I boccali di Montelupo/Lettera I

Lettera I

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I boccali di Montelupo Lettera II

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I BOCCALI

DI MONTELUPO

LETTERA I.

Al Signore . . . . . . .

Montelupo 16 Settembre 1817.


Io vi avevo promesso dei dettagli sopra i rinomati Boccali di Montelupo quando mi allontanai da voi per portarmi a risedere in questa piccola Terra, ed invano, voi mi dite con ragione, ne siete stato finquì in aspettativa, onde dopo il lasso di tanti mesi, supponendo che gli affari pubblici mi abbino impedito di pensarvi, credete dover deporre la speranza di conseguirli. Ma come potevo io adempire la mia promessa, come [p. 6 modifica]appagare la vostra curiosità sopra di ciò, se non potevo sodisfare la mia, allorchè i famigerati Boccali più non esistono, allorchè di tali preziosi Vasi parlanti più non vi è quà rimasto vestigio?

Veramente potevo avervi fatto noto assai prima quanto ho rilevato sopra tal proposito, ma vi è stata altra causa della mia poca sollecitudine. Io son rimasto molto distolto dell’occuparmi in oggetti di belle Lettere da che mi è accaduto vedere, che i miei lavori, quantunque abbino fortunatamente riportato l’approvazione di varj dotti, sono stati freddemente accolti da coloro, che parea dovessero maggiormente aggradirli. È vero che il suffragio dei dotti, anche in piccol numero, è sufficiente ricompensa, poichè ov’essi abbondano, come fra noi, se alcuni tecciono per non volersene occupare, o per non trovarvi cosa alcuna di nuovo assei valutabile in materie scientifiche, non accrescesi mai per essi il dispregievol numero degl’ignoranti; ma il disgusto che reca la non curanza di alcuni, che sembra non [p. 7 modifica]dovrebbero usare un indifferenza equivalente al disprezzo, distoglie certamente da simili applicazioni. Ciò non ostante ho risoluto a riguardo vostro, e per il pubblico bene, stato sempre il mio scopo, comunicarvi il resultato delle mie ricerche sopra i Boccali, trattandosi che nuova utilità parmi possa derivarne per il miglioramento dei costumi, e la prosperità individuale.

Quando fui per avvicinarmi a questa piccola Terra, che non aveo che di passaggio traversata nella mia fanciullezze, anelavo il momento di entrarvi, per vedere, almeno alla sfuggita, i Boccali, riservandomi di considerarli poi attentamente a mio bell’agio, onde prender nota di tutte le loro iscrizioni, che mi figuravo graziose, ed interessanti. Io m’immaginavo trovare esposti ovunque simili Boccali alla pubblica vista, sopra le finestre, e le porte delle case, nelle Cantonate, e in qualche edifizio ad essi consacrato per conservar la memoria degli ottimi insegnamenti, e degl’istruttivi proverbi, che avevo sempre sentito ad essi attribuire, [p. 8 modifica]come voi pure eri persuasoFonte/commento: Pagina:Giovanni Botti, I boccali di Montelupo.djvu/218; ed entrato nella Terra scorrevo avidamente con lo sguardo tutte le pareti delle case, ed i posti, che parevanmi più adattati per contenerne, ma non potete idearvi quale fosse la mia sorpresa, non scorgendone neppur uno.

Per assicurarmi, se vi fosse, o nò alla pubblica vista alcun Boccale, presi qualche giorno dopo a percorrere lentamente le poche strade della parte bassa di questo luogo, e indi quelle dell’antico diroccato Castello, situato in alto, ove esistono dei casolari sconquassati, che rammentano con la loro vetustà i dì felici, in cui vivevavi tranquilla parte delle pacifiche tribù dei nostri virtuosi padri gli Etrusci, ma non potei in verun luogo ravvisare alcun Boccale. Mi accadde talvolta, vedendo da lungi sopra l’uscio di qualche casa delle figure in terra cotta a più colori, correre verso di quelle, pensando che potessero esservi dal Boccali; ma ivi giunto trovavo poi esservi un S. Michele Arcangelo, o altre simili figure, o piccoli Stemmi in terra della Robbia, e anche in terra del paese. [p. 9 modifica]

Vedendo pertanto esser frustranee le mie ricerche in ogni angolo esterno del paese, come ancora dentro le case, nelle quali avevo avuto occasione di trasferirmi, pensai interpellare circa ai Boccali gli abitanti. Alcuni mi fecero vedere dei Boccali assai grandi di moderna struttura, semplicemente inverniciati, e con qualche ornato rozzo di colore, ma privi di figure, e d’iscrizioni; altri mi mostrarono dei piccoli Boccali alquanto antichi, e di forme diverse, con fiorami, e fregi scherzosi in colori, ma apparentemente insignificanti; e soltanto in questa Farmacia pubblica trovai esservi molti vasi antichi delle fabbriche del paese, assai belli per la finezza della vernice, ed i fiorami, con teste, e mezze figure dipinte in vivaci colori, ma nessuno ve n’era in forma di boccale, e veruno con iscrizioni.

Mi narrarono per altro alcune persone di età, grave che avevan veduto da bambini nelle loro soffitte alcuni Boccali antichi un poco guasti, dipinti con figurine, ed altri con delle parole, di cui non potevasi [p. 10 modifica]comprendere il significato, quali erano poi stati del tutto rotti, e dispersi; ed alcuni vecchi pure mi assicurarono di aver sentito dire ai loro avi, che ai loro tempi vi erano in più case dei bellissimi Boccali qui fabbricati, con figure a più colori, e motti curiosi, ma ignoravano come più non se ne trovasse veruno, nè più se ne fabbricassero di tal fatta.

Ciò inteso, risolvei abbandonare assolutamente il pensiero di cercare dei Boccali, sembrandomi, come suol dirsi, tempo perso; non potevo però persuadermi di non doverne acquistare più distinte notizie, molto più che le tanta infruttuose premure, che già avevo praticate a tale oggetto, mi avevano accresciuta la curiosità; mi piccavaFonte/commento: Pagina:Giovanni Botti, I boccali di Montelupo.djvu/218 poi moltissimo il reflesso di aver sempre, ed in ogni luogo inteso dire, e dai dotti, e dalle persone volgari, parlando di alcuna verità, ò avvertenza utile - Oh è cosa scritta nei Boccali di Montelupo! - Per tutte queste circostanze risvegliavasi in me di quando in quando l’idea, che fossero qui esistiti dei Boccali di tal sorta, e che in qualche parte [p. 11 modifica]nascosi tuttorn ne esistessero; laonde andavo facendo sovente nuove interrogazioni analoghe a varie persone, anche alla campagme nel fare le mie passeggiate.

Presa in un bel mattino della vaga stagione della decorsa primavera la vecchia erta strada di Firenze, per meglio godere della purità dell'aria dolcemente temperata; venni ad allontanarmi più del consueto; e. lasciato a sinistra il piccolo, e lugubre Castello del Malmantile, che deve il merito al nostro famoso Lippi di essere ovunque rinomato, siccome fatto sede di una Regina, di veramente poetica, e giocosa invenzione, m'inoltrai alquanto nell'adiacente amena vallata, tramezzata da vari mormoreggianti ruscelli.

Postomi a sedere presso di ombroso Leccio a lato ad un bosco, io ascoltava la tanto gustosa armonla di due rosignoli, che alternavano ivi i lieti loro canti. Ero in un punito d'onde scorgevasi un molto esteso Orizzonte, circoscritto nel lontano lembo da simili montagne, e intersecato in vicinanza [p. 12 modifica]da verdeggianti colline, ornate nelle parti incolte di gruppi di ginestre, di cui il sole, a cielo perfettamente sereno, rendeva il color più vivace, e il mite zeffiro ne spargeva con le ali intorno a me il dolce olezzo. Io rivolgeva al tempo stesso lo sguardo alla maestosa azzurra volta del cielo, e sembrandomi passeggiar con la mente fra le numerose schiere dei mondi, che sparsi sono nell’infinità dello spazio, consideravo il vasto orizzonte di questa terra come un piccol punto, ed il mio corpo come un atomo impercettibile sopra di esso. Di qui prendevo motivo di consolarmi all’opposto della grandezza della mia anima, che era capace di abbracciare, per così dire in un sol colpo d’occhio d’immaginazione, una veduta tanto immensa e da ciò risalivo con eccesso di venerazione, e di giubbilo, alla mentale contemplazione dell’Autore sapientissimo della natura, e riposavami dolcemante con la speranza nel seno di un tal’Essere, potente, benefico, e misericordioso al di là di ogni umano concepimento. [p. 13 modifica] Da questa specie di estasi venni frattanto distratto da un lento calpestió, che mi sentii quasi appresso Era un uomo assai vecchio, di polito, e giocondo aspetto, che era per passarmi dinanzi: quando mi fu vicino mi salutò, quasi soffermandosi; io gli corrisposi convenientemente, e nell’idea d’interrogarlo sopra i Boccali, lo impegnai a trattenersi, domandandogli della strada traversa, che parevami potesse esservi per tornare a Montelupo. Egli ml additò un braccio di strada, che con molto abbreviamento riconduceva nella prima, e mi richiese di dove io ero, giacchè mostravomi con poco cognito di quelle strade. Io gli detti di me contezza, e presi coraggio a chiedergli di far egli lo stesso. Egli allora aderì in modo assai rispettoso a sedermi appresso, e mi narrò che trovavasi in quel luogo da oltre anni ventotto addietro, che era nativo di Civitavecchia, e che il suo nome era Pietro Eusebio Foscarini.

Queste circostanze mi fecero subito cadere ogni speranza di poter da esso [p. 14 modifica]attinger notizie dei Boccali; ma siccome da questi ed altri brevi discorsi, che si tennero sopra cose indifferenti, ben rilevai in questo vecchio un uomo da bene, di spirito aggiustato, e di qualche educazione, ebbi curiosità d’intendere in qual modo si fosse egli ivi stabilito, così lontano dalla sua patria. - Ah troppo lungo, e per voi tedioso esclamò egli, gettando un sospiro - sarebbe il racconto delle mie sventure! ... - Io insistei con premora, ad ei soggiunse - Posso dire con tutta ragione certamente. Infandum regina jubas renovare dolorem: ma l’interesse che voi prendete per me, e le buone qualità che in voi ravviso, quali mi fanno nascere una simpatica affezione verso di voi, mi spingono a contentarvi, facendomi al tempo stesso gioire di aver fatto la vostra conoscenza... Non è però il tempo ora, nė il luogo questo a proposito... ecco il mezzogiorno; è l’ora della refezione; venite in mia Casa, che è qui vicina, ed ivi non sdegnando prender parte alla mia mensa frugale, potrete riposarvi più a lungo, ed [p. 15 modifica]ascoltare la ristretta narrativa, che bramate delle tanto disgraziata mia vita.- Io lo rincraziai, dicendogli che per me era tuttora assai presto per desinare, e, partendomi da esso, gli promessi andar piuttosto a rivederlo in sua casa in altro giorno, siccome non cessava invitarmi, additandomela dalla cima dello stradello ov’eramo, ed assicurandomi che lo avrei sempre ivi, o poco discosto ritrovato.

Mi nacque per verità il desiderio di aver resto la relazione delle vicende per le quali erasi quel buon vecchio colassù stabilito, per stogliermi anche dall’inquietezza, che tuttora avevo circa ai Boccali; onde mi determinai dopo pochi giorni di portarmi alla di lui casa per quell’oggetto; ma non potei che dopo qualche tempo far tal gita. Così avendo io dovuto per quel tempo intermedio frenare la mia curiosità, conviene che voi pure affreniate la vostra, fino che lo torni a scrivervi per appagarla, con parteciparvi l’istoria di Eusebio, non potendo io qui ora diffondermi d’avvantaggio. [p. 16 modifica]

Attendo frattanto buone nuove di voi, come di cuore le desidero, e mi confermo etc.