Il buon cuore - Anno XIII, n. 14 - 4 aprile 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 108 modifica] Religione

Domenica delle Palme Testo del Vangelo.

In quel tempo ira vicina la Pasqua de’ Giudei, e molti di quel paese andarono/ a Gerusalemme per purificarsi. Cercavano pertanto di Gesù, e dicevano ira loro, stando nel Tempio: Che ve ne pare del non esser Egli venuto alla festa? E i Pontefici e i Farisei avevano dato ordine che, se alcuno sapesse ove Egli era, lo denunziasse per averlo nelle mani. Gesù adunque sei giorni innanzi Pasqua andò a Betania, dove era Lazaro già morto e risuscitato da Gesù. Ed ìvi gli diedero un cena: e Maria serviva a tavola: Lazaro poi era uno di quelli che stavano a mensa con Lui. Maria però presa una libbra d unguento di nardo liquido di gran pregio, io versò sul capo e unse i piedi di Gesù, ed asciugò i piedi a Lui co’ suoi capelli; e la casa fu ripiena dell’odor dell’unguento. Disse perciò uno de’ suol discepoli, (Muda Istariote, il quale era per tradirlo: E -perchè un unguento come questo non si è venduto a trecento denari e.dato il prezzo ai poveri? Ciò egli disse, non perchè si prendesse pensiero dei poveri, ma perchè era ladro, e tenendo la borsa, portava via quello che vi era messo dentro. Disse adunque Gesù: Lasciatelo fare: ella avea serbato contesto per:il dì della mia sepoltura. Imperocchè i poveri lir avete sempre con voi: me poi non sempre mi avrete. In verità vi dico che ovunque sarà predicato il Vangelo, sarà eziandio narrato, a memeuta di lei, ciò che questa donna ha fatto. Seppe pertanto un’a gran turba di Giudei, come Gesù era in quel luogo; e vi andarono, non per Gesù solamente, ma anche per vedere Lazzaro risuscitato da Lui. Tenner consiglio’ perciò i Principi de Sacerdooti di dar morte anche a Lazzaro; perchè molv,,j,a causa di esso, si separavano dai Giudei e credevano in Gesù. S. GIOVANNI, cap.

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Pensieri. La narrazione evàngelica dice la festosa accoglienza di Gesù in casa di Lazzaro risuscitato. Fra i commensali c’è Lazzaro pure, e — nota il Vangelo — come Marta servisse o dirigesse il servizio, colla premura, l’ansia alci abituale. Ciò dimostra evidentemente lo stato religioso dell’animo suo a favore di Gesù. Essa non sa dimostrargli il proprio ossequio de voto, umile, nascosto, se non indirizzando a lui come fine tutte le sue operazioni fin’anco materiali, ed,, in questa cura, in questo studio di fare per lui sta • t,una forma splendida di religione, di vera religiesità. Nulla perde Marta in confronto della sorella Maria. Questa è più alta nelle sue manifestazioni d’amore e fede: riserva a Gesù, — più che l’umie e devoto ossequio dell’oPere materiali — il purissimo ossequio della fede, la più vivida fiamma del cuore, ma non credo minor Marta — commovente nel simplicisme del suo ossequio — affacendata a mostrare a Gesù quanto essa meglio può. Marta riferisce il comune e non volgare ossequio degli spiriti a Gesù: Maria è un’anima privilegiata; la sua forma è dell’anione elette; non può essere comune. Imitiamo Marta: Nelle gravi, incessanti cure della vita nostra, nelle cure che stringe l’uomo d’affari, nel peso che segue la responsabilità della famiglia,, della posizione di tutto che vien chiesto dalla vita, • imitiamo la buona ed umile sorella di Lazzaro: essa ci insegna come migliorarci attraverso pur le cure materiali della vita: tutto indirizziamo a Dio; lui ci sia fine, scopo ai nostri lavori, studi, occupazioni, impegni, questo fine altisimo proietterà su queste opere nostre tale luce di caldo e di vita da non permettere cadano fiacide e morte là donde si sollevarono, ma li farà degne d’un premio, degne di vita, • produttrice — a loro volta — d’una esistenza che si affina, che si distingue e diversifica dall’opere del bruto, dell’uomo, del solito cattivo cristiano. Questo è religione, pietà.

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Maria corre un’altra via. Il suo intelletto fine, una più gentile ed accurata educazione di cuore, una maggior, copia di grazie divine hanno creato in lei un più profondo affinamento delle facoltà dello spirito, hanno determinato una religiosità, non dico maggiore, ma più squisita. Vicina a Gesù essa riposa: di nulla più sente bisogno: ha la pace perfetta, ha il suo paradiso: questo — in quel momento — impallidirà come premio per rimanere aspettazione, come stato abituale. Tale dovrebbe rimanere il nostro spirito se vuol essere religioso; se vuol conoscere Dio non in formole aride, ma nelle sue grandi manifestazioni di bontà. È Maria vede questa bontà di Gesù, ne adora le manifestazioni, sospende la propria volontà in unione col divino volere. Così essa conosce, ama il suo Gesù, impedendo una volgare concezione di lui, escludendo per Gesù quell’amore che non è che simpatia. No, no. Non è e non può essere che Cristo non abbia corretto il pensiero umano. Esso l’affina, lo migliora, lo perfeziona rendendolo degno del Padre. E crediamo Dio nelle sue manifestazioni in mezzo agli uomini! In mezzo agli errori, alle aberrazioni, ai vizi con cui si presenta e manifesta il fenomeno della vita e sociale ed individuale, noi vediamo un mondo che migliora, che lotta, soffre per il vero, per il pro[p. 109 modifica]prio miglioramento. Ciò avviene sotto strane forme: attraverso lotte in cui sembra trionfi la violenza, la forza, l’astuzia.... Uomo di poca fede, perchè dubiti? Qui sta la fede, nelle parole di Cristo che promise.di vincere il mondo: e lo vince coi suoi propri mezzi, col frugarlo, coll’inquietarlo, col porgli addosso inestinguibile la sete del vero, del bene. E’ unendoci a questa volontà di Dio, è volendo quello che Dio vuole, spiegando a questo nobilissimo scopo tutte le nostre energie che avremo conosciuto, amato, servito veramente Dio,: il che — come dal catechismo — è vera religione, vera pietà, è perfezione della nuova legge di Cristo.

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L’osservazione di Giuda ci porta a chiarire quanto più sopra dicemmo, e ci porta ancora alla quistione del culto esterno, delle manfestazioni esteriori della religione. Più che un utile, è una necessità, è bisogno il culto esterno. La sua pompa, il suo rito, le sue funzioni non solo come propaganda, come fascinO sul popolo sono utilissime, ma ne trae grande utile la stessa fede e morale dalla grandiosità ed universalità delle manifestazioni collettive. La storia, la psicologia delle folle e dell’individuo ce ne assicurano: Gesù stesso che — cacciando 4a1 tempio i mercatanti e gli intrusi grida che il tempio è casa di Dio e non una spelonca di ladroni, che la sua casa è casa d’orazione ci garantisce e delle utilità e della necessità di questo culto che..desideriamo migliorato, affinato, studiato con amore. Mai vi sia chi — con ipocrisia pretestando amor di popolo, sottragga a Dio gli onori che a lui si devono. Più che non si creda il dolore umano si corregge, perde il suo stridore quando s’accompagna alle voci di Dio, ma non vogliamo una disastrosa posposizione neppure in questo. Il disastroso è verificabile da un formalismo vuoto,, incapace e snervante che oggi imperversa a detrimento dell’opere buone e sante. Vogliamo la pratica del culto per La religione: dalla prima s’arriVi e si nutra la seconda, non vogliamo la religione del culto, peggio poi la mania del culto. Gesù, che vuole i veri adoratori del Padre in ispirito e verità, Gesù non aggradirà mai gli,;•" ossequi di quel popolo che a l’onora colle labbra, ma il cuore, a volontà, é da lui, da Dio lontana. B. R.

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L’opera delle Dame di S. Vincenzo Dalla relazione annuale,’ stacchiamo un brano che riesce eloquente per enumerazione di fatti tali da convincere tutti dell’efficacia dell’opera di assistenza,degli ammalati a domicilio, esercitata dalle Dame e dalle Suore di S. Vincenzo. a L’anno 1913 ha seglato un notevole progresso Per la nostra Società che, sorretta dallo slancio ge.

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neroso delle Socie, ha potuto esplicare e diffondere la sua attività con risultati pratici veramente confortanti. a Numerose furono le famiglie povere assistite; numerosissime le minestre somministrate nell’inverno; molto frequentate pure le altre distribuzioni di biancheria, coperte, corredini, indumenti. a Molteplici e svariati, a seconda delle circostanze, furono i soccorsi procurati ai poveri. I buoni settimanali sono il biglietto di presentazione che apre la via alla Dama di S. Vincenzo; l’esperienza e la carità suggeriscono in seguito i migliori mezzi per completare l’opera di assistenza alla quale è chiamata, sia nell’ordine materiale che nell’ordine morale. a Pietosissimi casi ci sono quotdianamente offerti dalle famiglie ove la tubercolosi miete le sue, vittime; non è a dirsi qual triste spettacolo ci presentino quelle luride camere ove nidiate di bimbi sono spesso pigiate a contatto coi germi fatali Le nostre Signore lottano generosamente col terribile nemico: a volte procurando alloggio più salubre e aerato a famiglie decimate dal male, a volte sottraendo tenere creature al contagio, allogandole presso qualche buona famiglia del contado; sempre intervenendo presso i malati con aiuti più larghi, con assistenza intelligente e oculata... Questi.soccorsi straordinari valsero spesso a risollevare famiglie affrante dalla malattia e dalle privazioni e furono sovente ragioni indirette di un gran bene morale. a Suore e Signore furono talvolta nei poveri tuguri strumenti di conversioni edificantil. Una Dama di S. Vincenzo, chiamata ad assistere un vecchio artista che passava i suoi ultimi anni nella miseria, ottenne che facesse Pasqua dopo 4o anni che se ne teneva lungi. a Le Suore, accostando una giovane inferma che vitveva in situazione irregolare, la condussero dolcemente a Dio e riuscirono a farle,celebrare il matrimonio in punto di morte; l’infelice confessò che il suo bambino non era peranco battezzato; si mandò a prenderlo presso la nutrice in campagna e la madre ebbe la gioia di vederlo cristiano prima di morire. a Una giovane tubercolosa di 18 anni che negava l’esistenza dell’anima e aveva’ dato disposizioni per farsi cremare, seguendo l’esempio di suo padre, venne a conoscere le nostre Suore che presero a visitarla ed ebbero la grandissima consolazione di far penetrare la luce nell’anima sua; essa ricevette con vera pietà i Sacramenti e ora va disponendosi alla morte con cristiana serenità a Un giovanetto, affetto da tubercolosi ossea, ebbe la sventura di perdere improvvisamente la madre sua che fu colpita per via da un attacco di cuore... Rimasto solo al mondo, inasprito dalle sofffferenze, l’infelice voleva suicidarsi e poco poterono da principio su di lui le esortazioni della Suora e della Signora che lo visitavano. Quante volte esse bussarono alla porta della sua stanzuccia al 4.° piano, an [p. 110 modifica]siose e pavide ch’egli avesse effettuató il suo triste proposito! Si pregò assai e si moltiplicarono visite e soccorsi. Dio trionfò finalmente in quel povero cuore e il giovane malato, chiese egli stesso i Sacramenti e morì serenamente, dimostrando viva riconoscenza alle sue benefattrici. a Una Dama di S. Vincenzo, entrata in una famiglia, la trovò in deplorevoli condizioni -morali; basti dire che il padre, bestemmiatore, ascritto alla setta massonica, maltrattava,la moglie inferma e dava pessimi esempi ai numerosi figli; per un anno la buona Signora, d’accordo colle Suore, attese pazientemente, ma con poco frutto apparente, alla sua missione in mezzo a quegli infelici; mise in collegio una delle fanciulle che a 15 anni non aveva ancor fatto la Prima Comunione, raddoppiò preghiere ed aiuti ed ottenne finalmente che il padre si recasse ai Ritiri operai di Sartirana. In quei Santi Esercizi, egli trovò la grazia di ravvedersi completamente; tornò a casa mutato e i suoi lo videro con meraviglia la sera del suo arrivo accostarsi al desco famiglia/e, facendo il segno della Croce... Dipoi si diporta da buon cristiano e insegna lui stesso ai figliuoletti le preghiere quotidiane, cercando di riparare col buon esempio agli scandali dati. a La Medaglia Miracolosa, tanto cara alle Figlie di S. Vincenzo, ha compiuto anche quest’anno i suoi prodigi. Un giovane morente che aveva rifiutato più volte il Sacerdote, dopo di aver accettato la Medaglia, chiese egli stesso di confessarsi e chiuse cristianamente i suoi giorni. a Un’altra volta le Suore, saputo di una povera donna, coperta di piaghe cancrenose che viveva nella disperazione, circondata da parenti ostili alla Religione, riuscirono ad avvicinarla e le recarono una Medaglia che l’infelice accolse con gioia; dipoi, i parenti accamparono vari pretesti per impedire alle Suore di visitare la malata, ma la Madonna vigilava in loro vece a quel capezzale e l’inferma desiderò essa stessa i conforti religiosi e attinse in essi la grazia di sopportare con mirabile fermezza le crudeli sofferenze che la trassero alla morte. a Le Dame di S. Vincenzo si occupano volontieri dei fanciulli dei loro poveri, memori della grande preffllezione del loro Santo fondatore per l’infanzia priva d’appoggio; con sacrifici personali non indifferenti, esse attesero al ricovero di parecchi bambini e bambine abbandonate... tenere pianticelle che, sottratte alla bufera, potranno ancora crescere rigogliose e fiorenti.’ a Aderendo al desiderio più volte espresso dall’Eminentissimo nostro Padre e Pastore, la Società è lieta d’aver potuto contribuire all’istituzione dell’Oratorio festivo femminile così necessario in questo popoloso quartiere di Porta Genova. Si sono destinate alcune dellínostre Suore dell’assistenza dell’Oratorio, assumendone una di più. La Società concorrerà con un’oblazione annua, col Comitato delle benemerite Signore,delle quali é a capo il Reverendis simo Signor Proposto Parroco di S. Vincenzo in Prato, alle spese dell’Oratorio. a L’estate scorsa parecchi dei nostri poveri, merce la liberalità di una Dama di S. Vincenzo la cui nobile iniziativa si vela della più grande modestia, hanno avuto il vantaggio di godere alcune settimane di riposo e d’aria salubre in una casa, messa a loro disposizione dalla Signora Anna Negri Consonno e da suo figlio Signor Vincenzo, in Oleggio Novarese, sotto la direzione delle nostre Suore, colà trasferitesi temporaneamente. I nostri poveri trovarono quivi una larga ospitalità e mentre ristorarono la malferma salute ritemprarono altresì l’animo loro alle sorgenti della vita cristiana; si prestò loro l’occasione di ascoltare spesso la parola di Dio, tutti compierono divotamente il Santo Giubileo, e fra gli uomini vi fu una conversione dopo 40 anni di lontananza da Dio. Citiamo ancora fra le notizie consolanti dell’opera nostra l’aggiunta di nuove Suore, venute a portare un prezioso contributo di giovani energie al drappello delle Figlie di S. Vincenzo, che con infaticabile operosità coadiuvano le Dame di Carità nella loro benefica missione. Dopo questa relazione, occorre raccomandare la fiera che forma il maggior cespite dell’Opera? Essa si terrà anche quest’armo nella Casa di Misericordia in Via Ariberto, n. Io, nei giorni 23; 24, 25 e 26 Aprile.

DOMENICA DELLE PALME (Sc1ienkendorf). O tepor primaverile) Deh t m’avvolgi mite solt i Ogni ramo ha le sue foglie, dolci olezzano le viole. Luminoso e popolato t il sentier che al Duomo adduce, lieta echeggia la novella che a noi vien l’amato Duce. Presto incontro a lui movete per le vie di sangue asperse, passo passo lo seguite nel giardin ove sofferse. Che Gesù la primavera seco mena a voi fu detto, e che mistica speranza a’ devoti sboccia in petto? Verdi rami all’ara santa drizzan bimbi in atto pio, sulla schiera de’ fanciulli scendon gli angioli di Dio. Verso il ciel, palme, crescete, germogliate sul mio cuore chè a infiorar la via di Cristo vi alimenta con amore.

SAMARITA.