Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Di certe critiche mosse a questo libretto
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Rispondo ad esse quel ch’io già ne scriveva all’amorevole e diligente editore, e quel che a un giovane il quale ripeteva a un di presso le medesime cose, temperando anch’egli, com’altri, il biasimo con parole sin troppo benigne. E aveva già risposto gran numero di lettori facendo al libretto buona accoglienza, e dimostrando che l’Italia, almeno per ora, non si vuol dividere dalle nazioni civili, le quali tutte credono che la Bibbia sia qualcosa più che un’opera di romanzieri plebei o di letterati ingegnosetti o d’eruditi accademici.
Se qualche libro, che tenta detrarre all’unica grandezza e bellezza di questo, trova lettori, non però di veri dotti né del popolo vero; non è da confondere il breve strepito dello scandalo e il morboso prudore della curiosità colla persuasione sincera e colla fede profonda. Ch’anzi la docilità con la quale taluni piegano il libero intelletto alle congetture gratuite, ai fantastici congegni, alle contraddizioni palpabili dei neganti la divina origine di quel libro, dimostra come la credulità sia più incredula d’ogni superstizione. A questo proposito reco qui sotto due mie lettere sulla così detta età della pietra; e prego i lettori a cui di tale credulità bisognassero prove, leggano nella ristampa ultima de’ Sinonimi le nuove e viete cose che certo professore insegnava intorno all’origine dell’umano linguaggio, per dimostrarcela bestiale. I grugniti precursori di Dante, le scimmie progenitrici di Raffaello, i tavolini che vengono a far le veci de’ tripodi antichi; ecco le scoperte e le rivelazioni di cui vorrebbero farci andare superbi coloro che discredono al mirabile della Bibbia, siccome non degno de’ progressi e de’ lumi nostri; mirabile che con tutta la più accertata storia del genere umano si trova, per monumenti e per tradizioni, per ragionamenti e per effetti, indivisibilmente conserto. Di tali obiezioni i credenti nel vero potrebbero andare superbi se potessero credere che i loro avversarii non hanno l’origine stessa, e se non li umiliasse il pensiero che la razza umana può tanto scadere. E, la compassione rendendo lo sdegno impossibile, altro non resta se non chiedere a Dio quella pazienza che fa di bisogno per vincere l’ira, ma per sostenere la noia.
P. S. C.
Quand’Ella vorrà metter mano alla ristampa, me ne lasci vedere le bozze. Qualcosa nello stile c’è da correggere sempre. Mutare lo spirito che anima il libro, non certamente, nè togliere da’ fatti biblici il soprannaturale, ch’è la loro natura, e che costituisce la nostra grandezza. La critica incredula è pedantesca insieme e prosaica; ed è assurda e ipocrita, perchè fa le viste di venerare quel ch’essa reputa assurdo, e di mietere verità da un campo, al parer suo, seminato a menzogna.
Preg. Sig...
In ringraziamento delle troppo benigne parole ch’Ella scrive di me, Le dico schiettamente ch’io avrei piuttosto voluto una severa critica del libro mio, che sentire i fatti biblici ripudiati come se dovesse la critica storica riprovarli. Mi permetta di dirle che uomini dottissimi e de’ passati secoli e anche del nostro ci credettero e credono; che i progressi della scienza e le testimonianze autorevoli di viaggiatori non frati e non cattolici, comprovano la veracità di narrazioni le quali alla moderna ignoranza parevano inverisimili; che la fede nel miracolo è necessaria conseguenza della fede in un Dio; che se noi, in questo libro evidentemente più alto di tutti i libri umani, intendiamo esercitare i ferruzzi e gli spilli della misera e ancor bambina scienza nostra, non faremo che stracciare la pelle delle inferme nostre mani e dar noia al corpo di questa nostra società troppo già lacerata.