La Chioma di Berenice - Discorsi e considerazioni (1913)/Considerazione settima - Calibi

Considerazione settima - Calibi

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CONSIDERAZIONE SETTIMA

calibi.

Verso 48. Iuppiter, ut Χαλύβων omne genus pereat!


Giustino (lib. xliv, cap. 3) scrive: «I calibi prendono il nome dal fiume Calibe in Gallecia, paesi fertili di miniere, principalmente di ferro, che diventa piú forte per l’acqua del fiume, ov’eglino lo tempravano: né usavano di armi, se prima non erano infuse in quell’onde». Apollonio Rodio (lib. ii, verso 375) li pone nella Scizia oltre il regno delle Amazzoni; autoritá seguita da Vincenzo Monti nel Prometeo (canto ii, inedito):

               Come presserò il suolo, a cui diêr fama
          i calibi operosi: — Ecco — dicea —
          ecco una terra, a cui le colpe avranno
          obbligo molto. Un popolo malvagio
          l’abiterá, che nei profondi fianchi
          delle rigide rupi andran primieri
          a ricercar del ferro i latebrosi
          duri covili, e con fatal consiglio
          a domarlo nel foco, a figurarlo
          in arnesi di morte impareranno.
          L’Ire, gli Odii, i Rancor, le Gelosie
          e l’Erinni, che pigre ed incruente
          andar vagando fra’ mortali or vedi,
          allor, di spada armate e di coltello,
          scorreran l’universo, e non il seno
          del ritroso terren, non l'elce e l'orno,
          ma l’uman petto impiagheran crudeli,
          e di sangue, piú ch’altri, bagneransi
          re feroci e tiranni sacerdoti,
          cui son le colpe necessarie..

.

Ovid., Fast., iv, 405:

          Aes erat in pretio: Chalybeïa massa latebat:
               heu quam perpetuo debuit illa tegi!

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Plinio (lib. vii, 56) scrive: «Aerariam fabricam alii Chalybas, alii, Cyclopas [putant monstrasse] Ferrimi Hesiodus in Creta eos qui vocali sunt Dactyli Idaei». Strabone (lib. xii) narra che i calibi furono caldei, i quali passarono a fondare le colonie di Smirna, di Cuma, e le vicine, tenute poi dai greci. * I caldei si chiamavano anticamente calibi non solo al tempo di Strabone e de’ geografi posteriori (Eustazio, Ad Dionisium, v. 768), ma anche di Senofonte (Ciropedia, lib. iii), ove alcune edizioni leggono Χάλυβες per Χαλδαῖοι. Allo stesso terzo, Senofonte (pag. dell’ediz. Oxford, 194) narra che i caldei eran bellicosi, poveri, e soldati a prezzo come gli svizzeri; quindi può essere derivata la credenza della invenzione dell’armi ch’essi sí bene trattavano. * Rispetto a’ Dattili idei, detti talor cureti, talor coribanti e telchini, è universale opinione nelle antiche memorie che fossero i primi signori di Creta; e di Strabone (lib. x) che fossero dalla Frigia chiamati in Grecia da Rea per nutrire Giove. Ma che da questi fosse trovato il ferro, non è sola opinione di Esiodo e di Plinio, l’abbiamo chiaramente ne’ celebri marmi d’Oxford. Ecco la traduzione letterale italiana, lasciando i frammenti a lor luogo. — Epoca XI. «Da che Minos pr... [supplisci: «primo»] regnò e fabbricò... donia [Cidonia] e fu il ferro ritrovato nell’Ida [monte di Creta]; trovatori gli Idei Dattili, Celmi e Damnaneo, anni mclxvii; regnante in Atene Pandione». Epoca che viene a cadere nel dcli anno prima di Roma. Eccoti intanto trovato e lavorato il ferro dagli iberi, dai siciliani, dagli sciti, da’ caldei, da’ greci, tutti tenendo gli stessi nomi di calibi e telchini; il che mi porta a credere che, essendosi da varie genti in varie parti del mondo trovato il ferro, sia poi restato il nome χάλυβες dal ferro temprato, che e nella Grecia ed in Roma chiama vasi «chalybs», acciaio. Onde leggesi nell’Eneide, viii, 446:

          Volnificusque chalybs vasta fornace liquescit.

Ed Eschilo piú poeticamente nel Prometeo, v. 133:

                         Κτύπου γάρ ἀχώ χάλυβος διῇξεν ἄντρων.
Il suono dello stridente calibe penetrò gli antri.

* Nella stessa tragedia Eschilo chiama i calibi σιδηροτέκτονας. Apoll. Rodio, Argonaut., lib. 11, 374-76:

 ...μετά δὲ σμυγερώτατοι ἀνδρῶν
Ἐργατίναι · τοί δ'ἀμφὶ σιδήρεα ἔργα μέλονται.

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Se non che, forse trovandosi in Ispagna il fiume Calibe nominato da Giustino (loc. cit.), dove temprato il ferro acquistava violenza, si può sospettare che que’ popoli ricchi e prepotenti per quest’arte passassero a fondare colonie e ad insegnarla alle altre nazioni; onde l’acciaio ebbe poi nome di «chalybs». Χαλκός prendesi dai greci per rame, per armi e per moneta; άλκεύωna fabbricare rame; xaX’xctov, officina de’ fabbri ferrai; e χάλυμος, venefico: voci tutte che veggonsi tratte da una sola radice e che non disconvengono agli usi, ai danni ed all’arte del ferro. I cureti, detti anche Dattili idei, educatori di Giove, e che Strabone (lib. x), Lucrezio (lib. ii, 229) fanno discendere dalla Frigia, sono da Giustino (loc. cit.) descritti vicini a’ calibi e primi trovatori del mele. Donde venne la favola di Giove da’ cureti allevato e lo strepito delle armi per celare i suoi vagiti al divoratore Saturno (Ovid., Fast., iv, 207 e sg.; Lucrezio, loc. cit.; Callimaco, in Giove), e la tutela di cui Giove, riconoscente a’ cureti, favorií le api (Virg., Georg., lib. iv, 149): però le api svagate ritornano al suono del rame. * Vide Colu., ix, Varronemq., iii, et Lucanum, lib. ix, v. 284. Georgiche: «Tinnitusque cie et matris quale cymbala circum», ubi conf. Heyn. et Lacerd. * Lamento di Cecco da Varlungo, stanza 31-32:

               E le mie pecchie son tutte scappate
               su quel di Nencio, e sur un pioppo andate.
                    Picchia teglie e padelle a piú non posso,
               di raccattarle e’ non c’è verso stato,
               ma le mi s’enno difilate addosso,
               e m’han con gli aghi lor tutto forato.

  • Trovasi la voce «Chalybe» fra’ nomi delle antichissime sacerdotesse di Giunone nel Lazio. Virg., Eneid., lib. vii, v. 419:

          Fit Chalybe Iunonis anus templique sacerdos. *