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Commemorazione Religione

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Il libero pensiero,


La questione del libero pensiero è tornata un’altra volta di attualità, all’epoca della morte, avvenuta or son due mesi, del prof. Giorgio Sinigaglia, già assessore della pubb. istruz. nella Giunta municip. del Sindaco Mussi. Il prof. Sinigaglia non faceva mistero della sua professione di libero pensatore: la sua tendenza antireligiosa, mutata in partigianeria, la portava a disconoscere i meriti anche di autori di primo ordine, solo perché i loro iibri erano informati da spirito religioso; è rimasta celebre negli annali dei licei milanesi la frase colla quale, nella città di Manzoni, nella città che aveva un culto di venera 315

zione per Manzoni, il Sinigaglia ebbe il deplorevole • coraggio, in faccia alla scolaresca, di definire I Promessi Sposi, un libro da prendersi colle molle!... I compagni di Sinigaglia non sono, purtroppo, scomparsi del tutto: nell’ultima discussione fattasi nel Consiglio Comunale intorno all’insegnamento religioso nelle scuole non mancò ’chi, a combattere questo insegnamento, affermasse che le scuole municipali devono essere informate ai principio del libero pensiero. E molti, abbagliati dalle frasi, accettano questo principio, come fosse principio di progresso e d’i libertà, accordando ai liberi pensatori il vanto di difensori della ragione umana. Nulla di più falso di questa asserzione; lo confesso candidamente: io non ho mai trovato dottrina che più apertamete offendesse la ragione della dottrina del libero pensiero che pretende appunto,di rispettare la ragione. Libero pensiero...! Libero da che? libero da tutto? libero anche dalla verità? libero anche di respingere e non accettare ciò che ai sensi e alla ragione appare evidentemente vero? Mettiamo netta e chiara la questione. In una giornata in cui splende luminoso il sole, cosi splendido da non poterlo fissare, si è liberi di dire: non splende il sole? Se mettendomi in mezzo alla piazza del Duomo di Milano, guardo il Duomo, son libero di dire: il Duomo non c’è? Farei ridere anche i tram che mi passano dinnanzi. E andando dalle verità di fatto alle verità di concetto, sono io libero di dire che due e due non fanno quattro, che le parti di un corpo non sono eguali al tutto? No, la mente non è libera di negare la verità, tranne che non si voglia negare... l’intelligenza! I fatti, le idee, evidentemerte veri non si è liberi di negarli: l’evidenza, ha detto Descartes, è il criterio della certezza: non che offendere la ragione accettando certi principi, sono i principi indimostrabili che servono di base a tutti i ragionamenti. Dante, in un punto del suo libro De Monarchia, afferma che colle persone che non ammettono i principii indimostrabili non è possibile ragionare. Verità. e libertà stanno fra loro come causa ed effetto: la verità è madre, la libertà è figlia; non è soltanto nel senso morale e religioso, ma anche nel senso strettamente filosofico e scientifico, che è ’vela la frase evangelica: veritas liberavit vos. Lo scienziato che pone a base della sua mente il vero, il vero sperimentale di fatto e il vero logico di concetto, è l’uomo veramente libero: non è la intelligenza che faccia le idee, sono le idee che fanno l’intelligenza: ma lo •scienziato mentre è l’uomo più libero, deve dirsi anche l’uom’b più schiavo, schiavo della verità: anzi, in questo senso, l’uomo più schiavo è l’uomo più libero, perché è l’uomo che è in possesso di un maggior numero di verità. Il progresso delle scienze, è appoggiato a questa condizione, che una verità di fatto, constatata prima, serva di base a verità di fatto da trovarsi poi: la sua libertà sta nel suo vincolo. Fu osservato che il [p. 316 modifica]Volta ha potuto arrivare alla scoperta dell’elettrico colla invenzione della pila, perchè il temperamento del suo ingegno era tale, da pyrtarlo a non trascurare nelle sue indagini nessun elemento di fatta, fosse pur minimo: quel fatto gli serviva di gradino per trovare altri fatti. _Altro che essere libero! Fu un uomo di genio perchè fu un uomo schiavo; libero da pregiudizi e schiavo della verità e della scienza. E vero che in via di fatto chi si professa libero pensatore intende di dirsi libero pensatore dinnanzi ad ogni religione che si presenta come rivelata da Dio, dinnanzi alla imposizione (lei dogmi. La questione, con ciò, non cambia di natura e d’aspetto; è sempre la questione se si è o non si è dinnanzi alla verità: se la religione che dice di essere rivelata è la verità, se presenta gli argomenti per provare incontrastabilmente che è la verità, sarà libero il pensiero di respingerla.perchè è religione rivelata? L’unico diritto che rimane, che si risolve anche in un massimo dovere, è quello di investigare se la religione rivelata possa presentare e presenti davvero i caratteri della verità. Tale ricerca importa raccoglimento, lavoro, fatica. Fatica, lavoro, che dai più non si vogliono affrontare, sostenere; ma nel tempo stesso pesa l’accusa di sentirsi chiamare ignorante: che si fa? Si ricorre al libero pensiero; io sono, si dice, un libero pensatore... Pensatore di niente! Posso ingannarmi, ma l’etichetta del libero pensiero, a me è sempre parsa una scappatoia per sottrarsi all’obbligo dello studio della religione, e nel tempo stesso un sottrarsi al peso e all’odiosità del sentirsi giustamente accusare come ignorante, come irriflessivo. La stoltezza del libero pensiero appare poi evidente fino al ridicolo, quando il libero pensiero vuol codificare sè stesso, vuol dare delle norme direttive. fare uno statuto da presentare ai liberi pensatori, riuniti in società. Ricordo il primo Congresso del libero pensiero, tenutosi in Milano, alcuni anni or sono. La sala era affollata. Dopo che diversi oratori ebbero magnificato la sapienza ed i meriti del libero pensiero, si fece correre fra i convenuti un foglio con elencati alcuni articoli, in forma di statuto, da sottoscriversi da chi voleva affigliarsi alla Società del libero pensiero. Fra i presenti vi era anche lo scrittore poeta, Antonio Ghislanzoni, noto universalmente per il suo del libero pensiero gli si avvicina col foglio, e lo incarattee libero e indipendente. Uno dei propagandisti vita a sottoscrivere. Non sottoscrivo, rispose il Ghislanzoni. Il propagandista, sorpreso, esclama: Ma lei non è libero pensatore? Si, lo sono, risponde il Ghislanzoni, e appunto perchè lo sono non sottoscrivo. Se sottoscrivo mi obbligo a pensare come vogliono.loro. Era la risposta del buon senso. Il libero pensiero, senza’ accorgersene, offende una delle leggi fondamentali dello spirito umano. Lo •

spirito umano è ricercatore della verità. Cercare la verità è a un tempo nell’uomo un diritto ed un dovere. E’ solo nella verità, ha detto acutamente il Manzoni, che in fondo a. tutte le sue ricerche, la mente umana trova riposo. Il libero pensiero è una sfida alle credenze del genere umano. Tutti i mpoli hanno sempre creduto che vi è un Dio, e che a Dio deve prestarsi fede, rispetto, obbedienza: l’uomo potrà essersi ingannato nel dire che fosse Dio, chi non lo era; ma nell’affermare che Dio ci deve essere, che Dio c’è, è sempre stato mirabilmente concorde: chi dice che tutto il genere umano sbaglia, è come dire che tutto il genere umano è matto; chi dà del matto al genere umano, arrischia bene di esserlo. Chi, come il libero pensatore, si fissa nel pensiero di non accettare come vera la religione rivelata, si preclude dal seguitare una delle massime da tutti salutata come una massima di grande sapienza: è da sapiente il mutar consiglio. Il libero pensiero ha ragione in un punto solo. nel conservarsi nella possibilità di trovare e accettare un giorno la verità: il libero pensiero avrà ragione quel giorno che non lo è più; quel giorno in cui, ces;ando di essere liberopensatore, esulterà nel possesso della verità apparsa, cercata a trovata; quel giorno in cui, non essendo più fra i seguaci di $inigaglia, si accorgerà di trovarsi, a fronte alta ed a cuor libero. a fianco di Dante e di Manzoni. L. VITALI.

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Un’eccezione poi sordomuti. In questi momenti di trepida attesa si paralizzano anche le più nobili iniziative a sostegno delle creature più sventurate; tutti i pensieri, tutte le preoccupazioni, tutti gli slanci più o meno disinteressati, convergono ai teatri della guerra, e pare ozioso chi si occupa delle miserie locali, che pure incombono e si impongono con un crescendo desolante. Così molte nostre’ opere di beneficenza languono quasi dimenticate, come se per il lontano fragore delle armi, fossero ad’un tratto divenute opere secondarie e parecchi buoni progetti, escogitati per effettuarli in dicembre, sono andati facilmente in fumo, essendosi adottata la iacilissima teoria del rinvio ad epoca indeterminata. Ma una eccezione si vuole e si deve fare per i poveri sordomuti che, nella loro pietosa favella, chiedono un po’ di interessamento, un bricciolo di carità. A ragione si deplora l’abbandono in cui è lasciato il sordomuto povero di campagna, mentre si pensa largamente all’assistenza dei bambini normali negli asili e si costringe il fanciullo all’istruzione. Quante conseguenze doloroSe per aver lasciato alla loro sorte centinaia di bambini privi del dono dell’udito e della favella, quantunque dotati di intelligenza distinta! Migliaia di cani sono ben più fortunati* di centinaia di piccoli sordomuti, mentre un provvido asilo ed una illuminata istruzione ispi [p. 317 modifica]rata alle tradizioni di quell’angelico sacerdote che fu Giulio Tarra, sarebbero opera di vera redenzione. Ma a tempo, sì, a tempo, perchè il bambino sordomuto deve essere curato nel momento opportuno, non quando l’azione paziente dell’educatore può riuscire pressoché inutile. E qui. siamo al punto doloroso del`problema. Precisamente per mancanza di mezzi, il caro Istituto illustrato dal Tarra è costretto a rinviare le accettazioni a tempo indeterminato, magari a quando i poveri mutini avrebbero le corde vocali indurite e quindi ribelli’ ad ogni curai Per questa ragione noi invochiamo una eccezione a favore della Pro Mutis e la invochiamo entrando nel ccmpo della praticità, ed invitando tutti i buoni a partecipare ad una fiera benefica che si terrà nelle sale del Cova, nei giorni 19, 20 e 2ì del prossimo dicembre, dalle ore 14 alle 19. Fin d’ora si ’ricevono all’uopo indumenti adatti a poveri, offerte in denaro e adesioni alla sede del Comitato, in via Settembrini n. 4. Presidente onoraria è la contessa Maria Taverna, nome che ha belle tradizioni nella causa propugnata dal Tarra, e Presidente effettiva è quella distinta signora che si chiama Maria Ramazzotti Ferrario, la quale, in un sintetico, eloquente appello, pur riconoscendo il dovere di rivolgere un pensiero patriottico e pietoso all’immane sciagura europea, cosi si esprime: ((E davvero anche il Comitato Pro Mutis avrebbe atteso nel silenzio tempi migliori, se l’appello che rivolge alla generosità milanese non gli fosse imposto da una sventura che vive da anni negletta, quasi sconosciuta nella nostra città, così larga per tutti, vicini e lontani, di soccorso e di aiuto». Noi chiamiamo a raccolta i benefattori dell’infanzia più sventurata, pregandoli di interessarsi alla nobile iniziativa la quale rappresenta quasi una eccezione e tende, con un geniale ritrovo, a sovvenire i poveri mutini e a fornite strenne natalizie per le classi lavoratrici. kottiL _VIVI