Fregoli pioniere del muto e precursore del sonoro
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Fregoli pioniere del muto e precursore del sonoro


Versatile, multanime, instancabile, innamorato della luce, dei colori, della musica — come ebbe a scrivere di lui Ugo Ojetti — Fregoli assistè, si può ben dire, alla nascita e fu padrino al battesimo del cinematografo. Poi, fu tra i primissimi a farlo conoscere per il mondo. Ed ecco come. Nel 1896 Fregoli, ancora ai primi anni della sua carriera artistica, ma già assai popolare in mezza
Europa e nell'America del Sud, si trovava per un breve corso di rappresentazioni al Teatro Celestin di Lione, quando una sera gli dissero che in una poltrona di prima fila c'era Louis Lumière, che pochi mesi prima aveva presentato al pubblico parigino, in una modesta sala nel sottosuolo di un caffè gestito da un italiano sul Boulevard des Capucins, il primo programma cinematografico, composto di otto brevissime pellicole. Fregoli era già un maniaco di fotografia e di ogni cosa meccanica. Alla notizia che uno dei fratelli Lumière si trovava in teatro, fu preso da un gran desiderio di conoscere il giovane scienziato, e senz'altro mandò il segretario a pregare Lumière di salire sul palcoscenico. Pochi momenti dopo la conoscenza tra i due era fatta, e Fregoli sollecitava da Lumière il permesso di visitare le sue officine lionesi.
L'indomani il trasformista romano veniva ammesso nel laboratorio dei fratelli Lumière, che dopo il loro ritorno da Parigi s'erano messi di nuovo e con maggior lena al lavoro per migliorare la portentosa invenzione. E per un'intera settimana Fregoli rimase dalla mattina alla sera in quell'officina, ad addestrarsi nei segreti della riproduzione, dello sviluppo, della stampa e della proiezione di quei minuscoli film. E convintosi che la proiezione di quei primi saggi cinematografici, alla fine d'ogni spettacolo, potesse diventare un'altra attrattiva e suscitare un vivo interesse nel suo pubblico, chiese ai Lumière il permesso di proiettare qualche loro pellicola e di far conoscere a questo modo nei diversi paesi la meravigliosa invenzione. Quelli, entrati subito in grande dimestichezza col gaio proteiforme artista italiano, aderirono e diedero a Fregoli un apparecchio di proiezione e con esso un
certo numero di brevi film e il diritto di proiettarli durante i suoi spettacoli.
Non molto tempo dopo Fregoli faceva il suo ingresso ufficiale nel cinematografo. Il successo riportato dai cortissimi metraggi dei Lumière suggerirono al nostro artista l'idea di riprodurre delle scene comiche delle quali egli fosse anche, naturalmente, l'unico interprete. Nacquero così quei filmetti che molti ancora ricordano alla fine degli spettacoli fregoliani: Fregoli al caffè, Fregoli al ristorante, Una burla di Fregoli, Un viaggio di Fregoli, Il sogno di Fregoli e, finalmente, il film che disvelava tutti i segreti delle sue trasformazioni, cioè Fregoli dietro le quinte.
In Italia e in altri paesi i più cominciarono a conoscere il cinematografo proprio attraverso le rappresentazioni del nostro trasformista, a cui — lo racconta nelle sue memorie — un giorno saltò il ticchio di fare uno scherzo al pubblico anche attraverso lo schermo. Fece cioè proiettare qualcuna delle pellicole al rovescio. Il pubblico vedeva, sbalordito, uscire gli abiti dalle mani degli inservienti, o passare dalle sedie addosso al trasformista, e questo marciare velocissimo all'indietro, e via di seguito. Ed erano torrenti d'ilarità nella sala.
La lunghezza massima di queste pellicole era di 18 metri. Fregoli ebbe allora l'idea di raggrupparne quattro insieme e di proiettarle senza interruzione. Per far questo egli e il suo meccanico elettricista di scena fabbricarono due ruote, disposte una al di sopra dell'apparecchio di proiezione e l'altra al di sotto, in modo che, messe in movimento, permettessero alla pellicola della bobina superiore di passare e avvoltolarsi sulla inferiore. E così furono in grado di proiettare un film di oltre 50 metri. Tra i nuovi film a lungo metraggio (circa 90 metri!) venne fuori allora quello intitolato Fregoli illusionista, in cui c'erano apparizioni, sparizioni, giuochi di magia, ecc.

Ma l'attività cinematografica del trasformista non si fermò al Fregoligraph. Fregoli
volle fare anche del cinema sonoro e parlato 25 anni prima all'incirca che il sonoro e il parlato fossero inventati. Come? In un modo assai primitivo, senza dubbio; ma che fu giudicato ingegnoso. Poichè in qualcuno
dei suoi film Fregoli si presentava nella riproduzione di molti personaggi delle sue stesse farse, delle sue commedie satiriche e delle sue bizzarrie musicali, pensò di dare a tutte queste ombre, a tutti questi fantasmi,
la loro voce. Non però attraverso dischi fonografici, ma direttamente. Nascosto tra le quinte, di fianco allo schermo (la proiezione avveniva per trasparenza dal palcoscenico), egli pronunciava le battute d'ogni personaggio del film e cantava i piccoli brani musicali, accompagnati dall'orchestra, con perfetto sincronismo e riuscendo a dare così per davvero l'impressione che parole e note uscissero dallo schermo.
Pioniere del cinema muto e precursore di quello sonoro e parlato Leopoldo Fregoli fu
dunque effettivamente. Potremmo anche aggiungere che i suoi spettacoli abbiano precorso il cinema, in quanto per primi introdussero sulle scene quel dinamismo, quel ritmo, quel susseguirsi veloce di quadri, consentito da 'mutazioni' pressochè a vista, che era destinato a diventare la regola caratteristica della nuova arte del cinema. Come affermarono già alcuni critici dell'infanticabile proteiforme artista, Fregoli intuì forse che il pubblico, tediato dalle lungaggini delle commedie usuali, chiedeva rapidità di effetti e continuo incalzare di trovate sceniche. Di qui il suo grande successo in ogni parte del mondo e la sua grandissima fama.
MARIO CORSI