Il buon cuore - Anno XIII, n. 26 - 27 giugno 1914/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 205 modifica] Religione

Domenica 4a dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

In quel tempo disse il Signore Gesù ai Farisei: un certo uomo il quale si vestiva di porpora e di bisso, faceva ogni giorno sontuosi banchetti; ed eravi un. certo mendico, che per nome Lazzaro, il quale pieno di piaghe, giaceva alla porta di lui, bramoso di satollarsi de’ minuzzoli che cedevano dalla mensa del ricco, e niuno gliene dava, ma i cani andavano a leccargli le sue piaghe. Ora avvenne che il mendico morì, e fu portato dagli an

gioli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco, e fu sepolto nell’inferno. E alzando gli occhi suoi, essendo nei tormenti, vide da lungi Abramo, e Lazzaro nel suo seno, esclamò e disse: Padre Abramo, abbi misericordia di me, e manda Lazzaro, che intinga la punta del suo dito nell’acqua per rinfrescare la mia lingua imperocchè io sono tormentato in questa fiamma. E Abramo gli disse: Figliuolo, ricordati che tu hai ricevuto del bene nella tua vita, e Lazzaro similmente del male: adesso egli è consolato, e tu sei tormentato. E oltre tutto questo, un grande abisso è posto tra noi e voi; onde tragittar fin quà. Egli gli disse: Io ti prego dunque, o padre che tu lo mandi a casa di mio padre, imperocchè io ho cinque fratelli, perchè gli avverta di questo, acciocchè non vengano anch’essi in questo luogo di tormenti. E Abramo gli disse: Eglino hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli. Ma disse egli: No, padre Abramo, ma se alcuno morto anderà da essi,. faranno penitenza. Ed egli gli disse: se non odono Mosè e i profeti, nemmeno se risuscitasse uno da morte non crederanno. S. LUCA, cap. i6. Pensieri. Leggiamolo di nuovo, quanto è scritto più sopra, a persuaderci d’una cosa. Dov’è la colpa del ricco signore per meritare un si grave castigo? Se Dio ha condannato per reo deve la condanna basarsi sul fatto colposo, ma è forse colpa l’industriarsi per un più lauto guadagno, per un maggior sfruttamento e rendita dei propri• terreni, per assicurarci una più lieta e — diciamolo pure — più sicura vita in età più tarda, più avanzata. Forse la colpa, se qui sopra non esiste, può darsi si trovi nelle parole con cui il ricco esprime la propria cura nell’assicurare contro le intemperie, i ladri, etc. quella provvidenza, che le sue terre gli avevano portato: forse — e qui più specialmente — si può trovare nell’invito che il ricco fa all’anima propria di non più crucciarsi per il futuro: nell’invito a mangiare e bere e darsi allo spasso innanzi a quella fortuna, che gli garantiva il sufficiente ed il superfluo: ma, amici miei, chi non vuol rallegrarsi innanzi ad una fortuna come quella del ricco evangelico; innanzi ad una fortuna onestamente faticata e raccolta? e chi mai non dovrebbe rallegrarsi di aver risolto l’increscioso problema della invalidità della vecchiaia col vedersi assicurato per molti anni la vita? Non è forse questa la ragione della gioia di quel signore? Disse fate male? Perchè Gesù lo dice stolto? non il ricco — Come ci giudicheremmo noi, se, ma noi fossimo al suo posto, nelle sue condizioni? Quello, che nel Vangelo Cristo disse stoltezza, nel nostro caso, per noi non la chiameremmo invece coi santi nomi di oculatezza, previdenza, prudenza?!..... • •

A mio modo di vedere qui non è la colpa, che gli deriva la cattiva parola di Gesù. No. Può darsi che Gesù lo colpisca perchè il ricco troppo si preoccupa del mezzo della vita e detrimento del fine per il quale noi [p. 206 modifica]siamo creati, (non già per divertirsi, mangiare, bere etc., questo si) ma io credo che Gesù lo condanna perchè questo modo d’agire direttamente contraria il suo senso religioso. Gesù grida, ripete che chiunque vuole la salute dell’anima (....che importa aver tutto il mondo, se l’anima soffre detrimento) debba acquistarsela col fare la volontà del Padre suo, coll’nuiformarsi a lui. Gesù stesso di questa condizione ne è luminosissimo esempio. Or se la religione questo domanda di togliere cioè il nostro io per sottoporre Dio, se la religione domanda che tutti gli uomini — comprimendo la propria e singolare volontà — si uniscano in una sola grande volontà collettiva di voler quanto Dio vuole, ognuno vede come il ricco contrarii •e s’opponga al concetto cristiano in un individualismo esagerato ed antireligioso. Per questo, per rafforzarsi contro tutti e tutto eccolo agitarsi, preoccuparsi di accumulare quanto più bene materiale egli possa: a questo scopo sacrifica tutto il tempo, l’energia propria, per questo chiede quanto più può a tutti e tutto per non un lecito uso dato dai veri bisogni, ma per poter mettere in questi beni fugaci tutto se, anima e corpo, finire qui. Ora questo concetto edonistico di vita, questdagire sarà umano, sarà modernissimo, sarà pagano, sarà tutto tranne cristianesimo: cristianainente è avarizia sordida, non uso lecito e cristiano di quei beni, che Dio diede in uso agli uomini. Impariamo, amici lettori, a giudicare delle cose di Dio coi criterii divini. E’ una bestemmia portare nelle cose di lui certi criterii, che saranno d’oggi, è vero, ma che sono d’una mentalità affatto pagana. Impariamo l’uso delle cose di quaggiù. Nella mia mente non tengo ne i criterii della piazza, nè le astruserie di intellettuali; tengo i grandi criterii di Gesù, che non dimentica l’individuo, ma c,,le lo sa membro d’una società verso della quale ha dei doveri: della quale assorbe principii, aiuti di vita, conforti, ma alla quale deve pur portare il suo contributo di bene e virtù e sacrificio. Il mare raccoglie l’acque del monte, ma a sua volta le restituisce là sulle cime nevose. Così la vita religiosa poichè la carità cristiana non è solo un atto di virtù, ma una vita: Meno io, avremo più Dio! P. R.

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L’ORGNEN DELLA GESA Quand sont in Gesa e senti l’armonia Dell’Orghen ch’el compagna tanta gent, Formand com’ona grande sinfonia, Che la se inalza al Ciel serenament,

quand sbassand el ton con maestria El fa ona vós che imponn raccogliment che la mett asquas malinconia Perché se esponn el Santo Sacrament; Mi senti in fond al cceur ona dolcezza Che la ristora in pien l’anima mia Come la fuss d’on angiol la carezza, d’on profumm grazios de tanti fiòr. Fatt l’è che dalla Gesa se ven via Pussee dispost a sopporta i dolor.

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FEDERICO BUSSI

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-2it. -:2g• -20 -*" Le colonie dello Stato di S.ta Catharina I. Notizie generali dello Stato. -. Per pasare iallo Statti di Rio Grande do Sul in quello di Santa Catharina con esso confinante, la sola via possibile per il commercio, e la più conveniente per i passeggeri, è quella marittima, sebbene non breve. Da Porto Alegre a Florianopolis, capitale dello Stato, i vapori impiegano da due a tre giorni, ben inteso se la barra di Rio Grande dia passaggio. Chi volesse recarsi direttamente nelle colonie italiane del sud di Santa Catharina, senza toccare la capitale, e non avesse ingombri di bagagli da portar seco, potrebbe fare il viaggio a cavallo attraverso i monti e le foreste, impiegando da Caxias quattro o cinque giorni per giungere ad ADaranguà. La ferrovia che congiunge Son Paolo al Rio Grande attraversa lo Stato di Santa Catharina, ma molto all’interno, in luoghi quasi disabitati, dai quali sarebbe lungo e malagevole portarsi alla regione litoranea, ove si trovano le colonie ed i centri maggiori. Questo isolamento fra Stati vicini, fra località che dovrebbero formare come una sola regione ed essere in continui rapporti, è indice di quanto ancora resta da fare per il loro sviluppo. Lo Stato di Santa Catharina si trova fra i 25.o e i 29.o di latitudine sud e confina a sud collo Stato di Rio Grande, ad ovest col terrotorio di Misione’s della Repubblica Argentina, a nord collo Stato di Paranà; ad est ha 460 chilometri di costa sull’Atlantico. La suuerficie dello Stato.è di 74.156 chilometri quadrati, ma è probabile che venga ad essere quanto prima di 112.000 chilometri, perchè sarà probabilmente ad esso assegnata la vasta zona dei Campos das Palmas, situata nell’interno, sull’altipiano che da molti anni è oggetto di contestazione fra gli Stati di Santa Catharina e di Paranà. Per ora ne ha il possesso lo Stato di Paranà, che vi ha costruito anche delle strade, nonostante che [p. 207 modifica]una sentenza del Tribunale Federale nel 1909 ne abbia attribuita la proprietà allo Stato di Santa Catharina. La popolazione dello Stato sarebbe di 405.800 abitanti secondo il censimento del 1910, ma si deve osservare che, date le difficoltà di tali operazioni in questi Paesi, anche le cifre ufficiali hanno un valore relativo. In tal numaro sarebbero compresi 120.000 tedeschi e figli di tedeschi, circa 42.000 italiani, contando come tali anche i figli nati sul luogo, e circo 20.000 russi e polacchi: i negri di origine africana costituirebbero circa il 10 per cento della popolazione. Nello Stato vi è un discreto numero di indiani tupy guarany, detti bugres, che una volta occupavano tutto il territorio; ma il loro numero va diminuendo. La catena di monti, detta Serra, che dal Rio Grande prosegue lungo l’Oceano fino al nord del Brasile, nello Stato di Santa Catharina si distanzia dalla Casta, e dà luogo,fra il principio dell’altipiano e la co,ta dell’Atlantico, ad una vasta regione preserrana, coperta di boschi, degradante verso il mare; e questa è la zona colonizzata. Questa zona montagnosa si mantiene assai sai più bassa di quella che le corrisponde nel Rio Gran le, per cui l’altipiano si eleva quasi a picco su di essa, can forte dislivello. Lo Stato viene in tal modo ad essere diviso, dal Punto di vista fisico, in due parti ben distinte: la zona litoranea e l’altipiano. La zona litoranea comprende anche le due grandi isole di Santa Catharina e di San Francisco; ha clima caldo e umido, la temperatura vi raggiunge un massimo di 36o nei mesi invernali di giugno e luglio, e poche volte scende a zero o si hanno delle brinate. Anche qui vi è molta incostanza di temperatura e vi sono sbalzi fortissimi, perfino di 25o nello stesso giorno. Salita la catena di monti chiamata Serra Geral, si stende l’altipiano il quale non è che la continuazione di quello del Rio Grande. Questo, da un’altezza di 1300 metri, digrada dolcemente verso l’interno fino a 900 metri: il clima vi è sanissimo; durante l’inverno il termometro vi scende anche sotto zero, spesso vi gela e vi cade la neve. Questo altipiano è popolato da elemento brasiliano, dedito quasi esclusivamente all’allevamento del bestiame. La zona litoranea, internantesi per circa 160 chilometri, colonizzata dagli stranieri e maggiormente popolata, è quella ove si è sviluppata l’agricoltura. Questa zona non è tutta sana; vi è una larga striscia lungo il mare ove regnano il paludismo e le febbri, ed and-te nell’interno sono numerose le località, situate anche a 3 e 400 metri sul mare, ove si hanno le febbri malariche. Malattie diffusissime sono nello Staio l’anchilostomiasi, od anemia intertropicale, ivi detta mal da terra, che fa molto danno anche nelle colonie italiane, e così pure la tubercolosi, la quale fa strage specialmente nell’elemento brasiliano.

Lo Stato di Santa Catharina, sebbene possegga anche terreni fertili e non gli manchino ricchezze minerarie, è, nel suo complesso, assai povero, ed il suo progresso civile è di gran lunga al di sotto a quello del vicino Stato di Rio Grande. Non ha che tre brevi rami ferroviarii separati, che ammontano complessivamente appena a trecento chilometri; il commercio di esportazione è scarso. La sola regione che è stata messa in valore e nella quale si è raggiunto un considerevole progresso civile, è quella del nord; ed il merito ne è dei tedeschi, ed in parte anche degli italiani, che l’hanno colonizzata. Le nostre colonie in questo Stato offrono, per tanti riguardi, aspetto analogo a quelle del Rio Grande, ma in buona parte di esse si nota un maggiore arretramento, e condizioni più povere. La zona dei campos dell’altipiano della Serra, non dà, coll’allevamento del bestiame, risorsa proporzionale a quella che ritrae dalla stessa industria il Rio Grande, e ciò, a parte la minore estensione dei pascoli, è dovuto alla sua situazione, mancante di facili vie commerciali. A differenza delle coste del Rio Grande, quelle di Santa Catharina posseggono un discreto numero di porti, dei quali i più importanti, venendo dal nord al sud, sono: S. Francisco, Itajahy, Florianopoiis, Laguna. Altri approdi di secondaria importanza sono Tijucas, Massiambù, Imbituba. Presso Tijucas vi è poi una vasta insenatura detta Parto Bello, che costituisce un buon porto naturale.

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SOCI AZIONISTI

FLORIANOPOLIS.

Il territorio litoraneo cui abbiamo accennato, può dividersi in due zone: l’una a nord, colonizzata prevalentemente dai tedeschi e solo in parte secondaria dagli italiani, nella quale si trovano i maggiori centri dello Stato, cioè Blumenau, Joinville, Itajahy, Sào Francisco; l’altra zona a sud, colonizzata prevalentemente dagli italiani, ove si trova il maggior nucleo delle nostre colonie. Quasi nel centro della costa, el a breve distanza da essa, è l’isola di Santa Catharina, stretta e lunghissima, la quale viene a formare ol litorale un lungo canale, accessibile a navi di non grande pescaggio. Nell’isola si trova la città di Florianopolis, capitale dello Stato. Florianopolis, prima detta Desterro (esilio), nome che tutt’ora conserva, specialmente nell’uso commerciale, è una cittadina di poco più di 20.000 abitanti, situata in bellissima posizione sullo stretto, al di là del quale si vede la costa coi paesi di S. Josè ed. Estreito, ed in lontananza i monti del continente. (Continua).