Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 12

N. 12 - 19 marzo 1843

../Suppl. al N. 11 ../N. 13 IncludiIntestazione 16 novembre 2021 25% Da definire

Suppl. al N. 11 N. 13

[p. 49 modifica]— 49 — GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 12. 4 9 Marzo 4 843. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scclla musica classica antica c moderna, dcslinati a comporre un volume in l.° ili centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AaDI MILANO • La musique, par des in/lexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions. peint tous les tableaux, rend tous les objets, • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des ssn• timents propres à l’émouvoir. J. J. IIoussejv. Il prezzo dell’associazione alla Gaszcttne tVAntologia classica musicale è dicffelt. Ausi. L. 12 per semestre, ed efTett. Ausi. LAI affrancala di porto fino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso 1 principali negozianti i c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i grup i essere mandati franchi di porto. • onniuio. I. Polemica. - II. Studi Critico - Storici. Articolo II Considerazioni generali sulla esecuzione della musica strumentale. - III. Bibliografia. Dei Metodi di Canto, ecc. - IV Antologia Musicale. • V Notizie MuE primi POLEMICA Veramente, signor Temistocle Solerà, io potrei domandarvi chi siete voi, che vi permettete di chiamar sconosciuti tutti coloro che non si voglion sottoscrivere alla vostra infallibilità d’autore melodrammatico; c potrei chiedervi se siete il portinajo della Gloria voi, che, modestamente ringraziando il eielo di quella qualunque scintilla d’ingegno che v’ha data, pretendete gettar l’oscurità sulla fronte di tutti quelli che non hanno ancora scritto un articolo in lode de’ vostri libretti d’Oliera. Potrei domandarvi se credete proprio che sia necessario partorire, i suoi primi cauli, o delle parole per musica, o degli articoli per il Pirata per acquistare rinomanza nel gran mondo letterario. Ma io, vedete, io non son suscettibile come vi pensate: anzi, in certi casi, in cui vengono a capitare tutti quei pochi che hanno il coraggio di dire la verità, io son uso adoperare ceri’ apatia, della quale, nel corso di mia vita oscura, non ho mai dovuto pentirmi. Diamine! Andare in collera perchè uno che avete criticato non trova giusta la vostra critica! Andare in collera perchè un compositore di versi vi dice ohe imbrattate la carta occupandovi delle cose sue! Andare in collera perchè uno v’assicura, clic è meglio cantare delle ariette, che intridervi nella bruita pastoja del giornalismo! E chi ha mai dubitato di ciò?... Non sarei più degno di leggere nè un vostro libro, nè un articolo del Pirata se mi venisse in capo una simile debolezza. Così di queste ed altre perle che con poca discrezione vi siete fatto lecito di spargere quella vostra polèmica di cui avete ingemmato il Pirata io non dirò una sillaba. E benché voi qualifichiate di ributtante impertinenza il parlare urbanamente de’ latti vostri, io mi guarderò bene dal rendervi la pariglia. All’incontro perchè, da povero artista, venite parlando del vostro povero tozzo di pane coll’idea di for credere al pubblico compassionevole che sia stala una cattiveria quella di stampare che i vostri Lombardi alla prima crociala eran tessuti in modo si poco ragionevole che per vero non avrei saputo conte lodarliè forza clic vi mostri che fu appunto in riguardo a quel vostro tozzo di pane che v’usai una siffatta moderazione, perchè diversamente avrei dovuto dire molto di più di quel clic non feci. Non andate dunque un’altra volta in collera se, per darvi una caparra dell’amicizia’ clic ho avuta per voi, vengo ora ad esporvi i motivi per cui dissi che il vostro componimento era sì poco ragionevole che proprio in coscienza non avrei saputo lodarlo. In mercede della fatica che ini prendo siatemi cortese di perdonarmi quello sproposito della poesia che tesse il suo poema, il quale, ben considerala la natura del vostro dramma, è veramente così grosso clic non so d’averne mai commesso uno maggiore. Ora, per degnamente ragionare dell’opera vostra, dovrei esaminare innanzi tutto se realmente il soggetto de’ Lombardi alla prima crociata meritasse clic un Lombardo lo ponesse sulla scena per provvedere alla sua c alla gloria de’ suoi progenitori. Ma perchè questa materia fu a sufficienza discussa all’epoca che apparve il poema dell’illustre autore del Marco Visconti, c nulla potrei dire di non detto, di ciò non parleremo, c ei basterà in vece indagare quali siano i personaggi che fan bella mostra nel complesso del dramma. d’ogni cosa fatemi il piacere di dirmi se dell’azione, e quindi il protagonista, sia Pagano, o Giselda, o Vielinda, o Arvin da Hò, o Pirro, o il Tiranno d’Antiochia, o sua moglie, od principe turco Ormile. Se il miglior personaggio è quello clic figura meglio, bisognerebbe dire clic sia quest’ultimo, perchè e il solo che dal principio alla line (comincia col sccond’atto e finisce col terzo) conservi un carattere negli alti suoi. Egli è buon amante al principio c termina come incomincia. E figlio d’un maomettano c cade difendendosi contro chi combatte il suo popolo. Persuaso nel morire della falsità del suo culto spira facendosi cristiano, c la sua morte è sì gloriosa clic ce lo rappresentate perfino in paradiso. Se il miglior personaggio, ripeto, dovesse dirsi il protagonista, come quasi sempre usarono Mctastasio e lutti i grandi drammaturgi antichi e moderni (I), Oronte. è il solo che non faccia del male ed abbia una parte interessante. Ma il componimento s’intitola i Lombardi alla prima crociala, per cui il protagonista dev’esser uno clic non sia turco; c se non è un solo Lombardo saranno tutti i Lombardi. Se non che questi Lombardi fan poi cose che. sian veramente generose, che inspirino simpatìa all’uditore, che siano di qualche utile esempio, che siano insomma quali devono essere i protagonisti?.. Prendeteli tutti colesti vostri croi, sig. Solerà, tutti dal primo all’ultimo vi fanno qualche cosa che vi strappa dall’animo ogn’interessamento. Pagano è uno scellerato che dopo forse vent’anni di bando ritorna di Terra Santa con non altra intenzione che di assassinare suo fratello che vent’anni prima aveva assalilo senza poterlo uccidere, per sola colpa d’essere stalo un amante preferito (2). Credendo di colpire il fratello trafigge invece il [ladre, c preso dall’orrore del parricidio vuol rimediare al primo errore commettendone un secondo nel trafiggere sè stesso. Impedito nella sua risoluzione, si fa eremita in Terra Santa, ove, dopo alcuni anni di patimenti, ferito in campo per la santa causa, muore beato del perdono de’ suoi c della desiata vista di Gerusalemme. - Un malvagio che, dopo vent’anni di lontananza, ritorna vicino ad un fratello per ammazzarlo è già un essere si ripugnante clic è impossibile riaverlo in grazia; se v’aggiungete l’idea clic la sua mano è lorda del sangue di suo padre, ne fate tal mostro che chi può interessarsi ile’ fatti suoi non palesa certo un animo gentile. I eiliej dell’eremo non bastano a mondarlo del misfatto di cui s’è lordato, nè bastano i prodigiosi salvamenti d’Arvino c di Giselda. La sua fine è troppo bella per le sue colpe. Giselda nulla fa nell’alto primo. Nel secondo va in Oriente per far la guerra ai Turchi c s’innamora d’un Turco di cui è prigioniera. Giunge suo padre per liberarla, ed ella lo rimprovera perchè fa la guerra ai Turchi, e perchè le ha ucciso il suo diletto principino. II papà, com’è naturale, monta sulle furie talmente clic per chiudere quel labbro osceno, cava un pugnale coll’intenzione, a quel che pare, di adoperarlo. Ma l’Eremita gli fa presente eli’ ella ha smarrita la ragione, c il temporale passa via con sole parole. - Nel terzo è vestita da penitente perchè crede clic il suo amato Oronte sia morto; ma sì tosto lo vede vivo in anima e in corpe, si dimentica de’ suoi vestili per fuggire con lui. Egli, non si sa come, ritorna ferito ed ella assiste all’agonìa di lui, rincrescendole di non poter morire per essergli compagna anche all’altro mondo.-Nell’ultimo rivede finalmente in sogno il suo diletto amante; ed assistendo alla morte di Pagano lo prega di dire al suo sposo c a sua madre che affrettino il giorno bramato - Che con loro s’eterni il suo cor. A lei importa tanto della conquistata Gerusalemme che non desidera che di andare in paradiso. Arvino comincia coll’essere un’anima buona perdonando al fratello, ma diventa subito un’aniina cattivn quando lo vuol ammazzare perchè ha ucciso ii padre. La sua cruenta natura si spiega ancora quando vuol ammazzare la figlia, e si spiega ancora meglio quando si propone di emendare l’errore del Cielo che non punisce l’abbominoso Pagano; ma ritorna ancora buono quando gli perdona morienle; e cosi anche Avvino presenta un dentro e fuori di bene e di male clic non so chi possa dire di che colore ci sia. Però sempre d’un cattivo colore. Pirro è un altro scellerato; sicario in principio, rinnegato poi, traditore da ultimo. Viciinda muore dopo il primo atto. II Tiranno d’Antiochia non vedesi clic una ■volta: sua moglie non si vede più dopo l’alto secondo: dei coristi non credo clic sia mestieri parlare. — Ora vi domando io, valentissimo signor Temistocle Solerà: clic genere di stoffa dee venir fuori da un cosiffatto complesso di fila, clic costrutto volete innalzare con simili cementi, die vivanda comporre con tali ingredienti? Quale sarà, vi replico, il protagonista per cui dovremo interessarci, clic sia vita e regolatore degli avvenimenti, se tra quelli clic conosco io e conoscete, spero, anche voi, non ve n’6 un solo clic meriti quest’onore? L’u parricida, no. Un fratricida, nemmeno. Una Giselda meno ancora. Un sicario, un rinnegato, un traditore, peggio clic mai. Dunque che dobbiamo concludere? Glie il vostro dramma non ha protagonista degno di tal nome, e clic appunto per ciò dev’essere condannato come creazione acefala. Nè questo è il solo difetto clic lo distingue: ve ne sono altri clic vorrebbero essere ricordali ma clic tralascio per brevità. Por esempio quel trovare un’azione clic comincia in Lombardia, passa in Antiochia, indi traile rocce dell’uomo della caverna, poi nella valle di Giosafat, poi sulle rive del Giordano, poi nette vicinanze di Gerusalemme (5), potrà parere ad alcuno un- invenzione da lanterna magica, massime (piando questi arbitrj balzani non sono forse compensali dalle grandi bellezze clic s’ammirano nei capolavori drammatici di questo genere. Del resto i caratteri li avete veduti: ciò clic si fa lo sapete: mi sapreste ora voi dire come sia entrato il raziocinio in tutta questa mala pasta di cose incongruenti? Sii sapreste voi dire come si debba chiamare un libro d’opera intitolato i Lombardi alla prima crociata in cui la parte più virtuosa sia data ad un Turco? in cui si veggono tanti malfattori e si sente a pregare ben dicci volte? in cui i personaggi vanno e vengono sempre senza clic si sappia il perchè, dove ci sono dodici mutamenti di scena, talché si può dire clic ic scene corron dietro ai personaggi non i personaggi Ora vengasi alla poesia, perchè nemmeno la poesia è cosi incolpabile come vi pensate; e s’incominci dalla bella prima scena. Siam sulla piazza di S. Ambrogio ed un coro di cittadini in due parli diviso canta: I. Oh nobile esempio! U. Vedeste? Nel volto A tulli brillava la yioja del core. I. Però (bello questo Però!) di Pagano nell’occhio tracollo La traccia appariva del lungo terrore. A questo lungo terrore è pregato il lettore di por niente, perchè ne’ versi che vengon dopo, dicendosi in pieno coro: Ancor nello sguardo terribile e cupo La fiera tempesta dell’animo uppar; Sarà (bellissimo anche questo Sarà!) ma ben raro le furie (!) del lupo Nei placidi sensi d’ugnel si muldr chi lia un’idea di logica in capo si domanda subito ’ come può stare che un uomo lasci apparile il lungo ( [p. 50 modifica]terrore dallo sguardo terribile? Chi s’è mai sognalo di pingcrc il terrore collo sguardo terribile? Dovrcm noi per riverenza vostra, signor Tcmisloclc, dimenìicare clic il terrore è una grande paura e che Una grande paura non può essere terribile perchè terribile è la forza, l’ira, il coraggio che mette paura non chi la sente? Se ai podi librettisti è lecito travolgere le idee del senso comune questo potrà passare; ma se anche nei libri d’opera deve entrare la ragione, perchè la ragione è prerogativa degli uomini, io sfido l’onnisapienza di tutti i librettisti antichi e moderni a mostrare che chi ha sul volto la traccia d’un lungo terrore possa nello stesso tempo avere lo sguardo terribile. 0 ha paura o non l’ha: se Impaura non può essere terribile, perchè terribile è chi non ha paura: se non l’ha, perchè ci venite a dire che nell’occhio terribile appare il lungo terrore? Dovrò io pensare che i poeti perchè firn dei versi per musica, pretendono avere il privilegio di mettere in sovvertimento tutta la logica umana contraddicendo nel secondo verso quel che avean detto nel primo?... Ma si vada avanti. Un’altra gemma logica è il furore che Arv ino, nella scena seconda, legge negli sguardi di Pagano quando chiedendo perdono al mondo e a Dio, bacia il fratello in segno di pace. Come mai Pagano poteva venire a chiedere conciliazione col furore negli occhi? E se era furente in che modo il fratello può ricevere il suo bacio di pace? Avreste potuto dire rancore che veniva opportuno anche alla rima; ma la voce rancore non è nel vostro dizionario melodrammatico, e tra furore e rancore è cosi poca la differenza che può ben passare l’uno per l’altro. II coro delle Claustrali clic viene in seguito presenta subito un’altra gemma nella prima strofa. Eccola: A te nell’ora infausta De’mali e del riposo, Davvero? e da chi avete sentilo dire che l’ora del riposo sia infausta? Infausta è l’ora de’ mali, questo va bene, ma quella del riposo... Perdonatemi ma qui la v’è scappata grossa. Ma se volessi continuare questa ispezione minuta non finirci più sino a domenica: lasciate dunque che m’accontenti di questi che son tutti carbonchj raccolti nel primo atto. Chi volesse prendere il libro nell’insieme. troverebbe circa trenta versi in cui entra la parola core, quasi altrettanti in cui entra la parola Dio: non so quanti dov’entra la parola amore: non so (pianti la parola Signore; per modo che si vede chiaro clic non vi piccate mollo di variare ne’vostri oggetti preziosi (i). Alla scena quarta dell’atto terzo troverebbe poi questi versi: Ahi vile!... Empia.’... all’obbrobrio di mia casa nata! Fossi tu morta in culla, Sacrilega fanciulla! Sorgente rea di guai, Oh non t’avessi generata io mai. Alla cui lettura non potrebbe trattenere la sua meraviglia nello scorgere quanto sia vero clic i genj s’incontrano se, avendo buona memoria, sa rammentarsi qucst’altri: Vile! all’obbrobrio di mia casa nata, Oh! non l’avessi generala mai! Oh! ti avesse la madre, empia fanciulla, Negalo il latte e soffocata in culla. De’quali incontri vorrebbe certamente trovarne un altro in quel verso: Non ha pensiero che d’amor noti sia clic pare rassomigli a questo altro: Non ha memoria che d’amor non sia. In verità che rincontrarsi con Tomaso Grossi è fortuna che può essere invidiata (5)! Ma oramai m’accorgo d’aver abusato della vostra pazienza e di quella de’ miei lettori. Se non m’inganno sembrami di avere con qualche indizio provato che il vostro melodramma, oltre all’essere poco ragionevolmente tessuto, contiene anche dei versi che non sono splendidissimi. Perciò ho provato essere vero il giudizio stampato dalla Gazzetta del vostro componimento: anzi ho dimostrato che fu un giudizio pietoso, benigno, amichevole; tale che un vostro fratello non avrebbe potuto farlo più parziale. Ora, non vi par egli clic avreste fitto meglio di lasciarmi fare qualunque altra cosa piuttosto clic obbligarmi alla più antipatica anatomia del più rivoltante vostro libro melodrammatico? G. VITALI. NOTE. (1) So bene che il Filippo ed altri protagonisti: odiosi furon messi sulla scena; ma il furono ad arte per inspirare orrore de’ loro misfatti: così essi sono; iniqui e feroci da cima a fondo. I Lombardi alla prima crociata non hanno nemmeno questo carattere: son il de’ cattivi soggetti che vorrebbero cancellare le loro iniquità col prender parte ad un’impresa gloriosa. | (2) Il pensiero di far ritornare Pagano di Terra; Santa dopo veni’anni, senonisbaglio, è tutto d’invenzionc del signor Temistocle. Tomaso Grossi, che cer-! tamcnle non ha l’ingegno de’ librettisti, non dice che ei tornasse da quelle regioni quando venne a tappa- ] ci/ìcarsi fra’ suoi, perchè un’idea còsi nera, ollrcccht: è inverosimile ed assurda, ripugna siffattamente alla morale umana che è insopportabile. Dice egli preci- 1 samcnlc Quindi molt’anni in doloroso csiglio Solo e ramingo errò di lito in lito, In sospetto pur sempre che l’offesa Possanza non l’aggiunga della chiesa. Se fosse stalo in Palestina non avrebbe temuta la possanza della chiesa. (5) Ci i tanta unità d’azione e di tempo ’nei Lombardi alla prima crociata che un altro giornale di Milano, il Figaro, trovò che sarebbe stato bene ommetlcre il primo atto (è il migliore!J per dare agli avvenimenti maggior unità e per renderei meno odioso il protagonista. Fate anche questa mulilazione e poi vedrete che bell’opera vi resta. (i) Ecco qualche saggio delle ricche e svariale maniere diùfrascggiare del signor Solerà. Qui nel luogo santo e pio, Testimonio al mio delitto, Perdon chiedo al mondo e a Dio, In tal periglio solleviamo a Dio, Giuriam, s’ei copre di suo manto pio. Vergine santa — madre di Dio, Per noi tapini — leva preghiera, Ond’Ei ci gum-di — con occhio pio. Volga le menti a Dio; Si avvivi il cor d’un palpito Solo celeste e pio; O signore dal tetto natio Ci chiamasti con santa promessa, Noi siam corsi all’invito d’un pio. Ed eccone alcune altre. La lama colpirà del mio pugnale. Non rischiari del pugnale. Col pugnai di sangue intriso. Alla punta di un pugnale. Col pugnai di sangue intriso. Compro un dì col sangue avrei. Altri il sangue spargerà. Pur di sangue è intriso il ferro. Sangue ognor verserai dalla fronte..V noti che la maggior parte di questi versi è‘’tolta dal solo primo allo. Del come poi varj nelle idee cccone un esempio: Sulle bende la folgore cada. L’empie bende squarciar de’ Musulmani. L squarciata la barbara benda. Non vi par egli di sentire una poesia ch’abbia rotta la testa? (3) Di versi che s’incontrano con altri versi potrei citarne qui non pochi: mi risparmio questa noja pcrchi ne sono stanco. STUDJ C1UTIC0-ST01UCI ARTICOLO II. Considerazioni generali stilla esecuzione della musica strumentale. Ove l’arte di suonare gli strumenti non tocchi un alto punto di perfezione, non si potranno avere degli eccellenti compositori di musica strumentale. Il perfezionamento di questa parte materiale della musica è della maggior necessità ed importanza in quanto che ella costituisce e pone in essere tutti i mezzi artistici di cui un compositore può valersi per esprimere le sue idee musicali, che questa; parte materiale istessa di poi rende sensibili all’udito degli ascoltanti con l’atto della esecuzione. Ond’è che il progresso della parte materiale dell’arte per naturai! proprietà non può ammeno di trar seco i j maggiori progressi, ed i più ampi svilupI pamenti della parte spirituale e sublime: dell’arte medesima, e questa a vicenda su Suella non può che fruttuosamente reagire, ira dunque, per giungere in Italia a creare | un nuovo genere di musica strumentale, la 1 primitiva e più essenziale operazione si è | il formare degli abili strumentisti. Non a tutti indistintamente è concesso il divenire un abile strumentista. Una fisica costituzione, un gusto ed una inclinazione naturale adattata alla specie ed al carattere sentimentale dello strumento che si prescielga, deve congiungersi con un profondo sentimento estetico della musica:, solo colui che riunisca tutte queste facoltà può giustamente meritarsi il titolo di artista. Di qui apparisce come gli studii degli strumentisti debbano diffondersi in due rami assai differenti. Comprende l’uno tutta la parte meccanica di uno strumento, l’altro la parte estetica della esecuzion musicale. ì Lo scoprire tutte le risorse, ed il viu| cere ogni difficoltà meccanica che presen| tar possa uno strumento di musica, specialmente della classe più necessaria ed importante, è opera tanto lunga e labo! riosa, eli’ io credo che mai nissun uomo i pervenisse a tanto. Ciò che maggiormente ■ abbisogna per questa parte si è il ridurre ad una esattezza matematica quel più che i ci sia dato giunger a potere eseguire su ’ di uno strumento, ritenendo sempre che i difetti abituali di intonazione e di misura sono i più imperdonabili ad un ar; tista. Un’allra fra le più interessanti fai colta necessarie ad una perfetta esecuzion musicale si è la puntuazione delle frasi, e la esatta distinzione dei periodi, da cui; principalmente resulta il significato delle espressioni della musica. Ora, siccome la j forza del fraseggiamento musicale non può, pienamente esser compresa da chi non i abbia una qualche scienza dell’armonia,; così anco questo studio rendesi necessario | per divenire un abile strumentista. Tutte queste indispensabili facoltà, che j si riferiscon soltanto alla parte meccanica j della esecuzion della musica con gli stru| menti, non sono per sè stesse bastanti a i produr quegli effetti che l’arte deve semi pre prefiggersi di ottenere sull’animo degli uditori. Un esecutor di musica non è il freddo ed esatto lettore di una composizione, ma ne è l’alto declamatore. Quando egli abbia interpretato a fondo i concetti del compositore, fa d’uopo ch’ei gli esponga; all’ascoltante con quell’entusiasmo, con i quell’accento e con quella forza che essi richiedono-, egli deve saper pronunziare i con energia, e parlare eloquentemente! quel linguaggio. A tal grado non può giuni gere l’esecutor di musica quando dalla; natura non sia stato dotato di esquisita i sensibilità, di spirito giusto e disposto ad alti pensamenti mediante l’aiuto di una i non mediocre cultura. | La mancanza di queste rare e preziose J qualità per lo più rende vane le laboriose: fatiche spese per più anni intorno al mec [p. 51 modifica]Wmm. J canismo di uno strumento. E la freddezza t cui vengono accolti la massima parte > di quei così detti concertisti privi affatto j di estetiche facoltà, che al tutto si confidano in una meccanica maravigliosa, come lo spopolamento che di più in più si incontra nelle sale delle accademie, dovrebbe renderci accorti che il pubblico non riconosce nella musica un’arte di pura ammirazione, ma vuol bensì che ella sia tale da porre in movimento il suo spirito e la sua im- i maginazione, che dolcemente lo commuo- j va, e gli desti quelle sublimi e soavi sen-! sazioni cui fuomo è suscettibile di prò-! vare per mezzo dell’udito Questa essenzial proprietà dell’arte di I regolare i suoni, che non può rendersi j manifesta che per il mezzo della esecuzio- j ne, incontra spesso delle gravi difficoltà | nelle riunioni delle grandi masse di ese- | cutori. La mala intelligenza, la svogliatezza;j e le insubordinazioni figlie della ignoranza, il soglion talora, e forse troppo spesso distruggere i più grandiosi effetti che dovrebbero produrre le classiche composizioni musicali. Egli è perciò che la educazione delle masse strumentali forma l’oggetto primitivo èd il più importante quando si voglia formare una nuova musica strumentale italiana. Non eli’ io intenda dire che l’Italia scarseggi attualmente di ottimi strumentisti: anzi ognuna delle cento città, anco per questa parte, ha le sue celebrità municipali da mostrare 5 ma allorquando si tratti di formar delle masse di esecutori, ancorché ognuno di essi individualmente sia eccellente nella sua facoltà, pure nel tutto insieme può resultarne un corpo disordinato e confuso, quando non vi si aggiunga una perfetta unione, non dirò per la parte meccanica della intonazione e della misura, che sarebber questi difetti da imperiti o da esordienti, ma più che altro io intendo ora parlare di quella unione sentimentale ed espressiva indispensabile nella esecuzione della musica, ove talvolta vi abbisogna anco un qualche sacrifizio di individualità per comporre una perfetta unità di intelligenza, ai spirito c eli energia, senza di che mai potrannosi ottenere quei resultamenti che l’arte musicale deve prefiggersi. Una qualunque siasi composizion di musica fuori della sua esposizione non ha in faccia al pubblico, nò anima, nè vita, nò forma, nò rappresentanza alcuna:, egli è soltanto per il mezzo di una buona o cattiva esecuzione che anco le più nuove e sublimi creazioni del genio possono comparir giganti o pigmei, possono eccitare delle forti commozioni o della noia, dell’entusiasmo 0 del disprezzo. Allorquando la massa degli esecutori trovasi animata da un caldo entusiasmo, per forza di simpatia lo stesso entusiasmo si comunica e si propaga nella udienza, ed in virtù di una reazione ritorna vicendevolmente dal pubblico agli esecutori, e dagli esecutori al pubblico. Egli è questo il maggior trionfo dell’arte, che alcuna volta accade di riportare anco con delle mediocrità, se non con |i delle nullità di concetto, per sola grazia j di un’animata e perfetta esecuzione. La educazione delle grandi masse di stro- |i mentisti non può effettuarsi che per mezzo j dei Conservatorii, delle pubbliche scuole, j e delle Società Filarmoniche indirizzate a! tale scopo. Nei teatri le orchestre, come li impegnate a sostenere per il più una parte I troppo accessoria e secondaria, non pos- 1 sono contribuire ad uno sviluppo di un J sentimento di esecuzione altamente estetico, a cui finora generalmente poco o nulla si è pensato. Ma la maggior cura richiedesi principalmente nella educazione artistica dei maestri o direttori delle grandi orchestre. Oltre tutte le facoltà che si ricercano in un perfetto eseeutor di musica, le quali di sopra accennammo, il direttore di un corpo di strumentisti deve possedere tutta la scienza necessaria ad un compositore per esser capace di interpretare a fondo e di inspirarsi nelle idee altrui, e di più gli è necessario l’avere una naturale altitudine di sapere al momento comunicare i propri sentimenti, le inspirazioni e le commozioni ai suoi sottoposti, e fare in modo che tutti concorrano unanimemente in un sentimento, in una ispirazione e in una commozione istessa. A queste generali considerazioni sulla esecuzion musicale molto vi sarebbe da aggiungere, quando si volesse discendere a più minuti dettagli, lo che ora non ci sembra opportuno. Luigi Picchianti. (Sarà continuato). BIBLIOGRAFIA Bei Metodi di Canto, ed in iggieeie del Breve Metodo di Canto di Fnncesco l’i.oitino - Milano presso G. Ricolmi - l’arte I e II. Nessun metodo ci vuole per istruire nel canto; cosi opinali taluni, perchè, dicon essi, qualunque Metodo, sia pure ii migliore, si dovrà variarlo, modificarlo a seconda delle circostanze svariatissime di intelligenza, capacità materiale, volontà, salute, coltura, tempo disponibile degli allievi, ed a seconda delle loro mire o di professione o di puro diletto; c ciò è verissimo, ma gli è però del pari innegabile clic fra cento maestri (non contate quelli clic lo sono per disgrazia degli allievi c dell’arte) ne troveremo hovantotto che sapranno modificare le regole d’insegnamento che vennero raccolte in un Metodo dietro l’esperienza, ii sapere c l’amor dell’arte de’ maestri che furono, e sapranno giudiziosamente adattarle alle qualità individuali de- studiosi, ma non so se potremo trovarne due elle per soia reminiscenza, per la soia propria esperienza sappiano guidare con senno c con sicurezza gli allievi sulla strada della perfezione della diffieil’arte; e questi pure 11011 dovrebbero sdegnare di ricorrere ad un buon codice di leggi generati d’insegnamento. - A ciò si aggiunga clic l’allievo clic non sia uno zotico (e i zotici non istudino il canto, perchè si può scommettere che non arriveranno mai a meritare più di un terzo della parola cantante). 1 allievo potrà servirsi del Metodo per richiamare alla memoria i precetti dal maestro sviluppati, applicali al caso particolare. Soprattutto poi c innegabile clic le norme fondamentali della scuola, come a ino’ d’esempio, le regole generali della respirazione, della pronunzia, dello sviluppo de’ mozzi materiali di espressione, de’diversi generi, c quindi del diverso stile di canto, sono appena susccllibiii di qualche modificazione: quelle adunque devon essere raccolte in un Metodo, onde conservare all’arte la sua fisonomia, c preservarla dall’essere sfigurata dai cattivi precettori. Ir. dunque necessario un Metodo di Canto, si, ma fra i tanti clic pur sono e che vanno stampandosi, chiari po’ nomi degli autori c chiarissimi per magnifici titoli, quale sceglierà il maestro? c peggio ancora come sceglierà quel dilettante clic, o per essere iniziato nella musica c massime nel cembalo, e non potendo sussidiarsi di un maestro, voglia, per quanto è possibile, imparare da sè il canto, od esercitarsi sulle || L’amoredell’arte mi spingeva a scrivere un’analisi di! tutti i Metodi di Canto fin qui pubblicati, onde dimostrarne i pregi c i difetti c conchiudere quali siano da rigettarsi, quali da preferirsi tanto dai maestri quanto dagli studiosi, ma quest’analisi, questo esame sarebbe andato per le lunghe più che no ’1 permettali le colonne di un ebdomadario; da un altro carilo.me ne II trattennero i riguardi dovuti al sempre lodevole zelo | degli autori de’ Metodi, fra’ quali sono c maestri e ar- j listi di meritata betta fama; mi trovava quindi, come j suol dirsi fra l’incudine ed il martello, quando mi na- | cquefun’idea clic mi sembra conciliare il rispetto, la ( stima clic professo a quelli che bau tentato giovare ( alla bell’arte, col dovere dello scrittore che ad ogni * individuale riguardo deve anteporre la verità, se può < giovare ai più, peso ben soventi grave ma però som- j prc onorevole. - Ma prima di manifestare la mia determinazione, clic a taluni parrà ardita, a tal altri fors’anclic una pretta lctterarìo-artìstica insolenza, mi si permetta il rammentare clic, se fra gli obblighi dell’urbana critica v’ha quello di passar oltre sulle rare c picciolo macchie cadute in que’ libri di pura fantasia, di amena letteratura, nc’quali plora nitenl in citarla, è però tale indulgenza una riprovevole mancanza (piando trattasi di libri didattici, di libri che devono essere c sicura c facile guida nc’sempre ardui priticipj di una scienza, o di un’arte bella. - In questi devo, regnare e la possibile, chiarezza di siile e la giudiziosa parsimonia e ’1 miglior ordine logico, e la maggior esattezza di definizioni e la giustezza dei precetti c l’opportunità degli esempj destinali a scmprcnnncglio chiarire le regole tecniche. - Premessi questi prmcipj, io dichiaro clic: / Metodi di Canto fin qui stampali, ciascuno de’ quali ha qualche, particolare pregio, sono tutti, quali più quali menu, difettosi, ed a segno tale da essere in alcune circostanze insufficienti, in altre nocivi allo scopo, quello cioè di guidare colla possibile facilità c sicurezza allo studio del canto. Nè si creda già che io adotti qucsla spiccia, asciutta maniera di critica 0 per inerzia o per mancanza di inlima convinzione, no; se ho già addotte le ragioni per cui mi astringo ad una semplice asserzione, aggiungo però che, quando mai a taluno degli autori sembrasse azzardata, esso non avrà a far altro clic invitarmi con due righe inscrilc in questa Gazzetta Musicalo 0 nell’Osservatore teatrale di l’orino a provare la mia proposizione per quel tale 0 tal altro Metodo che stimerà far eccezione, ed io non farò aspettare a lungo la dimostrazione. - Ma, a proposito di eccezione, godo doverne far una io stesso pel Breve Metodo del sig. Fioriino. Dei pregi di questo libro ha già parlato nel N. 112 anno I.° della Gazzella Musicale il chiarissimo Geremia Vitali, valente conoscitore dell’arte, quanto dotto, schietto c coscienzioso critico, ed io sono pienamente con lui d’avviso che il Metodo del Florirno sia il miglioro fra i fin qui pubblicali. - 11 Vitali valuta assai una lettera del cavaliere Crcsccnlini clic fa 1 più lusinghieri cncomj al lavoro del Fiorimo, ma non mancano gli esempi di larghe lodi falle da uomini di bella nomanza e messi in fronte ad opere poco superiori alla mediocrità (nè io starò qui a sciorinare le cause di colali contraddizioni), talché ho preso l’abitudine di leggere tali lettere dopo l’ultima pagina, quantunque d’ordinario stampate in capo a’ libri, e cosi ho fatlo leggendo il Metodo del sig. Fioriino c così mi compiacqui poi nel leggere un encomio eolanto meritato, scritto da sì va- | lente artista, qual è il cav. Crcsccnlini. - Non esito I quindi a pregare il chiaro autore a compir l’opera pubblicandone, (pianto più presto potrà, la terza parte, I clic non può fallire di esser utile agli studiosi, giacché j nelle due pubblicale mostrò di sapere ben addentro 1 nell’arte d’insegnare il canlo, e di conoscere i pregi j clic devono concorrere alla cb’flìcilc fattura di un libro f di lai genere. L’autore ha chiamato breve il suo Metodo, ma non j si credano i studiosi che sia perciò incompleto, no; quel predicalo di breve è uno de’ varj indizi della sua 1 modestia, poiché spoglio di chiaccherc inutili, ridotti ai minimi termini i precetti c le definizioni senza cadere nell’oscuro, il suo Metodo è breve ma stillicidi- ] temente ricco di quanto c duopo sapersi per correre j con sicurezza la migliore scuola del canlo. Anche da questo Metodo vedo con piacere eliminato I l’accompagnamento a Bassi numerati, che il lodato molta 1 chiam suzione, al che io credo poter aggiungere clic gli a compagnamcnti numerati inchiudono 1111 principio di monopolio, onde ristringere ai pochi che sanno leggerli eolia voltila facilità pratica il privilegio di accompagnare ed insegnare i prmcipj pratici del canto, i solfeggi od altro, mentre poi 11011 è niente raro il trovare fra i meglio pratici diciferatori della numerica accompagnatori privi di gusto, di tatto melo-armonico, insomma accompagnatori per disgrazia, che, pronti ed esatti nel convertire in suoni le arabiche cifre, tradiscono a meraviglia le intenzioni de’ compositori c i mal capitali cantanti, storpiando le proporzioni di forza, di accenti, di ritmi, di distanze fra la melodia c Vaccompagnamento, confondendo gli stili, i generi, facendo guerra a sangue alla ragion drammatica (e questi sono i più). ha scritto, mi fa animo ad additargli qualche leggiera menda sfuggitagli nelle due parli pubblicale, lusingandomi voglia rimediarvi con un’appendice alla terza parte, quando non creda erroneo le mie osservazioni, c persuadendomi clic saprà vedere un segno sicuro } di stima per lui c di amore per l’arte nell’additargli q ’ere scoperti nella sua prege- «opei A pag. i leggo: Di que’ registri poi i quali hanno f [p. 52 modifica] il metallo più rotondo e più sonoro, bisogna che con ’zio si estenda la quantità onde ottenere suoni; piacevoli. Non saron pochi coloro clic trovcoscura la proposizione e dubiteranno se l’ctcrdebba estendere la quantità ossia il numero dei del calibro del registro di metallo più sonoro e più rotondo, accrescerne insomma l’estensione, ose debba aumentare il volume de’ suoni di quel registro, ciò clic parrebbe non essere favorevole al procurare la possibile omogeneità fra i registri, dallo stesso autore riconosciuta di molta importanza, mentre poi il non porre un limite al tentar di accrescere 1 estensione dei registri sembrerebbe dar ragione a taluni de’ maestri clic, per giungere a questo scopo, sforzano le laringi degli allievi e ne rovinano le voci, invece di procurare con giudizio quello sviluppo di cui natura li ha fatti suscettivi, e regalando cosi al mondo armonico canitanti e cantanti pochi....,,

pu". 5. Trovo che la respirazione e assolutamente

’necessaria per ben cantare. Avendo messo per uno de’ principi dietro ì quali mi offro a provare 1 insufficienza.Irgli altri Melodi, quello della chiarezza ed esattezza dell’esposizione delle massime, de prccct i, delle definizioni, mi permetta il chiarissimo sig. Horimo gli faccia osservare che la respirazione e necessaria sì pel ben cantare che pel cantare male; egli ha senza dubbio inteso di dire la regolare, ben diretta respirazione, e son certo vorrà farne cenno nella terza parte, giacché ò facile rilevare da quelle pubblicate quanto sia lontano da quella presunzione, per cui taluni negherebbero le macchie al sole, se potessero farci credere tanti soli le lucciolettc da loro partorite. A pag. G Al periodo: Nel rinforzare la nota filala, bisogna darle tutta l’espansione senza mai alterare l’organo, nè gridare, nè sfigurare il suono. Mi pare si potrebbe sostituire con maggior chiarezza e venta la seguente o consimile espressione... senza mai sforzare l’organo, ciò che porta al gridare, allo sfigurare il suono.’ E più sotto si avrebbe potuto dire che 1 eizio del filare i suoni sia opportunissimo a prc,~e i vizj nel canto, ed anche a correggere alcuni de’ già contralti. Ne io mi farò qui ad indicare le ravcnire., Nè io mi faro qui gioni per cui mi sembrano preferibili tali espressioni, perchè basta alla perspicacia e all’ottima volontà dell’autore l’acccnnarlc appena. Chiuderò queste mie riflessioni col pregare il ritodato autore a non dimenticare nella terza parte quelle norme necessarie all’unire i registri vocali, clic con maggiore regolarità pedagogica avrebbe potuto scrivere nella prima. Nè voglio credere clic se il sig. Flonmo disse a pag. 7 non potersi prescrivere altra regola generale per la pronunzia clic quella da lui accennata, vorrà tralasciare di darne delle particolari su eh una parte sì essenziale del canto, qual e qui Ila di una e giusta e chiara pronunzia, proprietà che distingue il cantante dallo stramonio sonante, qualità tanto trascurala dagli studiosi del canto, perchè molli di essi prendono un voluminoso granciporro credendo che. il canto sia la musica vestita di poesia, mentre al contrario il canto è la poesia vestila di musica, ma soprattutto poi perchè nella scuola del canto molti sono i maestri clic hanno bisogno.... di scuola. _ Borgomancro - marzo del A3. Nicolò Eustachio Cattaneo. MITOLOGIA K’JSIGALS Nell’Italia nostra ove gli studii musicali dei compositori sono c/uasi interamente assorbiti dal teatro, si scrive pochissimo negli. altri generi. La musica da camera è poi oltre ogni dire trascurata, e nondimeno essa si presta grandemente ai più brillanti svariati sviluppi della fantasia e del timento. La nostra Gazzetta ha già in parte accennato al bisogno di coltivare più efficacemente questo bellissimo ramo dell’arte. Ma perchè i soli precetti poco valgono a vincere la ritrosia degli ingegni pigri e V indifferenza avatistica del pubblico, che sempre è schiavo della moda, ossia di quello che si ja dal maggior numero, non di quello che si dovrebbe fare, noi credemmo opportuno avvalorarli anche coll esempio, e fu per questo che a primo pezzo della seconda Annata della nostra Antologia Musicale abbiamo offerto a’ nostri lettori le Melodie di Schubert, sì piene di soavi ispirazioni e di pensieri sì dilicatamente poetici. Ora ci compiacciamo di presentare per secondo pezzo il mirabile canto del Conte Ugolino, codesta sublime narrazione tratta dall’eterno poema di Dante e vestita di numeri vigorosi e patetici dalla ricca fantasia dell’autore delf Anna Bolena. Saremmo temerarii se affermar volessimo che il vivace e abbondante ingegno musicale di Donizelti valse ad emulare lo folgorante gemo del cantor dell’Inferno, ma è da darsi gran lode al maestro di avere, non infelicemente, tentato un genere di musica a tempi nostri poco meno che inusitato nella patria di Benedetto Marcello! Abbiamo argomento di sperare che 1 esempio dato dall’illustre compositore sarà fecondo di non meno validi esperimenti. L’Italia contemporanea vanta non pochi poeti lirici d’altissimo nome, le cui ispirate creazioni offrono ottimi temi di musica, da camera: quale opera più bella e gloriosa tentar potrebbero i giovani nostri maestri, se, non abbarbagliati per un momento dagli splendori spesse volte ingannevoli della gloria teatrale, si dedicassero a musicare gli Inni immortali del grande Manzoni, e di alcuni altri pochi educati alla scuola dell affetto e della verità? Quale miglior mezzo di procacciare i migliori incrementi della poesia e della musica, che studiando ad annodarle con questo nuovo laccio di fraternità? Quale via più igevole a scorgerle entrambe al sommo loro scopo, il morale esodale perfezionamento del popolo? ^ NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Vibnna. La grande accademia.che si diede il primo giovedì di quaresima dalla benemerita Società de’ Concerti Spirituali ebbe principio colla sublime sinfonia in fa di Beethoven; quindi si provò l’oflerlorio, Are Diaria, tin dall’anno scorso dal Donizetti composto per S. M. l’Imperatrice. La composizione fu giudicata assai bella e inun ctlclto penetrante, l a solo del soprano avrebbe tcrcssalo di più se l’csecutricc l’avesse dello in modo meno difettoso; il coro venne vivamente applaudito. In seguilo l’egregio pianista FischolT, con non volgar forza c con accurata finitezza, fra le acclamazioni generali eseguì un concerto in re minore del celebre Scbestiano Bach, nel quale introdusse una magnifica cadenza di sua composizione che qua c là ritraeva dello stile del sommo precursore di Mozart e di Beethoven. Le Litanie, uno de’ capolavori del compianto Cherubini, sostenute dalla Hculher, dalla Burri e dai Lulz c Bregenzcl, compirono con pubblica soddisfazione l’invidiabile trattenimento musicale. (Da letteraJ — Un altro rimbombante trionfo alla prima rappresentazione di un’altra opera nuova; un altro strepitoso rumoreggiare di grossa cassa in un’altra nuova partitura calcolata giusta il sistema di frastuono comunemente invalso nella maggior parte de’ compositori teatrali della giornata, c sì cho in questi ve ne sono alcuni di forte ingegno, i quali agevolmente potrebbero con tutta loro lode dare un addio alla grossa cassa c togliersi dall’abuso delle trombe, ecc. ecc. - La sera dell’undici al teatro Filarmonico di Verona comparve VEleonora di S. Bonifazio, del maestro Achille Graffigna, il cui libretto vuoisi esser lo stesso con buon esito musicalo dal prode Verdi nell’esordire nella sua carriera, or già splendida, nella quale opera la semplicità ed espressione delle me’ " accoppiate ad eleganti giri d’istromentazionc, mantenuta nel moderato grado che convicnsi all’effetto, dalla purezza del bel canto italiano. Ad onta di varj clementi che concorrevano a danno della composizione del Graffigna, questi ottenne un successo assai soddisfacente c tale da spronarlo a cose di maggiore entità. La festeggiata Goldbcrg, la Barozzi, il Milesi ed il Meini n’erano gli esecutori. — Ci gode l’animo di poter annunciare il valente violinista Bazzini, sul conto del quale varie vociferazioni, fra sé contraddicenticransi fra noi sparse, trovarsi a Carlsruhe ove si è fatto conoscere per un artista della maggior distinzione, sì ncll’accaparrarsi il brillante suf, APKÉÏÏ.. della musica è pur sempre grande. — L’egregio maestro Mirecki, direttore del Conservatorio di musica a Cracovia, diresse la prima solennità musicale, ch’ebbe luogo nel nuovo teatro di quella repubblica, producendovi alcune immaginose sue composizioni, fra cui la notevole sinfonia dell’Opera I due Forzati, ed una cavatina sovra parole polacche tolte ad uno spartito non ancor compiuto. Varj suoi allievi nel canto provarono la magistrale capacità del precettore, in ispcric la Bclcicoska, dolala di una bella ed estesa yocc di soI rimasto — Il posto di professore di violino, ch’i vacante al Conservatorio di Parigi per la morie uei celebre Baillot, fu diviso fra i due candidati signori Massari ed Allard. Sia questa divisione, sia la nomina stessa sollevò per parie di alcuni giornali’mnsicali delle severe censure contro il ministero. Gli si rimproverò di permettere che per tal modo andasse deperendo la scuola creata dall’illustre piofessorc appena defunto, essendoché nessuno de’nominati ne può essere il continuatore, avendo tutti e due dei metodi contrarii all’eccellente creato da Baillot, e si chiese per quali diritti, per quali meriti il sig. Allard si fosse acquistata una distinzione, di cui il solo llériot sembrava degno. Il direttore del Conservatorio, il maestro Auber, avea messo primo in terna un allievo di Baillot il sig. Dancla, ma non ardì far prevalere il suo protetto contro le due creature ministeriali. - Al Théâtre Français si diedero Ics Burgraves di Viltor Hugo. Il successo di questo nuovo dramma del grande romantico fu luminoso. Nel numero venturo offriremo alcuni dettagli, su questa interessante apparizione, che riunì i suffragi di quasi tutta la stampa parigina. — Per dare un’idea della voga che godono a Parigi balli pubblici basterà accennare che le due ultime fede dell’Opéra produssero un incasso di 45,000 franchi. — La cantata composta per l’inaugurazione del monumento di Mozart dal figlio cadetto del celebre Alemanno, fu inviala al re di Francia. |È probabile che quest’opera, come tante altre, avrà il vantaggio d’esser posta nella biblioteca del Palais-Royal. — M. Maldcn, allievo di Fétis, pubblicò un piccolo libro di una grande utilità, e il cui solo titolo spiega abbastanza a jvan(aggio di chi sia stalo composto. Le sette chiavi rese facili, ossia metodo sicuro e pronto per leggere in tutte le chiavi, destinato ai pianisti, ai giovani organisti, ed a tutti coloro che hanno bisogno della trasportazione. — Fino ad ora non si conosceva in modo certo nò l’anno, nè il giorno, e neppure il luogo di nascita di Gluck. I biografi di questo grande artista collocano la sua nascita ora nel 1712, ora nel 1714, ed alcuni eziandio nel 1717. La più comune opinione era clic egli fosse nato a Ncustadt. II sig. Antonio Schmidt, impiegato alla biblioteca della corte di Vienna, che fece delle immense ricerche su tal soggetto, potè giungere a rendere evidente che il cavaliere Cristoforo de Gluck è nato a Wcindcnwang presso Ncumarkt, il giorno 14 luglio del 1714. — La società dei Bons amis reunis di Malines, deve aprire un concorso per un inno alla Pazzia. Le società concorrenti canteranno ciascuna alla lora volta un pezzo di loro scelta. Questa solennità musicale sarà chiusa da un pot-pourri diabolico nel quale si faranno intendere (se lo potranno) tutte le società riunite. Il valore dei premi da distribuirsi sarà proporzionato al mcGIOVAXXI RICORDI EDITOBE-PBOPBIETABIO. XB. Si unisce a questo foglio il pezzo X.» dell’AXTOLOGIA CLASSICA MUSICALE. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOAAXXI BICORDI Contrada degli Omtnoni JV. 1720.