I Epistola di San Paolo a' Corinti (Diodati 1821)/capitolo 11

Capitolo 11

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  Siate miei imitatori, siccome io ancora lo son di Cristo1.

Contegno della donna nella chiesa.

2  Or io vi lodo, fratelli, di ciò che vi ricordate di me in ogni cosa; e che ritenete gli ordinamenti, secondo che io ve li ho dati.

3  Ma io voglio che sappiate, che il capo d’ogni uomo è Cristo2, e che il capo della donna è l’uomo3, e che il capo di Cristo è Iddio4.

4  Ogni uomo, orando, o profetizzando, col capo coperto, fa vergogna al suo capo.

5  Ma ogni donna, orando, o profetizzando, col capo scoperto, fa vergogna al suo capo; perciocchè egli è una medesima cosa che se fosse rasa.

6  Imperocchè, se la donna non si vela, tondasi ancora; che se è cosa disonesta alla donna d’esser tonduta, o rasa, si veli.

7  Conciossiachè, quant’è all’uomo, egli non debba velarsi il capo, essendo l’immagine5, e la gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo.

8  Perciocchè l’uomo non è dalla donna, ma la donna dall’uomo.

9  Imperocchè ancora l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo6.

10  Perciò, la donna deve, per cagione degli angeli, averla potestà in sul capo7.

11  Nondimeno, nè l’uomo è senza la donna, nè la donna senza l’uomo, nel Signore8.

12  Perciocchè, siccome la donna è dall’uomo, così ancora l’uomo è per la donna; ed ogni cosa è da Dio.

13  Giudicate fra voi stessi. È egli convenevole che la donna faccia orazione a Dio, senza esser velata?

14  La natura stessa non v’insegna ella ch’egli è disonore all’uomo se egli porta chioma?

15  Ma, se la donna porta chioma, che ciò le è onore? conciossiachè la chioma le è data per velo.

16  Ora, se alcuno vuol parer contenzioso, noi, nè le chiese di Dio, non abbiamo una tale usanza.

Disordini introdottisi nelle agapi; modo di celebrar la santa Cena.

17  OR io non vi lodo in questo, ch’io vi dichiaro, cioè, che voi vi raunate non in meglio, ma in peggio.

18  Perciocchè prima, intendo che quando vi raunate nella chiesa, vi son fra voi delle divisioni9; e ne credo qualche parte.

19  Conciossiachè bisogni che vi sieno eziandio dell’eresie fra voi, acciocchè coloro che sono accettevoli, sien manifestati fra voi10.

20  Quando adunque voi vi raunate insieme, ciò che fate non è mangiar la Cena del Signore.

21  Perciocchè, nel mangiare, ciascuno prende innanzi la sua propria cena; e l’uno ha fame, e l’altro è ebbro11.

22  Perciocchè, non avete voi delle case per mangiare, e per bere? ovvero, sprezzate voi la chiesa di Dio, e fate vergogna a quelli che non hanno12? che dirovvi? loderovvi in ciò? io non vi lodo.

23  Conciossiachè io abbia dal Signore ricevuto ciò che ancora ho dato a voi13, cioè: che il Signore Gesù, nella notte ch’egli fu tradito, prese del pane14;

24  E dopo aver rendute grazie, lo ruppe, e disse: Pigliate, mangiate; quest’è il mio corpo, il qual per voi è rotto; fate questo in rammemorazione di me.

25  Parimente ancora prese il calice, dopo aver cenato, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel sangue mio; fate questo, ogni volta che voi ne berrete, in rammemorazione di me.

26  Perciocchè, ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane, o bevuto di questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, finchè egli venga15.

27  Perciò, chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà colpevole del corpo, e del sangue del Signore.

28  Or provi l’uomo sè stesso16, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice.

29  Poichè chi ne mangia, e beve [p. 925 modifica]indegnamente, mangi, e beva giudicio a sè stesso, non discernendo il corpo del Signore.

30  Perciò fra voi vi son molti infermi, e malati; e molti dormono.

31  Perciocchè, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati17.

32  Ora, essendo giudicati, siamo dal Signore corretti18, acciocchè non siamo condannati col mondo.

33  Per tanto, fratelli miei, raunandovi per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri.

34  E se alcuno ha fame, mangi in casa; acciocchè non vi rauniate in giudicio. Or quant’è alle altre cose, io ne disporrò, quando sarò venuto.