Esperimento sopra un metodo d'istituzioni letterarie desunto dai principii della letteratura/Al cortese lettore

Al cortese lettore

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Avvertimento Capitolo I
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Cortese Lettore


Lettore mio, un opuscolo non comporta proemio; ma perch’io ti voglio amico, m’intenderò teco d’alcune cose che ove non siano schiarite fomentano l’ostinazione di noi litigiosi mortali.

Quando sarai tentato di pigliare per ipotesi metafisiche questi, ch’io credo principii desunti da’ fatti, pregoti d’esaminare diligentemente te stesso, gli altri e le umane cose, e se non potrai applicare i principii nè spiegar l’arte con essi, condannami. Se poi l’attendere con esame e passione ti paresse troppa fatica, lascia stare il libercolo, ch’io, se puoi vivere senza imparare o se impari senza fatica, t’invidierò; solamente non maledire come fantastico e tenebroso l’autore, perchè avendo egli speso molti mesi a ridurre in poche ragioni l’infinite esperienze della sua vita, e moltissima carta e sudore a scrivere queste poche pagine, non è prudente che ci sia giudicato in pochi minuti.

Risponderai, che alla materia richiedevasi un libro; spendi dunque su l’opuscoletto la metà della cura e del tempo che vorresti concedere al libro. Chi non sa studiare non ci guadagnerà; bensì ne’ laberinti d’un trattato teorico smarrirebbe quel po’ di buon senso e di buon volere che egli ha; e questo m’è accaduto più volte. Ma chi sa studiare, o si accerterà prestamente della vanità de’ principii, o se li trova fondati, potrà da se stesso spiegarne la brevità con innumerabili esempi: così le conseguenze e le applicazioni, che sono i frutti migliori di sì fatte speculazioni, saranno tutte di suo merito ed uso.

Finalmente, o lettore, poichè tu devi ascrivere tutti gli errori dell’opuscoletto a me solo, pregoti di non ripetere [p. 362 modifica]l’aforismo ch’ei non si può dir cosa nuova, e quindi dar merito ad altrui del po’ di buono che tu ci trovassi. Il buono sta nel vero, e del vero vi fu sempre bisogno; onde è impossibile che tanti di più studio e cervello non l’abbiano già cercato e mostrato. Ma la novità viene dal desiderio di persuadersi del vero, senza stare su l’altrui detto; dal cercarlo negli affetti e pensieri che ti eccita la natura, non ne’sistemi della filosofia e delle sette; dall’applicarlo alle azioni vive degli uomini, non alle parole dei loro libri; dal rischiararlo e convalidarlo con l’esperienza, e le massime de’ grandi intelletti; ma non già dal dimostrarlo con esse non mettendoci di tuo, che il titolo, lo scompartimento e le frasi dell’opera; dall’esporlo con tutto il caldo ch’ei portò e prese dentro il tuo cuore e con quanta evidenza ti si ordinò nella mente; dal palesarlo quando è necessario e a chi deve saperlo, e a chi, dovendo, non vuole ascoltarlo, acciocchè se il danno rimane a tutti, a te non resti il rimorso, ma ricada su gli ostinati l’infamia. Questa è tutta novità d’ingegno, e di modo, e di tempo, ed io me la aggiudico tutta, finchè altri provi, o ch’io non ho detto il vero, o ch’io l’ho più ridetto che ripensato, o che non importa che i maestri di lettere mutino modo. Intanto, lettore, abbimi per amico.