Lettera terza

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Parte I - Lettera seconda

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LETTERA TERZA.



CARISS. FRATELLO.

Dalla Riduzione di S. Maria nelle Missioni dell’Uraguai 25. Aprile 1720.


D
Ata che .vi avrò nella prefente Lettera

contezza del noftro* viaggio da Buenos Ayres alle. Miflioni , dóve al prefente mi! traevo, e della proprietà di quefte nazioni-, avrò pienamente jfoddisfatco all1 obbligazione,'che nò correva, di darvi fufficiente notizia di qnefti paefi ; perchè) io avvenire Dio fa quando mai più avrò accattone dì ferivervi, sì petchè fiato--di tre ia tre anni il più pretto .pari tono da Bndnoi Ayres le nav*i del Regiftrò per Europa; siliperdri qui un Miifionario con tance [p. 292 modifica]migliaja F anime a fuo carico tutto* if fenro giorno fi truova occupato'in predicane , confef- iàre, far la Dottrina Criftiana, affiftere a i moribondi , anuniniftrare i Sacramenti, e che foia Il che aacora coffa molto più nel principio per la difficoltà della Lingua , che no»» ha alcuna correlazione o fimilitmdine colle noftrè : onde fa di meftieri non poco tempo*, e applicazione ,e pazienza per impararla / Dico ciò , perché fé per avventura in avvenire vi .paffaflero' varj anni fepza ricevere mie Lettere, lappiate il perchè, e non l’attribuiate all’ aver io- perduto-1’affetto e.la memoria di voi. .

Ora. per venire al noftro viaggio , partimmo da* Buenos Ayres li' 13. Luglio .del 1729. e andammo pel terra ad un fiumicello diffrante die- ciótto miglia , che chiamano las Condias, cbe ferve di portò ordinario alle Baffi de gl’ Indiani . Sono le Balfi - una imbarcazione confidente in due Canoe, cioè in due picciole barchette tutte di un pezzo, fcavate da ira troncò d'àlbero, le quali Canoe fi unifcono cornei Porti, co’qua- lùéoftì.'.fi pàffzno:L.fiumi.?-in itiefezò fopra un piano di canne è lavorata: una cafetta, o vogliam dire capanna con delle ftùore, copertagli paglia, « di" cuojo, ed è capace- di- un ptcctol© letto , e d’altre cofe necetfarieper chi fa viaggio. Quinti ci erano le Baffi , che ci afpettavano etto venti e?più Indiani per eaddnna, i-quali: benché di diverfe Nazioni v erano rrondimeno cor unum, iy Mima' una e ci ^ricéverono con gran fèfts al fuo-

  1. 0 ■ delle lor pive ; e’ tamburi, tutti -aiiegriffinu

Gr poter’ condurre - Miflionarj: alle lor Terre . feimmo del- Porto* con tempo feliciflimo, che per favore del Cielo ci . durò fritti gli òtto giorni, che impiegammo fino a ponti nell’ altra banda [p. 293 modifica]tià del-Rio della Piate . Imperocché non potei** frolo étti pattare dirittàtaente in-nn giorno folo, per effer ivi largo tvénta e più miglia, non ar» diicono d’ingolfarli con pericolò , aie levandoti d’inoprovvifo tm-poco di vento nel. .mèzzo, rivolti di fotto in fu la Balta, per etteie un*‘imbarcazione così leggiera, come è faccettato più ____vdlte nel pattare altó gonfi molto minóri : Peri- ciò .etti camminano fempre terra a terra un tiro di pietra, al più dittanti dalla fpiaggia ; perchè all’alzarti improvvifò di qualche vento., tbfto prendono porto. E perciò in vece di pattare dirittamente all’imboccatura dell’ Uraguai , vanno corteggiando per cento cinquanta miglia tra Ifolette ameni dime , finché giungonb ad. una , che non è dittante più di fette o otto miglia dall’altra.banda, dalla quale fi falciano cadere a quella .punta , che forma angolo tra l’ Ura- ' guai, e il Rio .della Piata-. Cosi con un viàggio1 felicittimo di. otto foli giorni ci liberammo da quello patto il più péricolofo de gli altri, e ci trovammo entro il gran Fiume Uraguai, uno de’ maggiori dell’America. Nella fua foce non fi diftiugue l’altra fpiaggia d’eflo, fe non a giorno ben chiaro, e cjo non ottante in confuta.

Per darvi qualche idea della fua grandezza , dirò quefto folo, che qui in taccia alla Riduzione, dove mi trovo al prefente, fecento novanta miglia -lontanò dalla' fuà foce, pattandolo io un giorno -in una imbarcazione ben leggieracon die-. ci uomini, che remavano , potei comodamente recitare tutto Maturino. Ora difcorretevoi, che tara cinque o fecento miglia più abbatto , dopo aver ricevuto in sé tanti Fiumi. E ficcome il Rio della Piata ^ è tapinato di banchi , così T Uraguai é tapinato di frequentiflìmi fcogli 'di 1 T 3 .pie[p. 294 modifica]pietra viva, cbe del fondo* fbrgono fino a Sòr d'acqua; e perciò è pericolofìtàmo per le i mbar- -eaziont grandi; che le danno in uqo d’eflS con impeto» vanno in pezzi.-E quefta è la cagione» per cai fi fervono di Balfe, piuttofto che di Tar- «me, o akri barconi a vela, come nel Paranà, benché quefto abbia lo ftefio fondo; ed é la frequenza di tanti fcogli occulti, ne* quali ancorché urtino, le Balfe, non ne ricevono molto danno, perché a cagion dèli' eflère imbarcazioni co* eì leggiere, e die vanno puramente con remi , non urtano con molto impeto ; e per eflère le Canoe tutte d’un pezzo, non v’è pericolo, come in altre navi, che al dar nellofcoglios'aprano le giunture. Anzi perché pefcano con poco, pattano fopra le punte de’ medefinsi fcogli : benché per eflère quelle pietre colle eftremità & acute e taglienti, al pattarvi fopra le Canoe , le piallano propriamente nel fondo, ficchè in pochi viaggi n rendono inutili. Pattato dunque quel golfo, che è come il patto di Malamoceo, ed entrati felicemente nell Uraguai , ci fermammo alcuni giorni vicino adun picciolo Fiume , che chiamano Rio de lias Vaca», per far provvifio- ne di carne per la gente: giacché in quella punta vi è una Caflìna, o Stanzia, come dicono , di un Signore Spagnuolo, che in trenta o tren- tafei miglia di iua giurisdizione terrà in ventot- to o trenta mila capi di beftie bovine; e a quante imbarcazioni vanno e Vengono da Buenos Ayres ,• ne vende quanti fe ne ricercano. Ivi facemmo proyvifiooe di fettanta e più Manzi, o vogliati! dire giovani Buoi, che per andar tutto 1’ anfa liberi alla campagna ( giacché in quefte Provincie non ufafìù giammai Italie per gli ',be- ftiami ) e per ettere da quefta parte i pafcoK [p. 295 modifica]trtrliffimi, erano, d’pna grandezza e graffala upepfa . fe' ^ li pagammo folanjeqtp fai Papi Komaoi l’uno/ Che èij. prqzzò cp*reafa in snelle parti, fuorché in Bgflw/; Ayres, e frró dj- flretpo, dove co fono qgafi il doppio* Sicché-pf vepnéro à (occare quattro o cinque ,per Palfa ; proyvifioqe, fpe aPPf-n» baffo a gl’ Indiani’. per dieci o dpdici. giorni, quaqti foglioppimpiegare per fin che giuqgapo a Domenico , doye fi .provvede nuovamente di carne. imperocché chi /non ha veduto, non può* figurarti facilmente fa voracità di .quelle'genti, In quefto viaggio ho offervato la ciurma di una fealfa fofo, che fuoi’ effere di veotiqpftté? perfopp, mangiarli in areno.di un giorno pn Bue beo grande * conje fe fótte un viteìletto, e non .mangiar più , perché di più non avevano. E vi affiepro, che qui un Fanciullo di dodici 9 quattordici anni mangiava fblo, quanto noti potran giugnere a mangiare .colli cinque o fai uomini di buona bocca . Come fia pou l’facendo, le non che bifogoa dire , che-etti abbisognano di molto più cibo, che gli Europei, per tepere maggior calore naturale; o ferefeé quelle carni fieno di mfoor foffanaa perché é certo,, che col rjesnpirG tanfo che fanno pape che non patifeano giammai 'fadigeftioné o oftruzione di ftomaco ; come fuccede Tra noi , ouan4° 0 mangia più fai bifogno; e pu,r tutti fonmagri. Aggiugnete la maniera, con cui mangiano la fuddetu carne?, Ammazzano una vaccaio pn toro; c mentre quefti lo fermano, alcuni lo fcopticano, ed alt?1 1° fquartano : ficchi in un quarto d’ora fé ne portano i quarti alfa Balfa. Quivi pretto, cioènella fpiaggia, accendono un gran fuoco, « epa rami d'albero fi fofc- «nano cadauno il fuo fpiedo , in cui' infilzadp T 4 tre [p. 296 modifica]tre o quattro pezzi di carnè*/ la ©stale benché .Ria fumando tuttavia, perdetti* è frolla fufficiente- meote. Indi'piantano quelli fpiedi Jn terra attorno al fuoco indinati verfo la fiamma ; ed effi fi I pongono a federò in girò nel/fuolo ; e dopo di un quarto à^ora in circa, quando la carne appena è abbruftolipa ,fe la divorano, contuttoché ‘ ila còsi dura, e butti fangue per ogni parte. Ni patti un’óra t due, che l’hanno digerita, e fono famelici come prima di mòdo .che fe non fono attualmente impediti:nel camminare , o in' altra- occupazione, tornano come fe foffero digiuni al.la fteffa funzione.

E’ ben poi vero, che quella lor maniera di'remare ajuta noti poco alla digéftione, perché (tanno fempre in piedi ; ufatìo remi con una pala affiti larga ; e il manico lunghifiìmo come una gran picca lo prendono vicinò , e Io pongotó» diritto nell’ acqua, come fé dallar Canoa fcopajf- fero; il-Fiume all’indietro, inchihandofi nello M- fó tèmpo tutti con tutto il corpo fino a metterei dirittamente tutta la pala, e mólte voltè le i tnartfTtette nell/acqua : che è un efercizio sì fa- . tlcofo, che-con tutto il npn tener' effi indòtto fe non i calzoni, quali tutti grondano di/udore per tutte le parti ; e ciò non oftante reliftono le quattro e le cinque ore a quella fatica , finché giungano a qualche fiumicèllo dove entrano a premiètè1 terra in fito che la notte ftiènO ficnre | ip-Batte-. Giùnti pòi che fono a terra, là prima , citta.che fanno, e di formare con frafche un’Al' I , tarino, Ih cui poligono l’Immagine della Sàntif- fima Verglnè, che cialcuna Balla porrà fémpre | (èco con altre Immagini di Santi , cctme San Giufeppe, Stra'Francefilo'•'SaVério , Sant’Antonio ( di Pàdova, de’quali fon divotillìmi ; e davanti A ad [p. 297 modifica]ad effe toccando le lor pive e i tamburi , intonavano V Ave màrìsfitlla -, e poi recitavano il Rofario, indi le Litanie, e terminavano coll’Atn to di Contrizione unitamente co i Padri, «alcuno de’quali recitava con la gente della fua BaM fa. £ cèrto-era cofa d’edificazione il veder quel* la povera gente tosi Sudata e famelica trattener-' fi- à recitare con tanta divozióne, le- lor preci , ed era affieme di confolazione l’udire rifonare da caritè parti in mezzo a que’bofchi le lodi di Dio. Finite le orazioni, tofto facevano fuoco , caricavano i loro fpiedi fempre nuòvi, e cominciavano a divorar come fopra. Dopo di che fi (tendevano fopra una pelle di btìe o di Tigre nel fuolo , e dormivano* prò fondiffim a mente in varj circoli o'ruote, in mezzo alle quali ftava- feropfe accefo buon fuoco , non tanto per ifcal- darfi, quanto per difenderli dalle Tigri di notte, le quali fe vedono fuoco, non ardifcono di accorarli. E fe quefto noti v’è, molte volte asfaltano d’jmprovvifo la gente, che dorme; ed è fucceduto ftfafcinarfi qualche uomo alle lor tane cori velocemente, che non v’é ftato tempo nè. modo di pòterlo foccorrere : Svegliatili la’ mattina molto a buon’ora fanno tofto una buona mangiata; poi co i loro Strumenti danno il fegno delle orazioni della mattina , recitare le quali fi rimettono in marcia , camminando fin verfo mèzzo giorno , quando montati a terra prendono alcun ripofo e riftoro. Ed è cofa mirabile, come al primo dire che fa il Padre ; Su via, Figliuoli, marciamo: lafciano il Conno , e il boccone incominciato, e prefi tofto i remi ripigliano il foro viaggio.

Il Fiume è fecondi (fimo di pefci , molti de’ quali con mio fommo gufto l'rvidi pigliarecolf [p. 298 modifica]arcq, perchè fioccata fa freccia , ancorché ìfo-iofe* to acqua il pefie, fa patta; e così ferite viene a gala ròlfa freccia , e lo prendono, Vi fono aUP° - ra molti Lupi marini , come .nel Rio della .Pfata', ed oltre a quefti varj Porci marini che pjbfa-- mano CopigUfl da una forra d’erba, die mai*gja- no in terra . Sono «vidi/lìmi fai bifiotto, e fi ad- dimettiamo prettittimo , come fa provai cena, due, di tal maniera che diventano impertinenti • Le fpiaggie dall’ una parte all? altra per lo piò fono un contìnuo bofco o di Palme , o 4’ altri Alberi differenti da i nofiri , fa' maggior pnrte. de’quali mantengono tutto, l’anno le loro figlie. Sopra quefti fi veggono di tanto in tanto bellif- fimi uccelli,^grandi e piccioli Ai varicolori; ohe farebbe lunga cofa il defcriv.erh, tr*’quali, nonr dimeni uno è lìngofare per fa fua pjccfalezza , mentre appena giugnerà alla metà; d* un Reatino, e tutto di color verde dorato, come lepiu- nje del Pavone*. Sta femore in aria ( almeno di giorno ) .e fi pafce de’ fili fiori de gii alberi , i quali va fucciapdo, roantenendofi fempre in aria, e battendo l’ali. Gtf Spagnuoli molte vofae ne inviano a Spagna per rarità nejle lettere, perché per corpo così picciolo non occupa fi no» pò» chiffimo fito , e quantunque morto non perde le bue belliffime piume. 1 Pappagalli poi di varie fpecie fono mpltiffyni. Fra gli ammali terreftfi •» che frequentano que’ bofehi, oltre a i Cinghiali, de’quafi due fole Balfe in un .dopo pranfo coq puri pali ne ammazzarono trentacmque , ed oltre a i Cervi e Caprioli, i- più frequentati fono le Tigri, le quali molte- volte fe ne Hanno a federe nella fpiaggia mirando lefialfe che paffano. Sono .quelle di grandezza e ferocità maggiori di quelle dell’ Affrica. Quanto alla grandezza dirò [p. 299 modifica]§Ao ciò, che ho vifto co' taiei occhi, e toccato eoo mano , «d è , che gl’indiani della Riduzid2 ne, in coi mi traevo, ne uceifero una, e ne por2 rarono alla cafa del Padre.la pelle, la quale lem2 brandomi moftruofa, la volh miforare. E fattala porre diritta fa due piedi, come quandoaffaì- tano , e fi gittano fopra dell’ uomo, trovai che per quanto mi sforzarti ad alzare la mano, non potei giugnere fe non élla bocca ; ed io , come lapete, non fon cori picciolo di datura. Vero è , ohe quefta èra di grandezza ftraordinaria, e per» ciò la portarono a moftrare. Contattociò non era la prima pelle di tal grandezza, ch’io aveva ve/ duto, benché non mifarata con tal’efattezza. U ordinario è, che fono molto piò grandi di quelle , eh’ io avea veduto nel Serraglio del Sereni fs. Duca di Parma, come comprefi da una fola, che vidi in diftanza di cinquanta palli in circa , e, più beila annua; perchè il fondo della lor peli© è quali color d’ oro.‘Ma conte dilli, fono ancor più feroci . Imperocché fe fi (ènte ferita o con dardo, o con palla , quando non refti morta attualmente nel colpo ( il che fuccede rariffime volte ) non fi mette a fuggire, come altre fiere -, ma fi avventa tofto con rabbia indicibile contro . il feritore, e il va ad inveftire, fe fotte in mezzo a cento perfone . E così fuccedette alla pre- fenza del P. Michele Ximenez noftro Superiore nel carname, che tre Indiani andarono in cerca d’ una Tigre, che avevano vifto ritirarli in un bofehetto ifolato. Il Padre fi pofe in un fito lontano ed eminente per vedere tal caccia, che fe* guì/in quefta forma. Gl’ Indiani come pratici andavano armati , due con lande , ed uno col moschetto . Quelli ftava nel mezzo , e le due lancio a i lati. Con tal’ordine andarono circon- dan[p. 300 modifica]dando il bofchetto, finché la discoprirono. Allo* ra il mofchettiere lafciò il tiro, e la colpì nella (afta; e mi contò il Padre ,che fu lo fretto 1’ adir* egli la mofchettata , e veder la Tigre in aria infproccata nelle due lanci©; perchè -quefta ai fentirlì ferita tofto fpiccò un gran lancio per avventarli contra del tiratore ;ei due , che a quefto fine fe gli erano pofti a lato, fapendociò che doveva fucceàere , al giugnere che fece , le piantarpn con mifabil deprezza nell’ uno e nell' altro fianco le lancie, el’ incrocicchiarono in aria *

Moltissime ancora fono le Vipere, delle quali una lì ardì per fino d’ entrare o per la corda, con cui lì lega la Balfa ad un’albero , o per Ja tavola, per cui da quella li palla a terra, s’ ardì, dilli, d’entrare nella Balfa del P. Superiore, , il quale trovandoli così riftretto nella fua calèt- | ta con effa fenza poter fuggire, n’ebbe Efficiente ribrezzo , finche accorta là gente-della Balfa l’uccife . Molti Indiani miiojono per morficatu- ra di Vipere , npolto più nondimeno fon quelli, che rifanano, fe fono pronti a curarli -, perchè loro non mafacano antidoti di Avarie erbe, particolarmente, del Nardo. Ma fe vengono morfica? ti da quella, che chiamano Cajfcabel, non credo' che vi trovino rimedio. Una loia'ne vidi di ino- I ftruofa. grandezza, che fcoprirono di repente tra’ loro Ranci, dove ftavano a federe, e la ammazzarono . Ed è cofa prodigiosi quella di que’ nodi, che ha ih fondo alla coda, de’ quali AkoM ohe ogni anno gliene crefce uno. E mentrecam- mina , dà Con elfi certo fuono come di canapa- ■ nelle, per cui , ancorché cammini fotto L’ erba, vien fentita. E non ottante tutù i fuddetti peti- col i di quefte e d’altre beftie dannofe, gl’iodi2' ni in prendere terra entrano inique’ bofcbi dett- filfiini [p. 301 modifica]fittimi ,'e colle--lor mannaje in un batter d’ occhio formano ci alcuna truppa avanti alla fua Balla una piazzetta, dove ftravaccati fui fuoto mangiano è dormono con una pace e gufto mirabile: nei Che trafpira l’innata loro inclinazione d’abitar,' come una Tolta, ne’bofehi. Tutto quefto ho ftimato bene di porre qui unitamente in urta volta, perchè premetta quefta notizia univerfale, polliate intender meglio quanto paffo a narrate di ciò , che cf accadde in particolare in tal viaggio. • - *

Avanti dunque di partire -dà quella punta/, dove, come dilli, avevamo approdato felicemente , il Signore cominciò ad inviarci alcune pie» ciole tribulazioni , che tempèraffero in parte hi forfè troppa allegrezza , che avevamo concepu- to per un sL felice principio di-quefta noftra navigazione . La prima fu un’orribil tempefta, fu- feitatafi a Giel. fereno perpuro vento , che-per efler' ivi il-Fiume Uraguai . d’ una larghezza Si fmifu gata , foilevava 1 onde come nel mare.. E per quanto proccuraflero gl’indiani di tirar ben* a' terra quanto potevano le loro Balfe , e porvi addietro montoni di rami d’ alberi per rompere l’onde sì’ che non entraflèro nelle Canoe , quelle erano sì gonfie che non folo entravano in effe , .ma pattando fopra i detti rami d’ alberi , -e taprà le Canoe medelìrae, s’andavano a rompere nélla fpiaggia . I Padri fmontarono a terra a godere il frefeo di quella notte, ebe per effe- re verfo il .fine di Luglio , quanta qui ( come vi fcrillì in altra-’inia ) 'è' il furore del verno , era freddiffuna; e per quanto lì’ftudiaffero gl’ Indiani in ifcaricar le Balfe , noi poterono' fac così pretto, che non fi . perdettero varie prowi- fioni. Un giorno e mezzo durò la tempefta , nel? [p. 302 modifica]la qual© fuori d’ unt o dire s’ aaqegaiODO tate le Balfe , e coftò ■ poi non lieve fatica alla povera gènte il rimétterle - nel primiero Rato ; e . particolarmente la ìnia, in cui non folo fu dW f)6 votar le Canoe piebe d’acqua , tna & più .disfar tutta la Baila v e rimerasre coir tavola una Canoa, ché fi era. aperta in «ut lato per gii gran colpi dell’ónde. Ma la tribulaàròó luaggio- re fu il difcoprìrfi ria la gente due infero» di -vainoli,, che far «fière : infermità con iagioGflìma anche fra gl’Indiani ; ci cagionò un gran timore# Gli allontanammo tofto da gli altri ; ed impetrato di Infoiarli in quella catària con chi loro atàftcffe/ concepimmo qualche fperanza d’ef- ftrci liberaci dèi grave pericolò d’ uria Pefte per •viaggio ; e ci mettemmo tofto in marcia . Al -capo dì ferie O otto.giorni di catomrnogiugnem- rao a S.Domédico Soriano, cheé una Riduzion di. Criftiani fotto la cura de’ RR. Bédri di San Francefco; ed era.ivi- Parroco un fentoVecchio, il qaale.d ricevè con. cali vifcere di carità, cht maggiori finezze, nbìt avrebbe -potuto «farci, fe foffimo flati fuoi * Religi oli . Anzi' perché era Ja Vigilia di S. Ignazio, fece toccare afeftalecans- rne, e il giorno delia Fefta volle celebrar’egli Metta contata.: -il .che fu (étto con tutta I* maggior folcimi tà*.fefta comune de*fuoi, e de* neftri Indiani. Quando quivi pure al t&ohodoj* ce mefeolò iddio, il fuo atharo, perché difcopti; ronfi altri tre attaccati ’ da vaiuoh, uùo de’ qaaà mori quel giorno ;/è il buon Padre volle egh fletto celebrargli le- efequie . GH altri due ito* petrarobo ancor qoivi da un Signore-Spagnurió eh© li ricévette in -ufo. fua cani, di campò non molto dittante . Ma.:perchè temevamo , che ci potette fucsedere quello, che poi in fatti accia[p. 303 modifica]«le, il P. Superiore comperò ivi alcuni cavalli , e fpedì per terra un’ avvifo a i Padri della prima .noftra Riduzione del Japeyù, notificando loro il pericolo ; in eòi ftavamo , e pregandoli ad inviarci incontro fofccOrfo di provvilìoni, perché fe fi dilatava la pèlle ; correvamo rifehio di rimanerci a mekZo il cammino. Dopo di che fatta nuova próvvifìonè 'di carnè come fopra , e colla fberahfca d? efferci, colla fepatazione de gli altri infermi, liberati dal nuovo peritolo * pro- feguittittio il doftro viaggio ; Dopo alcuni giorni di cammiho ributtammo all’ altra parte dei Fiume per trovarli più facilmente da duella banda Toh e Vacche per provvederne la géùte , 'mentre gl’Infedeli medefimi per uh! poco di ta- , bacco, di tela, ò che tir io, che lor lìdia) eglino ftèlfi portano carne alle Balfe'. È in fatti lo fteflb giórno che pattammo a quella banda , cl venne incohtto una truppa d’ étti . Sono quelli dì varie Nazioni, Bòba/ter, Martìdàttis ,• Maitcba- dot, Jaròs, e Charuas, ché abitano per quafi quattrocento miglia tutto il pàefè , che giace tra 1* Uraguai e 3 Rio della Piata ( o Patena, come lo lògliono chiamare ) lino alle noftre Miffioni; La Na.zion tra quelle la più nutnetofa' de i Cba* rudi ; è gente barbata , che vive come bellie Fempre ài cattino o ne’bofehi) fenza cafa nè tetto; VattUo véftiti molto alla leggiera, e fempre a cdVallo con arco, freccio, clava, o lancia ; eé è incredibile la deprezza e velocità , con cui maneggiano i lor cavalli : il che nondimeno è cófa universale di quafi tutte quelle Nazioni , di modo che per quanto gli Spagnuoli l'appiano Ilare ftnpendamente a cavallo , quattro , e ferii; più di qualunque altra Nazione d’Europa: con? . tuttociò rariffimo è il cafo, che pottano raggiu- gnere [p. 304 modifica]gnere nel corfo éd affalir, colla fpada. utt In- diano. 0. * *. , f *

Un giorno che tornammo, a pattare-all altra parte alla diritta del Fiutoe., ci; vennero-,incontro alla fpiaggia non fo quanti Guanoas , che è un’ altra Nazione numerolìttìma , che abita éntro quel gran paefe , che è fituàto- tra T Uraguai , e il Mare fiso alle noftre Miffioni. Erano tutti a cavallo uomini e ragazzi , fra’ quali of- fervai un fanciullo, che fe ne ftava diftefb.come in un letto fopra del fuo cavallo , cioè colla tetta fui di lui collo , e i piedi incrocicchiati l'opra la groppa, e in quella politura dando attonito-mirando noi, e i noftrì Indiani. Non aveva altra vette indotto, che uno ftracfio., il quale a guifa di tracolla dalla fpalla diritta gli .veniva fin fotto il braccio fmiftro, in fóndo; ai-quale teneva come in usa borfa la fua .provvtfio- ne . Dopo effere fiato alcun tempo così mirandoci , rizzofS d’improvvifo fai tuo cavallo , e prela una carriera lparl. Ma quello, che mi fece maravigliare in vedere la leggerezza, coucui correva, fu il.non aver egli né fella:, nè ftattè,;. nè fproni , né una bacchetta almeno., con.cui ftimolare il cavallo; ma nudo fopra un caralloi nudiffimo. Orò difcorrete voi., come aneleranno gli Uomini, che fono più efercitati. Tornando a i Cbaruas, fono gente veramente barbara .' Siccome vanno quafi totalmente ignudi alla pioggia, e al Sole, fono di colore abbronzito; le loro zazzere dal non pettinarle giammai fono così fcarmigiìati, che fembrano Furie-. I principali portano incattrate nel mento alcune pietre, o .Tetri*, o pezzi di latta ed altri appena hanno «n dito o due nella'mano, perché coftumanodi tagliarli un’ articolo per riafcun parente , che muoja; [p. 305 modifica]xuuoja : ti qual barbaro coftume già ló corniti* ciano a lalciare. Le* Doane fon quelle, ohe fa- xicano per gli btiògni falla famiglia , er partko-: larraente io trafportar di continuo da un luogo1 all’ altro tutte le .loto trabaccole , delle! quali -vanito. caficbe a più non- poflò con uno o due figliolini legati dietro allefpalle, ea piedi; quando il Marito marcia fempre a cavallo colle fue armi. Non piantano,'nè feminano /nè 'coltivana in modo alcuno la' campagna , contenti de i beftiami , che truovano abbondantitàmi in- ogni Strte, ed- è l’unico cibo, che appetirono. Qye- i nuiladimeno, come ne i Vampa circdnvicini a Buenos Ayres, guftano più de i Poliedri, che delle Vacche . Non hanno abiezione fitta' ; ma vanno fempre vagabondi or quaorJàjelo ftef- fo praticano i Guanoas dall'altra parte: il' che è (tato fempre un impedimento granditàmo alla lor coQverfione ; perchè Ut non fi fermano filabilmente in alcuna parte, non è potàbile l’iftruirli, o amminifirar loro i Sacramenti , fe oggi fono in un luogo, e domani.in un’altro. Moltiflimohan faticato, e. per lungo tempo , i Padri per vedere di convertirli ; ma finora non. è fiato potàbile. Perciò volendo il P. Provinciali: prefènte, che s’imprendano nuove -Mitàoni a gl- Infedeli, oltre a quelle nelle quali continuamente fatica quefta Provincia , ha porto gli occhi (òpra la Nazione alquanto lontana de i Guagnanas, verfo la quale fi metteran quanto prima in marcia i Miflionarj con ifperanza di cavarne molto più frutto, che da i fuddetti Jaròs, eCbaruas- tentati tante volte indarno . Vero è , che granferò una volta a raunar di coftoro gran quantità fino a formarne una Popolazione affai nutnerofa TarteT. V fotto [p. 306 modifica]fotto il titolo e protezione di Sant’ Andrea j mà dopo qualche tempo impazienti di. vederli obbligati a viveretin un fol pàefe, d’improvvifo marciarono chi a una parte, chi :atl’altra, « Infoiarono la Riduzione deferta: Lo fletto accadde -dall’ altra, parte, con i Guaneat, pef convertire i quali hanno fudato moltiffiipo- i' Miffionarj ; e non ha molto, che aveano fiondata una buona Riduzion d’ effi chiamata Gesù'è-Maria coh ifpéranza di fondarne in breve molt' altre : quando una knat- tina-fonata *Ia campana per chiamate il Popolo ad udir cóme, fuole ia fsrtta Metta 5 ned fi vide Un’Anima. Stupito a tal novità il P. Mif- fionàrio efce di cala , « trinava , che. in quella notte tutti 1è n’eqirto andati, tornandofene a i loro bofehi ♦ Di quefti nondimeno fe ne convertono fempre non pochi, L quali Vengoho ad abitar nelle Riduzioni de gli altri noftri Criftiani. £ il fuddetto fi. Provinciale , che è flato per molti anni infighe Milionario , ora ihVià nuovi Miffionarj a quelle genti, con ordibe però che convertitine molti, fi erasferifcaiio in mezzo alle altre Riduzioni, affinchè' vengano a ftàr lontani da’ fnoi parenti , e .da quei di lóto Nazione, che col vanirli a vili tare non li pervertano, come è fucceduto allo' volte. Ma ritornando a /osJaris e Charuas,-finora non vi s’è trovato buon rimedio-. Conferifce ancora non. poco alla loro oftinazìoeè 1’ antipatia , che hanno- coatra gli Sp&gniuoli, da’ quali fi fón fempre difefi bravamente, conservando dome molte altre Nazioni la loro libertà-. £ 1’ andare-e ve- i nire che fanno al prefente alfe Città de gli Spagnuoli coLT-occafione che Hanno in pace, produce appunto fa fletto effetto, che uè1 gli Eretici • colli [p. 307 modifica]Tòftì in Europa -, i quali praticando Co i Cartona, la- fciano di rimirare i tanti buofti, e il tanto bene , che potrebbono ; e ne offervano fola mente alcuni , dì retti , che nella moltitudine fono inevitabili ./della quale offetVaZione fi fervono per oftinaffi maggiormente né i loro erróri » A tutto ciò fi aegiugne la quantità di Apertati , ché vive fra «fi. Imperocché Eccedè fpefliifimo, che in trenta e più Riduzioni numérofilfime diCri- ftiant/ fondate in quefte Miflioni dell’ Uraguai e 'Paranà , -fi- truovano alcuni fcapèftrati, i quali vedendo' per l’una parte , che fe non vivono colla pietà ed edificazione de gli «irti, fono acculati è gaflfigati; e per 1‘ altra non volendo rimetterli nel bnoh cammino fe ne fuggono tra gl'infedeli per vìvere a loro capriccio. Lo ftef- fo dite di alcuni Spagnuoliche o per fottrarfi alla giurtìzia , o per vivere con ogni geifere di libertà fi rifugiano tra elfi , come in Italia t Banditi fi ritirano fra gli affidimi, e figuratevi, ché buon -credito fan concepire a quelli Infedeli della Religione Criftiana. Un giorno dando volta alla punta di un bofeo , dopo cui fi apriva un buon pezzo di fpiaggia rafa , la incontrammo quifi tutta coperta d’ elfi a cavallo armati d'arco e lància, come vi dilli, e fchierati in ferina di mezza Iona, i quali ti afpettavano a quel patto per darci carne, e ricevere da noi qualche cofa . Tutti’i lor Capì- aveano nomi di Criftiani. Il Cacique principale fi chiamava Don Simo* ne, ed era uha caricatura ridicoliflima : poiché andava con Una fpecie di manto della figura d* un piviale, comporto 0rattoppato con varie pezze, tra lè quali alcuné pelli vecchie dipinte come corami d’oro, ch’egli avrà trovatola alcu- V a na [p. 308 modifica]pa Città Spagnuoln pretto qualche Rigattiere. Lr mano teneva un picciolobaflone negro eoa un y. pqmola d’ottone rotondo in cima , e Io maneggiava* come uno fcettio con molta gravità , cor- rifpondente a quel manto , e alla .«azzera* non meno fearmigliata,' che quella de gli altri ... Per conto de gli.altri due Capici-’ uno fi*chiamava Francefilo , e palpava Spagnuolo flnpendamente ; 1’ altro avea nome* Giovanni; ano de’qnali era figliuolo di un buon Vecchio,. che era. il miglior Cri- ftiano delle Riduzione di S.FrancefcoBorgia. Vedete,, còme ben l’imitava . Don Siaione.per fare una finezza ad un* Padre , che il regalò di- varie co- fertile, gli prefentò un mezzo vitello,, fu cuife- devafi nel fuo cavallo » e gli fervi va come di fella . Nel decorfo del. viario s’incontrammo in varie truppe di quelli Infedeli piò© meno nume* rofe. Si provarono talvolta alcuni Padri piùfer- vorofi di follecitarli a convertirli ; ma etti udivano con una fomma indifferenza , conte colli i Giudei ; e al più .uno rifpolè, che avea molti parenti , che non poteva lafciarli . Come- pure un’ altro di- Nazione diverfa ad un Padre ,, che gli diceva : miratte bene , che fe non fi faceva Gri- fliano*, «oderebbe all’ Inferno : £ bene, rifpofe , fe è coti, nelf altra vita mi fcaldero ... Con, forni- glianti rifpofie prefto fi liberano da chi loro, vuol predicare . Laonde fenza. trattenerci molto paf- l'annuo avanti colla maggior celerità che potammo, pel timore mplto probabile, cbe aveva- mo conceputo, che non ci cogliefie la pelle per ©re o quattro altri , chj? fi .erano feoperti infermi dì vajuolo , e che fubito avevamo! .fepatrati dalla gente , e pofli in. una Canoa fciolta , che ci feguittc da lungi. Ma [p. 309 modifica]

Ma cbn tutte le diligenze1, che tifammo , nói» •Fu potàbile liberarci'; poiché-al li 20. d’Agòftóli dichiarò, finalmente la.’peftev colla caduta quafi ad un tèmpo di .quattordici ih una fola Balza , e d’altri qua 'e là-in altre Batte: fegno badarne-, che-o pel .fiate, o per la cortmnicaziou delle ro» be il fioco andàva già ferpeggianctó occultamente e'non .farebbe, ceffate fenza prorompere in Uff' incendio «niverfale. Qui •potete immaginare, irt che apguftie:. ci trovammo : nel mezzoinfeirCà del noftto camtnino trecento miglia- lungi da Buenos Afre* , e circa altrettanto dalle coltre Miffioni .non trovandola chi ricorrere ,'’nè meno potendo .fperar ne gl! Infedeli , -nfe» otti paefi dall.una., parte.e dall’altra eravamo,‘perchè doti c’ è cofay che.Cffr più temano- , che rab 'pefte, di maniera . che -quando tino «T etti vien^dìfeòperto co i yajuoli /lo. abbandonano- tutti-, ponéridòglt fellamente in terra al fianco -un gran- varo d(acL qua, e,un quarto di bue.Pafibtitreo qudetró giorni toma tino d’ effi girando ?d’intórno-a ned» vallo / però (da fingi 1, -e' mirando fe-1’ infettino è, vivo, p morto Se morto , fe ne va fenz’afrrof fe. vivo, glireplica la provvifione ; » ciò-fiha(H tantoché, muoia., o ritirai. Sicché quando;fi ac- corfero, che fra.noi s’era aocefa la pefte?, fi fiH tirarono ben’addentro il paefe, nè fi videro?mal più : onde, rimanemmo ivi -ùn un deferto fenza aver perfona: vivente a cui ricorrere.- Ben vedevamo , che - il miglior pdrtito era camminare quanto più fi (poteva per avvicinarci fempre.più’ al Taptyà , che è la prima Riduzione delle no- Are Miffioni, per ricevere più facilmente di là il foccorfo dette provviikmt . Ma la dìffkultà- confiderà in chi-dorerà reftar col P. Superiore, V 3 , che 1 [p. 310 modifica]che era l’unico, che fapeya la Lingua de gl'indiani , e poteva confettarli ed affittene ad efiS ; e s’egli veniva con effo noi , fi rimaneva abbandonar© tutta quella gente, fenza- chi fe ammi- aittraffe ilacramenti , e proc caraffe da mangiare il che farebbe un’ obbligarli a morir come beftie'là nell© fpùqEgta •* giacché, poco dopo erano caduti infermi alcuni altri . Sé poi il Padre rimaneva con efl» , fi efponeva al medefimo pericolo-la gente di tutte l'altre Balfe , 'che poteva infermarli fenza avere, chi almerfò li confef- faffe . Ma ben tofto eoa . fomma noftra edificazione fi -eftbirono dieci Indiani di varie Batte d’ apdtre ad afiiftere © gli appettati , btftché fa- peffeto molto bene il pericolò protttmot delfe vita,.® cui’,fi «(ponevano-v Cònturtocrò» valle av- viforU dà.auefio ftetto il. P. Ximenez; perché rifletettero ben-bene aranti, ed- offeriffero meglio arDÌp ólrfecatfizio delfe loro vite . Dopo di’che fi peccarono a gli appettati, che ftqvanò buttati qun( e là pél lido;, fenza poterti aiutare ; e ( come dittero quelliche rifanàrooo ) già s’era- bo, preparati -a morirfene,- fe non d* altro', di pupe. fonie in quella (piaggia -, perfuafiffimi, che tutti; gli avrebbono abbandonati: laonde diedero mille grazie al Signore , quando fi videro com? patite, quefto foccórlo di gente eoi P. Ximenez che .amminiArò a aurti-i (Sacramenti , confettando ,.fenon erto ancora i fani per tutto quello , che potette Eccedere ; è Melata loro buona prevvifione di Viveri, ritornofli alle Balfe per follecfear; la marcia'. Si fermarono quelli ad af- fiftere a gl’ infermi, con tal’ amore e diligenza , die riufeì loro di falvarne più della meta, che è cofa rara: finché feppdliti i morti, e polli gl* [p. 311 modifica]infermi e convalefcenti nelle dueCanoe, giacché s era disfatta la Balda- , camminando a pocò a poco. gìunfero a porti in iìcnro con gli altri . ' Dopo di che quei dieci f un dopo. T altro s’ infermarono tutti della- detta patte, e fuorché uno o due morirbno tutti-, non volendo Iddio differir fóro il premio di così eroica Carità Cridiana. ^ Frattanto tutte le altre Balfe camminarono quanto poterono duo a glugnere dopocinque o fet giorni all’/tiì, o Aricfffe-, che è il paffo più ardno e fatkofo , come dirò -quì apprettò di tutta quefta navigazione , ed entrarono ih uh dumi- cello, che sbocca nell’ Uraguai mezzo miglio in circa avanti il fuddetto Itù. La mia. Batta nondimeno con altfe due giudicarono meglio di liberarli in- un colpo da qtiel patto sìfaticofo , mentre tenevano tutta ia gente fatta , e molt’o .più. par fepararfi dalle altre Balfe , dóve già cominciava; a prefentitfii il contagio . E. così dopo un‘.giorno e mezzo di fatica- formontato 'quel patto,«.giunti tre miglia più avanti all’imboccatura. di un’ altro fili micelio , ivi prendemmo porto.. Allora fu. quando più fieramente fi dichiarò;,la p«de , mentre d* improvvida , fuorché una., fi trovarono, infette tutte le Baile , e cadevano, con tanta furia; le perfone , che- in pochi (giorni ci ritrovammo con ièffanta infermi ed altri piezzot tocchi ; nè . andò molto,■ che caddero malati cento quattordici : perlocbc reggendoci. totalmente, impoffibilitati a profeguire il viaggio * inviammo tofto per terra uno alla Ri- duahorie-del Japeyù con avvifo a que’ Padri del noftro infelice dato, pregandoli per amor di Dio, che c’ inviàffero provvifioni, di qii già ci trovavamo in forama fcarfezza , affinché chi fcap- ■ V 4 pa[p. 312 modifica]pava.falla pefte, non morifie dì fame. Il certo e, che quanto io aveva ih mia Balla di bìfcot- to , di frumentone/ è di; limili provvificroi per me, tutto lo.diftribul a gl’ Indiani, non dandomi il cuore di vederli flentare di fame ; nè mi data pena la careftia , quandorcol poco , eh’ io aveva i fi:poneva foccorrere alla loto molto maggiore neceflità. Nè era minor la foliecitodine per gl’inférmi, per gli quali ciafcuna Balfa avea fatto una.o:pio cafe di paglia nel campo, acciocché fletterò difefi dall’,aria , e divifi da i fani . Il.P. Ximcmez ficcome ftava coll’ altra- truppa tre fole (miglia lontano nel fittmicello d’abballo, venne per. tetra a- confettar tatti i noftri infermi : dopo di. che.non avendo più bifogno di lai, alCftemmoinoi altri al bifogno de’ medelìmi. Io fin1’ allora, non. aveva peranche dato Viatico, né E (trema .Udzione, ma v’ aflìcuro bene , che per la prima -volta che amminiftrai quefli dtre&acra- menti, ebbi tutto il comodo di dirozzarmi).. Imperocché una,.mattiha.dopa la fanta Metta, che dicevamo ogni giorno. neli'-Altare portatile, diedi tredeci Viatici ed - altrettante EftremeUnzioni ,che»on né,, potevo, più per : la gran fàti- ea, che -mi; «celiava ufo ibatc tanto ' tempo! incurvato lino a terra, -dovei gl* infermi giacevano , è pattarci per mézzoi d’ eflh, che:fravanò'tutti af- follatir’in quelle capanne ; e. muoverli -peir l’Otto fantp* fenza danneggiarli , oltre/: al fetore die efalazo, e l’orrore , che;cagionano in- rimirarli, mentre non credo'fi truoVi malattia più ftoma- cofaj poiché, da ciò che fembra colli un barn bino ben carico di vajuofi:-; potete conjetturare . che faranno igl’Iòdiani oòn tanti, mali umori addotto che pravvengoqo da: quella tanta carne , [p. 313 modifica]che mangiano» e quàfi cruda, de-’quali fi (carica la natura in quefta occafione.In fatti erano talmente contrafatti, che cagionavano ribrezzo, al vederli, giacché, a cagione del gran prurito li deformavano tutta fa. faccia, facendola diventar tutta.una piaga, talmente che non'fidiftinr gueva fa fifonomia di uomo. Un giorno mentre (tiravano fuori un morto dalla fua capanna per, feppelliflq, nel prenderlo; per le gambe cominciò ad arrenderti la pelle , che flava di fiaccata dalla carne,,come fe follerò calzette fciplte dal che intèlì meglio, quanta fofle fa malignità di quel male. •

Frattanto le altee Balfe . colla poca g$i&te- fa* na , che loro reftara,i aiutandoli icambievolmen-r te pattarono a peco ra .poco 1* Itù . E’quefto difficil patto, che chiamano ftà, o Arìciftt, una fila concatenata di ifcogli ; che attravertano, pali’ una paste-all’altra tutto .il: Fiume Uraguai , per mezzo de’ qualj fa una- gran caduta il. Fiume, nella guifa pretto a pòco del Lago di Mantova; e quefta, con tal:, impeto.,• che. $ alzano con grande fpuma Tonde,,e,fe ne fente, per pi.ù;mfo glia da lungi lo ftrepito. E di qua hannp, da pattare per forza le. Bahei perehè non v’è,altro Fatto, Vero è , che sboccando per varie . parti acqua, tra quelle piètre gl’indiani come pratici cercano quei canali-, per gli quali. vi fona come molti gradini,, dove non precipitando il Fiume tutto in un colpo , fa caduta,-non è sì. furiofa. Cootuttociò non è credibile quanto fatichino io-, quefto patto i. poveri Indiani, perchè vi confumano uno o due giorni interi , tirando con varie corde la. Balfa , chi dalla. fpiaggia ,. chi dalla punta 4’uno Scoglio, fu cui montano V 5 per [p. 314 modifica]per antri». La maggior parte d’etti fi mette in aceto, fpiBgendo per gli fianchi e di dietro la Balfe, anai Allevandola di. tanto in tanto colle fpalle fino a porla gradatamente foprd mio fco- glio, e pei (opra,l'altro , é liberarla finalmente , dopo molta « ben lunga fatica/ da quel patto pericolale), dove fuoi quali (empie o alla Balfe, 0 alla gente, occorrere qualche dsfgraaia. Ufciti dunque di sì penofa imbroglio -, tirammo avanti fin? ? trovate Un fitò tutto a propofao per Eoi, e per gl’infermi, che quivi caddero ut maggior numero che altrove, e per gli quali lavorammo tofto 22. o 24. capanne di paglia al piè d'nna collinetta, che da luogi fembravaappunto una Terra, o Ranchetta d’ Infedeli. Poi ricorremmo di nuovo a Dio con ogni genere di divozioni private e pubbliche , (applicandolo , che fe era a maggior gloria fua, et iiberafle da quel flagello. Ma il Signore difpofe le cofe come a lui piacque, per difporre meglio ancor noi con quefto breve noviziato alle Miflioni, e per fere una buona raccolta dell’. Anime di quegli Indiani, che pretto o tardi fenxa dubbio fe ne volarono tutte al Cielo. Imperocché era co- fa, che ci cagionava grandiffima edificazione il vedere, con che premura dimandavano , con che divozione ricevevano i Sacramenti , e la pazienza grande, con cu» tolleravano un* infermità sì moietta fenza la minima querela , e folo invocando per isfogo i Santiflimi nomi di Gesù e Maria. Un giorno mentre'io daval'EArCmaUnzione ad uno, che ftava quali pretto all’agonia, un altro, che eli giaceva al fianco, tatto involto ne’fuoi (tracci, e còlla' faccia coperta all’ «fo loro, mi chiamò, e perché parlava: ahjtfan[p. 315 modifica]to Spegnitoio, Tinteli meglio. Mi pregò., chi flì detti a badare il Crocifitto per guadagnare indulgenza plenaria m Arridilo morii? ; e il contentai fubito ben volentieri adzi gli àggiun- £ vari Pentimenti fpirituali ùroprj per lo' lutto* là che lì trovava? quando il booti uomo cominciò a darmi mille grazie , fra l’altte cofe promettendomi j che u farebbe ricordato .di .me in Patadifd, con altre fomigfianri efpreflìom ,ch« «ni mottero a pianto cosi dirotto, eh’ io non po-% teva più artidolàre una fillaba : Morì poi fanta? mente il buon’ Indiano; d faero ohe non mi piatì? cherà di parola in Parodila.

Un altro giorno ftando. per morire «tra uomo attempato, e d’autorità fra.loro , fece chiamar tutta la gente della fua Balfa, e loro ditte pubblicamente, che moriva conrentiflìmo per lagri- !_ i » u * j: ficar la fua vita io quel ♦ t /• /V» _ _ • • % Accattone di condurrà nuovi Miffionarj A. i fuot. paefi ; e gii efortÒ a non' abbandonar mai i Padri per cofa alcuna i perchè ancor che . droefte perder (Jet vitd, ditte ; farete alme» feltri di morire ton tutti i Santijfmi SacraJ modi : che Q',aJf#uro per tfpericnzaeffdre là tMj&ier àonfólatió»e, che poffa artiere un CrifiìdHo tri punto di Umte * Aggiunse altre somiglianti cose nell’esortazione ben lunga, che loro fece, le quali Spiegate dal Padre XimeUez a noi tutti, che èrava- nio ©refenti % ci modero a piagnere di tenerezza . E ben .fi .vide l’effetto di tali efortakiofii fatte da più .d’tino Avanti di morire ; perchè di «anta gente , tìotì ottante il vedere' la ttfage , che faceva .fa petto, nè pur*uno lì fuggì à gl’ Infedeli i il che era facile, per ufeire di tante mi- ferie , e falvare la propria vita.- Ma li mantennero tutti collanti uno all’ultimo, ancorchérao? fifa [p. 316 modifica]pillerò la maggior parte '. Anzi. incontro® ub giorno certo Pàdre eoo- un’ Indifeso , db© ttefo' 4 pié di .un’albéró ffctya piangendo, e interrogato petchè Ptàgnelfeè Timo, rifpofe":j peè:vèd*re i fpàdri ftarjene MqUtfli'affittì vol tanti Mfombdi e finimenti fuòri fol Ino -termine , tper affi fori 0 noi ' poveretti. E certo non gli faceva picciola (fede T aflìllenza ìndefeflb/qhe loro frettavano 1 Padri df giorno e dii:ii0tte; e noti-fole* «elfo fpi- .rituale, m© anche nel .temporale; fino a torti H ‘cibo di' bocca ,e- fectiperté'diletti-, ed altre cole neceflarie di loto' tifò per féflfofrere alle loro neceflìtà , Benché per cènfeflhre la verità, ili fteflìlndiamj «particolarmente gl’Infermieri, hon Ja cecjevàhó punto a'1* Padri in materia di Carità1 verfo gì’Infermi , lo dovei piò 'volte Ibridare il'mio,/e lo fteflb Eccedette al •padre Ralppni col fuo i pel troppo faticar che jfacévano lempte in ineaxo 'ad éffi, Còn'ripofar’ appena pochi tìfòménti la notte i fintantoché ad fmendue attaccoflì il male , .da dtìi nondimeno fi compiacque Iddio di liberarli . Ma il più celebre fu uh cèrto chiamato Tifù, -il- quale non ripofàva In tutto ij giorno , fempre à maneggiando Infermi , 0 feppellendo Morti ; • e dal gran faticare ari cavar lepqlture in quél terreno'tutto pietrofo fenza badile o zappa , ma con un palo, fe gli era gonfiato il braccio diritto ©ì fattamente, che appena lo poteva più muovere. (Ora avvifato dal* Padre Ximenez, che andato con un poco più di riguardo , perchè quello era un’efpqifi ad evidente pericolo d’infermarli, rifpofe quefte pretife parole: “Padre, fe il Signore vuolpreferrarmi dalla pefte, ben Io può fa. m fi nò, faceiaf la fua fantiflima volontà. Jo fin’ [p. 317 modifica]Mfftmitre-.i ìiAfaticar per gf Infermi quefto è il '»& -ujftti*s.E così,(fatto, fu come (prima a metterli fra ' étti , frriatentoché ne . contratte la pefte -e «in *aita.furia, che femhrava li fottèro radunati in etto tutti i vajuoli di que’,-eh’ egli avea. fèppellki^coa gran feathnento de’Padri, a quali premeva ,torte la di lui vita . Ma fi Signore: rotali miracolofamente il rifanò, ia premio Fora, le della Tua frugolar Carità , o per dir meglio, itf prò de gli altri Infermi* a’quali tornò cornei - prima ad aftìftere, rifanato che fu , ficcome ancora uicì a dar materna e; fera i legni delle orazioni ,e della Metta, perchè,-era Tamburinoalr tresì,e Sagreftaao.

Mentre frayamo già ridotti ad una fomm*; careftia; giifafe finalmente pel Fiume il defide-r rato fopcorfe di provviiìoni.ìa due Balfe fpedi* te da i Padri delle. Miffioni • Ma perchè quefti faviamente aveano comandato a gl’Indiani,-che non fi ayyicinaflero troppo, qè pracicalfero con Sii appettati;/ma che fermnrifi fa Sufficiente di- anzA -fcarfaaflèro in tara fa, cole, e cj avvi* fafiero, affinché le iuviaffimo;a prendere ; quelli fi fermarono -in un .fiumjcello. dodici miglia, lungi "da noi, fenza darci.-il,-minimo avvifoy e, , quivi -fteteero vari giprni - epa. fomm a quiete , 1 mentre noi perivamo di fame .1 Finché per . fora tuna due noftri Indiani andando a caccia verfo quelle, patti^va*. incontrarono; fa una delle fud- dette Bajfe ;. ed interrogatolo., donde veniva., raccontò eh’effi da- tanto tèmpo afpettavano , che noi jnviattimo a prendere quelle provvido- ai : del dm vennero tofto a darcene l’avvilo i noftri, fenza il quale come .mai dovevamo indovinare la lor venuta noi altri, che par tiri pa-, va[p. 318 modifica]▼amo più tofto qualche cófa del Martire , che del Profetai Da lì àd alcun’altro eh ci arrivò ancora per tèrra buon foccorlo di buoi ; con che cominciammo a refpirare un pòco ? benché a quefta confolazione fopragiunfe tofto un travaglio ; e fu una tempeftà più fiera 'ancor dèlia prima / per la qààlé non folo s’ affondarono quali tutte fe Balle , tha furono, talmente con- quaflate dall’onde, che fu d’uopo disfarne per lo meno fei. E ih quefta godette il Fiume qualche parte della nuova'provvifione ; ed un Padre per voler falvare.una borfa o valigia, che l’acque fi portavano Via, Cadde nel fiume, e corfe non lieve pericolo di annegarli. Ma la maggior perdita , òhe facemmo in quefta buratto , fu quella dell’ Olio fasto , che in affondarli la Balfa ‘fi perite : nel qual tiro ben di-, ritto colpi il Demonio . Alla tempefta fucce- dette. rinfeftazion dlffeTigri, che attratte dall!' odorè dèlia carne " Venivano a vifitarci . Due- et tre voke s’incoritràrorio in effe i' Padri 'hon fenza grave lor timore e pericolo. Molte più furono le volte , eh’èfl*e vennero *-vifitarci di. notte , tra le quàfVÉtià'entrò in una capanna , dovè giacevano due poveri Infermi » Per buona ventura flava li in terra un quatto di' bile : del che contentatali! la fiera fe ne patti fenza far’ «lrio danno Un’altra'fi àrdi per fino di entrare nella Canoa d’ uria Balfa , dove flava dormendo un’ uomo coperto con un cuoijo di bue » Al porre che fece la * Tigre fopra il* cuoio la zampa, fi (Vegliò l’uomo di fotto-, e diede uh grido da (paventato , pet quale non fapendo forfè la fiera, che' cofa folle, fpavehtatafi anch* offa tirò un lancio, e-fa ne faggi* Due di que[p. 319 modifica]fa me. ammazzarono gITAdiàni, e cì prenotarono un Tigretto dt un mele iti circa , /che àvea- no prefo vivo , di cui non - ho giammai vìftó cofa ‘più fiera. Imperocché quantunque si tenero , pareva impattato di rabbia , feniipre ruggendo , e avventandoli Contro chiunque fe gli accettava, e per fino a chi gli- porgeva dà mangiare. Laonde vedendo, che non era per modo alcuno domefticabìle; e che fi correva pericolo, che in grazia di lui ci veniffero a vifirare i fuoi Parerìti, come già -fi èrano cominciati a fentirer T ©pnegammo nel Fiume. •

Alta veifazion delle TigFi fi aggiunfe là mo-. leftia indicibile delle Fòrmiche ,'le quali per iftar tanto tempo ferme te Balfe nello fteffo fi- to, avevano trovata la maniera di entrarvi dentro a migliaja , ora per le tavolò , per le quali dalle Canoe fi fmonra a terra, ed ora per ,la corda-, che tiene legata ad un tronco la Balfa; e non v-'era maniera di liberarcene, perchè ammazzarle tutte irttìna cafetta còsi rimetta con tante tartare , era im potàbile ; e - fe fi toglieva* la fuddetta tavola: 0 corda per impedir loro T entrata, era peggio, perchè non potendo più ufeir quelle, che già erano entrate, tornavano addietro, e fi'metrevano tra le camifcie e ienzuoii,-e nelle bórfé 8cc. onde non v’era altro rimedio che la pazienza ; Motte altré fomi- glianti iholeftie ci occorfero , che ommetro : perchè farebbe tròppo lungo e molefto il raccontarle. È in quella guifa erano già fqorfi più di tre mefr, da che ci mettemmo in viaggio due de’quali avevamo confumato in que’ deferti co i noftri appettati, e davamo allettando , che rifolozione veniva dal Padre Superiore delfe Mif[p. 320 modifica]Minioni ; perché fe dovevamo afpettar' ivi ; fin-» ché cadeffero tutti , era cofa da non finirla giammai: poiché in tutte le petti alcuni fempre la fcappano. Gl’ inviammo pertanto la diftinta Relazione del noftrò flato; come di 540. India» ni-, che. venivano tra tutte le Balfe, 42. foli rimanevano intatti. Erano 179. i morti, e gli altri rifanati; e. da molto tempo non s’infermava fe non taluno, ficchè femhrava già cèflare la Pefte,fe non che vflrj Padri fi trovavano indi- fpofti con pericolo, che fe duravano più lungó tempo in quelle mitene, due principalmente Don giugnerebbono al termine * Il che intefo dal Padre Superiore delle Miffioni, inviò fubitd con gran carità un Padre con quattro Balie i ed .ordine ,-q he -fi fermaflje egli, e il .Padre Xì- menez con gli appettati , finatantochè aveffero fetta una rigorpla quarantena, acciocché non s’ introducette nelle Miffioni la Pefte, come del 1718. quando entratavi .fi portò vi» circa cjn- Jjuanra mila perfone, E che perciò i Padri, la» riatterò addietro, le loro robe, da bragiarfi, e fi yeftiflèro da capo a. piedi colle vefti. nuove, che a quefto fine s'inviavano; ed entrati nelle Balfe nuove profeguiffirpa il ..noftrp viaggio . In quefto mentre ci fopragtuofe d* improvvilo il Padre Provinciale, il. quale ritornato da Cordò4 va di Tucqman, ed imbarcatoli a Buenos, 1A7* res veniva all» vifira delle Milfioni . Trovandoci egli dopo; quattro, meli a ppco più di messo cgmipino, fi. motte fommauiente a Compaffiooe di noi,.che per effere tutti fuggem, ch’egli aveva.condotti con, tanti ftenti da Europa, ci . mirava con amore particolare , e diede calore alla noftra marcia. Spogliatici adunque di : tut[p. 321 modifica]te le vefti vecchie , prendemmo le •nuòve di bombagio -cinto, cbe è il panno o faja di quefte parti; le quali potete immaginarvi come ci (lavano in dotto, ficcome in piedi le (carpe, ef- fendo lavorato il tHtto alla fortuna da .chi non ci aveva mai vidi nè conofciuti. E vediti così alla . meglio , entrammo in tre Balfe , nelle quali per la ((rettezza appena potevamo muoverci ; e in tal maniera profeguimmo ti cammino fino alle Miflioni in compagnia del Padre Provinciale, il quale prima di ^partire confolò altresì i poveri .Indiani, disponendo, che i quaranta sani si dividessero totalmente da gli altri, ed uniti fra loro conducettero due Balse ; ed i cento quindici o venti convalescenti ne conducessero cinque ; ed in tal modo affiditi da quel Padre, che era venuto dalle Miflioni , ci fegui- taflero per due o tre giornate dittanti, computando anche il viaggio nella quarantena, per terminarla poi compiutamente in luogò, novanta miglia dittante dal Yapeyù. In tu forma fi diede fine a tutti i noftri travagli Con giugne- re circa la metà di Novembre alla Riduzione .de lot vres Reset, eh’effi chiamano Yapeyù, ed è la prima delle Miflioni dell’Uraguai ben numerala -, perchè compofta di mille e ducente Famiglie in circa. L’allegrezza , con cui tutte il Pòpolo.ci venne incontro, le fette , che celebrarono alla. lor maniera per qnei due o tre giorni, che ti fermammo, farebbe lunga cofa il defcriverlo. Tutti i Padri poi fi divilero per le Riduzioni, a cui dal,Padre Provinciale furono dedicati.. A me per buona forte toccò quella di Santa Maria, ducente quaranta miglia in circa più avanti/a cui giunti finalmente 1 primo i, / [p. 322 modifica]mo di Dicembre del 1129. quaranta meli ili punto da cbe.partendo.dal Collegio di Bologna in’era pollo in ca mmino per quella Provi aria « Quivi fui ricevute a braccia aperte colie più tenere Vifcere di carità dal Padre Diego Ignazio Altainirano, vecchio venerabile fertuagena- rio, molto riguardevole in quelle patti per la fua condizióne , dottrina , è fantirà ingoiare . Le finezze poi, che mi fecero gl’ Indiani ; non faprei come efprimerle» Mi vennero incontro , mi fi affollarono attorno , chi mi baciava la mano chi li congratulava nteco per efiere-finalmente giuiìto al loro paefe ; chi mi ringraziava

per effere Venuto si di lontano , e per avére

pattato il "Paraguaz», cioè il Mare, ed avete abbandonata la Patria, gnaadì ra/hupae, come elfi' dietimo/cioè per noftro autore, aggtuznéndo mille ringraziamenti » Tale fu il giubrlo , che provai .in vedermi finalménte gunto ai termine de- fiderato, che mi feordai. follo di tutti i pati* meati pa fiati , e farei, - pronto ad -incontrarli dì naovo milito maggiori per la COnfolazione di faticare per . rutta làvftafra quelle povere gènti . L’unica cófa, che mi dà qualche travaglio, è la Lingua diffidili dima . Contuttociò mi- vado tanto induflriattio, che già fon quafi'due meli, che faccio la Domina (olita d’ogni giorno ai Fanciulli, . he è il miniftero dr . maggior natio genio, e di forte maggior guadagno. -Ne mi manca giammai nuraerofa udienza ; perchè fecóndo il. Catalogo qui le Fanciulle fino- a 4 quindici anni fono mille e due, e r Fanciulli novecento f flanra. E quantunque di tanto in tanto erri qualche parola, intendono molto bene ciò , che voglio dire, ficcome io intendo elfi, quando gl’ [p. 323 modifica]interrogo; e dando per premio a chi mi rifpon- de bene uno o due aghi, fe ne-vanno allenì come una Pàfqua. Ma meglio é, che lafci qui, perchè te entrò in difcorfo de gl* Indiani, non mi bada altrettanto di ciò, che ho fcritto ; e già mi truovo ftfaCco baftantemente . Mi rimetto dùnque alla Relazione, che già v’inviai di q dette Miffioni, la quale, per quanto ho vitto finora, è fedeliffima . Frattanto vi fugplico di Salutare cordialiffimamente per parte mia il Signor Padre, Signora Madre, Signóre Cognate, Fratello, Sorelle^ Nipoti, e tutti i parenti ed amici) pregandoli diri cordarli di me nelle loro fante orazioni , I per impetrarmi dal Signore la grazia unica, che defidero; ed è d’ impiegarmi tutto a fua maggior gloria, e alla faluteditjue- fte povere genti. Addio.

Vostro Affezionatissimo Fratello

Gaetano Cattaneo della Compagnia di Gesù.




IL FINE.