Il Volapük: Critici e Abolitori/Il Volapük: Critici e Abolitori

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[p. 9 modifica]Per apprendere una lingua non vi sono, o almeno non conosco, che tre metodi, cioè: — il teorico, il pratico, e il teorico-pratico. — S’apprende una lingua con metodo teorico, studiando la grammatica e il vocabolario, - col metodo pratico, esercitandosi giornalmente nel parlare la lingua da apprendersi con chi la sa ben parlare, senz’aiuto alcuno di grammatica, e cercando solo di mandare a memoria parole, frasi, proposizioni... che man mano capitano di aver bisogno; — col metodo teorico-pratico, applicando, mediante continui, ben ordinati e ben adatti esercizii, le regole che si vanno studiando sotto la scorta di un buon didattico. [p. 10 modifica]

Ora nessuno che sappia di didattica, o che sia pratico nell’insegnamento delle lingue, potrà ammettere, che sia egualmente facile imparare sul luogo ove si parla, o nella scuola, una lingua viva o anche morta, e che si debba usare dell’istesso metodo per insegnare o imparare o l’una o l’altra. Posto questo, chi vorrà ammettere, o considerare come lingua viva il Vp, che non ha ancora quattordici anni di vita? che non ha ancora completo il suo vocabolario? — Dove lo si parla? Da quanti? — E dato che si possa imparare per pratica, e che? si avrà forse la ridicola pretesa, — per la sola ragione che questa lingua è la più facile, la più semplice... di ogni altra, — che abbia ad infondere egualmente in tutti e nella stessa abbondante misura memoria ed attitudine per apprendere e insegnare la lingua, sicchè filologi o no, dotti o indotti la possano egualmente apprendere in un breve giro di un mese o poco più, ed acquistar la pratica dell’insegnamento, come i più provetti professori? — E questa appunto è la [p. 11 modifica]pretesa! — In fatti veggasi ciò che si afferma nel Yelanunod citato: «Il Vp è, malgrado la semplicità del suo sistema, ancora troppo difficile per una grande pluralità di uomini... La sua grammatica è solamente facile per gli uomini dotti, e precisamente per i grammatici (1); perchè ha troppe forme, e troppo composte (2). Tali forme sono molto ingegnose e fanno piacere ai dotti (3), che possono esprimere molte cose in una sola parola; ma uomini indotti (4) - pur troppo è molto grande il numero di questi - non possono comprendere perfettamente e imparare forme simili (5). Perciò questi uomini ne perdono subito l’interesse (6), e lasciano il Vp (7).

Quest’ Associazione ha fatto pur troppo tale esperienza (8). Ha già avuto più di cento scolari; tutti sono stati uomini adulti, molto colti (9), che hanno frequentato le scuole per otto anni almeno (10). Ma tuttavia malgrado il grande interesse per ciò che è buono, solamente otto sono diventati buoni volapükisti, e che possono [p. 12 modifica]corrispondere senz’errori. In verità questi hanno imparato il Vp in pochi giorni, perchè sono grammatici.»

Quanta ingenuità di confessione, quale aperta e chiara contraddizione!! Su cento e più uomini adulti e molto colti che vollero apprendere il Vp, solo otto sono diventati buoni vpisti! e perchè solo otto? perchè solo otto sapevano di grammatica!!... Ma che importa a chi vuol studiare una lingua esser dotti in matematica, in istoria naturale, in fisica, in geologia, in meccanica.... in commercio, nelle industrie.....? chiamateli pur coltissimi nel loro ramo di sapere, anzi potranno essere sommi genî; ma se non sanno di grammatica, saranno sempre ignorantissimi per riguardo a questa dottrina, ed inetti ad apprendere con metodo teorico-pratico una lingua, per quanto la si voglia concepire, facilissima, se prima non avranno appresa la grammatica della propria lingua.

Uno fra i primi critici del Vp, che in sul principio apparve zelantissimo vpista, il Sig. Prof. Augusto Kerckhoffs, [p. 13 modifica]— il quale avendo poi voluto minare il sistema Schleyerano per trasformarlo in sistema Kerckhoffsiano, per cui dall’autore non fu riconosciuto più come facente parte della sua società, — affermò «che il Vp si può apprendere in un mese da chi sa già una lingua romana.» — Voi affermate che su di cento solo otto, che sanno la grammatica, hanno imparato il Vp in pochi giorni. Non venite voi con questo ad affermare più di quello che ha affermato il Sig. Kerckhoffs? E qual’insegnante di lingue parlate o no, non sarebbe sempre contento di ottenere un sì eccellente risultato! Nelle nostre scuole il latino si studia per otto anni, il greco per cinque, il francese per tre! eppure dopo un tal lasso di tempo non tutti quelli che hanno incominciato, hanno proseguito fino all’ultimo, e non tutti quelli che hanno continuato fino alla fine, riescono a superare gli esami finali! E sì che tutti hanno studiata e continuano a studiare la grammatica della propria lingua!...... Quindi ben a ragione mi è lecito ripetere: quale insegnante di [p. 14 modifica]lingue vive o no, non sarebbe stato contento che otto, che sapevano di grammatica, fossero loro riusciti in pochi giorni a corrispondere senz’errori in una lingua che non è la propria?

Perciò da questo fatto si deve ricavare la vera esperienza, cioè «che chi sa bene la grammatica della propria lingua, impara presto il Vp» e chi pretende di insegnare teoricamente una lingua senza teorie, pretende l’impossibile. A tutti è nota la legge dell’insegnamento: «per apprendere l’ignoto bisogna partire dal noto» e non è affatto permesso invertire quest’ordine, che è basato sulla verace esperienza. La vostra esperienza, lo affermate voi, è basata su questa vana pretesa, cioè, che avete insegnato ai vostri più che cento, meno gli otto grammatici, l’ignoto per quanto facile Vp con l’ignoto, cioè senza nessuna cognizione della grammatica molto difficile della vostra lingua. Ma che avete ottenuto? «che quegli uomini adulti e colti ne hanno perduto subito l’interesse, ed hanno abbandonato il Vp». — La [p. 15 modifica]vostra vana pretesa è basata su una petizione di un principio falsato! Poichè allargando il concetto ristretto dal Signor Prof. Kerckhoffs cioè che «senz’esagerazione da chi sa una lingua romana il Vp si può imparare in un mese» voi avete così ragionato: — Il Volapük si impara in un mese e anche meno; — ma il Vp è una lingua universale; — dunque una lingua universale si impara in un mese e anche meno. Dimenticate poi le premesse di questo sillogismo, siete partiti dalla falsa conseguenza:

— Una lingua che non s’impara in un mese o anche meno, non può essere una lingua universale; — ma per nostra esperienza il Vp non si impara in un mese; — dunque il Vp non può essere una lingua universale. —

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È un fatto che in sul principio, quando solamente de’ bravi insegnanti di lingue romane erano i soli maestri di Vp, [p. 16 modifica]questo progredì, entusiasmò! Era da tutti magnificata, portata a cielo questa mirabile invenzione. Anche indotti di grammatica, sotto la scorta dei primi bravi insegnanti, riuscirono ad imparare nel tempo necessario e la grammatica della propria lingua e a scrivere senza errori in Vp. Di quei giorni si contano perfino de’ barbieri, de’ commercianti...... quali Tidels (maestri) di Vp. Ma dopo che si diede il diploma di insegnante a chi solamente sapeva scrivere in Vp otto paginette senz’errori (nè già voglio malignare dubitando se era farina di loro sacco), senza assicurarsi, se chi riportava quel diploma avesse o no capacità didattica, si ebbe in breve tempo un numero grande di Volapükatidels (maestri di Vp) i quali per il solo fatto che hanno ottenuto quel diploma, si sono creduti di essere diventati filologi e didattici insigni, tali da dettar leggi di esperienza... criticare, riformare. —

E voi che vi andate vantando di poter soli avere una veramente chiara cognizione circa lo stato attuale del Vp, [p. 17 modifica]dite: potete del pari esser sicuri che quei vostri soci corrispondenti Belgi, Olandesi, Danesi, Inglesi, Svedesi, Russi, Americani...... sieno competenti in materia? E sull’esperienza di persone, per quanto mai colte possano essere, ma che forse non hanno conoscenza alcuna di didattica, e molto poco sanno e forse null’affatto di grammatica, si vorrà gridare che il Vp è ancor troppo difficile? — Non sarebbe meglio che si consigliasse agli artigiani, agli artisti, ai professionisti.... — che hanno ottenuto un diploma di insegnante in Vp, malgrado che non sappiano di metodica, di didattica, — di non impancarsi a maestri di lingue, ma che attendendo alle loro cure, procaccino piuttosto di giovare all’opera della propagazione del Vp comunicando cogli esteri in questa lingua; poichè avendo essi voluto fare l’altrui mestiere, hanno fatto, come dice il proverbio, la zuppa nel paniere; ed anzi hanno di già danneggiato il Vp. — I diplomi, già da loro ottenuti, bastino a soddisfare il loro amor proprio, ne adornino pure le sale [p. 18 modifica]loro, ma solo perchè gli amici, i famigliari sappiano che essi conoscono il Vp, e a questo solo si stieno contenti.

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Adunque la vera causa del regresso del Vp, se regresso vi è, non lo si deve cercare nel sistema del Vp e del suo vocabolario; ma nel fatto da voi affermato, che, come gl’insegnanti della vostra Associazione non hanno saputo insegnare il Vp a quei più di cento, — meno gli otto; — così gli altri vostri socii corrispondenti, cui accennate, non l’hanno saputo insegnare ai loro compatriotti! E come è concepibile che un artigiano, che sa leggere e scrivere, per il solo fatto che è stato in Francia od in Germania.... per molti anni, e che avendone imparato la lingua praticamente, ritornato poi in patria, possa come un professore laureato insegnare nelle scuole la lingua, che ha imparato? Allora chiunque va in paese straniero può fare il professore della propria lingua!!? [p. 19 modifica]
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Si asserisce che «il grande malcontento è causato anche dal Vocabolario, — 1o perchè le forme grammaticali (!!!) limitano e impediscono la formazione libera di parole (?!!), — 2o perchè il vocabolario non ha basi veramente scientifiche giuste (?!), e le norme fondamentali (??) sono spesso affatto oscure; — 3o perchè le parole delle lingue vive sono abbreviate così malamente, che non si possono comprendere (11), e che nessuno vuole imparare a memoria, perchè queste parole così mutilate (12) sono troppo assurde, e troppo senza senso (13); — 4o perchè il vocabolario non è compiuto e mancano molte parole; — 5o perchè il significato e l’uso delle parole — specialmente delle preposizioni, dei prefissi e dei suffissi (sic?) - non sono affatto chiari; cosicchè spesso non si conosce quali parole si devono scegliere».

Tutto ciò, da più di otto anni, è stato già confutato ampiamente. Il Prof. [p. 20 modifica]Kerckhoffs, nella sua prima lezione di vp. affermava: «ogni combinazione di lettere, difficile ad intendere o a pronunziare è stata accuratissimamente evitata; lo stesso accade delle lunghe parole composte, particolari a certe lingue germaniche. Quanto alle radici delle parole, il Vp le ha prese a tutte le lingue di Europa, ma principalmente alle lingue germaniche, e fra queste l’inglese è stato messo a contribuzione. Siccome il metodo della derivazione è sempre lo stesso in vp, siccome l’aggettivo, il verbo, l’avverbio sono regolarmente formati dal sostantivo, ed hanno invariabilmente la stessa formazione, basta in certo modo imparare i sostantivi della lingua, per conoscere tutte le parti del dizionario. Lo stesso principio di derivazione ha preceduto, è vero, alla formazione di tutte le lingue ariane (14); soltanto le mille influenze che nel corso dei secoli hanno reagito alternativamente nel loro sviluppo, hanno tolta ogni unità; e l’uniformità che caratterizza il Vp (15) si ritrova [p. 21 modifica]egualmente così poco nei nostri vecchi idiomi, come nei loro derivati moderni (16)».

Ora paragonando questo linguaggio altamente filologico con quello della relazione del Yelanunod II, appare chiaro che si è voluto apertamente negare al Vp quei caratteri, che il Signor Prof. Kerckhoffs gli ha invece assolutamente e senza ambagi riconosciuti e affermati. A chi si deve credere? a chi è profano di filologia, o presso a poco; o a lui Dottore?

Vien detto «che il Vocabolario del Vp non è compiuto, e mancano molte parole; che il significato e l’uso delle parole, specialmente preposizioni, prefissi e suffissi (17) non sono affatto chiari, cosicchè spesso non si conosce quali parole si devono scegliere.»

Bisogna dire che costoro sieno stati assopiti per molti anni in profondo letargo, poichè non sanno, o fingono di non sapere, che l’autore ha di già aggiunto al suo vocabolario incirca sette od otto mila altre parole; che sempre ne va aggiungendo di nuove, e di quelle necessarie [p. 22 modifica]per la vita comune, e per le scienze, e per le industrie; e che di queste ultime ne ha compilati dei vocabolarietti speciali; che ha meglio determinato il significato di molte parole, e particelle — prefissi e suffissi, — che ha dato forma più eufonicamente filologica a molte altre voci già usate?

Ed è tanto vero che anche per fare queste riforme, che chiamansi piccolezze e cambiamenti arbitrarii, — ma che invece sono state proposte e sempre accettate dalla maggioranza dell’accademia, — egli ha scontentato qualche altro accademico o vpista non amante di riforme e di perfezionamento, e di semplificazioni volute, diremo così, dai progressisti. E nel Yelanunod II si sono raccolte queste lagnanze, il che fa vedere che si sta al giorno, non di ciò che di bene avviene nel Vp, ma di ciò che a ragione o a torto si va dicendo di male. Come mai si può contentar tutti? E il mal contento giova assai a chi vuol tentare alla vita del Vp! [p. 23 modifica]Si dice che in molti casi il significato di molte parole non è molto chiaro, che fra le molte parole — quali? le sinonimi? — non si sa quale scegliere?

Ma perchè addebitare all’autore e al Vp una causa di difficoltà che si dovrebbe cercare nella natura delle lingue nazionali?

Non nego che l’autore avrebbe potuto fin da principio, nel compilare il Vocabolario, determinar meglio o fissare il preciso significato di ogni singolo vocabolo con adatti esempî. Ma ne aveva il tempo? ne aveva i mezzi? (18) Di qual mole sarebbe stato il suo vocabolario? e se non l’ha fatto è ella cosa questa di tanta difficoltà da non potervisi assolutamente rimediare? O perchè — invece di andar facendo inutili lucubrazioni per trovare de’ difetti, o come si dice, il pelo nell’uovo, per abolire un ritrovato che è costato dieci lunghi anni di fatiche a questo genio poliglotta, la cui opera è stata approvata da filologi di incontestata fama mondiale, — perchè, dico, non si cerca di far opera più utile, [p. 24 modifica]cioè, una bella lista di tali termini men chiari, men precisi, meno determinati, e chiederne i voluti schiarimenti all’autore? Perchè di molti altri di tali vocaboli non si può ricavare il significato da ciò che l’autore ha scritto e stampato nel Volapükabled lezenodik e in tanti altri librettini?

Ma ben altre sono le ragioni che persuadono questi Signori a volere abolire il Vp. In ciò che segue, chiunque potrà vedere che la ragione è tutta morale. Se mi fosse possibile scandolezzarmi, questo sarebbe il caso di vedere, cioè, da Germani raccolta e fatta loro l’idea di abolire un’invenzione che ha suscitato l’invidia di qualche filologo che non è tedesco.

Si scrive: «non ostante questi grandi difetti del Vp —  (19) già riconosciuti da dieci anni (20), e che vpisti intelligenti abbiano sempre desiderato correggere (21) — pur troppo uomini ragguardevoli e zelantissimi sono stati offesi (!!) per la buona volontà (sic!) di emendare (22); — malgrado si abbia [p. 25 modifica]un’accademia, che ha l’obbligo di consigliare l’autore, malgrado che il Sig. Inventore stesso abbia cominciato a sempre emendare delle piccolezze — pur troppo — con continui cambiamenti arbitrarî (23), che hanno indispettito (24) a buon dritto (25) tutti i vpisti (26), imperocchè sono costretti imparare i cambiamenti arbitrarii che nel venturo anno saranno ancora cambiati — il sistema intero (27) non sarà affatto migliorato.

Si considera generalmente che fino a tanto che il Sig. Inventore signoreggierà da solo, qual papa infallibile del Vp (28), questo giammai veramente non migliorerà.»

Che tono da profeti! Questo sì, che è un pretendere all’infallibilità! — Via!! — Il mondo, si dice, è stato creato da Dio in sette giorni od epoche! Anche il Vp col tempo sarà reso per quanto è possibile perfetto, compiuto, migliorato come dovrà essere, ma non certo come da qualcuno si vuole. Fin dal 1886 il Sig. Kerckhoffs, come lo si può leggere nella [p. 26 modifica]sua prolusione alle lezioni di Vp, dopo di aver parlato dei reali pregi del Vp, aggiungeva: «non si può dire che l’opera del Sig. Schleyer sia perfetta; niente è perfetto in questo mondo (29), senza parlare di alcuni errori corsi nella derivazione delle parole, certe regole grammaticali hanno bisogno di essere ben definite, altre domandano anche di essere modificate. È per questo che ci sembra essere stato male ispirato nell’addottare il principio della costruzione francese, sebbene si lasci allo scrittore una certa latitudine nell’ordine di successione dei diversi membri della frase (30). Non è questo un lasciare il campo aperto ai capricci individuali (31) e agli idiotismi, che sono in certo modo i capricci delle masse? Quelli che hanno studiato il latino, sanno bene quale difficoltà incontri il principiante nell’imparare una lingua che non sottomette la costruzione delle sue frasi ad una regola unica e invariabile (32). Ma queste non sono che questioni di dettaglio, sulle quali l’accordo potrà farsi tanto [p. 27 modifica]più facilmente chè l’Inventore non pretende affatto all’infallibilità

Se veramente sono tutte imperfezioni quelle cui accenna l’egregio filologo, e se delle imperfezioni giudicate anche tali dall’autore siano o no state corrette, è ciò che si vedrà. Qui è importante far notare che non è vero, a detta del Sig. Kerckhoffs, che il Sig. Schleyer pretenda all’infallibilità; ma con ciò io non credo però, che non voglia godere di tutti i diritti di invenzione! E questi, io credo, che tutti, neppure uno escluso, glieli vorranno riconoscere. — E in questo appunto sta il nodo principale della questione, per cui molti altri si sono chiamati offesi, essendo state dall’Autore respinte di tali modificazioni che trasformavano le basi del suo Vp.

A tutti è nota la risposta che Apelle diede al ciabattino, quando costui, dopo avergli criticata la pianella nel quadro che avea esposto, volle anche pretendere di correggervi la gamba! Ora che avrebbe fatto Apelle, se il ciabba avesse preso un pennello e gli avesse ritoccato il [p. 28 modifica]lavoro? — Io ricordo che, quando era giovanetto, andava spesso a veder dipingere da un bravo pittore la chiesa parrocchiale del mio paese. Il lavoro riuscì degno del valente pittore. Quelle figure sembravano proprio in rilievo; ma aveano un difetto: erano assolutamente nude! Dagli intendenti si ammirava il bel lavoro; dai più si gridava all’oscenità, e si fece pressione che fosse levata dalla Casa del Signore. Allora si offrì un pittore di coprire quelle nudità. — No, fu detto, o si deve invitare l’autore a porvi riparo, o si deve imbianchire la chiesa. — L’autore si rifiutò di rovinare l’opera sua, e fu lodato dagli intendenti; fu biasimato il pittore che volea metter mano nell’opera altrui, ed encomiato il Consiglio Parrocchiano a incaricare l’imbianchino di far piuttosto scomparir tutto.!

Ora parlandosi di una lingua come il volapük, dovrà esser lecito a tutti di mettervi mano per trasformare l’opera di un poliglotta, cui nessuno oggi uguaglia? Non voglio affermare, o negare, se il Vp abbia o no difetti; voglio anzi [p. 29 modifica]ammettere che debba essere perfezionato, perchè, come ha affermato il Sig. Kerckhoffs « niente quaggiù è perfetto, » ma finchè l’autore è in vita (e che Dio ce lo conservi per moltissimi anni!) a lui solo devesi lasciare tutto il merito del perfezionamento, alla sua Accademia di approvare o no le riforme domandate; nè a nessun uomo deve esser lecito metter mano nell’opera di lui, di metterci del suo, di maneggiarlo a suo talento, sotto pretesto di semplificazione. Se Egli e la sua Accademia accettano di buon grado le buone e ragionate proposte, ne ha date, e ne dà di continue prove; e più di tutti il Sig. Kerckhoffs ne può essere buon testimonio; ma dacchè questi Signori hanno preteso di trasformare il sistema intero di Schleyer, per ridurlo, come credevano, o si davano a credere, più semplice e facile solamente per tre o quattro principali nazioni Europee, poco importandosi delle altre (33), allora il Sig. Inventore si è opposto a tutt’uomo, anche a costo di disgustarsi con loro; ed essi se ne offesero. [p. 30 modifica]Le riforme voluto dal Sig. Kerckhoffs sono di certe regole di grammatica che han bisogno di essere ben definite, e di altre che domandano anche di essere modificate (!!);

Ma se per la forma delle parole non vi ha che una flessione; declinazione per i nomi, coniugazione per i verbi? - Se per la sintassi il Vp non ha che una sola norma: il determinato deve sempre precedere il determinante? ― La legge della formazione e della derivazione delle parole, ce l’ha insegnato il Sig. Kerckhoffs, è sempre la stessa, e l’aggettivo, il verbo, l’avverbio, la preposizione derivata e la congiunzione parimenti derivata, vengono formati dal sostantivo. E per la chiarezza delle idee, triplice è, e deve essere la composizione, cioè: attributiva soggettiva, attributiva oggettiva, ed avverbiale. ― Se avesse fatto diversamente, sarebbero derivati dei composti oscuri, sempre incerti, e ambigui. ― I vocaboli, i prefissi, i suffissi sono di un tipo solo; poichè i primi cominciano e terminano in consonante; i secondi sono vocali o finiscono in vocale; gli ultimi o [p. 31 modifica]sono vocali, o cominciano in vocale. Così, sia nella composizione, sia nella derivazione, sia nella flessione non s’incontreranno che vocali e consonanti, non mai consonanti con consonanti, nè vocali con vocali; per cui si evitano tutte le mutazioni fonologiche volute dall’eufonia.

Con delle ragioni abbastanza speciose il Sig. Kerckhoffs riprova una costruzione più libera, e ne vorrebbe una fissa, soggetta a regole costanti, perchè ei dice che: su sessantotto uditori del suo corso, non se ne sono trovati che tre, che hanno saputo tradurre una proposizione con parole collocate un po’ liberamente.

Una costruzione troppo rigida rende facile o molto più difficile una lingua? É ella sempre possibile? ― Passiamo per la possibilità; ma per la facilità del comporre in Vp, no! E la ragione sta in ciò appunto, perchè poco è il numero degli uomini che sanno la grammatica. ― Io vorrei di quei più di cento dell’associazione di Leitmeritz, tutti coloro che non sono riusciti a imparare il Vp, e dar loro da [p. 32 modifica]disporre in una costruzione rigida, qual la vuole il Sig. Kerckhoffs, certi periodi tedeschi o italiani.... Quanti vi riuscirebbero? si può affermare: nessuno! per la sempliciasima ragione che non sapendo di grammatica, non devono sapere distinguere grammaticalmente una parola dall’altra, e logicamente un’elemento della proposizione dall’altra, e una proposizione principale dalla oggettiva, dalla soggettiva, dall’attributiva, dall’avverbiale....

Il Sig. Kerckhoffs condanna la declinazione nominale; ma vorrebbe conservato il Nominativo e l’Accusativo. ― E che? forse il Genitivo e il Dativo sono essi casi più difficili a riconoscersi dell’Accusativo? Io credo il contrario, e ciò per la mia lunga esperienza nell’insegnamento delle lingue classiche; e perciò a me pare che l’autore abbia fatto cosa ottima, specie per l’economia delle parole, oltre per moltissimi altri vantaggi, conservare anche questi due casi. [p. 33 modifica] L’Egregio Critico ammira la semplicità della coniugazione; ma ― non è immancabile il ma! ― non vorrebbe certe forme, che non sono comuni alle tre o quattro principali Lingue Europee, e neppure troppo composte.

Ma si può rispondere ― chi mi obbligherà ad usare di quelle forme che non mi sono abituali, perchè non sono affatto del mio idioma? L’importante è che una lingua universale e convenzionale debba avere le forme comuni e le proprie di ogni lingua, le forme popolari e le artistiche, le commerciali, e le scientifiche, e anche le convenzionali... perchè ognuno possa parlare e scrivere come gli è abituale, e come, a seconda delle condizioni e delle necessità, gli deve essere proprio ed anche conveniente. Certamente che prima ciascuno dovrà imparare le forme che sono comuni alla propria lingua, poi quelle proprie della sua condizione, quindi le non comuni, infine le convenienti e convenzionali; se si vuole seguire il principio dell’insegnamento del passaggio dal facile al difficile, [p. 34 modifica]dal noto all’ignoto; affinchè man mano ciascuno si possa impratichire, a comprendere ed usare delle forme tutte della lingua universale. Egli è certo che sarà ben più facile imparare qualche forma di più, — anche le non comuni alla nostra lingua, anche le convenzionali — di quello che sia facile imparare una qualunque delle lingue straniere. Per le forme troppo composte del verbo, anche io affermo, che non essendovi abituati, riescono sgradite ai nostri orecchi, e difficili a pronunciarsi; e perciò tengo per fermo, che sieno da evitarsi nelle scritture comuni, o artistiche, o poetiche, o nel parlare; ma è cosa ottima, convenientissima, interessantissima che esistano per le scritture economiche. Avviene spesso che si debba telegrafare in paesi esteri; e noi si sa che il costo di una parola può ascendere da cinque centesimi a delle centinaia di lire. Ora chi saprà, dirò così, condensare il proprio pensiero in poche parole, sieno pur complicatissime e dissonanti, avrà in quel giorno fatto un bel guadagno. (34) [p. 35 modifica]

Anche per gli avverbi vuole il chiarissimo Professore una vocale sola formativa — suffisso avverbiale — Ma questo negli avverbi specialmente locali, come è possibile? Ad esprimere lo stato in luogo, il moto a luogo, il moto da luogo.... o bisognerà ricorrere a differenti parole, o allo stesso avverbio con preposizione differente, o infine alla stessa parola con suffisso differente. In tutti e tre i casi per riguardo all’uso e all’applicazione, mi pare, che la difficoltà sia di pari grado; ma il primo caso porta seco la difficoltà di imparare la pluralità dei vocaboli; il secondo caso è contro la economia delle parole, il terzo caso evita tutti gli inconvenienti del primo e del secondo caso. Infatti; se us significa stato in luogo, perchè usa come avverbio di moto da luogo deve essere più difficile della perifrasi de us; ed usi come avverbio di moto a luogo, lo sarà più delle perifrasi al us, in us?... Sarà più facile poi imparare le forme latine: ibi, eo, inde, o le forme Kerckhoffsiane: us, de us, al us, in us, o le forme più [p. 36 modifica]semplici e sbrigative Schleyeriane: us, usa; usi?

Circa poi all’uso del tu, del voi e del lei, io non so comprendere, come in un secolo democratizzatore come il nostro, in che si diffende a spada tratta la eguaglianza dei diritti e la fratellanza universale, si possa discutere se sia meglio usare il lei italiano, il voi francese, o il tu latino! Mentre si tengono congressi sull’affratellamento di tutte le genti, mi pare ben ridicolo che si vogliano conservare parole che esprimono superiorità e soggezione! E che? forse il caro e famigliare tu lede della umana dignità, del rispetto scambievole fra gli uomini di qualunque condizione sieno? Via, via la boria! L’hanno usato il tu prima di noi gli antichi dominatori del mondo! Oh anche noi trattiamoci con più affetto! prendiamo noi vpisti l’iniziativa del tanto bramato affratellamento. Saremo per questo lato ancora tanto più benemeriti dell’umanità! Ricordiamoci che l’uomo non vive di solo spirito, ma anche di formalità, di apparenze, di esteriorità! [p. 37 modifica]Il Sig. Kerckhoffs si può a buon dritto vantare di aver ottenuto che l’autore abbia approvate molte delle sue proposte, e dovea star contento alle concessioni che ebbe, o poteva ancora avere. Ma l’ambizione umana mira sempre più in alto! Egli ha anche voluto dettar legge. Forse volea diventare il Riformatore, non avendo potuto essere l’Inventore del Volapük! E troppo presto gli hanno fatto cantare il trionfo — Enfin, et c’est un triomphe dont nous avons tout lieu d’etre fier, un des homme les plus distingues de l’Allemagne, M. Kirkhoff, professeur a l’Université de Halle, vient de se déclarer a son tour, partisan de notre sisteme de semplification; c’est même sur ses instances qu’un des milleurs volapükistes allemands, M. W. Pflaumer, vient de publier un cours complet de volapük entierement calqué sur le nôtre — Ma dove è l’Accademia di Vp di Parigi? Che ne è avvenuto del suo sistema? - Ei fu... - Mentre il sistema di Schleyer, — malgrado gli sforzi, e non piccoli, perchè sia abolito, — si va [p. 38 modifica]facendo sempre strada, e man mano si perfeziona e si completa; mentre l’Accademia di Schleyer va sempre ogni mese aumentandosi! — E sì che si deve loro questa non bella lode, che, cioè, i loro sforzi per abolire il vp sono stati e sono da sapienti e degni di loro! Si è portato per opera loro lo scisma nel mondo vpistico, ed ora con una proposta che adesca l’amor proprio di ognuno, si cerca di attirare anche i sinceri vpisti. — Ma come è morta l’Associazione francese, come sono cadute nell’oblio le altre lingue universali, messe insieme per l’abolizione del Vp, è da scommettere che le altre associazioni avranno la stessa fine; così cadrà l’associazione di Leitmeritz, finche durerà a voler mettere in esecuzione uno scopo del tutto assurdo.

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Ma come è mai possibile che sia uscito da mente umana, che abbia riflettuto non dirò un giorno, ma poche ore una proposta come la seguente? — [p. 39 modifica]«O volapükisti tutti della terra intera, partigiani e contradditori dell’attuale Vp specialmente dotti, una volta zelanti vpisti, ma poscia offesi, uniamoci stabiliamo un’associazione universale per creare una lingua praticissima, conveniente agli uomini tutti, basata sulle molte esperienze che abbiamo per l’uso del Vp e di ogni altra lingua....

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Questa proposta si divide in due parti:

1.° Formazione di una associazione Mondiale:

2.° Formazione di una Lingua Universale.

Per riguardo alla prima parte della proposta si domanda «Chi avrà il diritto di formare l’Associazione? — Si fa presto a dire» o volapükisti tutti della terra, partigiani e contraddittori «— Ma i partigiani se sono veramente tali, cioè, che ammettono il Vp come soddisfacente allo scopo, come potranno andare d’accordo coi contradditori? — E questi saranno tanti e tali da rappresentare tutte [p. 40 modifica]nazioni? — Chi avrà il diritto di esaminarne i titoli? — Chi formerà il Comitato Centrale? — Dove si unirà? — Coloro che formeranno il Comitato Centrale saranno tali e sì bene conosciuti da godere la fiducia di tutti i rappresentanti dei popoli tutti della terra?

I soci di quest’Associazione monstrum come comunicheranno fra di loro? — Si uniranno in una data città, o staranno in patria propria? — Nel primo caso, chi sosterrà le spese? — Nel secondo caso, come corrisponderanno? — per telegrafo o per posta? Se per telegrafo, come tutti quelli che sono molto distanti potranno sottostare alle ingenti spese? Se per posta fra quanti secoli mai questa lingua praticissima conveniente agli uomini tutti, basata sulle molte esperienze, che abbiamo per l’uso del vp. e di altre lingue, fra quanti secoli, ripeto, potrà esser messa insieme? (35)

Quale lingua si dovrà adottare? — Tutti i soci potranno sapeer parlar una lingua sola, o si dovrà dar tempo a tutti di studiarne una comune? [p. 41 modifica]
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Dato, e non concesso, che possa avvenire l’accordo per formare quest’Associazione universale, anzi mondiale, veniamo a considerare la seconda parte della proposta.

Voi presumete creare in comune una lingua praticissima conveniente a tutti gli uomini, basata nelle molte esperienze che abbiamo per l’uso del Vp e di ogni altra lingua!

L’esperienza che abbiamo del Vp è tale, che chi vuole apprenderlo, lo deve imparare colla grammatica e col vocabolario, previa la cognizione della grammatica della propria lingua. Ma siccome la vostra esperienza addimostra che coloro che non sanno di grammatica, non possono giungere a impararlo, e che sono pochi coloro che sanno di grammatica, quindi dovete concludere che si deve affatto eliminare di mettere insieme una lingua che si debba studiare colla grammatica, o il cui insegnamento sia basato sulla teoria. [p. 42 modifica]Le altre lingue nazionali si possono anche imparare praticamente, perchè già parlate; qualità che manca per ora al Vp. E la lingua che si vuol creare manca del tutto di questa particolarità, perchè non è ancora stata messa insieme, e neppure ideata! Io credo che si arriverà a parlare il Vp a tal punto da poterlo imparar per pratica molto più prima, che a mettere insieme la lingua proposta!

Ma vi sarebbero due proposte da fare, che io credo tanto possibili, quanto la sopra detta.

La 1.a Le genti tutte sparse sulla terra e in migliaia di città, si uniscano e formino una sola città monstrum!!! — Una trasmigrazione in massa anticamente non costava che la volontà di unirsi e di portarsi in altri paesi! — In questa città si mescolino, si intreccino, si incrocino! A principio si faranno degli sforzi per comprendersi; ma non passerà molto, che dal miscuglio di tutte le mille e più lingue parlate si formerà una lingua sola, mondiale, un väpük, che si apprenderà [p. 43 modifica]senza bisogno di aprir scuole, nè spender danari in grammatiche e vocabolari.

È ben vero che anche questa proposta non è meno ridicola di quella dell’Associazione di Leitmeritz; ma ha questo più di probabile, che «data la possibilità del concentramento di tutte le genti in una città di tal fatta, la lingua mondiale ne sarebbe il naturale risultato;» mentre ho i miei dubbi se si potrà ottenere l’accordo fra i membri di un’associazione quale vien proposta.

La seconda proposta è basata su di un fatto storico. — Mi hanno insegnato, fin da quando era bambino, che gli apostoli erano dodici ignorantoni, che sapevano pescare... ma sebbene adulti, non erano nè coltidotti affatto; perchè non si legge che abbiano frequentato per otto anni almeno le scuole, come i cento e più (meno gli otto) dell’Associazione di Leitmeritz; e molto meno sapevano di grammatica come gli otto; nè ancora si era pensato a mettere insieme una lingua mondiale da potersi imparare, — previa la cognizione o no [p. 44 modifica]della grammatica, - in poco di tempo. Il fatto però è, che una bella mattina si trovarono väpükisti, cioè parlatori di una lingua da tutti intesa, con le grandi meraviglie di tutti!

Non credete che questo fatto non meriti di essere studiato?! non sarebbe bene: 1.o verificare se questa è storia vera o no? 2.o se è vera, come accade? 3.o Di formare un’associazione di uomini che volessero occuparsi di studiare questo fenomeno?! «Oh che! non vi furono de’ pazzi che spesero la loro vita per trovare la pietra filosofale?! 4.o Non sarebbe bene cercare come si potrebbe giornalmente rinnovare questo fenomeno, per fare si che dotti e indotti, in un istante diventassero del pari sapienti väpükisti?!!!..

Si dice che gli Apostoli diventarono väpükisti per infusione di un dono dello Spirito Santo! Sentite: la proposta non mi pare nè tanto assurda nè tanto strana come la vostra; perchè almeno una volta il fatto si è verificato; così almeno si legge negli Atti degli Apostoli, e lo crediamo noi cattolici presenti, e lo [p. 45 modifica]hanno creduto i passati. - Ora se è avvenuto una volta, oh perchè non si potrebbe rinnovare, e chiamare da Domeneddio il bis?

Provatevi! e allora dopo un buon risultato, tutti i zelanti e veri volapükisti sarebbero ben testardi, sarebbero de’ ciechi tali da non curarsene più, se continuassero a incocciarsi a voler rimanere sempre fedeli al Vp e al suo Autore; il che vuol dire, a voler una sola lingua universale... Per me almeno mi protesto, e mi protesterò, fino a quel dì, vero Volapükista sempre fedele al sistema di G. M. Schleyer.