Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 43

N. 43 - 27 ottobre 1872

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[p. 351 modifica]del cuore col Quegli che salda colonna la loro forza, OGNI considerato come una istituzione morale DISCORSO DI SCHILLER letto in Mannheim nell’anno 1784. il lice lo consentisse lo spazio. N. della. Redazione. dove manti) Questo- splendido discorso, voltato per la prima volta in italiano, apparve non è gran tempo nei giornali politici; siccome uno scritto di Schiller non invecchia e le cose dette in questo articolo rimarranno eternamente opportune, abbiamo creduto di poter aspettare a riprodurlo quando dalla passione, confessa le sue più leggere commozioni; cade ogni maschera, svanisce ogni belletto, e la verità si tiene incontaminata come il giudizio di Radamante. La giurisdizione del Teatro incomincia là dove ha fine più nobile trattenimento. per il primo osservò: che la religione è la più dello Stato, che senza essa le leggi stesse perdono quegli, probabilmente senza volerlo o saperlo, ha Una generale,* irresistibile aspirazione alle cose nuove e straordinarie ed il desiderio di sentirsi l’animo agitato da passioni diedero origine al Teatro. Lasso e sovente oppresso dalle monotone faccende che gl’impone la sua carriera e sazio di darsi ai pensieri, l’uomo doveva provare un vuoto nella sua esistenza, che mal s’addiceva al suo istinto d’attività. La nostra natura, del pari incapace a perdurare nello stato animale, ed a continuare i più gentili lavori dell’ingegno, desiderava uno stato medio, il quale congiungesse due fini opposti, moderasse le rozze tensioni in una dolce armonia ed insensibilmente ei facesse passare da una condizione in un’altra. Ora questo vantaggio si ritrae essenzialmente dal sentimento estetico, dal sentimento per il bello. Ma siccome il primo intento d’un saggio legislatore quello dev’essere di scegliere fra due effetti il più rilevante, cosi egli non si limiterà a solamente disarmare le inclinazioni del suo popolo, ma vorrà ancora, se gli sarà fatto possibile, rivolgere le medesime a disegni più elevati, e prenderà cura di trasformarle in fonte di felicità: è perciò che sovra tutto egli prescelse il Teatro, come quello che apre un campo infinito allo spirito vago d’attività, dà alimento ad ogni forza dell’anima senza troppo spingerne alcuna e riunisce l’educazioni della mente e sostenuto il più sublime scopo del Teatro. Appunto questa insufficienza, questa instabile qualità delle leggi politiche, che rendono la religione indispensabile allo Stato, determinano pure la morale influenza del Teatro. Le leggi, intendeva egli dire, s’aggirano solo sopra doveri negativi, la religione estende le sue esigenze a reali azioni. Le leggi impediscono solo le azioni che rompono i legami della società, la religione comanda di quelli che li stringono vie più. Quelle dominano solo su manifeste espressioni della volontà; questa continua la sua giurisdizione fin nelle intime fibre del cuore e segue il pensiero fino alla sua prima sorgente. Le leggi sono variabili e caduche’, mobili come capriccio e passione; la religione lega fortemente e per sempre. Ma pur volendo concedere ciò che giammai avviene, cioè che la religione eserciti tutta questa grande influenza sul cuore di ogni uomo, sarà egli ch’essa completi o possa completare l’intiera educazione? La religione (e qui distinguo il suo lato politico dal divino), la religione agisce in generale con tanta efficacia forse unicamente per mezzo della sensibilità dell’uomo. La sua forza è perduta se noi le togliamo questo. Come invece agisce il Teatro? La religione è più un nulla, per molti, se noi annulliamo le sue immagini, i suoi misteri; se noi distruggiamo i suoi quadri del cielo e dell’inferno, e pertanto non sono questi che quadri di fantasia, enimmi senza soluzione, spauracchi ed allettamenti indefiniti. Quanto maggior vigore non ne verrà alle leggi ed alla religione, se formeranno lega col Teatro, dove si trova la contemplazione e la vita presente, dove vizio e virtù, felicità e miseria, follia e saggezza in mille forme si presentano unite e reali all’uomo; dove la Provvidenza gli spiega i suoi enimmi, ne slega i nodi davanti i suoi occhi; dove il cuore, trasportato mite delle leggi umane. Quando la giustizia si lascia acciecare dal denaro e crapula a spese del vizio, e gli oltraggiosi potenti prendono a scherno la sua debolezza, ed il timore lega il braccio all’autorità, allora il Teatro prende in mano la bilancia e la spada, e trae i vizii ad un terribile tribunale. Tutto il regno della fantasia e della storia, il passato e l’avvenire sono sottomessi ai suoi cenni. Audaci colpevoli, che già da gran tempo putridiscono in polvere, sono nuovamente citati dall’onnipossente appello dello scrittore e ripetono la loro obbrobriosa vita a terribile insegnamento per la posterità. Deboli al par dell’ombra in un concavo specchio, passano davanti i nostri occhi quelli che furono lo spavento di quell’epoca e compresi d’orrore malediciamo alla loro memoria. Se nissuna morale non viene più insegnata, nessuna religione non trova più credenza, nessuna legge non ha più vigore, ei raccapriccia tuttavia Medea, allorché essa vacilla giù per la scala del palazzo, e che l’assassinio figliale è commesso. Un salutare ribrezzo provano allor gli uomini ed ognuno in cuor suo si compiacerà della sua netta coscienza quando Lady Macbeth, quella terribile sonnambula, si lava le mani e ricorre a tutti i profumi dell’Arabia, onde estirpare l’orribile odor del commesso assassinio. Tanto è certa la più possente azione della visibile rappresentazione che non quella delle morte lettere e delle fredde narrazioni! Tanto è più certo che produca un effetto più vivo e più costante il Teatro che non la morale e le leggi. [p. 352 modifica]354 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Però sin qui esso non s’appoggia che sulla giustizia mondana, mentre invece ha aperto un campo ancor più vasto. Mille vizii che quella tollera impuniti, questa punisce; mille virtù, di cui quella tace, questa raccomanda. In ciò ha compagne la saggezza e la religione. Da questa pura sorgente esso ritrae massime e modelli, e veste l’austero dovere con un abito attraente e lusinghevole. Con quali sentimenti, risoluzioni e passioni esso commuove il nostro animo! qual divino ideale esso ei presenta per esser imitato! Quando il buon Augusto, generoso come i suoi Dei, porge la mano a Cinna, suo traditore (il quale già crede di leggere sulle sue labbra la sentenza di morte) e gli dice: «Siamo amici,» chi fra la folla non stenderebbe in quel momento la mano anche al suo mortai nemico, per somigliare al divino Romano? Quando Francesco di Sickingen sul punto di punire un principe e di combattere per dritti stranieri, senz’avvedersi, dà uno sguardo dietro a sè e vede elevarsi il fumo di suo castello, dove moglie e fanciulli rimangono privi di aiuto ed egli... tira avanti, per mantenere la parola data; quanto grande m’appare qui l’uomo e piccolo e spregievole il destino temuto insuperabile! Altrettanto orridi si riflettono i vizi in detto specchio quanto amabile la virtù. Quando Lear privo d’aiuto, per notte e temporale, picchia alla porta di sua figlia, quando egli dondola nell’aria la sua bianca capigliatura e narra ai sordi elementi quanto snaturata fu la sua Regan, quando finalmente il suo dolore, fatto furioso, prorompe in queste terribili parole: «Ti diedi pur tutto,» quanto detestabile ei si presenta qui l’ingratitudine! con quanta solennità facciamo voto di rispetto ed amor figliale. Ma il campo d’azione del Teatro si distende ancora maggiormente. Là pure dove religione e leggi stimano al disotto della loro dignità di seguire i sentimenti umani, esso si prende cura della nostra educazione. Il benessere della società viene altrettanto inquietato dalle follie che dai delitti e dai vizi. Un’esperienza vecchia come il mondo c’insegna che nel corso delle cose umane sovente i più grandi effetti sono prodotti dalle più piccole cause, e se noi seguiamo le azioni fino alla loro origine, nove volte su dieci ei avviene di doverne sorridere ed una di meravigliarci. Ogni giorno che passa diminuisce per me il numero dei cattivi e si accresce quello dei pazzi. Se tutta la colpa morale d’un genere si dovesse ascrivere ad una sola ragione, se tutti gli orribili estremi di vizi che possono averlo fatto soffrire non fossero che forme diverse, che gradi più elevati d’una qualità che noi tutti saremmo di accordo in iscusare, perchè dovrebbe la natura aver osservato la medesima regola per un altro genere? Io conosco un solo segreto per preservare V uomo da farsi cattivo, ed è di proteggere il suo cuore contro le debolezze. Una gran parte di quest’effetto possiamo attenderlo dal teatro. Esso presenta lo specchio alla numerosa classe degli stolti e sottoponendoli ad un salutare scherno, fa vergognare le mille specie dei medesimi. Ciò che esso otteneva, come detto qui sopra, colla commozione e coll’orrore, raggiunse qui (e forse più presto e più sicuramente) collo scherzo e colla satira. Volendo intraprendere di misurare gli effetti conseguiti dalla commedia e dalla tragedia, saremmo probabilmente costretti a porre innanzi rango alla commedia. Derisione e disprezzo feriscono più sensibilmente l’orgoglio dell’uomo che non ne sia tormentata la coscienza dall’orrore. La nostra viltà si nasconde in faccia all’orrendo; ma appunto questa viltà ei scopre in faccia al pungolo della satira. Leggi e coscienza ei proteggono sovente contro i delitti ed i vizi; a non cadere nelle ridicolaggini si richiede un particolare animo più fino, cui noi in nessun luogo esercitiamo meglio che al teatro. Forse concederemo ad un amico di attaccare i nostri pensieri ed il nostro cuore, ma ei costa una gran pena a permettergli un solo riso. I nostri errori tollerano un ispettore ed un giudice, le nostre scostumatezze appena un testimonio. Il teatro solo può ridersi delle nostre debolezze, perchè esso risparmia la nostra sensibilità e non vuol conoscere il pazzo che ne è colpevole. Senza arrossire noi vediamo cadere la nostra maschera in quello specchio ed internamente gli siamo grati del dolce avvertimento Ma la sua influenza è ancora di gran lunga più estesa. Il teatro è una scuola di saggezza pratica, migliore che ogni altra istituzione civile, una guida nella vita cittadina, una chiave infallibile che ei apre l’accesso al fondo dell’anima umana. Concedo che T egoismo ed una coscienza indurita non di rado rendono nulla la sua miglior impressione, che mille volte il vizio sostiene audacemente la sua faccia davanti quello specchio, che molti buoni sentimenti resteranno senza frutto incontrando il freddo cuore dello spettatore. — Io stesso son di parere che forse Y Arpagone di Molière non migliorò ancora alcun usuraio, che il suicida Beverlei allontanò ancora pochi dal detestabile furore del giuoco, che la sventurata storia dei malandrini di Carlo Moor non rese ancora più sicure le strade; ma, pur limitando questo grande effetto del teatro, anzi volendo esser cosi ingiusti da negarlo interamente, quanto non resta ancora della sua influenza? Se esso non cancella, nè diminuisce il numero dei delitti, non ce li ha almeno fatti conoscere? Con questi colpevoli, con questi pazzi abbiamo pur da vivere. Noi dobbiamo o schivarli od incontrarli; o calpestarli o sottostar loro. Ma ora non potranno più sorprenderci, chè noi stiamo in sull’avviso dei loro colpi. Il teatro ei ha svelato il segreto per riconoscerli ed impedir loro di far male. Esso strappò all’ipocrita la fìnta maschera e ei scopri la rete con cui astuzia ed intrigo ei circondavano. Esso trasse fuori dai tortuosi labirinti l’inganno e la falsità e mise a giorno la loro spaventevole figura. Può essere che la moribonda Sara non spaventi alcun voluttuoso, che tutti i quadri della seduzione punita non raffreddino il suo furore, che l’astuta attrice pensi essa’stessa seriamente ad impedire quest’effetto, gran bene però sempre che l’ingenua innocenza conosca ora i suoi lacci, che il teatro le abbia insegnato a diffidare dei suoi giuramenti, a fremere delle sue protezioni. (Continua’). Rivista Mh_anese Sabato, 21 ottobre. Il desiderare lungamente una cosa senza ottenerla ha questo di buono che esercita la pazienza e spalanca le porte del Paradiso; per tale rispetto i frequentatori del teatro del Verme hanno il diritto di mettersi il cuore in pace perchè la loro porzione di beatitudine eterna se la sono guadagnata davvero! Parlo naturalmente della terza rappresentazione della Favorita colla Galletti; sempre sospirata, sperata, promessa e differita sempre. È ancora lo stesso metro di due settimane fa; e come allora si tiravano gli oroscopi per la prima rappresentazione, ora si tirano per la terza; le cronache commentano le maggiori o minori probabilità, domandano spiegazioni, ne ricevono, ne danno, sempre collo stesso zelo - nè più nè meno di prima. Frattanto quel teatro, ridotto ad un Ballo in maschera molto mediocre, avrebbe dovuto campare melanconicamente l’esistenza se non era il famoso Visir da tanto tempo annunziato, il quale credette bene finalmente di risvegliarsi e di portare il suo coreografico puntello all’edifizio barcollante della stagione. Il soccorso venne in buon punto e riuscì tanto più efficace, in quanto il Trovatore che doleva succedere al Ballo in maschera giovedì passato, si ammalò aneli’ esso e non farà la sua solenne apparizione che stasera. Non ho timore di asserire che sarà un Trovatore, come se ne trovan pochi, perchè avrà ad interpreti quella valente artista che è la signora Angelica Moro, il tenore Aramburo, la signora Barlani-Dini ed il baritono Faentini-Galassi. Tornando al Sogno di un visir dirò che il successo fu assolutamente lusinghiero! Non mi domandate che cosa sogni quel benedetto visir, chè voi lo sapete meglio di me: passi ad otto, ballabili, gruppi plastici e un passo a due. Nè più nè meno di tutti i visir che io ho conosciuto dacché bazzico nei teatri. Ci è [p. 353 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 355 Raff, Disse assai bene la rappresentazione role: (Th. Dòhler hat den zweiten Akt seiner Oper grosser Anerkennung von visitato il maestro Rossini Meister Rossini besucht und ilim den ersten und zur Durchsicht übergeben, Rossini spricht mit dem Compositionstalent Dòhler’s). (Th. Dòhler ha e rilasciatogli perchè lo scorresse il primo e seMen- queil secondo gran esito; vi si seperò qualche cosa in quel sogno che non mi avviene spesso di incontrare nei balli; anche quando sono grandi e spettacolosi, ed è eleganza dì composizione nei ballabili, bei vestiarii, belle scene, una bravissima prima ballerina - la sig. Mauri - infine esecuzione inappuntabile. Il coreografo Magri non ha posto sottosopra cielo e terra per fare il suo ballo; nossignori, egli si è accontentato di mettere un visir a dormire e di fargli sognare un paio di ballabili bene eseguiti. La novità della cosa cacciò l’entusiasmo in dosso ai più ritrosi, e gli applausi e le chiamate divennero innumerevoli. Ho assistito ad una parodia del Faust, fatta molto sul serio al teatro Carcano. Bisogna aver sentito quei cori stonare con insistenza cosi inguaribile e così contagiosa per apprezzare quanto valga una nota giusta. Degli canto e tentino, possono artisti principali, il solo baritono Carpi, pel metodo di per l’interpretazione diligente del personaggio di Vamerita lode schietta; alla signora Carini, esordiente, si fare complimenti, perchè è esordiente e perchè è dilettante, ma chi voglia essere sincero le farà capire che... sono complimenti. Che ella abbia buona voce per servirsene in una sala, ed anche intelligenza per riuscire una mediocre cantante, nessuno ne dubita, ma io domando: mette il conto che una signora la quale non ha bisogno delle tavole del palcoscenico, si induca a crescere la sterminata folla delle prime donne mediocri... di cui le tavole del palcoscenico non hanno bisogno? Il tenore Villa ha cantato la parte di Faust in chiave di caramella, a fior di labbro, a soffi, a sospiri, a sfumature; è una leziosaggine che non mi parve mai cosi sguajata come nel Villa, il quale ha pure belle e calde e robuste note, quando si degna di metterle fuori senza sfinimenti. Più mi piacque il basso Augeri, non ostante alcune incespicazioni di pronunzia, frequenti specialmente nei recitativi, e la poco caratteristica interpretazione data al personaggio di Mefìstofele. La sua voce è bella ed estesa, ed il suo canto abbastanza corretto. difficile canzone «Dio dell’or». Degli altri è carità il silenzio. Orchestra scorretta, fiacca, molle, cascante; scene discrete, i ballabili un orrore, e le ballerine parevano scappate da un museo egizio... tranne una, s’intende. Aspettiamo la Reginetta per dimenticare del tutto le torture patite a questo disgraziato Faust. Il Fossati ei ha dato una novità comico-musicale, un’operetta col titolo bizzarro: Il caporale Bastogio al campo d’istruzione. La musica è del maestro Panizza e le parole del sig. Betti. Tenete a mente il titolo che è la parte migliore’ dello spettacolo. Al teatro Milanese piacque un vaudeville in un atto: Un sabet grass. E un’amenità napoletana vestita di panni meneghini che le si adattano benissimo e di leggiadra musichetta. L’ultima novità del teatro Santa Radegonda, è: Dieci anni dopo, commedia del sig. Catelli, seguito alle Cause ed effetti. La commedia del Catelli piacque, ma io non ne so altro, chè m’ebbi il torto di lasciarmi sedurre dal Faust di Porta Romana.

  • Il nuovo teatro d’opera a Darmstadt verrà costrutto in stile romano

secondo il piano di Semper; il preventivo delle spese ammonta a fiorini 1,200,000.

  • A Vienna si erigerà un nuovo teatro, che sarà denominato Opera comica.

Si crede che F inaugurazione possa aver luogo durante l’Esposizione universale. ¥ Il nuovo teatro di Corte a Gera fu inaugurato colla della tragedia Don Carlos. ¥ Da una lettera privata da Londra apprendiamo che concerto d’autunno al Palazzo di Cristallo ebbe lietissimo gnalò il baritono italiano Francesco Mottino, cantando con gran plauso alcuni pezzi. Il redattore della Gazzetta Musicale universale, Giuseppe Müller, fu nominato segretario e bibliotecario all’aZia scuola reale della musica in Berlino.

  • In una seduta del congresso di donne che ebbe luogo il 9 corrente a

Eisenach, la signora Cairn di Cassel trattò l’interessante tema: Le donne e V arte.

  • Il concerto d’addio di Giovanni Strauss a Baden-Baden riuscì splendido

sotto ogni rapporto. Durante il concerto il festeggiato Strauss ebbe dall’imperatore l’ordine dell’aquila rossa, coll’invito di recarsi a Berlino.

  • Il 4 novembre ricorre il 25.° anniversario della morte di Felice

delssohn. Tutti gl’istituti filarmonici di Germania pensano a celebrare sto giorno con commemorazioni musicali.. Leonora è il titolo di una nuova (quinta) Sinfonia di Gioachino che verrà eseguita quanto prima a Weimar e Wiesbaden. Poche poesie hanno inspirato tanto i compositori tedeschi come quella di Heine: Du bist wte eine Blume (Tu sei siccome un fiore). Da ricerche fatte da un raccoglitore, certo sig. Muziol risulta che fu posta in musica settanta volte, non tenendo conto naturalmente che delle opere pubblicate. Uno sciopero di nuovo genere avvenne testé al teatro nazionale czeco di Praga. Le signore coriste del bel sesso — convien essere galanti — rifiutarono di cantare perchè il direttore nel programma affìsso alle cantonate le aveva dette coriste donne (Sbor Zenshgcli) anzi che signore coriste (Sbor Dom). La Gazzetta Italiana del Pacifico, di San Francisco, reca ch’è arrivato colà il celebre bambino, di anni 5 e mezzo, Romano Danesi, il quale canterà all’apertura del teatro di California/ Quel foglio aggiunge che il microscopico artista è di un’abilità meravigliosa. Il 6 corrente fu inaugurato in Avèrsa, provincia di Napoli, un nuovo teatro con una rappresentazione della drammatica compagnia Lollio. LWcq tT Italia di Nuova-York dà la seguente curiosa notizia che ha tutta l’aria di una réclame: «Quattordici dei capi indiani della tribù dell’alto e basso Yankton hanno richiesto ed ottenuto il 5 corrente di visitare Paulina Lucca alla sua residenza, presentati dai signori Jarret ed Edoardo Gacy. Essi mostrarono segni d’immensa allegria alla vista della vezzosa Diva, e dopo i loro soliti inchini, intuonarono una delle loro canzoni guerriere,.» Appena terminata, la pregavano volesse in ritorno favorirli d’una sola canzone, il che essa gentilmente accordava loro, cantando un’aria del Faust di Gounod, accompagnata sul pianoforte dal maestro Maretzek. «L’effetto della sua voce impressionò grandemente anche gli Indiani, imperocché il capo, «Testa Grossa», mosse le labbra ad un dolce sorriso, mentre il capo degli Unquapapa si lasciò sfuggire un grido di guerra. «* Leggiamo nella Scena di Venezia: «All’esposizione regionale di Treviso venne esposto un violino, invenzione dell’egregio maestro A. Aloysio di Venezia, nuovo per forma e per la particolarità che le corde anziché di mi ■ nugia sono di metallo e girano all’intorno di tutto lo strumento. Suonato ha la forza per lo meno di quattro violini comuni. Per la sua straordinaria potenza di voce questo istromento, che viene dal suo autore chiamato Metallicordo, potrà, adottato nelle orchestre, porgere nei ripieni un potente e nuovo sussidio.» At Al teatro Paganini di Genova nei primi giorni del mese di novembre sarà rappresentata una nuova opera Anna Rosa del maestro Bignami. Il maestro Arditi ha ceduto all’editore Ricordi la proprietà per l’Italia di due recenti composizioni per canto — la tarantella Forosetta ed il valzer l’incontro — divenute popolarissime in Inghilterra. Zf. Tratti in inganno da notizie date da giornali stranieri, abbiamo nel N.° del 22 settembre annunziato che a Vienna si aspettava l’apparizione di un’opera postuma di Dòhler, col titolo Tancreda, e riferito le dicerie che si facevano intórno a quest’opera. La signora Matilde Dòhler, sorella all’illustre pianista e compositore, ei scrive una lettera pregandoci di fare alcune rettifiche. Le lasciamo la parola: «l.° la Tancreda non fu punto consegnata al teatro dell’Opera di Vienna, ma rimane sempre nelle mie mani, onde l’aspettazione per quell’Opera a Vienna non è nè grande nè piccola; 2.° è perfettamente vero che il Dòhler sottomise l’opera sua al giudizio di Rossini, ma non perchè non sapesse condurla più innanzi, sì bene perchè venerava il gran maestro Pesarese, e ne riveriva il giudizio. Io posso aggiungere che il giudizio di Rossini fu favorevole, come si può, del resto, rilevare degli stessi giornali di quel tempo, uno de’ quali sotto la rubrica Bologna scriveva allora queste pacond’atto della sua òpera, Rossini parla con molta considerazione del talento di Dòhler come compositore)». Siccome non immaginiamo che si possano serbar rancori ad un morto, siamo certi che tutti i giornali che prima o dopo di noi hanno riferito quella notizia inesatta faranno volentieri la rettifica. Il 5 ed il 6 ottobre ebbe luogo a Rotterdam un festival cui presero parte molte società olandesi. Una giovinetta di 13 anni, pianista, ed un fanciullo di 12, violinista, destano ad Amsterdam l’entusiasmo dovunque si fanno udire; essi sono figli al signor M. I-Hess, professore di musica di Nuova York, ora residente ad Amsterdam,. [p. 354 modifica]356 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO CORRISPONDENZE questo posto fece già cattive prove. La per la parte musicale allora non aveva come gli si è fatto oggi, di dirigere l’orstione che il direttore il compito così arduo, cliestra. Il Moretti messo a La. Diocesan-Church-Choral-Union di Londra prepara per il 20 novembre alla Chiesa di Sant’Andrea un festival.

  • Una commissione del consiglio municipale di Bordeaux, incaricata di

studiare la quistione del gran Teatro, ha testé determinato di addossare al comune la tassa dei poveri, e di stabilire una sovvenzione di 100,000 lire per la prossima annata teatrale. ¥ La città di Castrogiovanni (Sicilia) ha determinato di eternare con busti marmorei la memoria di due suoi figli compositori di musica, i maestri Coppola e Chiaromonte’. II Maestro De Michelis da Civitavecchia ha scritto, se è vero quel che dicono i giornali, un’opera col titolo F Uomo, in cui non avranno parte che donne. A Pietroburgo saranno eseguite quanto prima le seguenti opere: Don Giovanni di Sargomigschky; la Potenza del male di Seroff, e la Pskoweraska di Rimski-Korsakoff. Quest’ultima è una novità.

  • La città di Boston in America conta 8 istituzioni musicali, fra cui due

conservatorii, un collegio ed un’accademia.

  • Il celebre Rubinstein in Nuova Yorck fa miracoli - e la critica anche Ecco

un saggio di lirismo americano: «Le fotografie di questa incomparabile potenza del pianoforte non gli so migliano gran fatto; la cosa non dee stupire! L’arte che possa riprodurre i suoi lineamenti non è ancora inventata! forse che si può fotografare la grandiosità della cascata del Niagara? Byron avrebbe desiderato di vivere oggidì per immortalare Rubinstein!» E così di seguito.

  • Ecco ora un saggio di.... ereintement affatto americano. È la biografia

di Meyerbeer dettata da uno yankee: «Meyerbeer era un uomo sottile, piccolo, di origine ebrea, che scrisse Musica di effetto; era gran tabaccone, visse e morì a Parigi ricchissimo ed ebbe funerali splendidi...«Nè più nè meno. ¥ Una compagnia di cantanti inglesi partita da San Francisco per un viaggio dell’interno della California, arrivata nel terreno dell’oro, dovette sul meglio sciogliersi per mancanza... del vile metallo. La prima donna ebbe la fortuna di trovare un posto di servente in una birraria ed il tenore potè fare il cameriere d’albergo; baritono, basso, e comprimarii dovettero mendicare. Ne avran di belle da contare quando ritorneranno in Europa! TORINO, 24 Ottobre. La Lucia al Vittorio — Selam il meraviglioso — Un nascituro pericolante — Buone intenzioni dell’Impresa del teatro Scribe. La Lucia martedì scorso al Vittorio non ha avuto sorti liete a cagione del tenore Bonfratelli, il quale mal reggendo a tanto peso s’è dato ammalato ed ha stimato conveniente lasciare tutta la seconda parte dell’atto terzo: già il pubblico ne aveva avuto abbastanza di questo Edgardo che ha una pronunzia difettosa ed un canto analogo alla pronunzia, per cui, dato pure il caso che si possa rimettere, questo spartito non sarà mai pane pe’ suoi denti. Per fortuna la protagonista signora Caruzzi-Bedogni ha detto benissimo l’adagio della sua cavatina e la gran scena del delirio; il baritono Lalloni ed il basso Cesari han cantato da artisti provetti; il secondo tenore se l’è cavata senza infamia e senza lode, per cui il pubblico ha piuttosto compatito che rampognato la disgraziata insufficienza e la improvvisa indisposizione colla quale ha saputo scusarsi. Intanto son due giorni che il teatro è chiuso e me ne duole per il buon Marchelli che col ballo Sélam il meraviglioso aveva combinato un discreto spettacolo: in esso la Salvioni piace assai, la musica tira innanzi alla carlona, il vestiario e le scene sono d’effetto e qualche ballabile ha incontrato favore a lode del coreografo signor Pulini. E me ne duole ancora perchè la speranza di avere una novità coll’opera nuova dell’egregio maestro Franceschini si va, aimè! pur troppo dileguando; ed è per vero doloroso che un giovane studioso e laborioso come il nostro capo-musica della Guardia nazionale abbia a vedersi chiusa la via per dare quella maggior prova di sapere e d’intelligenza che con uno spartito teatrale solennemente si ottiene. Però a darci novità pare bene intenzionata l’impresa, dello Scribe, la quale, sopra cinque opere promesse per la stagione, che comincierà nel mese di novembre prossimo e finirà in marzo, quattro ne promette nuove per Torino: le destinate col preventivo affisso erano Mignon di Thomas, Il Boscaiuolo di Flotow, Fra Diavolo di Auber e La Statua di Carne di Marchiò. L’odierno manifesto si limita alle semplice promesse di quattro opere nuove ed annunzia l’apertura del teatro colla Din orali, ossia II Perdono a Ploërmel protagonista la signora Flavis-Cencetti e primo tenore il simpatico Minetti: maestro concertatore T egregio signor Bozzelli, l’autore della Caterina di Belp, direttore d’orchestra il cav. Bertuzzi. Lo spettacolo sarà completato da due balli grandi, per i quali pure sono pubblicati i nomi degli artisti, che desidero poter citare insieme cogli altri cantanti quando il pubblico li abbia giudicati degni del suo suffragio. Nella prima quindicina del mese prossimo saranno ripresi i Concerti popolari di musica classica sotto la direzione del Pedrotti per cura di questa benemerita Società promotrice che seppe fare le cose tanto bene nella scorsa primavera. Nel primo poi di questi concerti si verrà fatta intendere una grandiosa sinfonia espressamente composta del valente maestro pianista Rossaro, che si dice lavoro di polso e degno della fama del suo autore. NAPOLI, 23 ottobre. Un avvenire color di rosa — Fraschini — La Commissione del S. Carlo — I maestri Moretti e Battista — Marta al Teatro Nuovo — Notizie. Si vera sunt exposita, Napoli quest’anno in fatto di musica sarà la più avventurata città del mondo. Non solamente le si invidierà il vanto di ospitare a lungo la più gran gloria musicale vivente, ma ancor l’altro di poter ammirare la voce potente e il delizioso canto di quel Fraschini che lasciò qui tante care memorie. Se al Musella riesci questo colpo da maestro può ben concederglisi indulgenza plenaria per tutti i suoi trascorsi. Il Fraschini ogni anno viene a dimorare fra noi tre o quattro mesi e quante volte gli antecessori di D. Antonio furono da lui nel fine di aprire trattative acciocché cantasse al San Carlo nella grande stagione, altrettanti rifiuti si ebbero. Il Fraschini erasi trincierato dietro un non possumus ancora più ostinato di quelli partiti dal Vaticano. Ma e’ pare che gli artisti valorosi per davvero senza fulminare sillabi pieghino invece alla compiacenza e che bene spesso stringansi in alleanza pel trionfo delle grandi idee di quella vasta repubblica che è l’arte da loro professata. E a proposito di San Carlo il cartellone non si vede ancora; la Commissione non accetta come artisti di obbligo nè la Majo, nè la Ramirez, nè il Collini, nè lo Sterbini, rifiuta il maestro Moretti e non vuol sentire a parlare del Battista come altro maestro e compositore. Ecco de’gravi imbarazzi per l’impresa; non mi brigo io degli artisti di canto, perchè soglio giudicarli al cimento dopo che m’è avvenuto più volte di udire alcuni in fama di celebri e col corredo di non so quanti cartelli alti e bassi, i quali poi alla fin delle fini non erano che ben meschini artisti e viceversa, taluni che ritenevansi per cantanti di niun valore mostrarne poi e molto. Ma sulla questione de’ due maestri vo’dirvi alcuna cosa: il Moretti è già innanzi negli anni, quindi poco’ favorito dalla dea Mnemosine, e come tutti gli uomini d’una generazione che va via, duro, ostinato su certi pregiudizii e nemico del progresso. Che volete abbia a farsene un gran teatro? Quali titoli può metter fuori esso Moretti? Quello forse di essere stato lungamente direttore al teatro Nuovo? Ma a prescindere dall’importanza del teatro v’è ancora T altra queCommissione quindi ha ragione e nella quistione di dritto come in quella di fatto. Ciò non toglie pertanto che il Moretti come concertatore al cembalo mostrossi sempre provetto. In quanto al Battista la cosa va riguardata altrimenti. Il costui nome fu scritto altre volte sul cartello di appalto, perciò in diritto potrebbe figurarvi, ma in fatto che cosa metterebbe fuori oggi chi non [p. 355 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 357 più tardi di tre anni fa scrisse Y Alba d’oro? Nello stato presente dell’arte si può permettere che si esponga l’opera di un Battista il quale se modellossi nell’AZ&a d’oro avrà scritto dei cantari plebei, di malo conio, e malamente cuciti? E poi quando dovrebbe presentarsi si fatto lavoro? Dopo il Don Carlo e Y Aida! Su questo riguardo la Commissione ha proprio ragione. Udii la Marta al Teatro Nuovo; la signora Miles che per la prima volta presentavasi al nostro pubblico fu malamente ispirata se credette potersi facilmente trionfare in quell’opera, e siccome penso che quei pochi plausi che la si ebbe furono dovuti all’avvenentissima sua persona ed alla sua geniale fisonomia, mi limito per ora a dirvi, che successo di incoraggiamento fu il suo. La Miles ha voce debole sulla corda media, stridula negli acuti cui vuole far violenza co’ pichettati; per soprappiù, non ha suoni attrattivi ed è mancante di agilità; in quanto al gusto ed allo stile lascia molti desideri. Ma la signora Miles che sembra dotata di buona volontà se non trascura la propria educazione musicale potrà fraseggiare più correttamente, a cantare con maggior purezza e rendere più pieghevole la sua voce. Il tenore Morea desterebbe tutta la simpatia dell’uditorio se la sua voce non fosse d’ingrato metallo; egli non cerca gli effetti sullo smodato gridio, ma accenta con correzione bastevole e con un’espressione sufficientemente naturale. La De Fanti dovette replicare le sue strofe al terzo atto, a dire il vero non le avrei arrecato quel fastidio; il resto della compagnia e i cori andarono male abbastanza: l’orchestra certe volte caricò i colori, e certe altre le trascurò e molti tempi furono sbagliati. Preparano Y Elvira del De Giosa con la Boys-Gilbert, la Frigiotti, il tenore Panzetta, il baritono Panari, ecc. Il Trisolini non ha potuto ancora aprire il teatro dei fratelli Grégoire per una infermità della Repetto. Il basso che dovrà cantare nei Puritani è il Medini Luigi. Al Politeama non canterà più il Baucardè; avremo invece stassera di nuovo la Lucia con la Montanaro, il Franco ed il Morelli. ^Acuto. GENOVA, 24 ottobre. L’avvenire del Carlo Felice, Manfredi di Petrella e Fata Nix del Danesi — Pioggia, Brandini puntella la Jone — Shakespeare — la Pochini e Anna Rosa di Bignami — Coraggio dell’impresa del Nazionale. Lucia, Zampa, e Matilde di Shabran coi coniugi Tiberini — Il Menestrello di laghetti — Teatro Boria — Beneficiata — I filodrammatici all’Apollo — Un castrato al Salila. Ormai si conosce l’avvenire del Carlo Felice per la stagione di carnevale; gli onori dell’apertura toccheranno al Manfredi di Petrella ed alla Fata Nix del Danesi. Gli artisti che si presenteranno per i primi sono la Pantaleoni, la Cosmelli, TascaDe Capellio, Parboni e Vecchi. Per ballerina la Passani. Avendo il Brandini assunta la parte di Burbo nella Jone, e coll’andata in scena del ballo Shakespeare di Casati, il teatro Paganini offre uno spettacolo abbastanza appetitoso, e ad onta della pioggia che seralmente cade a catinelle la vasta sala è sempre zeppa di gente. Presto andrà in scena Y Anna Rosa del Bignami, ed il ballo la Contessa d’E g mont per danzare nel quale venne scritturata la Pochini. L’impresa del Nazionale ha molto coraggio; sospese le prove del Corrado d’Altamura e pose in scena la Lucia, col tenore Mancio appositamente scritturato, e quindi si accaparrò Tiberini per cantare nel Zampa di Hérold, a cui probabilmente succederà la Matilde di Shabran nella quale canterà la moglie. Il ballo comico II Menestrello del Maghetti è di buon gusto, pieno di vis-comica e di graziose danze. In quanto MY Isabella, d’Arragona, continua a farsi udire placidamente come l’aveva preveduto. Al Doria domani a sera andrà in scena il Re Manfredi del Casilini, e se mi terrete un posticcino ve ne scriverò l’esito. La De Montelio e la ballerina Barbisan furono festeggiate nelle loro beneficiate, e ad onor del vero la Traviata continua ad essere per la prima campo di molti applausi. La Società Filodrammatica di beneficenza al teatro* Apollo rappresenta drammacci ogni domenica. All’anfiteatro Balda l’equestre Compagnia Fassio per attirar gente, fa delle lotterie, e promette premi straordinari, e persino un castrato! p- F25 ottobre 1872. Teatro Loria,prima rappresentazione — Re Manfredi, opera nuova postuma del maestro Andrea Casilini — Esecutori Sofia Le Montellio — Pifferi Bonacich — Masetti — Concertata da R. Monleone. Vi è mai capitato di vedere un ritratto di una brutta donna vestita con abiti del suo tempo di cattivo gusto, eseguito da pennello mediocre? Si: ebbene allora vi fate un’idea precisa del Re Manfredi del Casilini, andata in scena ieri a sera al Doria L’argomento è tolto dalle storie sicule del 13.° secolo, ed ha per base un episodio intimo e impossibile e poco drammatico. V’hanno situazioni sceniche d’effetto, ma anche molte sbiadite e impossibili. La musica scritta nel 1856 è modellata sulla maniera del Donizetti, ma con melodie poco originali che rammentano Emani, Nabucco e il Trovatore. V’ha qualche buona frase, ma sembra che il maestro se ne sia accorto e l’accarezzò tanto da renderla seccante all’uditorio col troppo ripeterla. Ciò dicasi del terzetto finale del prologo, del preludio per clarino del primo atto e del Coro dei Guerrieri e Vivandiere dell’atto stesso. L’opera passò fredda, qualche applauso ai pezzi che vi ho notato, ed altri alla cabaletta del primo atto del soprano, all’aria del baritono ed al terzetto del primo atto. L’orchestra fu accurata e questa volta riconobbi il Monleone. Se la mise en scene fosse stata sfarzosa, l’effetto ottico avrebbe contribuito assai al miglior esito dello spartito; le imprese dovrebbero sempre aver presente che basta talvolta il più piccolo accessorio, per indisporre il pubblico e far capitombolare uno spettacolo. Applausi ne ebbero la De Montellio, il Pifferi, il Bonacich ed anche i cori. Questa sera si riproduce; dimani al Nazionale la Lucia. F F- FVENEZIA, 20 ottobre. Il Barbiere al teatro Rossini — L’Emani al teatro Camploy. Finalmente s’è inaugurata la stagione d’autunno con l’apertura di due teatri d’opera; finalmente il pubblico ha occasione di passare alla meglio le lunghe serate di questa stagione, resa quest’anno più noiosa per l’insistenza delle pioggie. I teatri Rossini e Camploy hanno aperto i battenti con due discreti spettacoli, che se non soddisfano interamente, nullameno meritano alcune parole. Unicuique suum. Al Rossini si rappresenta T imperituro Barbiere. Vi si distinguono quella perla dei tenori d’opere buffe che è il Montanaro, la Derivis ed il Polonini. Il primo canta con passione, leggiadria, arte e finezza, e come, certo, Rossini deve aver desiderato. La Derivis ha il vezzo, non certo lodevole, di fiorire un po’ troppo la sua parte già per sè fiorita, e di non scegliere variazioni molto adattate, perciò, se anche merita d’essere applaudita pel modo eloquente e sicuro con cui le eseguisce, non soddisfa pienamente le orecchie castigate del vero pubblico intelligente. E artista di molta grazia e bella apparenza. Il Polonini figura bene nella parte di Figaro e dimostra di essere artista da riuscire ancor meglio in altre parti meno diffìcili. A questi artisti che sono applauditi ogni sera, specialmente il primo, fanno coda il Marchisio, che nella parte di Don Bartolo riesce poco bene, essendoché ha perduto la voce, e tenta con l’arte, caricata però, di sostenersi; il Dal Fabbro pessimo Don Basilio, e la Zamboni più che discreta seconda donna. Bernardi dirige con intelligenza l’orchestra; i cori poi sono eccellenti. - Sabato si darà a questo teatro l’Ombra di Flotow. [p. 356 modifica]

’358 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO A1 Oumploy rappresentasi l’Emani. Questa stupenda musica non’è certo caduta nelle migliori mani. Tranne il Bellardi, tenore di forza, bella voce e compostezza di canto e d’azione, gli altri dal più al meno valgono pochi denari. La Mosconi ha voce potente, ma disaggradevole; il baritono Brogi ha forse più arte che voce, ma poco, certo, di tutte e due; il basso Manfredi poi è un Silva.... selvaggio. L’orchestra e i cori assai incerti. Circa la vitalità di questo spettacolo corrono voci inquietanti. All’Apollo, la compagnia Meynadier darà sei recite, e quindi verrà quella diretta da Pietriboni. Al Malibran il popolino avrà da divertirsi con la compagnia di prosa, canto e ballo, condotta da M. Rossi. A PARIGI, 23 ottobre. Eloisa ed Abelardo alle Folies-dramatiques, musica di Litolf — L’Ateneo — Concerti Pasdeloup e Daubé — Saint-Saëns.! I L’avvenimento musicale più importante della scorsa settimana, quello di cui si sono occupati più particolarmente la critica e la pubblica opinione, è stato il gran successo ottenuto dall’opera buffa intitolata Eloisa ed Abelardo e rappresentata al teatrino < ra molto in voga che ha nome les Folies dramatiques. Il nome è ben giustificato! Sono vere follie quelle che sono messe in iscena su questo teatro. Questa volta il libretto è così buffo, cosi ridevole, che ha messo di buon umore l’uditorio, che del resto non va là che per divertirsi. L’argomento era più che scabroso; nè vi dirò che tal quale è stato trattato dal poeta, sia un modello di sana morale. No, non consiglierei le madri a condurci le loro giovani.figliuole ed anche meno i loro figliuoli, se vanno ancora a scuola. Del resto — strano a dire! — l’opera termina come suol dirsi con lieta fine, sicché la sventura che colpì sì miseramente Abelardo è stata artifiziosamente ed un po’ audacemente evitata dal librettista. Ma che ridere! sopratutto alle ultime scene. Il maestro Litolf, che aveva già scritto per questo stesso teatro, or fa un anno, La scatola di Pandora con un debole successo, ha composto la musica d’Eloisa ed Abelardo, musica gaia oltre ogni dire, originale, facile come parte melodica, pregevole come parte armonica: in altri termini, piena di allegri e graziosi come motivi e molto bene istrumentata. Non è più la parodia, la rappresentano i teatri dei Bouffes-Parisienes e delle» i I; Variétés, ma è la vera opera buffa, francese beninteso; voglio dire che non somiglia menomamente all’opera buffa italiana. Da per tutto parlasi in questo momento del successo ottenuto dal Litolf, e non mi maraviglierò se altri teatri gli domandino novelli spartiti. Qui tutto è di moda. Oggi Litolf è alla moda;. se sa profittare del momento, la sua fortuna è fatta. Orazio aveva ben ragione di dire: Carpe diem! È singolare che i due maestri che si divideranno il teatro comico musicale in Francia siano due tedeschi; Offenbach e Litolf. Bisogna convenire che quelli tra i compositori francesi che hanno trattato finora lo stesso genere, non hanno nè la fecondità nè il sapere dei due alemanni or or citati. Mi direte che se Offenbach è davvero fecondo ed infaticabile, non si può dir lo stesso di Litolf. Per le opere, è vero; ma per la musica sinfonica, l’osservazione non sarebbe giusta. Questo maestro non si riposa inai; quando non iscrive— e scrive quasi sempre — dirige l’orchestra. È attivissimo, operosissimo, instancabile. Ha veramente il fuoco sacro nelle vene, o almeno l’argento-vivo, il che è già qualche cosa. Probabilmente Eloisa ed Abelardo farà il giro del mondo a quella stessa guisa che l’han fatto le migliori opere d’Offenbach, La Bella Elena per esempio e la Granduchessa, di Gerolstein. Sol mi meraviglia che in altri paesi si trovino artisti della tempra di quelli che vediamo ed udiamo qui nelle parodie e nelle opere buffe. Notate che non ho già detto che non se ne trovino del loro talento, ma della loro tempra. Quante e quante canteranno meglio della Schneider e saranno più valenti, ma avvene forse che possano mettersi in confronto con lei, pel brio e per quel che chiamasi qui diable au corps? — I due artisti più abili in questo genere al teatro delle Follie drammatiche sono Millier e Luce; ma bastano a fare smascellar dalle risa. Vi ho parlato più a lungo di questo teatrino, perchè son sicuro che tutta Parigi correrà all’Eloisa ed Abelardo di Litolf e che questo titolo resterà per più mesi sul cartello. Non so perchè l’Ateneo non si è dato a questo genere, che, ben trattato, non può che piacere. Non parlo già delle farse grossolane o delle eterne parodie che ho in abbominio; ne comprendo come una gente che si vanta d’essere la più colta del mondo possa divertirvisi; parlo bensì dell’opera buffa; la quale, quando la musica è buona e bene scritta, deve immancabilmente dilettare. L’Ateneo invece ha voluto attenersi all’Opéra comica; vuol contentarsi del semplice sorriso, senz’andare sino al riso bell’e franco. Non basta per un piccolo teatro, che non può lottare col teatro speciale ed altrimenti importante, cui il genere stesso diè il nome, voglio dir col teatro dell’Opéra Comique. Ecco perchè l’Ateneo non è stato troppo felice nella sua inaugurazione. Non disperiamo, peraltro. Può ancora risorgere. All’Opéra state riprese che canta la mostri a noi Comique, giacché ho nominato questo teatro, sono le Nozze di Figaro. E sempre la signora Carvalho parte di Cherubino, benché il bell’adolescente si sotto le forme d’un giovinetto ben tarchiato e ben pasciuto. Ma qual freschezza di voce, e qual perfezione di canto! Una seconda ripresa è annunziata per domani: è quella dell’Ombra di Flotow. La signora Galli-Marié rappresenterà la parte altravolta cantata da Marie Rose e scritta per lei. Marie Rose, invece, si fa udire ed ammirare nella sala Valentino ai Concerti di Arban. Perchè discendere tanto? Chi può dirlo? Capriccio di bella donna!... Ho scritto la parola Concerti. Avrei a dirne dì molto su quest’argomento. Domenica scorsa, come se si fossero dato la parola lari alla alle d’ordine, Pasdeloup ha ricominciato i suoi concerti popo(16.° anno) al Circo Nazionale e Daubé ha ripigliato i suoi splendida sala del Grand Hotel; quegli dalle 2 pomeridiane 4 o alle 5; questi dalle 9 della sera, alle 11 o a mezzanotte. C’è da inebbriarsi di musica la domenica per un prezzo relativamente modico, si può andare ai Concerti e godere di cinque ò sei ore di eccellente musica, egregiamente eseguita. Il Pasdeloup sceglie più particolarmente la musica classica tedesca: Haydn, Mozart, Beethoven, Bach, Haendel, ecc. Ne fa la sua specialità. Invece il Daubé, più ecçletico, frammischia l’antico repertorio al moderno, la musica classica alla contemporanea ed alletta egualmente. E poi, il locale nel, quale Daubé fa eseguire i suoi Concerti è cosi bello, cosi splendido! Coloro che non vogliono spendere che due o tre franchi e passare piacevolmente le serate possono andare a’1 Grand Hotel. Andando in un teatro spenderebbero assai più, e non sarebbero cosi comodamente seduti. Ai Concerti popolari, per altro, Pasdeloup comincia ad essere meno esclusivo ed ogni domenica, — almeno ne ha manifestato l’intenzione — aggiungerà alla musica classica il lavoro d’un compositore moderno, lavoro inedito di cui offrirà cosi le primizie al suo numeroso uditorio. Domenica scorsa ei ha fatto sentire un bel componimento musicale di Camillo Saint-Saëns, intitolato Le rouet d’Omphale. Non so se Onfale si servisse di questo utensile per filare. Credo che preferisse il fuso al mulinello, forse perchè quest’ultimo non era ancora stato inventato. Ma non entriamo in queste minuzie. Il lavoro del Saint-Saëns è pregevole ed ha avuto un gran successo. Tutta T assemblea ha gridato bis! Ve l’ho sempre detto; se questo compositore volesse limitarsi alla musica sinfonica, otterrebbe un freddo successo. Vuole invece scriver pel canto, pel teatro; allora, non volendo o non potendo esser melodico, diviene fastidioso ed annoia. Perchè voler forzare l’ingegno a far quello che non sa e non può? xV. Æ. [p. 357 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 359 3.OXDIÌA, 21 ottobre. Furori della Compagnia Mapleson’in Irlanda — Asta musicale — Licensing Act contro il vino! La compagnia di Mapleson continua i suoi furori in Irlanda. Nel Faust, nel Barbiere, nel Flauto magico, nella Semiramide, nel Rigoletto, nel Trovatore il signor Mapleson è stato egualmente fortunato, i suoi artisti essendo stati sempre calorosamente applauditi. Il Flauto magico e la Semiramide sembrano aver attratto gli uditori più affollati della stagione. Pochi impresarii vantano un trio d’artisti come il Mapleson per la rappresentazione della Semirafnide. Miglior Semiramide della Titiens, miglior Arsace della Trebelli-Bettini, e lasciate che aggiunga migliore Assuro dell’Agnesi si cercherebbero indarno. Nessuna meraviglia se i più applausi fragorosi accolsero la rappresentazione. La Trebelli-Bettini dovette ripetere l’aria «giorno d’orrore» e a giudicare dagli onori della replica, raramente accordati, bisogna credere che quel popolare contralto fosse l’oggetto primo dell’entusiasmo della sera. Il Flauto magico venne rappresentato con la Titiens (Pamina) la De Murska (Astrifiammante), Mendioroz (Papageno), Bettini (Tamino) e Foli (Sérastro). Che quella successione non interrotta di melodie abbia soddisfatto il pubblico di Dublino fino all’entusiasmo non è da meravigliare. Debbo osservare però che le tre belle della regina della notte lasciarono qualche cosa a desiderare e nella bellezza del canto e nella bellezza delle vesti. A proposito di vesti è bene ricordare che queste non turbano mai lo spirito intraprendente di Mapleson, il quale è ben lontano dal professare assoluta venerazione per i costumi e le scene dell’epoche storiche delle sue rappresentazioni. La stagione di Dublino terminò jeri l’altro, e questa sera comincia quella di Belfast. Belfast è città famosa per le discordie civili che l’assediano, ma, sia detto a suo onore, tanto orangisti che cattolici hanno la passione della musica; e giova credere che alle melodie di Verdi, Rossini e Meyerbeer essi potranno dimenticare i loro dissapori. La stagione di Belfast non durerà più d’una settimana, e quindi avrà principio quella di Glascow nella Scozia. Glascow è la terza città della Gran Brettagna, ed è celebre non tanto per le sue fabbriche innumerevoli, quanto per l’amore che porta alle arti, alle lettere, alle scienze. Una vendita di proprietà musicali ha avuto luogo all’asta pubblica, in seguito allo scioglimento della ditta Lamborn Cock e C. e la somma trattane sali a 14,000 lire sterline. La cantata del maestro Bennett intitolata May Queen è stata venduta per 1837‘/2 lire sterline; le melodie del Galles di Thomas sono state vendute per lire sterline 1600; il Naaman del Costa per 500 circa; le romanze sacre di Miss Davis per 640; varie romanze di Pinzuti sono state pagate da 2 a 12 lire sterline ciascuna. E cosa notevole che il minor prezzo fu dato per le composizioni di Pinzuti. Questo maestro piccolissimo della persona, vuoisi, a dispetto di certi amici suoi, che sia piccolissimo anche di mente. Il Licensing Act, passato nella sessione parlamentare ultima per arrestare l’estensione della peste dell’ubriachezza - malattia nazionale - ha sollevato le ire non solo della gente povera che vuol bere a tutte ore finché ha un soldo in tasca, ma anche di varii impresari teatrali, i quali domandano a favore del loro pubblico che l’ora di chiusura sia stabilita più tardi nelle vicinanze dei loro teatri. Voi sapete che noi abbiamo un distretto teatrale, del quale Covent Garden è il centro, e che comprende presso che tutti i, teatri della Metropoli. Ora a benefizio di questo distretto quattro osterie, o publichouses sono state privilegiate per la vendita di birra e spirito fino ad ora avanzata. E per provare che quelle quattro osterie non bastano è stata fatta la seguente statistica, che io raccomando alla vostra attenzione, perchè è accuratissima. Teatri Uditorio Medio Impiegati V» Drury Lane 4000 persone 1100 Covent Garden 4000 600 Queen’s 2500 154 Lyceum 2500 130 Vaudeville 1800 120 Adelphi 1800 136 Charing Cross 800 55 Opera Comique 1080 60 Globe 1000 60 Strand 1200 100 Olympia 900 60 Gaiety 1500 150 22080 2725 Rimandiamo al prossimo numero la corrispondenza di Berlino, per abbondanza di materia. FIRENZE. I Vespri Siciliani servirono all’inaugurazione della stagione d’autunno al teatro Pagliano, e servirono assai bene, in virtù anche della buona interpretazione. Applauditissimi furono: la signora Bendazzi-Secchi. il tenore Vanzan ed il baritono Quintili-Leoni. Benissimo l’orchestra diretta dal maestro Usiglio; la sinfonia fu applaudita con entusiasmo. Discreti i cori, buone le scene. La nuova opera del maestro Tacchinardi, I conti sema l’oste andò in scena il 22 al teatro Nuovo, e piacque. L’autore ebbe 16 chiamate. Esecutori erano la signora Nascio, il tenore Parmisini, il buffo Baldelli ed il baritono Panizza. Ci mancano i particolari. BUKAREST, Ci scrivono: Abbiamo uno spettacolo veramente splendido, quel gioiello che è il Rigoletto eseguito da quei valenti che sono: la sig Fossa, il tenore Steger e il baritono Bertolasi. Gli applausi e le chiamate non si possono contare; Steger fu sommo dalla prima all’ultima nota, ed applaudito del pari dalla prima all’ultima nota. BRUXELLES. Al teatro la Monnaie Gounod diede uno splendido concerto in cui fece eseguire la sua nuova sinfonia in mi bemolle, e l’oratorio G-allia. Le due composizioni furono accolte con entusiasmo; il finale dell’oratorio, in cui è un crescendo formidabile, elettrizzò il pubblico che ne volle la replica. MIRANDOLA. Ci scrivono: La breve stagione di fiera si chiuse il 17 corrente; la Favorita fu assai bene interpretata da una esordiente, la signora Ersilia Rubeis, la quale fu tutte le sere fatta segno di ovazioni dal pubblico: anche gli altri esecutori meritarono lode. GHIAVARI. Splendido successo il Ballo in Maschera colle signore Bai e Santos, col tenore Clementi e col baritono Magnani. Ottimamente tutti. — Milano. Alle Scuole Popolari di Musica per istrumenti da fiato e canto corale è aperta l’iscrizione per l’anno scolastico 1873. Le domande per l’ammissione, corredate dai necessari documenti, dovranno essere presentate a tutto il 10 novembre 1872 alla Direzione in Piazza Mercanti, N. 4. [p. 358 modifica]CALE DI MILANO GAZZETTA MUSI NOTIZIE ESTERE Londra. Il signor W. Beai prepara per il 1873 al Palazzo di Cristallo un secondo National Music Meeting, al quale prenderanno parte, al pari di quest’anno, società corali inglesi e straniere, corpi di musica militari, cantori solisti, ecc. Il totale dei premii distribuiti sarà di 575 lire sterline, più un oggetto d’arte del valore di 1,000 lire. — La-Haye. Seguendo l’esempio di Rotterdam e di Utrecht si è formata una Società Bach coll’intendimento di render popolari le opere del gran maestro tedesco. La prima adunanza ebbe luogo il 4 ottobre nella chiesa protestante; molte composizioni di Bach vi furono interpretate squisitamente. — Baden-Baden. In un concerto, dato il 2 ottobre da Giovanni Strauss per aderire al desiderio dell’imperatore, furono applaudite con entusiasmo una nuova polonese di Strauss, col titolo Imperatore Guglielmo e la Marcia Imperiale di Bülow. — Nuova-York. Dallo stesso giornale apprendiamo che il gran Concerto d^ addio dei celebri artisti Patti-Mario chiamò alla Steinway Hall gran concorso di spettatori, che fragorosi furono gli applausi, immensa la messe di fiori offerta agli artisti. — I concerti deH’AguiVa del compositore e pianista Rubinstein proseguono con crescente entusiasmo. «Il concento di venerdì sera, scrive VEco d’Italia in data del 9, il matinée di sabato e l’altro concerto di lunedì sera, sono stati un completo trionfo, una ovazione prolungata, entusiastica che troverà un eco nel giro artistico che questi andranno ad effettuare tra breve nelle principali città dell’Ovest e del Sud.» — Milano. Elvira Bresciani giovinetta che aveva teste compiuto il corso del Conservatorio, e a cui sorrideva una bella carriera di artista, finì la vita a 19 anni. — Venezia. Alessandro Ghislanzoni, maestro di musica, un tempo direttore dei balli alla Fenice, più tardi professore di violino al Cairo. — Orvieto. Vincenzo Fontano, maestro di cappella, allievo del Conservatorio di Napoli e del celebre Mercadante. — Brighton. William Gutteridge, professore di musica, mori il 23 settembre a 74 anni. — La Fère-en-Tardenois (Aisne). Chiara Berton, compositrice di musica per pianoforte, morì a 55 anni. Chiara Berton era cieca. — Berlino. Carlo Liebig, direttore della Sinfonie-Kapelle, mori il 6 corrente in età di 64 anni. — Ludwigsburg (Würtemberg). Eberardo Federico Walcker, rinomato fabbricatore d’organi, morì il 4 corrente. L’organo della cattedrale di Ulm, il più grande che si conosca finora, è uscito dalle sue officine. — Cappenburg (presso Munster). J. B. Klems, noto fabbricatore di pianoforti a Diisseldorf. morì il 24 settembre. — Wiesbaden. Ferdinando Bòhme, professore di canto, morì il 4 ottobre, k — Penzing (presso Vienna). Guglielmo Holler, impiegato alla prima Cassa di risparmio austriaca, noto per le sue composizioni per la Zither (cetra); morì il 4 ottobre. — Gand. Leopoldo Francesco Roeges, professore di musica e da molti anni negoziante di musica e di pianoforti in Ostenda, morì il 7 ottobre a 41 anni. — Mantova. Pacifico Andriani, proprietario del teatro che porta il suo nome. Sig. A. V. — Pavia — N. 113. Siete in errore. La chiave vi era; tanto è vero che fu trovata; se fosse stato un anagramma avrebbe offerto circa un miliardo di combinazioni e però nessuno l’avrebbe spiegato. Le lettere devono essere indir izzate semplicemente alla Direzione della G. M. Alla Direzione del giornale La Liguria Artistica — Genova — N. 128. Vi rimandiamo i numeri che vi mancano, avvertendovi ’che ei furono restituiti coll’indicazione respinti, e che non è la prima volta. Anche il vostro giornale ei manca più spesso di quel che ei arrivi. Signor G. Br. — Parenzo. — N. 139. Ci è impossibile pubblicare il vostro articoletto perchè tratta di cose a cui i nostri lettori non s’interesserebbero punto. A’ J E A A ** g 1872

1 1873— con i 1874 Quattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 41 Se sostieni i cadenti non avrai da sollevare i caduti. Fu spiegato con esattezza dai signori: Ignazio Guidetti, avv. Baldassare Bottigella, Vincenzo Picasso, Giuseppe Onofri, Gaetano Grilli, Adelina BarieriBergomi, Pietro Bonacossa, capitano Cesare Cavallotti, S. Saladini, prof. Angelo Vecchio, Luigi Stame, maestro Salvatore Botta, Giuseppina Chinali, Ferdinando Ghini, Dott. Camillo Ciccaglia, Paolo Bellavite, Archimede Montanelli, Alfonso Fantoni, maestro Giuseppe Falavigna, Giuseppe Gregoletto, luogotenente G. Orrù, G. Piccioli, B. Lopez-y-Royo, Roberto Gill. Estratti a sorte quattro nomi riuscirono premiati i signori: Pietro Bonacossa, Luigi Stame, Ignazio Guidetti e Giuseppina Chinali. Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Oggion i Giuseppe., gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.