Il buon cuore - Anno IX, n. 23 - 4 giugno 1910/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Società Amici del bene IncludiIntestazione 17 gennaio 2024 100% Da definire

Educazione ed Istruzione Società Amici del bene

[p. 182 modifica]Religione


Vangelo della domenica terza dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: Siate misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati. Perdonate, e sarà a voi perdonato; date, e sarà dato a voi; si verserà nel vostro seno una buona misura calcata e ricolmata e sovrabbondante; poichè si farà uso con voi della stessa misura, di cui vi sarete serviti cogli altri. Diceva poi loro anche questa similitudine: E’ egli possibile che un cieco guidi un cieco? non cadono essi entrambi nella fossa? Non v’ha scolaro da più del maestro. Perchè poi osservi tu una pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, e non badi alla trave che hai nel tuo occhio? Ovvero come puoi tu dire al tuo fratello: Lascia, fratello, che io ti cavi dall’occhio la pagliuzza che vi hai, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, cavati prima dall’occhio tuo la trave e allora vedrai di cavare la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

S. LUCA, Cap. 6.


Pensieri.

Meditiamo i primi versetti del tratto evangelico che oggi è proposto alla nostra considerazione. Anzi leggiamo anche quelli che precedono e lasciamo che la impressione di un ideale di virtù sublime arrivi quasi a sgomentarci, a farci sentire, almeno, tutta la nostra deficienza morale.... e poi umiliamoci e nell’umiliazione quasi con essa consacrandoli, rinnoviamo i nostri propositi di vita praticamente cristiana.

L’umiliazione che nasce in noi davanti ai grandi ideali, davanti ai santi, che ne sono l’incarnazione, quando la loro magnificenza ci dà così viva (ma così dolce) la visione della nostra miseria, è umiliazione punto fiacca, ma stimolatrice, ma datrice di vita! Accostiamoci così umili e volonterosi, alla parola divina.

Il precetto è affascinante, ma, nella nostra ammirazione, c’è un senso di ritrosia ad accettarlo sinceramente, compiutamente.... La nostra esperienza personale ci rende diffidenti contro i nostri entusiasmi di bene; troppo noi sappiamo quante volte abbiam giudicato e non abbiam perdonato e non siam stati misericordiosi!

E poi sappiamo un’altra cosa: la contrarietà che queste esigenze, non quando le meditiamo, ma quando le dobbiamo attuare, suscitano in noi; lo sforzo che richiedono, quando ci è dato attuarle, sforzo che, a volte, ci lascia come spossati, affranti.... Disfatte e vittorie così penose che dicono fino a che punto noi siamo ancora terreni e di cui dovremmo almeno profittare per errar meno nei nostri concetti su noi stessi!

Il riuscire ad attuare le esigenze evangeliche viene solo da un apprezzamento cristiano dei valori delle cose; viene solo dalla profondità della nostra fede.

I beni terreni, le ricchezze, gli onori, la vita stessa sono qualche cosa in sè, ma non sono più nulla se paragonati all’infinito, all’eterno.

Ora noi, per la fede, abbiamo l’infinito, viviamo in esso.... Se la nostra fede è verace, noi, per essa, ci sentiam così ricchi, che possiamo dare generosamente le cose che passano, che possiamo non sentir più la puntura delle sconoscenze, delle sgarberie, anche delle ingiurie altrui.... Oh, come viva in noi è la natura e vacillante la fede, invece! Che cos’è la nostra testimonianza del valore dei beni eterni? Che cos’è in paragone di quella dei santi, che passano sereni, generosi, magnanimi in mezzo a ogni sorta di prove? Che cristiani degeneri noi siamo mai, indegni del privilegio della nostra vocazione!

E solo Gesù, solo chi parla a nome suo e, parlando lo dona, può avere esigenze morali che richiedono tanta intima vittoria su di noi stessi. Solo chi può dare doni divini, può richiedere il sacrifizio che la virtù esige; si può chiedere dí lasciare la terra, quando si dona il cielo; si può chiedere questa morte interiore, quando in cambio, si comunica vita superiore e ineffabile, quando di questa morte e di questa vita si dà, nella propria vita, l’esempio.

Se siamo cristiani davvero, consci della vocazione nostra, apriamo l’anima alla parola di Gesù e a quella dei santi e lasciamo che il richiamo di Cristo e dei suoi, che per la verità ed il bene han dato la vita, sia col martirio del corpo, sia con quello dell’anima, ci scuota, ci stimoli, ci affascini... Con il pensiero in alto non badiamo alla polvere della via, e quando sangue esce dalle nostre ferite e lagrima il cuor nostro, umiliamoci di non saper con l’eterno vincer ciò che vien meno, ciò che passa e cade, e rivolgiamo a Gesù un’altra parola che si legge nel Vangelo: Maestro io credo, ma dammi più fede, rendila attuosa in me e salutarmente efficace! [p. 183 modifica]


Il Cav. Avv. EMILIO RADIUS


Ancora un’altra bella figura scomparsa: l’avv. Emilio Radius. Valente professionista, stimato cittadino, uomo retto, giusto, equanime, fu rapito alla vita nel vigore ancora delle sue energie, lasciando a piangerlo, con gli afflitti suoi cari, la veneranda Madre, più che novantenne.

Dell’opera sua illuminata, nella vita pubblica, lasciò il Radius larghe traccie, sì nel Consiglio dell’Ordine dei procuratori, di cui fu per 28 anni presidente, sì quale assessore per l’istruzione secondaria e superiore nella Giunta Vigoni: ed a lui specialmente si deve la prosecuzione di quel programma scolastico, che largamente concepito e tracciato da Gaetano Negri, ha posto Milano in prima fila tra le grandi città moderne in fatto di cultura e d’istruzione pubblica.

Dedicando la sua mente e il suo cuore a iniziative e a imprese rivolte al bene pubblico, molto contribuì a rendere fiorente la provvida istituzione per le giovani lavoratrici la «Pensione Benefica» di cui fu paterno ed illuminato presidente, prodigandovi cure assidue e larghezza d’intendimenti.

Ed ora salutiamo con profondo rammarico la dipartita di quest’uomo, che nella rettitudine dei suoi sentimenti anelò e ricevette i supremi conforti di quella Religione, che ebbe da Lui culto d’amore e sincerità di rispetto.

I funerali riuscirono una seria e commovente manifestazione di simpatia.

Sulla facciata della Chiesa di S. Eufemia leggevasi la seguente epigrafe:

per l’anima

dell’avv. cav. EMILIO RADIUS

la madre

i fratelli le sorelle i nipoti

offrono

lacrime e preci

Il corteo, lunghissimo, era preceduto da tutte le giovani della Pensione Benefica e da un gruppo di alunne del Collegio della Guastalla, altra istituzione prediletta dal defunto.

La magistratura, l’amministrazione municipale e il foro milanese avevano cospicue rappresentanze.

Tra molte bellissime corone di fiori freschi spiccava quella grandiosa del Comune di Milano.

Al cimitero parlò con affettuosa eloquenza per la rappresentanza municipale milanese il comm. avv. Morpurgo. Per il Consiglio dell’Ordine degli avvocati disse belle parole il senatore avv. Martelli. Il cav. avv. Binda parlò egregiamente per il Collegio della Guastalla. Dopo un affettuoso discorso dell’avv. Castelli, prese la parola il dott. Allocchio per il Consiglio della Pensione Benefica, esprimendo il sentimento del Consiglio amministrativo. Dell’opera efficace del Radius a favore di questa istituzione parlò in fine il signor A. M. Cornelio, e la serie dei discorsi finì con un gentile e commovente addio di una giovane interprete dei sentimenti di tutte le beneficate.

Completiamo questo cenno colle parole del signor A. M. Cornelio:

«Si consenta a me pure una parola che sgorga con impeto dal cuore afflitto per la scomparsa di questo egregio amico, di questo cittadino meritamente stimato ed amato, di questa distinta e simpatica figura di sostenitore della giustizia e di patrocinatore delle opere buone.

«La mia intimità coll’avv. Radius incominciò dal giorno in cui egli assunse la presidenza del Consiglio Amministrativo della Pensione Benefica per Giovani Lavoratrici. Conosciutomi quale antico amico della pia istituzione, egli divenne tosto amico mio nel momento in cui andava con animo commosso a sostituire il rimpianto comm. dott. Stefano Allocchio.

«Accetto l’incarico — egli mi disse — come una eredità sacra, lasciatami da quell’uomo impareggiabile, e sono sicuro di rendere così l’omaggio più gradito a lui che ebbe parte precipua nella fondazione e nello sviluppo di quest’opera di bene sociale e morale; opera di beneficenza illuminata, giustamente benevisa alla cittadinanza milanese».

«E la Pensione Benefica divenne per l’avv. Radius oggetto di particolari sollecitudini, come una seconda famiglia, alla quale avesse votato tutto il suo cuore, tutta la sua esperienza, tutte le sue energie. Come l’Allocchio, il Radius fu presto riguardato qual padre nel candido asilo, e certo la devozione figliale delle ricoverate era ben riposta, e lo si vide negli alterni eventi della istituzione, specialmente quando la morte rapiva in breve tempo la prima direttrice, la rimpianta Rosa Grassi, e la sua degna succeditrice Giuseppina Loretz.

«Addolorato, preoccupato per sì rapida successione di sventure, il Radius accompagnò all’estrema dimora le salme delle due pie signore, e con eloquenti parole interrotte dal pianto, diede un commovente addio alle sue collaboratrici, che si erano mostrate all’altezza della loro missione materna, ed espresse il voto che per disposizione provvidenziale, la fortuna arridesse alla istituzione da lui tanto prediletta.

«Trascorsi pochi giorni, era ritornato tranquillo, lieto, fidente, e nella sua relazione all’assemblea annuale dei benefattori, con quella parsimonia e quella modestia che erano la sua caratteristica, constatava l’ottimo funzionamento della Pensione e commemorando le benefattrici e i benefattori defunti, ne affermava la loro protezione superiore.

«Non sono trascorsi molti giorni dall’ultimo nostro colloquio intimo. Io speravo ed egli pure sperava che la stagione favorevole e l’aria campestre rinvigorissero la sua salute. Mi parlò, come sempre, con intenso affetto, della sua Pensione Benefica, de’ suoi collaboratori, del personale direttivo, delle figlie adottive.

«Dopo quel colloquio, che doveva purtropppo essere l’ultimo, sulla porta della di lui abitazione m’incontrai con un eminente ecclesiastico, il quale mi disse: «Ha visitato l’avv. Radius?.... Oh, guarirà! Sarebbe sventura troppo grave la sua perdita per la veneranda madre, per le sorelle, pei fratelli, per gli amici, per le opere da lui protette e per questa parrocchia ov’egli fu sempre esempio impareggiabile di rettitudine profonda e d’ogni virtù religiosa e civile».

«Valga questo elogio a lenire il dolore dei superstiti! Valgano le attuali manifestazioni a provare quanto fosse amato il caro defunto!»