Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV/Libro I/X

Libro I - Cap. X

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CAPITOLO DECIMO.

Descrizione della Città di Pekin, e del Palagio Imperiale.


A
Ndai a smontar nella Casa de’ Padri Gesuiti posta nella Città de’ [p. 113 modifica]Tartari, per darmi a conoscere al Padre Filippo Grimaldi V. Provinciale, e Presidente di Matematica dell’Imperadore; acciòche col suo mezzo potessi vedere il più ragguardevole della Corte. Colui mi ricevè con molta cortesia, mostrando dispiacere di non potermi ritenere in Convento prima di darne contezza all’Imperadore, il quale voleva star’inteso di tutti gli Europei, che capitano in Pekin: dicendomi ancora, che se ciò s’occultava, venendolo poi l’Imperadore a sapere, se ne sdegnerebbe non poco; perciò che egli giudicava, che tutti gli Europei sian persone abili a potergli rendere grandi servigj. Tanto più che per esser in casa allora due Paggi dell’Imperadore ch’apprendevano dal Padre Peirera la musica alla maniera della nostra Europa, era ben difficile occultargli il mio arrivo; poichè quei Paggi eran tante spie, che riferivano all’Imperadore, ciò che vedeano: e che da due anni, che gli tenevano in casa, s’eran perciò posti in gran soggezione.

Non lasciarono poi d’ammirar, tanto il Padre Grimaldi, quanto tutti i Padri Portoghesi la mia venuta alla Corte: dicendo, che si maravigiiavan di chi mi aveva consigliato a venire in Pekin, dove [p. 114 modifica]non può entrare Europeo senz’esser chiamato dall’Imperadore. Risposi Io, che con l’istessa libertà, ch’era andato nelle Corti del Gran Signore, del Re di Persia, e del Gran Mogol, era ancor venuto in quella di Pekin; mentre que’ Monarchi non sono men poderosi, nè men gelosi de’ loro Regni di quel che è l’Imperador della Cina. Replicò il P. Grimaldi, che quell’Imperio si governava con differente politica degli altri: e dopo una lunga contesa sopra ciò non solo col Padre Grimaldi, ma con gli Padri Peirera, Ossorio, e Antonio Thomas, mi accommitai, dicendo loro, ch’Io non voleva veder fortezze, nè altra cosa, ch’apportasse gelosia a’ Cinesi: et eglino mi accompagnarono fuor della porta, facendomi servire fino alla stanza (che si era presa nella Città de’ Cinesi) da’ loro servi.

Giace Xuntien, o Pekin in 40. gradi d’altezza, e 144. di lunghezza: posta in un gran piano, e partita in due Città, l’una detta de’ Tartari, e l’altra de’ Cinesi. La prima è della figura d’un quadrato, di tre miglia Italiane in ogni lato, a’ quali corrispondono nove porte. Questa Città è abitata da’ Tartari, e da loro truppe, divise in otto Bandiere: et anche da [p. 115 modifica]altri domestici, e famigliari, che stanno presso alla persona dell’Imperadore; o li servono ne’ Tribunali, e ne’ Consigli; stando quivi tutti i Ministri di giustizia, e di guerra. La Città de’ Cinesi (che si fabbricò appresso per dar luogo alla moltitudine degli Abitanti) è dell’istessa grandezza, che la Città de’ Tartari, tenendo quattro leghe di giro; ma la figura non è somigliante a quella, perche i due lati di Mezzodì a Settentrione sono men lunghi degli altri d’Oriente ad Occidente; essendo la sua strettezza da Mezzodì al Norte: nel cui lato si unisce con la Città Tartara, con un sol muro, che le divide. Ella hà sette porte, che con le nove della vecchia Città tiene in tutto Pekin sedici porte, in ogni una delle quali è un Borgo per lungo: et ha sette leghe Spagnole, ò 21. miglia di giro, togliendone la lega del muro tramezzato. I Borghi sono ben popolati, spezialmente quello che riguarda l’Occidente, per dove entra tutto ciò, che per terra viene.

Le principali strade corrono dal Norte al Mezzodì: e l’altre da Oriente ad Occidente: son tutte dritte, lunghe, e larghe, e ben proporzionate: le picciole strade corrono da Levante a Ponente, e [p. 116 modifica]dividono in Isole uguali tutto lo spazio, ch’è nelle strade grandi; e l’une, e l’altre hanno lor nomi particolari, come la strada de’ Parenti del Re, la strada della Torre bianca, de’ Leoni, del ferro, del Pesce secco, dell’acqua vita: e cosi di tutte; vendendosi quivi un libro, che tratta del nome, e della situazione delle strade, il quale adopran tutti i Servi, ch’accompagnano i Mandarini alle loro visite, e a’ loro Tribunali, e che portan i presenti, o lettere, o ambasciate, o ordini in diversi luoghi della Città, e dell’Imperio, andandone un gran numero per tutto il Reame; onde poi venne il proverbio cosi spesso usato da’ Cinesi, che le Provincie diano i Mandarini a Pekin, e che Pekin lor ne dia in cambio i Lacchei, o Corrieri: e certamente è raro vedere un Mandarino di Pekin. La più bella di tutte le strade, è quella, che si chiama Sciangàn Kiai, cioè a dir la strada del perpetuo riposo: ella va da Oriente ad Occidente, terminata per Norte dalle mura del Palagio Reale, e da Mezzodì per diversi Tribunali, e Palagi di Gran Signori: sì spaziosa, ch’è più di 130. piè di larghezza, e sì famosa, che i dotti ne’ loro scritti n’adoprano il nome per significar la [p. 117 modifica]Città, prendendo la parte per lo tutto: et è il medesimo a dire ch’un stia nella strada del perpetuo riposo, e che stia in Pekin. Le Case sono basse: e benche i Signori vi tengano delli grandi, e magnifici Palagi; quelli nondimeno stan racchiusi entro, e non si vede da fuora altro, ch’una gran porta con case da due lati, occupati da Domestici, e Mercatanti, ò Artisti. Giova nondimeno alla comodità publica questo modo di fabbrica Cinese, perche tutto si trova a comprare avanti la porta, o sia per lo vivere, o per agio, o per piacere; non essendo, come in Europa, occupata buona parte della Città da’ Palagi de’ Signori, ch’obligano coloro, che voglion comprare, a gir perciò molto lontano. Senza che in Cina tutte le robe da magiare si portan vendendo per la strada.

Novelle Relat. della Chine cap. 17. pag. 278.La moltitudine del Popolo è sì grande qui ch’io non ardisco dirlo, nè sò medesimamente come farlo comprendere, (parlo con le medesime parole del P. Gabriel Magaillans) poiche tutte le strade dell’antica, e della nuova Città Vedi Voss. de magnit. Sinar. Urb. pag. 59. 62. e 63. son ripiene di gente, tanto le picciole, quanto le grandi, tanto quelle che son nel mezzo, come l’estreme: e la calca è sì grande per tutto, che non si può paragonare, che [p. 118 modifica]alle fiere, e processioni della nostra Europa. Se poi non si voglia negare il credito al Padre Grimaldi, Religioso di tutta bontà, e virtù ornato, il qual per lo gran suo merito è il primo nella grazia, et estimazione dell’Imperadore; dirò che dimandatolo per curiosità del numero degli Abitanti di Pekin, mi rispose, ch’ambedue le Città con gli sedici Borghi, et abitazioni in Barche facevano il numero di sedici milioni. Creda il Lettore, ciò che gli pare, mentre io non intendo esserne mallevadore; posso nondimeno affermare, che questo meritissimo Padre non è huom da mentire, e che meglio esso ch’ogni altro sappia ciò, per esser trenta anni vissuto nella Corte, sapendo la lingua Tartaresca, e Cinese, come anche i costumi con l’istessa perfezione, che i naturali, e che ragiona familiarmente all’Imperadore ogni dì. Oltre che se abbiamo a prestar fede al Padre Bartoli, che vuole esservi trecento milioni in quel Reame (accrescendolo in cento milioni più di quel che comunemente gl’istessi Padri di sua Religione ne dicono) certamente fà d’huopo, che sì incredibil numero lo suppliscano le Città grandi, poiche i luoghi piccioli, per molti che siano, [p. 119 modifica]malagevolissimamente ne possono contener molta parte, essendovi Città assai scarse di gente, e molti luoghi disabitati, siccome sono nella nostra Europa.

Il Palagio dell’Imperadore è situato nel mezzo di quella gran Città: e riguarda il Mezzodì, secondo l’uso di quel paese, ove di rado si vede una Città, o Palagio, o casa di persona ragguardevole, che non stia verso Mezzodì. Egli è cinto di doppia muraglia, una dentro l’altra, in forma di quadrato. Quella di fuora è alta sedici palmi, fabbricata di mattoni: la sua lunghezza dopo la porta di Mezzodì sino a quella del Norte è di due miglia Italiane: la sua larghezza d’un miglio: e il suo circuito di sei. Questo muro ha quattro porte, ciascuna in mezzo d’ogni lato: ed ogn’una è composta di tre porte, delle quali quella di mezzo è sempre chiusa, e non si apre mai, fuor solamente che per l’Imperadore: l’altre servono a coloro, ch’entrano, ed escono dal palagio, e stanno aperte da mattina fino a sera, trattene quelle di Mezzodì, che stanno mezze chiuse. Queste son guardate da venti Tartari, ciascuna col loro Capitano, e da dodici Eunuchi; essendo tre mila soldati destinati per la custodia [p. 120 modifica]delle porte del Palagio, e della Città, i quali fan le loro guardie in giro, e vietan l’entrata a’ Bonzi delle Pagodi, a’ ciechi, a’ zoppi, a’ storpiati, e a tutti coloro, che hanno alcuna bruttezza considerabile nel corpo: chiamasi questo primo recinto Xunan-cin, cioè a dire muro Imperiale. Il muro dentro, che circonda immediatamente il palagio, è molto più alto, e grosso, fabbricato di grandi mattoni tutti uguali, e abbellito di merli ben’ordinati. Ha dal Norte al Mezzodì un miglio, e mezzo Italiano: e un quarto, e mezzo di miglio di larghezza: e quattro miglia, e mezzo di circuito. Ha quattro porte con grandi volte, et arcate. Quella di Mezzodì, e quella del Norte sono a tre, come son le porte della prima muraglia; ma quelle de’ lati son semplici. Sù queste porte, e su’ quattro angoli del muro sorgono otto Torri, o più tosto otto Sale d’una strana grandezza, e d’una bella architettura, e vi è data una vernice rossa seminata a fiori d’oro: sono coperte di tegole colorite di giallo.

Guardano 40. Tartari l’entrata di ciascuna porta, con due Uficiali: non permettendo, che vi entri altri, che i Mandarini de’ Tribunali, i quali abitano [p. 121 modifica]dentro il Palagio, e gli Uficiali della Casa Reale: vietando ad ogn’altro, che non mostri loro una picciola tavoletta di legno, o di avorio, in cui il suo nome, e luogo, dove deve servire, son notati, col sugello del Mandarino, da cui dipende.

Questa seconda muraglia è circondata d’un profondo, e largo fosso rivestito di pietre di taglio; nelle cui acque son grandi, e buoni pesci. Ciascuna porta tiene un ponte levatojo, per traversare il fosso, fuorche quella di Mezzodì. Dentro il grande spazio, che separa le due mura, vi son più palagi distaccati, rotondi, e quadrati, fabbricati per diverti usi, e diporti; poiche son grandi, e bentornati.

Dentro il medesimo spazio dalla parte d’Oriente, a piè della prima muraglia corre un fiume con più ponti ben forti, e di marmo, fuorche nell’arcata di mezzo, ove è un ponte levatojo di legno; essendo tutti gli altri ponti, che sono entro il Palagio, fabbricati dell’istessa maniera. Nella parte d’Occidente, dove lo spazio e più largo, vi è un lago con quantità di pesci, per esser lungo più d’un miglio Italiano: per cui dove è più stretto, passasi sopra un buon ponte, che ha in [p. 122 modifica]ciascun de’ capi due archi trionfali di vaga, ed eccellente architettura. Il rimanente de’ due spazj d’Oriente, e d’Occidente, che non è ingombrato da quei palagi distaccati, nè dal lago, è partito in ben larghe strade, abitate da famigliari, uficiali, ed artefici, che servono ad uso del Palagio Imperiale.

Al tempo de’ Re Cinesi vi erano dieci mila Eunuchi; ma chi regna al presente, vi pose in lor luogo Tartari, e Cinesi della Provincia di Leaòtùm, i quali son considerati come Tartari per grazia speziale. E ciò per quello, che riguarda il di fuora del Palagio: bisogna ora ragionare di quello, che vi è dentro.

Egli è prima da notare, che non son in Pekin le case, siccome le nostre, a più palchi, ed alte; ma più tosto i diversi appartamenti d’un palagio sono un dentro l’altro con diversi cortili nel medesimo piano: e in tutti s’entra da una sola porta della strada; sicchè dove noi per le nostre abitazioni ingombriamo più aria, eglino voglion più terreno. Per essempio la prima porta d’un palagio, ch’è su la strada, e riguarda il Mezzodì, ha dentro il cortile più picciole case dall’una, e dall’altra parte. Dopo le quali si [p. 123 modifica]passa ad un’altro cortile per altra porta di rimpetto a quella prima della strada, dove è il secondo appartamento: il quale è continuato dal terzo cortile più spazioso, che termina ad una gran sala, destinata per ricevere i forestieri. Appresso trovasi il quarto appartamento, dove dimora il Padron della casa: e dietro a quello un’altro cortile col suo quinto appartamento, dove si serbano le gioje, ed arredi più preziosi. Più avanti vi è un giardino: ed al fine, il sesto, ed ultimo appartamento, con una picciola porta nel mezzo. Ad Oriente, ed Occidente di questi cortili son le stanze meno pregiate. I domestici colle loro donne, e figli abitano dentro quello, che è presso alla prima porta: gli altri cortili son tenuti dagli Uficiali di più confidenza, e dal servizio dell’officine. Di questa maniera son disposte le case de’ Mandarini, e dell’altre persone ricche; ma quelle de’ Signori grandi, e più ragguardevoli occupano maggior terreno, ed hanno gli appartamenti più grandi, e più elevati, a misura della lor dignità; essendo tutto ben regolato per leggi del Regno: le quali è delitto trapassare.

Gli appartamenti Imperiali, che [p. 124 modifica]rinserra questo interior recinto, detto Ciau, vogliono alcuni, che sian venti, a’ quali danno loro nomi, e siti particolari: altri vogliono, che sian dodici, quanti sono i segni del Zodiaco: evvi chi giudica esser nove con altrettanti cortili; scrivendone ogn’uno per udito, non già per veduta; poiche è impossibile a gli Europei vedergli tutti, e spezialmente quello delle donne; permettendosi solamente quelli, in cui la gelosia degli Orientali non vieta l’intervenir nell’Udienze. Io potrei farne una relazione Relat. de Pe. Magailians c. 18. su’l rapporto altrui, ma rimetto a lui il curioso lettore, per non trascrivere il medesimo con una nojosa narrazione. Dirò sola mente, che questi cortili, e appartamenti son tutti su d’una medesima linea, con grandi sale, d’una architettura Gotica, in cui il lavoro dei legname è assai vago a riguardare, per un gran numero di pezzi lavorati di legno, che avanzano gli uni sopra gli altri in forma di cornice: la qual cosa sull’orlo del tetto fà una assai bella veduta. I lati de’ cortili son chiusi ò per piccioli corpi d’alloggiamenti, o da galerie. Ma quando si giunge a gli appartamenti dell’Imperadore, le volte sostenute da grosse colonne, i gradini di marmo bianco, [p. 125 modifica]onde si monta nelle sale elevate: i tetti risplendenti di tegole dorate: gli ornamenti delle scolture, le vernici, le dorature, le dipinture, i pavimenti, che sono quasi tutti di marmo, o di porcellana: e sopra tutto il gran numero delle varie e belle stanze, che quello compongono; senza fallo tutto ciò ha molto del ragguardevole, e del maraviglioso: e ridente di Palagio d’un gran Principe. Per rifare una Sala brugiata mi dissero i Padri Francesi, che non vi voleva minor spesa di due milioni dì pezze d’otto. Ben egli è vero, che l’architettura, e gli ornamenti son poco regolati: e non si vede quivi la simmetria, e vaghezza, che fanno i palagi d’Europa.

Il numero delle concubine, che stanno dentro questo Palagio per solo piacere dell’Imperadore, è ben difficile a sapere; perciocchè è troppo grande, e non è determinato: oltre che non si vedono quelle giammai. Elle son pulzelle, e nobili, scelte a ciò da’ Mandarini delle Provincie: le quali entrate nel Palagio non hanno più di comunicazione co’ loro parenti. La solitudine forzosa, e continua (perche le più non sono conosciute dal Principe) l’arte, che oprano per [p. 126 modifica]farsi conoscere, e la gelosia, che regna in loro, le rendono ben disgraziate. Di quelle, che hanno avuta la ventura di gradire al Re, si sono elette tre, che portan titolo di Regine: e vivon molto distinte dall’altre; avendo ogn’una il suo appartamento separato, ed una Corte numerosa: niente loro manca di ciò, che può contribuire al lor piacere: i loro arnesi, le loro vesti, e i lor accompagnamenti sono magnifichi. Nè perciò elle han parte alcuna nel governo; ridendosi i Cinesi in udir, che le Principesse appresso noi succedono ne’ Regni: e dicendo, che l’Europa sia il Regno delle Donne. Tengono queste luogo di mogli Il P. Magail. nel cit. luog. pag. 308.; onde i lor figliuoli son tutti legitimi, con la sola differenza, che quelli della prima son antiposti a gli altri nella successione dell’Imperio.

Vi è un parco cinto di mura dentro l’interior palagio, dove vivono bestie feroci, per diporto dell’Imperadore. Sonovi dentro cinque colline mezzanamente alte, fatte dal terreno, che cavossi per far il fosso, e’l lago: quella di mezzo è la più alta: e queste son l’uniche colline, che si vedono dentro la Città di Pekin.