Epistolario di Renato Serra/A Luigi Ambrosini - 25 luglio 1905

A Luigi Ambrosini - 25 luglio 1905

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A Luigi Ambrosini - 25 luglio 1905
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Roma, 25 luglio 1905.


Mio carissimo,

"col raggio ... tu sorridi ancora improvviso al mio cuore". Proprio così. Questa mattina, nel camerone bianco e ombroso dell’ospedale (dove scampai, non malato, molto saviamente dalle fatiche dei tiri campali1) mi sembrava di risvegliarmi, lontano da questi stupidi affanni, ai miei bei giorni passati; e nessun’altra imagine di amico mi s’è offerta così cara, e di nessuno ho desiderato così forte la presenza e la conversazione. Però ti scrivo. io ti dovrei dare notizie di molte cose; di me e di questi mesi! - meglio non parlarne - dei versi che m’inviasti (è una storia lunga; io dubitati un poco di darli o non, a Bucci, per l’I.A., perchè insieme con certe quartine purissime ve n’era alcuna debole - e io avevo parlato di te, e volevo che si parlasse solo magnificamente; poi glie le diedi, e le ammirò e le avrebbe già stampate se le terribili cure militari di questi ultimi 2 mesi - in cui io non t’ho scritto! - non avessero obbligato anche lui, come me, a deporne ogni altra; e a scaricarsi per qualche tempo della direzione e compilazione della rivista. Ma quod differtur...). Ma cose più molte tu a me dovresti dire; di quel che hai fatto, di quel che fai; della laurea, de’ tuoi lavori, di Bologna, di te.

T’aspetto dunque e ti abbraccio. Il tuo.

Note

  1. I tiri erano nelle campagne di Tivoli. Ma il Serra, rientrando il 18 luglio all’ospedale, più che per ascesso dentario e altro malanno cronico, per un suo bisogno di riposo, di frescura e di pace, evitò la marcia faticosa a Tivoli e le più dure fatiche del tiro. All’ospedale poi era anche bene accetto e quasi necessario come scrivano. Vincenzo Bucci e Basiio Cascella erano i direttori della risorta Illustrazione Abruzzese, che era stata sospesa quattro anni prima. Non si sa precisamente a che versi alluda.