I Marmi/Parte terza/Ragionamento di diverse opere e autori fatto ai Marmi di Fiorenza/Bernardon gioiellieri, Sandro formaritratti e sere Scipione notaio e un pedante domestico addottorato

Bernardon gioiellieri, Sandro formaritratti e sere Scipione notaio e un pedante domestico addottorato

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Bernardon gioiellieri, Sandro formaritratti e sere Scipione notaio e un pedante domestico addottorato
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Bernardon gioiellieri, Sandro formaritratti e sere Scipione
notaio e un pedante domestico adottorato.

Bernardone. S’io fossi piú giovane trent’anni, io vorrei mettermi a studiare strologia, per saper conoscere uno alla mano se egli è o non è, se sa o non sa; poi sarei il trattenimento di tutta la corte.

Sandro. Voi sète troppo grande di persona, però saresti molto scomodo a guardar su la mano, perché terreste troppo a disagio il braccio di noi altri piccoli. Ma che ha da far la strologia con la chiromanzia?

Bernardone. Volevo ben dir negromanzia.

Sandro. Se voi delle gioie non v’intendeste altrimenti, staresti male.

Pedante. Io, che sono eccellente in cotesta arte, ve ne saprò informare in due ore quanto un altro in dieci anni.

Bernardone. Voi sète il proposito mio. Di grazia, poi che noi siamo di brigata, discorretemi un poco in questa piromanzia.

Pedante. La fia un nostro trastullo. Date qua la vostra mano: l’è assai ben morbida, per la prima.

Bernardone. Che significa?

Pedante. Il maggior temperamento che sia nell’uomo è nella palma della mano e poi nel restante di quella; perché questa virtú dimostrativa consiste nel temperamento degli elementi; la qual cosa è segno manifesto a conoscere quando l’uomo è manco o piú temperato; ed egli, essendo d’equalitá dotato, ha miglior sentimento del tatto. La mano, adunque, principalmente, manifesta piú la complessione dell’uomo che nessuno altro membro quanto al tatto; per ciò che se la mano è mollissima e che sia temperata, è piena di sottili umori e spiriti; dalla qual cosa procede la sapienza e sottilitá dell’intelletto; e se la mano è aspra, per natura e non per arte dico, e dura, nel toccare [p. 98 modifica] giudichiamo che la complessione di quel corpo è fatta d’umori grossi e similmente di spiriti rozzi; da che procede grossezza d’intelletto. La mano, adunque, sottile e mollissima significa temperamento di complessione e sottilitá d’umori e, consequentemente, bontá d’intelletto e, per abreviarla, sottilitá d’ingegno.

Bernardone. Questa cosa, per la prima, terrò io a niente su le grazie. Ma ditemi: che differenza fate voi dalla man lunga, che costor dicono che fa bel vedere, a una corta?

Pedante. La mano breve procede da frigiditá e la lunghezza da caliditá: chi ha, adunque, la mano troppo corta, ha la complessione molto fredda d’umori e grossi gli umori, dalla qual parte ne nasce un grosso intelletto; la caliditá della mano grande tien della tirannia, fa l’uomo poco stabile nelle sue fantasie, la lo fa ancóra desideroso di quello che non debbe fare, la lo fa crudele, ultimamente; e quegli uomini che fuor di modo l’hanno lunghe, tengano la maggior parte, non dico tutti, della bestia, perché cercano di viver di rapina, e questi hanno l’ugna e le dita lunghe, quasi da poter meglio far da oncino, e l’esperienza s’è veduta in molti tiranni.

Scipione. Mi par gran cosa veramente, signor dottore, che si possa conoscer ne’ segni della mano, in quelle linee, molte cose secrete dell’uomo: molto la natura non l’ha posto in altri membri?

Pedante. La natura ha fatto questo strumento della mano padrone di tutti gli altri strumenti e organo di tutti gli altri organi del corpo umano, con ordine che l’abbi da servire tutte lo parti del corpo; imperò che nella generazione della mano concorre la virtú di tutti i membri, come a quella cosa che è necessaria a quelli; e però è stato giá detto che nella mano si manifesta la complessione di tutto il corpo. Adunque, ciascun membro ha prodotto qualche segno nella mano, o grande o piccolo, secondo la possanza e virtú di quel membro; e però la mano è segnata e sopra tali segni si viene per cognizione a giudicare della complessione dell’uomo e di tutti gli altri accidenti che succedono nella vita dell’uomo, e la virtú de’ membri n’è stata cagione. [p. 99 modifica]

Scipione. Gran cose maravigliose ho veduto nel mio lègger della mano.

Bernardone. Ditene qualche una, per confermazion di quel che ha detto la sua eccellenza.

Scipione. Egli ha detto che tutti i membri concorrono alla generazion della mano; e io lo credo, perché la mano di Dio fece tutti i membri ed è la piú nobil cosa che sia nell’uomo.

Pedante. Oh bene, oh bene!

Scipione. La mano pose il primo sacrifizio su l’altare, la mano fece il primo omicidio, la mano porgé il pomo vietato e la mano lo messe in bocca. Ma lasciamola come stromento; diciamo d’essere anteposta al capo. Quando il Salvatore con le mani lavava i piedi a Pietro, ed egli ricusava, e che rispose: «Tu non avrai mia ereditá», Pietro disse: «Non solamente lavami i piedi, ma le mani e il capo», e prima disse le «mani» che ’l «capo».

Pedante. Ben tirata.

Scipione. Quando mangiavano l’agnel pasquale, bisognava che tenessero in mano un bastone; la mano che toccò l’arca, sapete che avenne a colui, perché non aveva a far quell’offizio; le mani di Moisè pesavano, onde bisognava nell’orare sostenergnene; Pilato si lavò le mani in sí gran misterio.

Pedante. Sono infinite le cose nobili della mano, se non fosse stato altro che la scritta che ella fece sul muro quando scrisse: «Mane, Thechel, Fares». Gran cosa che quel re de’ cananei facesse tagliare a settanta re di corona le mani, e poi gli teneva incatenati sotto la tavola!

Scipione. Io vo’ lasciar parlare a voi; ma solo vo’ dir questo, che il nostro Salvatore, l’ultima parola che egli disse in croce, fu: «Nelle mani tue, Signore, raccomando lo spirito mio».

Bernardone. Sta bene infin qui: or venite al mio intento principale. Che linee grande son queste che io ho nella mano?

Scipione. Or dite via, maestro, ché avrò caro anch’io d’udire. [p. 100 modifica]

Pedante. Nell’uomo son tre membra principali, che sono poste a governare, reggere e conservare il suo essere: ciò è il cuore, che è principio della vita e del naturai calore; il secondo è il fegato, che è principio di nutrire e di restaurare tutto il corpo; il terzo è il cerebro, che è principio di dare sentimento e del muovere all’uomo. Adunque, questi tre membri danno ciascun di loro un segno nella mano: la virtú del cuore, adunque, produce una linea nella mano, la qual si chiama linea di vita, sí come esso cuore è principio della vita, e per questa linea della vita si conosce quanto debbe viver l’uomo e quante infirmitá ha d’avere, e, come voi vedete, l’ha principio fra il dito grosso e l’indice, che è quest’altro, e viene in giú; il fegato similmente produce la sua linea come ha fatto il cuore, e ha il suo principio dalla linea della vita, con la quale voi vedete che fa un angulo, per dir cosí, e tende allo scender con la mano; la terza procede dal capo e con quelle due altre dette fa questo triangolo nella mano.

Sandro. Bella cosa è l’abaco, volsi dir l’aver lettera e saper della grammatica.

Pedante. E perché lo stomaco comunica con il capo, imperò tal linea procede dallo stomaco; onde noi la chiamiamo linea capitale e stomacale.

Bernardone. Quest’altra?

Pedante. Questa è la quarta linea, che deriva dalla virtú di tutto il capo ed è chiamata mensale, e comunica, come vedete, tra l’indice e quest’altro dito di mezzo e scende alquanto; ed è detta mensale, perché fra quella e l’altra linea vi rimane uno spazio in modo d’una mensa: vogliono alcuni che la milza ci abbi alcuna parte in questa linea. Del resto, ci son poi tutte quest’altre linee piccole, che tutte nascono da queste principali, si come da questi principali membri nascono gli altri del corpo.

Bernardone. Insino a qui io ho ogni cosa benissimo a mente. Ditemi ora della vita lunga.

Pedante. Questo particulare non voglio io giudicare; ma io dirò bene gli effetti, di questa linea della vita, generalmente.

Bernardone. Come vi piace. [p. 101 modifica]

Pedante. La virtú che si chiama vitale del cuore, quando ell’è forte, la produce, questa linea della vita, lunga e grossa, e, quando è debile, la produce corta o ver minuta e sottile, perché dalla cagione forte procede grande e forte effetto e dalla debile debile e piccolo: quando, adunque, la linea del cuore è lunga e grossa significa la virtú vitale esser di gran vigore, e il contrario quando è minuta e corta. Bisogna ancóra che questa linea sia continua e non discontinua; perché la continuitá procede dal sangue, che per sua umiditá segue, onde significa proporzione e temperamento negli umori; e ben che la linea del cuore fusse grande e grossa e fosse discontinua, significherebbe la virtú vitale in principio essere stata forte, ma che in processo di tempo fusse mancata per distemperamento del sangue e degli umori. Vo’ dirvi piú inanzi, che bisogna ancóra che l’abbia debita proporzione d’apresso o da lontano alla linea del fegato, ciò è né troppo sotto né troppo discosto, perché, essendo remota assai, significherebbe che il fegato si rimove in sua natura dal cuore e che egli non ha debita convenienza con quello; onde ne seguiterebbe che il sangue, che si genera nel fegato, non è unito né proporzionato al nutrimento del cuore: queste due linee debbono essere di mediocre distanzia. Questa linea del fegato poi non vuol esser troppo lunga né corta; perché la lunghezza denoterebbe gran calor di fegato, talmente che distruggerebbe la natura nostra, e, corta, mostrerebbe mancamento di caldo naturale nel fegato e cosí verrebbe il sangue generato in quello a non si unire al corpo tutto e al cuore; sí che voi potete comprendere che corpo sarebbe quello di tal uomo. Concludo, adunque, che, ad aver la vita lunga, bisogna che la linea del cuore sia lunga, grossa e continua in debita distanzia dalla linea del fegato e che quella del fegato sia una debita quantitá.

Sandro. Potens per terra! e’ ci va tante cose? In effetto, ciascuna cosa vuol misura e proporzione. Io vidi giá guardar su la mano a Grifone Tamburino da quel greco strolago, e gli disse che egli doveva perder un occhio, e cosí fu. In che modo lo vedde egli? [p. 102 modifica]

Pedante. La linea del cuore circa il suo principio significa salimento, intorno alla ricisura della mano vuol dir discendimento e male, e la linea del capo dimostra tutte le cose che vi son dentro; poi certi punti, fatti a guisa d’un carattere di lettera, rappresentano gli occhi, talmente che, quando e’ sono nello scendimento, vogliati dire detrimento e perdizione degli occhi, perché quel luogo è sito di danno e di offensione: in questi luoghi dovette l’astrologo conoscer che Grifone doveva ricever qualche gran male e gli doveva intervenire qualche gran caso agli occhi.

Bernardone. Non credete voi che si trovi di coloro che hanno perduta la vista e non hanno il carattere nella mano? e ancor degli altri che hanno il carattere e non gli perdano? e di quegli che non viene ad effetto né Luna né l’altra cosa?

Pedante. In questo caso non saprei che mi dire, perché manca talvolta alcuna cosa; ma per il piú non manca. Ma udite. Le virtú del corpo son governate dai cieli e dalle sue intelligenze che muovano quelli, e quattro sono le virtú che son necessarie all’esser dell’uomo, ciò è la virtú vitale del cuore, la virtú naturale del fegato, la virtú animale del cerebro e la virtú che regge di tutto il corpo insieme: queste son le principali virtú del corpo. Le altre virtú tutte di certi membri son piú tosto del bene essere che di essi, come la virtú degli occhi. La natura, adunque, universale del cielo ha una gran sollecitudine, circa alle virtú principali, di produrle; e anche gli suoi segni, li quali si producono per fortezza di quelle: ma delle altre virtú, che non fanno all’esser del corpo di necessitá, non ha tanta solicitudine la natura di sopra, imperò che non produce sempre li segni di quelle nella mano, ma solo quando vuol dimostrare un gran bene o un gran male in quel membro: imperò, che noi veggiamo continuamente, sono le dette quattro principali linee; ma l’altre linee alle volte gli sono e talvolta no; ma quando gli sono, hanno sempre a significare qualche cosa, o di bene o di male; e però voglion costoro che la chiromanzia sia sottoposta alla astrologia. [p. 103 modifica]

Sandro. Guardate, di grazia, quel che significhino questi segni che derivano da questa linea vitale, che parte vanno in su e parte all’ingiú.

Pedante. Di questo scender le linee e salire la cagione è chiarissima: perché l’ascenso della mano e il monte del pollice, dico per dir i vocaboli proprii, significa fortuna e onore, e il discenso della mano verso la apiccatura vuol dire il contrario, come è stato detto. Onde, quando tal linee si partono dalla linea del cuore, salendo, significano che la complessione è buona e che la natura lo aiuterá a salire e a sodisfare all’animo suo, e, cosí, se tal linee descendano, anunziano tutto il contrario.

Sandro. Vedete questa linea di costui come ella è sottile (ed è quella del capo) e corta e questa della vita è grossa, lunga e a quella del fegato proporzionata: che vuol dire, adunque, quella sottilitá? che egli è di ottimo ingegno forse?

Pedante. Giá ho toccato cotesto tasto un certo che: la vuol dire che viverá molto, ma vi fia un ramo di pazzo per ereditá.

Bernardone. Ah, ah, ah!

Pedante. Ancor, quando non è continuazione in una linea, ma che sia biforcata, la significa che la virtú animale del cerebro è debile: onde verranno a dire che tal uomo è insensato, non ha il cuore stabile ed è incostante, come sarebbe a dire gli vola il cervello.

Scipione. Da che la signoria vostra è su questo ragionamento, di grazia, insegnatemi o vero risolvetemi alcuni particulari che io ho letti in questa materia: vorrei sapere la cagione, quando la linea del fegato è lunga, grossa, continua e rossa, perché la significhi lunga vita e buona complessione, e perché la significhi il contrario essendo breve, minuta, non continua e scolorita.

Pedante. Uno de’ principal membri a conservar la vita è il fegato, dal qual procede il sangue che nutrica tutto il corpo: se la linea, adunque, ha origine da quello e sia ben prodotta, la mostra che ’l fegato è ben complessionato e disposto a [p. 104 modifica] generar buon sangue, sí come ho detto dell’altre cose all’altre linee, quando i suoi membri son di gagliarda natura; ma la rossezza significa il sangue esser puro e netto e aver da dar nutrimento ristaurativo a tutto il corpo; dalla qual complessione buona procede la lunga vita: cosí per il contrario, se essa linea è debile e breve e interrotta e scolorita, vuol dir breve vita, cattiva complessione e malattie assai, che procedano dal fegato per il cattivo sangue che egli ha generato in esso.

Scipione. La linea, del fegato, mia è spezzata e corta, ma è molto rossa nella parte che è verso la linea del capo; però credo che la mi mostri per questo una malattia in quello e penso ancóra che la cosa proceda dal fegato; ma s’io l’avessi nel principio, penso che la dinoterebbe infirmitá del cuore, pur dal fegato derivata. Che dite?

Pedante. Quando la linea del fegato non continua ed è breve e minuta, la vuol inferire mala complessione del fegato, come giá ho detto, e che si genera sangue corrotto: dove è, adunque, la rossezza della ditta linea, quivi significa essere abundanzia di tal sangue, e che conferisce a quel membro di tal corruzione. Essendo, adunque, rosso circa la linea del capo con le predette condizioni, significa tal mancamento e corruzione di sangue comunicare con la testa; e se in tal luogo discendesse una linea dalla linea del capo alla linea del fegato, facendo quivi una croce, vorrebbe significare una postemazione nel capo che procedesse da abondanza di sangue corrotto; e, similmente, essendo tal rossezza, o ver tal linea, circa alla linea del cuore, si debbe giudicare delle infirmitá che procedano dal fegato a esso cuore.

Scipione. Che dite voi di questo bel triangolo di questi segni della palma di tutta la mano?

Pedante. La virtú che regge il corpo, quando ella è forte e ben disposta, la significa lunga vita e tutte le operazioni del nostro corpo esser debitamente fatte: e perché questa virtú è quella che governa tutto il corpo e distribuisce la perfezione a tutte le virtú de’ membri principali, se essa è forte, distribuisce equalmente ad essi membri principali la sua perfezione e [p. 105 modifica] virtú, sí che tutti sono di equale fortezza e natura del suo genere e però le producono equal linee da essi; ma quando le linee di esso triangulo fussino inequali, che una fusse dell’una piú lunga e dell’altra, significano che la virtú del tutto non è stata forte a distribuire equalmente la virtú a ciascun membro principale, di che son fatte le linee inequali, imperò che non significano altrimenti buona complessione, onde ne séguita malizia d’intelletto, e massimamente quando son tutte inequale sproporzionatamente. Ma udite piú inanzi alcune cose mirabili. Quanto meglio si congiungano le linee del cuore con la linea del fegato tanto significa esser migliore proporzione tra il fegato e il cuore, consequentemente tra il caldo e l’umido del corpo, dove consiste la vita. Essendo, adunque, l’angulo acuto, di quelle due linee, fa di bisogno che le siano molto congiunte e unite insieme; della qual cosa si dimostra ottima proporzione e convenienzia tra il fegato e il cuore e tra il caldo e l’umido e conseguentemente temperamento di complessione, da che procede bontá e acutezza d’intelletto: e per il contrario, quando queste linee son discontinue, significa indebita proporzione del caldo con l’umido e del fegato con lo cuore, e questa discontinuitá procede da troppo secco, e tali uomini sono di natura melenconici, perché, cosí come l’umiditá è cagione della continuazione delle linee, cosí la siccitá è causa della discontinuazione; onde tali uomini sono di mala natura; per la qual cosa ne seguitano i vizii che io v’ho detti, come sarebbe instabilitá, invidia e tradimento.

Scipione. Mi piace il vostro ragionamento assai, perché è chiaro senza alcuna macchia di dubbi, e ho le vostre ragioni prontissime. Non dite voi che la linea mensale, essendo diritta, grossa e lunga, che la significa buona virtú e disposizione del corpo?

Pedante. Similmente di questa linea aviene che dell’altre, perché la procede dalla virtú di tutto il corpo; però, se la linea è ben figurata, significa buona virtú per tutto il corpo; e, per il contrario, fa dimostrazione contraria ed effetti.

Scipione. Quella che mostra i colpi del capo? [p. 106 modifica]

Pedante. Il monte del dito di mezzo e dello indice significa sopra del capo, e ’l descendimento della mano vuol denotare sopra la parte de’ nimici; perché, sí come quei monti sono nella piú alta parte della mano, cosí nella superior parte del corpo è il capo: e i nimici son contrarii all’onore ed esaltazione dell’uomo, e lo scender della mano contraria alla salita; adunque, si togliano gli inimici dalla parte piú bassa della linea mensale, dove è il discender della mano. Quando, adunque, la linea mensale procede dal descendere della mano per insino al monte dell’indice, intramettendosi tra quello e il dito di mezzo, significa che gli inimici piglian forza sopra il capo e l’onore di tal uomo; e, cosí come il monte dell’indice è da tal linea diviso, cosí significa il capo non esser troppo sicuro, ma ricevere offese: e molti son restati per tali segni di combattere con i suoi nimici, conoscendo la perdita manifesta.

Scipione. Io ho un mio famiglio che ha la sua linea mensale che s’allunga fortemente verso l’indice: che significa ella?

Pedante. Cacciatelo via; e udite la ragione. Ogni effetto che procede nel corpo da superabondanza di còlera è proporzionato a Marte, dove si piglia ogni crudeltá e omicidio, perché Marte si tiene del corpo dell’uomo il fiele e l’umor collerico; e quando la allungazione è moderata e mediocre, denota esser fatta dal caldo naturale e temperato, ma quando la allungazione d’una linea è superflua e al luogo dove non debbe arrivare, significa esser fatta di superfluitá di calore; e perché la linea mensale debbe cominciare sotto al monte dell’indice e circundare tutti i monti dei diti, ma non da principio, fin che vada al monte di detto indice, se ella è fatta debitamente, quando, adunque, la saglie al detto monte, fa conoscere abondanza di caliditá e che tal uomo è materiale e che vuol dominare con crudeltá e omicidio, come sono coloro che di natura son collerici e bravi: sí che tal persone sono in tutto da fuggire e per nulla praticar con essi né tenergli per casa.

Scipione. Che direste voi che egli ha la linea mensale che si distende dall’indice e si congiugne con quella del capo? E’ m’è paruto cosa nuova, perché poche mani la fanno. [p. 107 modifica]

Pedante. Anzi molte, ma chi piú e chi manco. Avertite che cotesto vostro garzone è un tristo. Quando le linee della mano non son ben proporzionate secondo i suoi luoghi naturali, è segno di debilita e impotenzia di caldo naturale e abundanzia di caldo accidentale: quando, adunque, la linea mensale si parte dal suo sito e s’allunga verso la linea del capo, significa difetto di natural calore del corpo il quale comunica a esso capo; per la qual cosa tali uomini son di poco intelletto e discrezione e hanno false imaginazioni con le quali continuamente cercano d’ingannare; e questo è per la gran siccitá del cerebro, che procede da superflua caliditá, che non è naturale: sí che io l’ho per un mal garzone e non lo terrei un’ora in casa.

Scipione. Vedete questo rametto, che par d’un arbore, che esce della mia mensale? piacevi egli?

Pedante. Come io v’ho detto, la linea mensale procede dalla virtú di tutto il corpo, e però si piglia da quella tutti gli accidenti che accaggiono al corpo. E perché sono date due virtú all’animale, massimamente all’uomo, ciò è virtú irascibile, per la quale si schivano i nocumenti di fuori, e la virtú concupiscibile, per la quale si seguitano le dilettevoli cose e che giovano, e dalla virtú irascibile si pigliano gli inimici, dai quali procedano i nocumenti, e però è attribuita la parte bassa di detta linea a’ nimici, e la parte superiore alla virtú intrinseca di esso cuore, dalla qual si pigliano le inclinazioni sue naturali; e anco questa linea procede molto dalla milza, secondo i chiromanti, onde dinota sopra l’umore melencolico, dal quale procede ogni caduta, discordia e inimicizia: e per tanto, secondo il numero de’ vostri rami di essa linea, nella inferior parte si piglia lo stato de’ nimici e secondo la superiore parte lo stato di esso corpo. Che se la detta linea nella parte inferiore è piú grossa e meglio fatta che la superiore, significa gli inimici esser piú forti e tal uomo esser superchiato da essi, massimamente se tal linea entra tra lo indice e il dito di mezzo; e se la superior parte fusse piú grossa che la parte inferiore, significa vittoria sopra gli inimici, e se equale, equale abattimento ed equal possanza. [p. 108 modifica]

Bernardone. Bisogna pur dir qualche cosa ancóra a me e non attender tanto a sere Scipione. Vedete questa mia mensale come ella è larga? piacevi ella cosí?

Pedante. La mi piacerebbe, se voi mi donassi qualche gioia di valuta. Io vi dirò bene che voi l’avreste da fare secondo che ella mostra. La mensa della mano, acciò che meglio l’intendiate, significa la complessione di esso uomo, secondo che lui ha inclinazione a diverse cose; perché, come è stato detto, la linea mensale dinota tutto il corpo: quando, adunque, la linea del capo s’aprossima molto alla linea mensale, non procede da altro se non da difetto del caldo naturale, che non ha potuto debitamente allargare le dette linee; e, cosí, il contrario, quando sono troppo discostatesi, significa esso caldo esser superfluo, e, quando mediocremente son separate, denota il caldo esser temperato. Come, adunque, l’avarizia procede da complession troppo fredda, cosí la prodigalitá viene dalla complessione troppo calda e la liberalitá da temperata: voi sète prodigo, in quanto alla mano, e io son prodighissimo a cicalare e vorrei diventare avaro, ciò è andarmene a casa.

Sandro. Una a me, e poi andate dove voi volete. Io fui da giovane prodigo, ora son misero; ma ho un animo di donare via ogni cosa. Che dite voi del fatto mio?

Pedante. Mostratemi la mano.

Sandro. Eccola; ma l’è un poco gessosa, perché ho formato non so che teste.

Pedante. Non importa: io ho da veder cose grandi e ampie, non segnuzzi.

Sandro. Ditemi la cosa come ella sta a punto.

Pedante. Il discender della mano, della mensale, significa il principio della vita, perché l’uomo nasce piccolo e basso e continuamente procede crescendo nel suo intelletto e nell’operazion sue insino alla morte: imperò il discenso della mano mostra il principio della vita e lo ascenso la fine, ciò è la vecchiezza; il mezzo della mano fra l’una e l’altra parte mostra il mezzo della vita. Dove, adunque, queste linee sono ampie, in quel tempo che significa quella parte, dinota l’uomo esser largo, [p. 109 modifica] e, dove sono strette, misero e avaro: voi l’avete nel mezzo stretta e dal principio e nel fine ampia; però sète ora come un gallo stretto; siate stato liberale e ho speranza che sarete prodigo. E buona notte.

Scipione. Noi ci raccomandiamo tutti.

Bernardone. A Dio.

Scipione. Buona notte e buon anno.