Il buon cuore - Anno IX, n. 25 - 18 giugno 1910/Società Amici del bene

Società Amici del bene

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Società Amici del bene


Il grido di un cuore pietoso


Riceviamo purtroppo molte lettere che ci segnalano casi affliggenti di miserie inenarrabili, di famiglie precipitate nell’indigenza, prive di tutto, tra necessità urgenti, con bambini che soffrono; ma possiamo noi far appello continuamente alla carità dei nostri amici?

Oggi, però, non resistiamo all’impulso che ci viene dalla lettera seguente e che facciamo nostra dopo aver verificato il caso segnalatoci.

Egregio Signore,

Mi permetto rivolgermi a lei con quella fiducia che dà la sicurezza di rivolgersi a una persona di gran cuore, con quell’ardore che resta in fondo all’anima quando si ritorna d’aver visto da vicino, coi propri occhi, la più orribile miseria. Io so che ella può assai presso la onorevole Presidenza degli Amici del Bene, ed è a questa benemerita Società che a mezzo suo mi rivolgo per interessarla in pro di una disgraziata, infelicissima famiglia meritevole di soccorso e bisognosa di un aiuto pronto e generoso.

Il padre, un contabile, già in affari, appunto per affari disgraziati, è caduto in miseria e non trova occupazione, essendo da poco a Milano. Deve dar pane alla moglie, che sta per diventar madre, e a sei creature, di cui l’ultima conta 18 mesi.

Il pane non c’è! Non c’è letto, non c’è più nulla del necessario, perchè tutto venduto, o al Monte di Pietà. La famiglia sfrattata dal padrone di casa, con nulla, neppure le suppellettili più necessarie, ha trovato rifugio in un ambiente che è qualche cosa di meno di una stalla, ove si dorme sul nudo terreno come le bestie. Può credere a tanta miseria? Io la vidi coi miei occhi: e udii i piccoli domandare il pane che non c’era e vidi una donna negli ultimi giorni di gravidanza piangere al pensiero di non poter offrire all’innocente nascituro neppure il rifugio di una culla!

La stamberga offerta dal Municipio grida contro il mancato rispetto non solo ad ogni articolo di igiene publica, ma anche contro il mancato rispetto all’uomo! Io non posso far molto, mentre bisogna strappare piccini e grandi da quell’ambiente e bisogna mettere in grado quella povera madre di mettere alla luce una creaturina, senza che maledica la sua sorte.

Bisogna che il nascituro abbia dei pannolini per ravvolgerlo e non trovi il seno materno inaridito! Io penso sarebbe necessario aprire fra gli Amici del Bene a pro di quegli infelici una sottoscrizione, ed è per questo che a lei mi rivolgo con tutta fiducia, con grande speranza. Io attendo con ansia una risposta che spero favorevole e intanto invio i miei rispetti.


Le offerte si ricevono presso la Tipografia Edit. L. F. Cogliati (Corso P. Romana, 17) e presso il signor A. M. Cornelio (Via Gesù, 8).


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Contessa Ottavia di Revel (di cui 794 esteri) |||
 N. 4292
Don Attilio Manini |||
 N. 1000

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