Il buon cuore - Anno XI, n. 43 - 26 ottobre 1912/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno XI, n. 43 - 26 ottobre 1912 Religione

[p. 337 modifica]Beneficenza


Per una riforma delle Leghe per la moralità

Sorte per iniziativa del prof. Rodolfo Bettazzi, il quale fu il primo a piantare in Italia la bandiera della redenzione morale in mezzo alla corruzione delle grandi città, esistono in varie città del Regno delle associazioni, le quali, sotto il titolo di Leghe per la moralità pubblica o altro simile, si propongono d’impedire le pubbliche manifestazioni d’immoralità, che, purtroppo, quotidianamente vanno ripetendosi, e d’interessare più vasti strati della popolazione alle questioni, che vi sono inerenti.

Lo scopo che tali associazioni si prefiggono è nobilissimo, e degno d’ogni plauso sono quelle egregie persone, che con vero entusiasmo s’adoperano a tenere alto il vessillo della moralità e a chiamare a raccolta i volonterosi.

Che le società in parola abbiano apportato dei frutti benefici è innegabile; ma d’altro canto bisogna avere anche il coraggio di confessare, che il grande pubblico non s’è scosso, e che, accanto alle autorevoli approvazioni e agli incoraggiamenti di persone ragguardevoli, si deve assistere all’apatia generale, qualche volta persino allo scherno e all’ostilità aperta. All’infuori del Bollettino mensile, che si stampa a Torino, e il quale, se non erro, viene letto soltanto dagli aderenti alle Leghe, a malgrado di nobili tentativi, che meritavano migliore appoggio, non esiste ancora una rivista di moralità, che abbia vitalità anche in linea finanziaria.

Le cause di tale stato di cose sono molteplici. Anzi tutto, il titolo Lega per la moralità o altro simile, per quanto appropriato, riesce (la pratica lo ha dimostrato) antipatico a molti. Non pochi di coloro che caldeggiano in cuor loro la lotta contro tante turpitudini, non vogliono aderire alle Leghe, perchè il loro titolo sa loro di ostico e temono d’essere beffati e qualche volta persino tacciati di clericali, per quanto il Comitato centrale abbia ripetutamente e apertamente proclamato, che le Leghe non hanno affatto carattere confessionale, e che vi possono prendere parte persone bene intenzionate, senza distinzione di partito e di credenza religiosa. Altri poi, che zoppicano alquanto in fatto di morale, non si dànno la briga di esaminare più da vicino come stiano le cose, e per il timore che le Leghe possano invadere il campo privato e ingerirsi nelle loro poco oneste azioni, si dànno ad osteggiarle.

Lo spirito d’associazione non è ancora tanto generalizzato in Italia, come in Germania e in altri Stati, da permettere il lusso di specializzarsi in singoli rami della moralità. Le Leghe italiane si soffermano di preferenza alla moralità sessuale, nel mentre poco si semina nel vastissimo campo della moralità sociale, che pure ne sta in connessione diretta.

Il genio del popolo italiano (è in mezzo al popolo che si deve penetrare) male si adatta a tali specializzazioni, alle quali si prestano meglio, ad esempio, i Tedeschi. Perciò i lettori delle pubblicazioni di propaganda e chi sente il desiderio di lavorare nel campo del bene, se non sono animati da particolare entusiasmo, si stancano facilmente e finiscono con il disinteressarsene, anche perchè i più desiderano avere la soddisfazione di veder presto i frutti della propria opera per essere animati a continuare con maggior zelo. È certo però che il gran pubblico non darà mai il suo appoggio ad un’opera, per quanto urgente, se non gli si fa toccare con mano immediatamente i benefici frutti della stessa.

A modesto avviso di chi scrive, nulla di quanto fu fatto finora dalle Leghe va cancellato; ma, affinchè esse possano esplicare un’attività veramente vantaggiosa alla società e alla patria, bisogna integrarle, dando loro un nuovo impulso introducendovi alcune riforme.

Le associazioni di moralità non potranno mai destare l’interesse generale, se non s’occuperanno, non soltanto della moralità sessuale, ma anche di tutte le molteplici [p. 338 modifica]questioni inerenti alla moralità sociale. Per tal modo da l’un canto le pubblicazioni periodiche e quelle di propaganda riusciranno più variate, meglio accette e conquisteranno un maggior numero di lettori, e da l’altro canto certi falsi sospetti, certi ingiusti pregiudizi, oggi esistenti contro le Leghe, cadranno un po’ alla volta da sè, e s’aumenterà così il numero degli aderenti, degli operai attivi, anche perchè, tra tanti campi di attività, avranno miglior agio d’occuparsi di quel ramo, per cui sentono maggior inclinazione.

Il più vasto campo dell’educazione, della scuola, della tutela legale o solamente privata degli orfani, degli illegittimi, della difesa dei fanciulli abbandonati, sfruttati e seviziati, della delinquenza minorile con le complesse questioni, che vi sono connesse, dovrebbero sommamente interessare il moralista, perchè poco gioverebbe il conseguire il sequestro delle cartoline pornografiche e la proibizione di qualche rappresentazione oscena, ove si dovessero poi trascurare tutte le più vitali questioni, relative all’infanzia e alla gioventù, che sono divenute il problema più urgente dei giorni nostri, specie ne’ grandi centri di popolazione, tanto da richiamare l’attenzione dei poteri pubblici e da provocare progetti di legge in argomento. Ben dimostrò di comprendere la cosa l’Associazione di moralità pubblica di Milano, la quale non si limitò a discussioni teoriche, ma scese nel campo pratico, procurando educazione e ricovero a ragazze pericolanti o già cadute, salvandole così da certa rovina.

In secondo luogo le Leghe dovrebbero proclamare di voler occuparsi esclusivamente dei minorenni. Ciò importerebbe una limitazione soltanto apparente della sfera d’azione; aprirebbe all’incontro nuovi orizzonti alle persona di buona volontà. Giova osservare che tutte le questioni morali hanno un lato che si riferisce ai minorenni, anche se ciò non risulta di primo acchito, per cui a nessuna delle discussioni, che appassionarono finora degli aderenti alle Leghe, occorrerebbe rinunziare, adottando il nuovo indirizzo.

Del resto l’ideata riforma delle Leghe renderebbe molto più facile il conseguimento degli stessi scopi, che presentemente essi si prefiggono. Un esempio lo può additare Trieste, ove la Lega per la moralità, dopo tramutata in un Comitato di difesa dei minorenni, potè ottenere il sequestro di cartoline pornografiche da quelle medesime Autorità, presso cui in addietro, allorchè si era presentata nella veste di Lega per la moralità, aveva trovato indifferenza e derisione. A Trieste la Lega per la moralità, per quanto avesse proceduto con la massima prudenza e avesse avuto a presidente persona che godeva la considerazione generale, si vide osteggiata dal pubblico e dalla stampa e condusse vita tisica e stentata. Bastò che, pur tenendo fermo in massima al vecchio programma, lo ampliasse con l’aggiungervi tutti i rami relativi all’educazione, alla tutela e alla difesa dell’infanzia derelitta, maltrattata e sfruttata, mutando in pari tempo il suo titolo, perchè incontrasse il pieno favore del pubblico, della stampa e delle Autorità e il loro appoggio morale e materiale, cosicchè, sorto senza mezzi, in poco più di due anni il Comitato di difesa potè occuparsi, oltre alle questioni d’indole generale, di quasi settecento casi, spesso molto laboriosi connessi con molte pratiche e continua sorveglianza di minorenni bisognevoli di essere sorretti, collocandone un centinaio, specie pericolanti o già caduti, in case di educazione, in istituti di vario genere e famiglie private tenendo in piedi un fiorente Asilo-famiglia con una complessiva spesa, che si avvicina alle 12.000 lire annue. Inoltre con l’aiuto del Tribunale si potè esercitare tale un ascendente sui pubblici fattori, che il Consiglio comunale ha testè deliberato l’istituzione d’un Ufficio municipale di protezione dell’infanzia allo scopo di provvedere, accanto al Comitato di difesa dei minorenni (il quale in una città grande non potrebbe essere in grado di esaurire da solo le migliaia di casi, che reclamano soccorso) alla protezione legale e alla cura di fanciulli materialmente e moralmente abbandonati. È pure prevista l’istituzione di Consigli pupillari in tutti i distretti amministrativi della città. Nè è a credere che tutto ciò sia avvenuto a Trieste per speciali condizioni d’ambiente. È un fenomeno naturale, che dovrebbe ripetersi dovunque.

L’ideale riforma delle Leghe deve portare necessariamente con sè il completo mutamento del loro titolo per assumerne uno più simpatico, che potrebbe essere quello adottato dalla ex Lega di Trieste o altro più bello ancora, che sarà facile trovare. Pur lasciando libertà d’azione alle iniziative private, per ragioni d’organizzazione, sarebbe preferibile l’uniformità del titolo.

A corona della riforma chi scrive caldeggia una Rivista, per le suddette ragioni d’organizzazione, diretta dal Comitato centrale o sotto il controllo dello stesso, la quale sia veramente vitale, abbia l’appoggio morale la cooperazione di tutte le Leghe ed una base finanziaria tale da poter essere puntuale nelle sue pubblicazioni e non dover lottare giorno per giorno per l’esistenza. L’eloquenza dei fatti dimostrò, che, purtroppo, ciò non sarebbe possibile, se non sopprimendo Bollettini e pubblicazioni di singole associazioni e adottando una sola pubblicazione periodica, la quale abbracci tutte quelle ora esistenti. Ciò richiede dei sacrifici morali e forse anche qualche sacrificio finanziario. Un altro sacrificio sarebbe certamente per chi ebbe a fondare e diede tutto il proprio entusiasmo alle benemerite Leghe, vederne completamente mutato il nome (il nuovo statuto potrebbe però farne un cenno opportuno); ma senza sacrifici e senza unità d’azione non esiste la forza.

Chi scrive si permette pertanto fare caldo appello al cuore generoso del benamato duce supremo, a tutti coloro che valorosamente hanno finora combattuto in seno alle Leghe, alle Associazioni giovanili e fuori delle stesse per la buona causa, affinchè su le colonne del Bollettino manifestino la loro opinione in merito, nella speranza che da tale discussione possano sorgere proficui risultati.

Luigi Pittoni.




Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.