La canzone del marinaro
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
LA
CANZONE DEL MARINARO
(Comunicato).
- Carissimo Sabatini,
Con una passione che ho nel sangue, ho seguito fino dalla prima giovinezza le cose risguardanti il volgo di Roma, e più assai che i libri ho studiato l’uomo che lo compone.1
Puoi immaginarti perciò se non solo con piacere, ma con entusiasmo io abbia accolto il tuo primo volumetto della raccolta: Il volgo di Roma!
Per dartene una prova, ti offro subito «una variante abruzzese» alla canzone popolare romana «Il marinaro», pubblicata nel tuo Volgo con le illustrazioni del signor Mario Menghini.2
È la «donna» che serve in casa, che la canta per «nina-nanna» ai bambini, ed io ne ho fatto tesoro, e lo merita sì perchè il rifiuto a giurare rispetto alla bella e il ratto che ne segue aggiungono interesse drammatico al soggetto, si perchè le varianti finali sono di una finezza lirica che risaltano tanto più vicino alla rozzezza e alla pesante serietà della versione romanesca. Aggiungi a tutto ciò la ragione fisiologica che ne ingrandisce l’importanza.
Imperocchè le due giunte abruzzesi dipingono il tipo di quei montanari dell’Appennino ai quali, se la natura ha dato un carattere fiero e selvaggio, li ha pure dotati di una fantasia immaginosa, che li fa ardenti nelle passioni, ed esaltati fino alla poesia nell’odio, nell’amore, nell’amicizia.
Ecco la variante:
Marinà che vvai per acqua, (bis) |
Cosa guardi o marinaro. (bis) |
- ↑ Ci piace annunziare come l’amico Publio Barghiglioni stia preparando per la nostra Raccolta un eccellente lavoro, che avrà per titolo: Feste e canti della plebe romana.
F. S.
- ↑ Cfr. Volgo, 1, 78.