Lettera seconda

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LETTERA SECONDA.



CARISS. FRATELLO.

Dalla Riduzione di S. Maria nelle Missioni del Paraguai 20. Aprile 1730.


I
N altra mia fcrittavi da Buenos Ayres vi diedi . didima contezza di tutta la navigazione

fino all’ arrivo in quel l’orto , né mi ftefi più oltre per non infaftidirvi di vantaggio con una Lettera troppo Innga. Benché fe debbo confettare il vero , non fu ciò tutta carità , ma bensì in gran parte amor proprio , perchè mi trovava alquanto fianco dallo fqrivere quella lunga Lettera , particolarmente- adefio , che mi colla più lo fcrivere quattro righe, che, v.enti in altro tempo , per ettere già varj anni die fon Sa fuo? [p. 276 modifica]fuori, d’eftrcizio della itoftra Lfagùà Italiana, è non tifi ritordo (brente di molti tèrmini : ondé mi fà d* addò ftat pénfindó é ripuntando, finat- tantocbè mi fovvehgà quella benedétta parola, di mattata tbe. mentre la penna vorrebbe correre come una volta, lì trùoVa obbligata di tanto in tanto a fermarti perafpetràt la memoria, ' che yien zoppicando, e itoh vtioTefsefemaltrattata per troppa fretta. Ora nel prèfénte vi darò notizia, coine bramate , dèlie' còfe principali di quella Città é Provincia, é di quanto Accedette dopo il tìoftro arrivo ad effa : E principiando da bueft’ ultimo , dico , che. in quél tempo che fi fermarono i Miffionarj in- Buenos Ayres , parte per ripófare alquanto dalla ldhga navigazione / patté per difporfi a marciaré verfo dove gl’ihviava la fantaUbbidiènza, qtiafi tutti; chi più i chi iiieno , patirono qualche acciacco | e ' più d’uno trovoifi a gli aitimi perlòdi i La Cagione fi attribuiva comunémenfo , parte a i mali umori contratti ne gl’incòmodi della navigazione, parte alla diverfità del Clima , e,de 1 cibi; tfià fopra tutto ali acqua del Rio della Piata, che ' fi bee crdihàriaìnèftté àtla- tavola , che per effe- L re di natura fuà molto.fottile e frigida, a quafi tutti gli Etìropèi ffiòlè cagionar vòfhiti; dolori, e diiehtérie, benché poi dopò fan mère, quando vi s’ è avvezzato lo llomàcó , tiéfce faniffi- hia. Cì trattenemmo più ili duè méfi in Buenos Ayres , finàttaHtòctó fi èr^àralTetb. le Càtrctte per «li ftudeiiti ,■ che dòvéàno àndàré à Cordova di Tucófiian , e le ìriibaftazìoni de gl’ Indiani ; rae venivano dà fècéfito e più miglia pel Fiutìie Uràguai còlle fot Canòe fer condurre i Wiflio- inarj a i loro pàélìCer&cvè di Tvckmiin i una Cittì-; dóve la Compagnia tiene Univertìtàpub[p. 277 modifica]felica, alla quale, p©r eflfo T unica di qpeft; pae- C , qcqorcopo/ itiyji; gli Spagnuoli dell? tre Pfft? vinci© Tucpmau, jParaguài, e Rio della Piata ; e giunta una, Mifljqn.q d’ £urcypei, colà s’in- vìauo tqfti i noftri, gtpyaqi, che non hanperap- che terminata il cppo de; loro fludj, per prote- guirlì. iìqó gl'fine dejìa j'eqlogia !

E’ dittante Contava da. Buenos Ayres trecento feflanta miglia per lq meno. Torto quello tratto di paefe. non è atep che un continuo deferto , doye appena incontra dopo piolti .giorni qpafefee albero, ettepdo tptta pianura e campagna rafa,' dj cui permana papié fi vede fermine, conje pel Mare. %r pattare adunque *» fatti deferti, che chiamano Pappai, d’uopo fofape le fteffeprpvyifiqni 4* acqua , bifcotto ec- che nel- ip nav.igaaifmf, petdfe chìpon.ne pt^ta,fjoq ne trupva perìflrada ; e la State principalmente 1’ acqua (noi dar? il maggior. faftidip, perchè, non è cóme inmare,1 ffoye'bevono follmente .I?,per- fonei ina quivi altresì, i bpfii, che furano fo carrette , doye vanpo i paffeggierì : laónde fevenfe fi.tritavano in grandì anguuie per pattare li tre e quattro giorm’ fenz© incontrare non fiiUa.d’ac- W 19u#° Yy8- gf9 mi. «metta atta fretterà del P. GtofeppeGer- vafoni, il quale ficcome. fu deftinatp Lettore di Teólogia' iq Cordpva ,'fecfoquefta' campagna , e / nq dà dìttiqto ragguaglio al Tuo Signor Fratello, Ja cui lettera v’mjiQ aperta ', acciocché la leggiate prima , e poi la rimettiate fopra al detto Signore. Ivi dal Padre come teftiinonio ctt yitta intenderete meglio che da me fo qualità e cireo- ftaoze di tal viaggio , nel quale il Padre cp| compagni impiegò un mefe: mentre io pq(sà agl’indiani, i quali dopo un mefe e mezzo dalnoftro S 3 arri[p. 278 modifica]arrivo giùnfero a Buenos Ayres, benché non con tutte le imbarcazioni per gli Miffionarj, ma con una fola, la quale-fpiecdffi dalla"Riduzione.dei tre Re Magi, o JapeyA, come dicono, in lor Lingua, che è la Popolazione più vicini'di tutte , qùantuùque dittante circa fecento. miglia da Buenos Ayres. Quella eon gi-an diligenza fi avanzò h tutte Te altre, ed in èfla venivano Mufici e Sonatóri per fefteggiar 1* arrivo de • i Miffionarj d’ Europa •-. Giunti thè flirono , toflo venhero in truppa al noftro Collegio impazienti Hi vederci e Aiutarci ; e immediatàmerite fi portàrótio allà camera del P, Girolamo •• Herraln ; che A TI !P. Proccùratore, il quale ci condùffis d’Europa’ ,• ed effi cónofcevano molto bene , per effere fiato in- figneMrffionario m quelle parti. Le dimoftràziò- ht di allegrezza, le cotigratufeziorii pel fuo felice* arrivo', le grazie , che gli diederò per aver ^condotto tanti Miffionarj-, non è facile lo (piegarlo. Il Padre ci- fece awifati dell’àrtivó die gl’indiani f, e nói -tutti fenza dimora fcehdemmo nel Cortile, dovè effi ftavano fchieràti colleTor note e finiménti; i picciòfini :di dodici lù quattordici anni, che erano i Topi-ani'; éd' aStrfprùgrandicelli' di quàttorHieiirt fedpciche eranò. i contralti , :ftaVàno davanti '/altri giovanotti' , che cantavano il tenore o barìtoni, formavano altra fila di dietro ; e in ultimò ' 'ftdvaho jjjli ‘uomini già attempati, che facevano il baffo j e tiàll’urfa partee dall’altra immediatamente iSonatori coh arpé, .violini, chitarre, e4 altriftruniefitfidH'cor- de é Ha fiato, e al gìugneVe éhe facemmo ih tonarono ùn TeDtUtn tatmtmùs belliffìinò . Cotffef- fo finéeramente, che al primo vederli ,'al mirar quelle fifonomie, e il veftìto lor proprio, e quella lor compattezzami fendi intenerire 5 e mol[p. 279 modifica]pi ù1 quando’giuntisi Te nga qntefumus fi gtt© -rarono rawb-rid-un tempo girocchtoni, caWando»- 4o cooi foninttiffivozione è riverenza , allora fa ■chepotei contenermi‘di falciar correre lela- 'grifata qffereodomifì àl.p&rtfieto , édere queftè 'queHe anime redente coi preziofo fetigue di Se- •sù'Criftos che ptìc’ratwl. gémevano fot» lafchià- vièù del uBemOuio, e che forfè*-tuttora giaceteti feone in nnebris iy umbra morta. y fe. notvfoflero venati fucseffi temente Miffionarj inviati da Din per apporta? lo» la luce del Vangelo. :

Per più.•giorni poi profèguirapo : a celebrai te loro fette còri canti', -giacchi./- e- danze ,• accen- rendaa vederle la miglio! pitrte della «Città ,fe principalmente il Governano» Capitan1 Generate .di'quefta Provincia, H quale-ndn fapev# fakikt*- fi di rimirarli ) ónde in-gradi* rtfSóa 1 Eccèlle rv- za fu neceffario' più volte profcgéirte fin-doifó aF Ave Maria/quando appena fi diftingue vanta "più 4e perfonev Tra le altre danze toto trtia *venera grazi o&ffima, che poteva ‘mirarli. Ofp gàby;idn qualfifia Europeo, e confifteva in dodici-$£if- cittllf/veftrti alf Inga,:cotae ‘dicono, che* eri il ■pcrémBénto;-de igli antichi Indiani Nobili del Perù', e vertivano- rotti con: alcuni (burnenti pquaè. tré can'.picciolè Arpe pendenti -dal collò;; altri

coa chitarre; ed altri con piccioli viólinetriVEd

-effr foli fi‘fonavano allo fteffo tempo la danza , .rc fe;da/ballavano, ma con tal rigor di eàdeùró, er roh qaE ordine di figura, che fi guadagnava l’ applaùfoV. ed -approvazion di tutti . E lo fteìio era-dell’altre loro danze,- nelle quali - là cofiè* -mio parer più ‘ammirabile-, era quell’efafttezwi •dd tempo', e-. dell’ordinanza, fenza- errar’ un’apice, -per' quanto '.fodero beh’ lunghe le ’dabee, etl 'éi&italvalQa -in numero.xH Tedici , o v.enriquat- j S 4 tro. [p. 280 modifica]ero- Ci divertirono «Urtai e» i lotta «chi * ftee- eie, ed altri efercisj 4’arai* Nultedtmeoal*co- /• migliore era la Mufica d’ógni giórno nella Chiefa, che durava , finattantochè duravano le Meflp, cioè quali tutta la mattina, ri partita in fate Cori, l'ut* in faccia all’ «Uro , di inodo. che ceflaodo T uno, ripigliava 1' «Irto a vicenda v il che allettava, noe poco #4 udir molte Mef- iè ) come pare glTndianerri, che le fervìvano a •due a dae per Altare; veftiti di luogo.comeSeminaritti , e eoe ratte beUiffimg portate fisco •dalle Miffioni, e. fopra tutto eòe upa. tnodeftia da Novizio, congiunta eoo quella puntualità -tanto efatta in tutta le cerimonie d’inginocchiar- •fi., levarti in piè, congiugnere le mani tutti ad -un tempo, ebe Ombravano propriamente (tante; che ti wovefifeio allo taroccar d una fùfta ; e faceva un bellidiino vedere particolarmente nelle Mette cantata* quando officiavano tutti con quell’ ordine e tempo sì rigorofo , fenza errare una minima cerimonia ; il che ©erto moveva a di* v«*iaoe,

In quefta maniera la pafiàmme, fiaattantochè preparare le cafo neceflarir pel lungo, viaggio il P, Girolamo Hprran, già dichiarato Provinciale di quefta Provincia parti verfo Contava di To* cumao con tutta la Gioventù , desinata , come difii, a terminane i fuoi ftndj in quella Ubivmv fitài ed alcuni Padri altresi, che da Cordova doveano pattare mille e -cinquecento e più imiti* avanti fino alle nuove Miflioni fa tot Cfii- qfotof . Noi altri in numero di dodici defiinati alle Miflioni dell’ Uraguai e Paranà, ci formammo alcuni gironi di più in Buenos. Ayres, finché fbflero giunte tutte le imbarcazioni de gl* ladiam per condurci a quella volta j e finte le prov[p. 281 modifica]provvigioni neceflarie maffimamente di bifcotto per.si lavo viaggio,: in pai fuori di due fbra- ze, o CaifjnediSpagpuolj, che s? incontrano fui principio, e una Riduzione 4’ Indiasi fotto bt cnrà de’RR. PP. di San Francefco , non G truo- va tura caia, a cui ricorrere per'un poco'di pane-in tutto il cammino, che è di circa fecento rnigliaj e in cui, perchè fi va fempre contro la correat© fai piume, fi fogliono ordinariamente impiegar due meG, benché noi altri ne confi® manrtmo piià di quattro per gli varj accidenti , che d/fuccffaronó, ì opali per eflère cofa lunga , Rima: meglio di riferharli per altra Lettera , e frattanto darvi la notizia, che bramate , di Buenos Ayres, e delle Provincie adiacenti.

Sta fittola la Città di Bnenos fan allafpiag- gia fai góla Rio falla Piata circa ducente miglia lungi dalla sboccatura fai fatto Fiume, éd è la Cdpitale della Provincia chiamata Rio della .Piata, a cui fono fuggetre due pisciale Città, P «nac fatta Stmta Fé, e l’altra Corrientti, cbe fono runiche della detta vafia Provincia* Quella 4 la più popolata e migliore di quante Cit- tà fi truovano nelle Provincie fitnace di qua da Kmonti aitjfiimi della Coidigliera fino' al mare; perché quando quelle forano tre o quattro mila, o al più cinque o lèi mila Anime ( fuori fati’ Affunzkne, che è affai più numeròfa ) a Beeuos Apre? gliene fanno almeno fe|dici mila , »»’quali vi .faranno da mille Spagnuoli Europei, * tre o quattro mila altri Spagnuoli del paefe, difendenti veramente per retta linea da .qfaSfagiraolt, che anticamente piantarono qui . he kco famiglie, e in poco o oolla, fia nella capacita., fia odio fpirito, fi diftinguono da gli Europei. Crk/tit, o Cria/i fimo appellati quelli [p. 282 modifica]ultimi. Tutto il rimanente poi confitte - ia ASt latti, o Miflàsti, o Mari-, Mulatti chiamano i nati di legittimo matrimònio da Biancore NegVa , e vice .verta; e fono.un quìi medium nel-icapeb- 10, colore, e fifonomia tra il MoroH 'è X Europeo, brutti ffimi. da vederti. Miftixzi fon quelli , «he nafceno dà Spagnuoli maritati-con1 Indiana, 0 vice vrerfa ; che .etti, porr foretto una fifonomia -di:mezzo. 1 Mori, che.effi chiamato “Ncyfov■formano il-maggior aumèro, e di .quefti è pteqa l’ America; non/già: che nr America Ci fia alcuna Nazione di. Mori, o Negri; ma perche- : ci fono Jiafportati ; continuamente daij ' Affrica da:iìgr fo- gleli, dove li comperano: a migliaia arassi/pècore per bagattelle o da/l -locò Padri v.rfv. Madri., «he conducono. al mercato; triippd iutiere dà? fi- .gUokttl; A da i loro rtemicf, i .quafo^a ! djuefo ifuie-proccurauo di fac.mokkfeigìaai fattté doro continue guerre, per-, aver pea xdokkfiqhiivdl da vendere a gl’ Inglefi -, £he: comperati $ cottéTdt&r fi, a vili/fimo preizoi, ae. caricano IcuUro/oavi, I cfot chiamano l'affittito de AsiNbgrai.‘ie tiaagd- bo poi a veriderfi fotutei i Porti tieli’Aekacaùa .dento e duoento panie più tetta oiftqueftilfoòo 1 foli /che. in tutte bquetteProvincie-ferTomael- le calè/.lavorano i reaudpi , e faticano-- «frutti gli altrfezdncfterj. E:f* non ci' fofferq tklìfobia- •vi, noa.fi potrebbe vivere , perehé'-titubo iSfét- gauolò, per quanto -venga d’Europa benyowiéb. vuol ridurfi.:a fervire? ma rotto «he giugqtbaM’ Indie, -ancorché non-tenga conche foftcatarfi:, vuol far da. Signore.-: fìe.gl’Indianrtratlbfoafoiei- 11, che xifiedano nelle. Città de gli'-SpagnuoMoe di quefti.rdro é chi fi riduca a prenderà fatarlo ; e il prendere i.moki, «he vanrio-e vengono alfa Città, e- forzarli .a-.fervire come-, una: - yolta, non [p. 283 modifica]ntft è più io potere de gii -Spagnuoli ■« • Anzi 1’ averli tròppo esacerbati -anticamente col' pfen- derli violentemente, e farli Schiavi, fu la cagione, che molte Nazioni fuggette fi ribel latterò , ed altre refìfteifero bravamente, lènza averlepo-i Roto mai più conquidere* E di là nacque* l’odio implacabile ,'che hanno fempretenueo contro gli Spagnuoli lino a diftroggerè alcune Joro Città , trucidandone q«6nti capitavano loro in mano , e infettando;* come fanno tuttora, le ftrade Colle loro’Scorrerie, e riempiendole di ruberie e di ftragi, còme vi ■ moftrerò pi ù'- chiaramente in tètra mia' , discendendo a cali particolari. Per aver dunque chi li ferva nelle cafe"in Città , e ae’ magazziniv'e nielle'fabbriche; e ih altri lavori'; è nelle poflèffrònì aHa*campàgna, (1 provveggo* ro tutti' sì'Reltgiwfi, ohe Secolari, de i Suddetti Negri o Mori , coarperandone quanti ' he bifo» gnano.

Ditti -di: foprà-/eflère* Buenos Ayres j non foto Più humèrofit, ma ancorai la migliore di-tutte altre Owà di qtìeftetre Provincie Tucuman, Paraguai, e Rio della Piata . Ed è così, perchè quefta fi aflomiglia in parve alle Città di Europa , benché tenga gran parte-ancora dell’ Indiano , ohdè le Topràvanda in maeftà e bellezza . intorno* alle altre Città' di quelli pàefi , perchè ne formiate pur qualche idea-, ‘dirò; folo iuccin- iamfente ; :cKd dòn fon’ sltio-Che un’aggregato di poche* cafe fenza ordine o fitìnmetria di piazze e contrade',1 ma- fittamente • dieciòtto o* venti calè in un fito/e poi un' lubgo tratto d’ alberi; dódici ò quattordici in un’altro, e poi bofco&eoef- pugli ; che per eflèr quelle a tiiana terra, -é baC- fe come capanne , non le làiciano diftinguere laónde non fi conofce sì facilmente, dovelaGfo- tà [p. 284 modifica]fà principu © finifca. E, perchè vediate che di* co il vero , riferirò, qui fiuqeramenm ciò , che -Succedette al P. Compagno del noftio P. Provinciale nell’ultima vinta di -una di quefte Città chiamata Ripa, che io noftra pronùnzia fi dice fiwfr , e me 1© raccontò lo ftefiq. padre in perfona. Sfa fituata- la Riocha da. trecènto miglia dittante da Cordova di Tucpmaa ; e il cammino oltre l'effe» deferto e folitudioe, come da Buenos Ayres a Cordova , riefee poi feftidiofo per e fiere montuof» e pietrofo, onde non fipuò andarvi né meno "in carretta ; ma è necpfiario andar fempre a mule, e pian piano . Ora dopo molti giomi fa' qammino fi trovava affai fianco il addetto Padre» e un giorno che fi età avariato piò de gli altri, Sentendoli oppreffo dal Sonno.; giudicò bene di ripofat* un. poco , trattante che gli altri giugnevano': principalmente perchè non Sapeva quanto vi reftaflè ancora di cammifa» ; ed il Sole par eflère di State, e dopo mezzo giorno, leccava Su ben bene . Smontato donque da cavallo, fi giftò in terra fotta V ombra A' un’albero, e. ifeeorae era allora ri bifo- gnofo di Sonno, lo prefe Subito; e prpfeguì, finché arrivò il P. Provinciale , il cui farigtiere .vedendo, dormii© lì il Religiofo a guelfa pànie? ra Sulla nuda terra » lo Svegliò Subito , dandogli in atto come d’attonito, come dorpiffe in quella guifa in. pubblico , Come in pnofaico ? ripigliò il Padre» fe fono quattqrdeci o quindeci dì che punminiamo per quefto deferto feuxa vedere anima vivente» e Pio fa quando ajriyere-. mo a quefta benedetta Città . Eyyì al pondo Luogo più foli tari© di quefto? Nò.,Padrerjfpo- fe il MuJatieretfrià è da qualche tempo che arrivammo in Città, ed al prelente Àia me ari cuo[p. 285 modifica]cuore d'elfa; e per tal légno dietro di quefti al? beri fta il Collegio della Compagnia . Ed èta~ così, perchè in fatti dietro a quel picriolo bo- fco flava appunto il hoftro Collegio : del che ri- xnafe ftupitò il Padrè, éd attiéme cohfufo, comò egli mi diceva, d’éflèrfì addòfmentato in quella forma nel bel mezzo di quèllà Città. Nétta ftéf- fa boti ha mbìtO , che UnCòifegidore * 0 Pode? ftà d’efla, s'incapricciò di farli vedére ih eoe? chic». Fatta duhque fabbricare Una CarfOzietta, Ufcì Un giorno in etta à patteggiare per là Città; e la cofa andò a tettai tiare, ih che bàffàn- do per tahti e sì ’dènfi albóri; un ramo d étti entrò dentro la carrozza, é, gli cavò un’occhio • Da ciò potrete formarvi la fpecie prefs’ a poco della condizione e forma dì quelle Città; giacché tutte.pocó più o meno tengono là mèdefi- ma piatita.

Ora Buenos Ayrés Ibkt fi difterénzìa akuh poco, poiché quantunque contenga in sé molti orti con alberi, che di lontdhO noia . lanciano fdì- ftinguer molto le café; e quefte nelle uilreriiità fieno difperfé qua è là létiza otdihe : faél centro nondiméno della Città lotto Unìté , formando (brade diritte e ordinate . Le cale fòno bàttè di UM piailÒ fòlo ; la maggior parte fabbricate di ter? ra cruda; còbfiftono pe*- lo più in qUattrd patéL ti di forma bislunga febZa brtèftrà alcuna , o ai più una, prendendo il lamé dalla porta ; pochi aimi ■ prima erano tutte di tetra ; còttoè diflt , élt maggior parte coperte di'foia paglia * Ma datò póiché uh noftro Fratello coll* oCcafione di fatò bricàr la hóftta Chiefa ttOVÓ la manièra di li- votare, e cuocere quadrèlli, S* iotfoduffe tal’ atte nella Città, di modo che dove prima non v’era fe non la fornace, eh’ egli inventò , al preféntè [p. 286 modifica]vi lì contano da fefiànta fornaci di pietre .. U fuddetto parimente s’induftriò cotanto , che gli venne fatto di trovare ancora la calce; dopo di che quafi tutti al prelènte fabbricano con pietre e calcina, e fi comincia anche a vedere qualche cafa di due piani. Aggiugnete , che nella Mit- fione antecedente alia noftta vennero due Fratelli Italiani , 1’ uno infigne Architetto-, e I’ altra eccellente Capo Maftro , ì quali oltre all’ aver terminata la nofira Chiefa /che è molto bella , fabbricarono altresì in Buenos Ayres quella de’ PP. di S. Maria della Mercede, e quella de’PP. FranCefeani Riformati con piante moderne bellif- fime , che potrebbono Ilare con riputazione in qualfivoglia parte d’ Europa; e perché fono affai alte con Cuppole e Campanili , da lungi tanno vaghi£Gma villa. Fabbricarono -altresì a petizione di Monfignor Vefcovo la facciata delia Cattedrale con due Campanili al lato , che la rendono affai maeftofa . Come pure ad iflanza del Magiftrato intraprefero la fabbrica del Palazzo della Città: febbene per averla cominciata troppo fontnofa , non refiftendo la Comunità allora efaufta alla troppa fpefa, fi differì ad altro tempo ti profeguirla . Ma il meglio fu , che. in oc- cafione di quelle e d’ altre fabbriche minori dovendoli fervire di Morì o Negri, che come di (Ti fon quelli, che qui fanno di tutto, nè addeftra- rono molti di tal maniera , che al preferite fono bravifiimi Capo Maftri j e baftadar loro (blamente il difegno , che da sé foli 1’ efeguifcòno perfettamente. Perlocchè a poco a poco Buenos Ayres fi va mettendo in tale fiato , che potrà mirarli fenza difprezzo da gli Europei. Per ciò che appartiene al Clima, effo è ilpi“ ^temperato di tutte l’altre Città fopradette, Per effe[p. 287 modifica]éflere pofta in 35. giiadi e mezzo di latitudine, e per gli venti, che Spirano continuamènte da! gran Rio della Piata, che qui in faccia alla Città, come vi dilli in altra:.mia, non lì differenzia punto dal Mare in ciòcche tocca a i venti, e al non diftinguerfi in parte alcuna le fpiag- gie. Debbo notare altresì , che flando Buenov Ayres, e tutte quefte Provincie nell’altra, parte del Mondo, cioè fecondo gli Europei di là dall* Equatore; le ftagioni cadono qui tutto all’ op- pofto d' Europa : ficchè il Verno viene in Giù- , gnofiuo a Settèmbre; di qua fino a Dicembre la Primavera; da Dicembre fino a Marzo la State, e ne’Seguenti Mefi l’Autunno. La ragione è chiariflìma , perchè quando il Sole pattando la Linea Equinoziale patta a catello Emisfèro , e vi porta la State, per confluenza fi Scolla da quefto, e vi lafcia il Verno. Le campagne circonvicine Sembrano appunto un deferto , tutte pianure e campagna rafa, con qualche capanna in diftanza di alcune leghe, e pochi alberi , di cui v’é tanta fcarfezza in tutti que'campi , che fe non foffero le molte Ifole del Rio della Piata, dove va a far legna chi vuole, non avreb- bono di che fervirfi per gli bifogni ordinari delle cafe. E molti per taT-ufo fi fervono continuamente de i rami del Perfico, che etti chiamano Durafì)o ; che è quali l’unico frutto , che qui fi vede, e per ettère la delizia del paefe crefce in abbondanza. Gli altri alberi o non debbonocre- fjtere in que’contorni, .0 per pigrizia lafciano di piantarli. La vite è certo che non può allignarvi per la moltitudine e péfiìma qualità delle formiche, che. la divorano fui nafcare : onde non irupvafi vino in quelle parti, fe noti ci fi fa venire 0 da Spagnaio da 'Manina che è una [p. 288 modifica]Città fitùta alle falde della Cordigliere dèi Ghile , novecento miglia di (tante da Buenos Ayrò*... . . ,

Vero è, che tutte le fopràdetee campagnefcy no coperte di Cavalli ; e di Bvoi ; de quali é wefplicàbiie la moltitùdine ; In quanto à i Cavalli dirò foloj che itiéhtre mi trovava ìòiik Buenos Ayres j un Indiano di quei; die di tanto in tinto per commerciate vehgoho alle Città flé gli Spaglinoli ; vendetta ad uh mio cohofeeote per un barile d* acqbaVita di il. fiafehi dieciotto Cavalli ; Uno più bello, dell’ altro ; è , fu ón pagarli bene per la forò bèllézèi, petebè de'caval- Ti per. otto o al più dièci Pàoli fe he comprano Stianti fi vuole ; è ih! nqn vtìol né pure- fleti- ere tanto ; Va alquante. leghe dentro il pine , dovè ne tfiiova trUppé imbièrife di niun padrone, benché per effere felVàtici Corrono coita fulmini ; e colla non poéà fatica il pigliarli j Cod' tuttociò é molto maggiore la moltitudiiìe de’Bóoi, e lo potiti té In qualche parte eòhjéttnfan? dalli i gran , quantità di pelli, eoe ne inviano ad Europa? che è Tunica mèfeatarizia del paefe. Leni? ▼i Spàgnùole ne caricheranno ai loro fitorhòqtii- ranta e cinquanta mila , e molto più di coatti* bando gl* Inglefi e Poftughéfi. Orò Tappiate, thè le pelli di mercatanti a fono fidamente di Toro/ e non bada qualunque éuojo , ma dee eflete il Ltj, come effi dicòno, cioè di mifora /e fe ho* giugne a tal grandezza preferì tra , ì mercatanti fo gittanp addietro. Sicché per inviate cteqnate ta mila pelli in Europa , ammazzeranno da ottanta mila Tori, perché non tutte le pelli fono di tn ilbra. Ed ncdfi che gli hatino , fuori delti pèlle, e al più della lingua, che pigliano/tatto Il rèttelo laici ano. Altri pai. per la pura- capidi* % [p. 289 modifica]già.e feqza bifegnp.,vanno ed upcidpnb migliaia fa Torri s;)Vacche , e Vitelli;, e* .cavando puramente la lìngua,/lanciano tatto il tettante alla campagna . Maggior©. ftrage .'fanno quelli , che vanno a far graffo, che è l’uni.ca cola, che qui ferve iq luqgq l’olio, lardò , diftrutto , bu- tiro ec.,Q.upfti fatta una copipfa .ftrage di que* Bqftijinii, cavano da .quatto e da quello un poco di graffo; e xariqaq che qe hapno bea bene i loro carri, fe ne.fjtornano lènza curarli d’altro, .Però, in queftietparti, lo fcevo non li nfa folo s ma ii fcialacqua, pi tanti animali fventra- ti. reftando ivi ia carne, fe qon foffero certi Corvi della forma . e^^ap4e?* quafi df un’ Aquila * e d’altri uccelli:,dimpipa, che chiamano Caracarà) della fteffa,' fortezza, ma di .colore diver- fo, che aoqorron© tpfto a-nuvoli a divorar tutto :»noq fo certo., rameaòn li appeffaffé,l’aria. Aggiugqete tùttjiji macello,.che le ne .fa per mangiare, che è quali l’unico cibo ; la ftrage » che Ibi . Vitellame fanno, le Tigri , le quali Iona moltiffìme; e , peggiori, ancora .fono i Lio'ni, perchè quelli non uccidono per fame- fittamente , come le Tigri,,ma per trallullo , di modo, che per un Vitello,, che mangeranno , ire ammazzano dieci q dodici. Sicché fembra un prodigio , comfo con tanti nemici, che li perfeguitano , poffano tuttavia fufliftere in tanto numero. Il modo poi , col quale in brevi/limo tempo ne fanno ftragi sì numèrofe, è il feguente yanno in una truppa a cavallo verfo quelle parti, dove' fanno trovarli molto beftiame ; e giunti a quelle campagne, che ne Hanno tutte coperte , fi dividono, e cominciano a correre in mezzo di quegli armenti con uno finimento , che confitte in un ferro tagliènte, come a mezza luna inci- Tarte I. T ma [p. 290 modifica]ma ad uri'afra, col quale danno-al Tòro un colpo in unti' dette gambe di dfetnp qb tale deprezza ; òhe gli taglia néiFrtérV© fòprà'Je'gitinture ; e fubito là gàmbufi - ritira , 'tìcchi dopò Aver- zoppicato per pòchi pàffi ,cadé la béftia feti za potéril pii) rizzate; ed effi pattano avanti à tutta (forfè'ai cavallo dartelo' il fuo colpo ad alfto TotO', '® Vacca j Che ‘ricèVUtdò tìòa. può più fuggite: la quéftaf guitti dfóicfttó o Venti uomini foli ne- butteranno altìnW1 ih una ora fòla fette o ottocènto. Imrèàgftàfevi" poi: qUanti pro- fegoéndò uh giotno intéro / b piè giofni. Qhah- dofohofàz), (montano fi rfBófàho, o -fi fittoifàho uh poeta: Intad» 'andahdomrè gl' intatti, thhahgqno a ntigflijfc/ gli attérfàti, io- prà de'quali fi girtUho U ìftdrt: fhlvè fcarttìaòdo- li ; é éàvatà. fóro là péllé’/bf fi- fcèVO, o là. lingua; lutttt il téftò lo Jafcfàhò iti preda à i Corvi. E cétto'-feibbra' Ufi'ihtttfcreitìòhe, pérta qUa- le coriiindaho' già à jffóVàré il galligo di Dio ; poiché 1 Èfcttiamì fi' fòtìO dftttiritiiti notabilìffima- mehtej é già 'Uh jBfeè/ tf tihà' Vacca ih Buenos Ajrtés fi paga r'diec?- ó dódfèP Pèdi ; qùando una Volta1 appfcnà fi' pagava tfe p;quattro . Meglio farebbe, fé fi fattìff&o fe fttddétté ftragi he?Cani , che chiàthahò F/hMrfa)*#; i quali pule fe fo? nò moltiplicati di maniera, che he ftatìhocopèrte lé campagne circonvicine, è Vivònò ih' tane eh’ étti fTlaVoràtto fottetta *, le irttboccàttìré del? Ié quàli féttibràno tiihitèf^péf là quantità d’offa, che vi foro àmmonrotiate alTiritomò.' £ vòglia il Cièló, che mantàùdó loto tanta quantità di carne, ché ora truòvàno hellà campagna, per ultimo ftuzziratì dàlia faine non aflaltino gli Uomini .• Il Govèthétoré di Buenos Ayres cominciò ad inviar, foldati per dHèruggqrli una trup[p. 291 modifica]truppa de'quali con delle moschettate ne fece grandiflima ftrage; ma nel ritorno in Città i ragazzi , che qui fono impertinentiflìmi, comincia* rono a dar loro la bajà chiamandoli Matapcrror, ci oè lAmmnza-canì : del che fi vergognarono tanto, Che non hanno mai più voluto tornarvi . Altre proprietà di qnefti paefi le riferbo , ad al» tra mia, in cui vi defcriverò il noftro viaggio da Buenos Ayres alle Miflioni . Ricordatevi di ine nelle vome Orazioni. Addio.

Affezionatissimo vostro Fratello

Gaetano Cattaneo, della Compagnia di Gesù.