa l’essenza, il razionale, il contenuto, l’organico; l’una dà all’apparenza individuale un valore assoluto e trasanda quasi che affatto il generale e il sociale; l’altra fa dell’individuo un istrumento dell’idea, e guardando al necessario, non tien conto dell’accidente; la prima reputa l’antico come tipo di perfezione al quale bisogna in ogni cosa accostarsi; la scuola moderna al contrario trapassa a piè pari i secoli classici, e vorrebbe immediatamente riunirci a’ mezzi tempi; nel dizionario dell’una trovi unità, scopo morale, ordine, proporzione, decoro, dignità, eleganza, correzione, classicismo; nel dizionario dell’altra genio, ideale, libertà dell’arte, verità, razionalità, sentimento, idea cristiana, romanticismo: ciascuna tanto esagerata nella lode, quanto acerba nel biasimo. Le due scuole hanno un occhio solo, contemplando la vita in una parziale astrattezza. La scuola alla quale appartiene Rosenkranz ha per fondamento l’unità, che ha in sé alzati i due opposti come momenti.

II


Questi Elementi di storia generale della poesia fanno fede quanto la critica moderna sia ita innanzi, essendo ella già uscita dallo stato di disputa e di polemica, e preso quell’aspetto calmo e dommatico che rende possibile un libro elementare. E tale è veramente questo, o guardi a’ termini entro i quali si è chiuso l’autore, o all’andamento rapido e quasi sommario della sua esposizione. E quanto a’ fatti non investigazione critica, non novità di interpretazione, non lo splendore della scoperta, o l’acutezza erudita del dubbio. Con l’umiltà di uno scrittore elementare egli è stato contento all’arido uffizio di compilatore. Ma in iscambio tutti quei pregi che in questo angusto spazio sono possibili, adornano la sua compilazione. Egli ha avute dinanzi ed attesamente studiate le più pure fonti e spesso immediate, ed ha saputo camminare con passo sicuro per l’intricato [p. 301 modifica]laberinto di tante bibliografie, monografie, lezioni, discorsi, articoli, dissertazioni, saggi e quadri; diligente nel raccogliere, giudizioso nello scegliere, non fresco discepolo che ammira e copia ma libero intelletto che giudica e discerne. Un lavoro anche in questi termini sarebbe utilissimo tra noi, che abbiamo solo confuse compilazioni, quasi informi, povere di gusto e di giudizio. Ma il Professore tedesco non potea contentarsene. Ognun sa in quale alto dispregio sia l’empirismo nell’Alemagna ed in qual basso conto siano tenute quelle opere nelle quali la realtà non è penetrata dallo spirito. Lo scrittore alemanno non potea dunque restringersi ad una meccanica composizione di parti, ma ha mirato più alto ad una vera unità organica. Il fatto nel suo immediato è come la lettera dell’alfabeto presa per sé, vox et praeterea nihil. Perché sia verbo, cioè a dire pensiero, bisogna che esso sia non pure in congiunzione, ma in connessione con tutta la catena delle cagioni e degli effetti, che son fra loro in reciprocanza di azione: tal che i fatti salgano a dignità di scienza. Fondamento di questa unità è la nota dottrina dell’esplicazione razionale del mondo considerato come un solo grande individuo vivente e progressivo, accostantesi più e più al divin tipo incarnato nel Redentore. Il che nella poesia, come in ogni altro aspetto dell’umano pensiero, si manifesta visibilmente, passando dal simbolico del panteismo orientale al plastico del politeismo greco, insino a che il pensiero cristiano si rivela nella sua spirituale infinità; e dopo in immediato ed inconsapevole romantico, in cui il cristianesimo s’addentra in tutti gli elementi razionali, fa suoi l’elemento classico ed orientale, e si dispiega nella sua conscia sostanzialità. Tale è il disegno del Rosenkranz che si può vedere svolto nel suo epilogo, trattato già egregiamente da filosofi chiarissimi moderni, e che pure nel sunto del Rosenkranz apparisce mirabile di nettezza e di precisione. Questa dottrina genera ella medesima il metodo onde va trattata. L’autore vede tre argomenti in ogni fatto razionale, in immediato diventare, che, passando nell’unità dell’esistere, si duplica in una opposizione, la quale, spinta al suo estremo, ch’è quanto dire alla contraddizione, ritorna consapevole [p. 302 modifica] al punto ond’era partita, contenente in sé il germe di un nuovo diventare. Questa opposizione eternamente riconciliantesi nell’unità, questa produzione che esce dalla contraddizione, questa tesi, antitesi e sintesi, per dirla, quantunque impropriamente, col linguaggio di Fichte, genera quella sistematica divisione trinaria, la cui stretta osservanza ha fatto un cotal poco sorridere i gravi tedeschi. La storia della poesia è già tutta costruita in capo dell’autore, prima ch’ei vi ponga mano; egli ha un disegno bello e fatto, che è il presupposto o il preconcetto della sua narrazione. Il che se non lice in filosofia, tanto meno è conveniente alla storia, non dovendosi dimenticare che il fatto ha un doppio elemento, empirico e razionale; e che un assoluto fatalismo non è che un’astratta e parziale rappresentazione della storia. Noi avremmo perciò preferito che l’autore, lasciando stare lo schematismo sistematico ed innaturale di Kant e la filosofica costruzione alla maniera di Schelling, si fosse appigliato meglio al metodo dialettico del suo maestro, rappresentando la storia nella sua immediata apparizione, e sceverando via via dall’accidente il necessario. Né sappiamo che possa esserci compenso l’aver relegato il sistema nell’indice e l’aver data alla storia un’apparenza di esposizione dialettica, poiché poco monta che non ci siano capitoli, sezioni e paragrafi, né i, 2, 3..., quando ciò sia nella natura della cosa. Ancora ha egli voluto procedere secondo le nazioni, riserbandosi all’ultimo il quadro generale, affinché, egli dice, il generale ci sia non come principio, ma come risultamento. Nel che non ci pare che sia stato severamente attaccato al metodo del suo maestro, perché è evidente che rileva ben poco il luogo materiale, quando quell’assoluto domina dalle prime pagine tutto il lavoro.

Del rimanente noi non insisteremo sopra un difetto di metodo, che lo stesso autore confessa candidamente, e che ci sembra non disacconcio allo scopo dell’insegnamento, al quale può destinarsi: il contenuto dee scaturire dall’intima vita popolare e la forma dall’intrinseco del contenuto, onde il metodo.