La gente di spirito/Atto terzo/Scena terza
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Detti, meno Carlo.
- Federico
avvicinandosi a Sofia.
- Di là ballano.
- Fausto
- Buon divertimento.
- Sofia
- Mi veniva a pigliare... lei?
- Federico
- Oh! avrei fatto un cattivo scherzo al mio amico Fausto.
- Fausto
- Senta come parla bene... gli ho insegnato io.
- Federico
- E poi... io non ballo...
- Sofia
- Ah no? ci patisce?
- Federico
- No, ma lo trovo un divertimento inutile.
- Fausto
- Oh inutile! E l'igiene! e Mantegazza! Il moto, la circolazione, l'esercizio, non li conti nulla, tu?
- Sofia
- Sì, sì, lo mettano pure in canzone il ballo, già non riesciranno ad atterrarlo, malgrado la gioventù stracca d'oggidì gli faccia la guerra. Io saprei subito come pigliarmela per rimetterlo in voga.
- Federico
- Come?
- Sofia
- Una lega tacita di signore che non volessero ballare affatto.
- Fausto
- Andremmo d'accordo.
- Sofia
- Gli uomini s'immaginano che noi non si sappia farne a meno del ballo, e quindi fanno i preziosi... La certezza che l'invito per un waltzer noi lo accettiamo subito, li fa indolenti. Ma vorrei vederli in faccia ad un no. Perché i moderni ne avranno trovate delle cose belle, ma come un giro di waltzer ben ballato...
- Fausto
sottovoce.
- Preferisco un giro all'aria...
- Sofia
- Padronissimo.
- Fausto
come sopra.
- Con lei.
- Federico
fra sé.
- Non pare che abbia questa gran voglia di fumare.
- Fausto
- Federico. (A Sofia). Permette? una parola soltanto. (Trae Federico in disparte). Vuoi andartene, imbecille!
- Federico
- Come?
- Fausto
forte.
- Mi raccomando dunque... e digli che non mi secchi più.
- Federico
- Ho capito... signora Sofia...
Fra sé, uscendo.
- Carlo aspetterà un pezzo.
Via.