Dopo le nozze/Tra marito e moglie
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | La moglie | Il matrimonio del povero | ► |
TRA MARITO E MOGLIE
«Se la moglie si potesse prendere a prova!» diceva un giorno un giovanotto, al quale si chiedeva perchè non prendesse moglie. Con simile risposta, questo giovane si mostrava davvero d’una prudenza tanto eccessiva, che guai al mondo se tutti volessero imitarlo!
È un fatto che, come il foco prova i metalli, così la convivenza mette alla prova il carattere delle persone, e tanto nel mondo fisico quanto nel morale, ci sono elementi che, posti a contatto fra loro, scoppiano; caratteri che cozzano quando si trovano di fronte; come ve n’ha che s’amalgamano facilmente, s’accordano senza fatica, e riescono a formare un insieme perfetto.
Fra marito e moglie occorre prima di tutto una buona dose di simpatia; poi converrà metterci un po’ di studio e di buona volontà per vedere di combinarsi e di formare quell’accordo perfetto che costituisce la felicità nella vita di famiglia. Dobbiamo convenire, che nel principio del matrimonio regna fra la condizione dell’uomo e quella della donna un perfetto antagonismo. La donna comincia la vita, e l’uomo si può dire la finisce; essa non sa nulla del mondo, egli invece sa tutto; la moglie è bramosa di piaceri e divertimenti, il marito ne è sazio, e non può comprendere come altri possa trovar piacere dove egli si annoia a morte. Avvezzo all’indipendenza non può piegarsi a nessun giogo, perciò continuerà la sua vita di prima, libero come un uccello nell’aria, senza prendersi pensiero di nulla; gli sembrerà inutile condurre la moglie ai teatri, ai balli, in società, e nel suo egoismo penserà che essa, occupata nelle faccende domestiche, si trova bene nella sua casa e non le resta tempo da desiderar nulla.
Questa volta il signor marito si sbaglia e molto: se a sua moglie procurerà qualche distrazione, forse confrontando il vuoto dei piaceri del mondo colla pace e la tranquillità delle pareti domestiche, ella ritornerà con desiderio alla sua casa, e se ne curerà con più amore; ma se egli la lascia sempre in casa, senza una distrazione al mondo, senza un po’ di svago, allora la sua casa le diventerà una prigione, s’annoierà mortalmente, e la noia è per una donna una cattiva consigliera; per lo meno, vedendo il marito tanto indifferente, non curarsi punto di lei, lo pagherà con altrettanta indifferenza; a poco a poco si stancheranno l’uno dell’altro quasi senza accorgersene e faranno una vita a due, uno da una parte, l’altra dall’altra; la casa resterà deserta, cercheranno di trovarsi il meno possibile, e incontrandosi si terranno il broncio o si faranno a vicenda dei rimproveri; e quando saranno vecchi, invece di godere un po' di pace e di tranquillità, e riposarsi lieti intorno al focolare della famiglia, lo troveranno squallido e freddo, perchè nessuno si sarà curato di tener acceso il fuoco sacro d’un affetto reciproco.
Però molte volte la colpa non è soltanto del marito: ora eccomi a riveder un po’ le bucce anche alle signore mogli, perchè i mariti potrebbero tacciarmi di parzialità, mentre invece ci metto ogni studio per esser giusta. Io conosco, per esempio, delle mogli che colla scusa che i loro mariti in casa ci stanno poco, s’impadroniscono delle stanze più belle per i loro ricevimenti, riservano per sè i posti migliori, le poltrone più soffici, i cibi più delicati; s’occupano in tutto di sè stesse, dei propri abbigliamenti e non trovano tempo d’occuparsi del marito, il quale è condannato a trovar sempre le camicie senza bottoni, le vesti in disordine, ad esser mal servito, trascurato, in modo che finisce col prender in uggia sempre più la propria casa e procurerà di starci il meno possibile. Quelle che agiscono in questo modo fanno molto male e si condannano ad essere infelici per tutta la vita. Il marito bisogna circondarlo di premure, di attenzioni, e fare in modo che in nessun luogo possa trovarsi altrettanto bene quanto in casa propria, in compagnia della moglie e dei figliuoli.
Il marito poi dal canto suo dovrà pensare alcuna volta anche a dedicarsi alla moglie, procurarle qualche distrazione, e non con mal garbo, quasi per forza, ma già che tanto lo deve fare egualmente, farlo volentieri, cercando di trovare piacere in quel piccolo sacrifizio che fa per la sua compagna. Credo che certi piccoli sacrifizi sono come alcuni punti nei lavori a maglia: poca cosa, ma riescono a tener saldo tutto il lavoro; mentre invece, se si lasciano andar giù, scappa una maglia, questa ne tira dietro delle altre fino a che il lavoro va a rotoli, e quasi senza accorgersene è tutto da rifare.
Qualche marito forma l’infelicità della moglie, perchè non sa ben dirigerla da principio e non tiene nei suoi rapporti con lei una giusta misura. In principio, specialmente nei matrimoni d’inclinazione, l’ama alla follia, e nella cecità del suo amore non le sa negar nulla; appaga tutti i suoi capricci, le sta sempre insieme, e la tiene come un idolo, come un’amante; vorrebbe fare un altare per adorarla; ma le forti passioni è impossibile che possano durare, e quando si è giunti ad un punto elevato, ogni altro passo si discende. E se un uomo, che vive molto della vita esteriore, potrà rassegnarsi a passare da un amore pieno d’entusiasmo ad un affetto più calmo, la donna, che fa dell’amore lo scopo della sua vita, che le pareva d’aver raggiunta la meta sognata tante volte nella sua mente, si troverà infelice nel doversi rassegnare alla prosa delle faccende domestiche, a vedersi mancare le premure del marito, appunto quando si teneva certa di vivere sempre sopra l’altare, adorata come un idolo. È infatti una cosa dolorosa passare dall’amore all’indifferenza, dalla luce alle tenebre; e l’uomo, che ha pure un po’ d’esperienza, quando una fanciulla si getta nelle sue braccia per cercare appoggio e rifugio, deve pensare a formare prima di tutto la sua felicità e non appagare in principio tutti i suoi capricci per negarle poi anche i più modesti desiderii; non dovrà essere prodigo qualche mese, per essere avaro degli anni; dovrà farne non l’amante d’un giorno, ma la compagna di tutta la vita.
Anche la donna dovrà studiare continuamente perchè l’amore del marito possa aumentare tutti i giorni, anzichè diminuire, passata la luna di miele; e le sarà facile ove non mostri tutti i suoi pregi da principio, a guisa di quelle botteghe che mettono in mostra il bello e il buono, e dentro il compratore non trova nulla. Essa dovrà procurare che il marito trovi in lei ogni giorno qualche nuova qualità, in modo che aumenti col passare del tempo il suo affetto e la sua stima; poi dovrà studiarne il carattere per uniformarvisi e in ogni cosa avere a cuore la felicità del suo compagno.
La donna meno istruita può dar dei punti all’uomo più dotto nel saper leggere fra le pagine di quel libro misterioso che è il cuore umano; là dove l’uomo ha bisogno di studiare, la donna indovina; ciò che l’uomo stenta a discernere, essa afferra con rara prontezza, perchè c’è in lei, fino dalla nascita, il germe di quelle qualità che la rendono più tardi una madre attenta e previdente.
Non le riuscirà dunque difficile studiare il carattere del marito e vedere come dovrà condursi per riuscirgli piacevole: se nelle ore dello sconforto egli avrà bisogno di parole carezzevoli, oppure d’essere lasciato tranquillo, se dovrà trattenerlo e distrarlo dai suoi affari con discorsi leggeri e volubili, oppure interessarsene e stare silenziosa ad ascoltarlo. Poi dovrà cercare di scoprire i suoi lati deboli; se sapessero le mogli che forza possono avere conoscendo i lati deboli del marito! Ce ne sono alcuni dai quali si può ottenere ciò che si desidera, sapendoli lusingare dal lato del loro amor proprio; altri s’arrendono ai nostri desiderii purchè ci si rivolga al loro cuore; altri ancora sono nostri schiavi se si sa circondarli di piccole attenzioni. Ne conosco appunto di quelli che soltanto all’idea d’un buon pranzetto si mettono subito di buon umore, e che trovano sublimi le loro mogli perchè sanno preparar loro dei cibi appetitosi e dei succolenti manicaretti. Capisco che non è questa la poesia che molte donne sperano dal matrimonio, ma io trovo che la cosa più ideale, la miglior poesia, è di trovar il modo d’andar d’accordo e di potersi far amare da colui che è destinato ad esserci compagno per tutta la vita.
È certo che qualche volta si scoprirà reciprocamente qualche difettuccio; ma converrà vedere di perdonarseli a vicenda; e la moglie invece di andare a raccontare i difetti del marito ai quattro venti per farsi compiangere, dovrà tenerli in petto e procurare di dimenticarsene, pensando invece alle sue buone qualità. Se il marito sarà burbero, dovrà opporvi un carattere sereno e giocondo; se sarà bisbetico o violento, dovrà vincerlo a furia di pazienza e dolcezza, dovrà opporre ai rimproveri il silenzio e alle imprecazioni una buona parola, insomma dovrà smorzare le ire invece di attizzarle, come il marito dovrà essere indulgente se avrà una moglie collerica e frivola, e procurare coi consigli e coll’affetto di guidarla sulla buona via.
Anche a certe consuetudini diverse dalle nostre, dovremo procurare di rassegnarci e in ogni caso non dovremo mai burlarcene, ma invece cercare di veder tutto attraverso un velo d’ottimismo.
Se il marito starà tutto il giorno a casa ad annoiarci, occupandosi continuamente delle faccende domestiche, ci aiuterà a sopportarlo pazientemente l’idea che infine lo abbiamo pure a nostra disposizione, quando abbiamo bisogno di lui; se invece è tutto il giorno occupato coi suoi affari e non può mai condurci in nessun luogo, ci conforteremo pensando che c’è anche il suo buono a non aver sempre il marito tra i piedi e che proveremo maggior piacere nei momenti che si troverà in nostra compagnia. Insomma facciamo il possibile d’esser contente ed arrendevoli e poi vedremo che le consuetudini dei nostri mariti diventeranno le nostre, purchè ci si metta un po’ di buona volontà. E se il marito sarà indulgente e la moglie non avrà molte esigenze, tutto andrà bene; infine il diavolo non è tanto brutto come si dipinge, e nè il marito nè la moglie non sono poi tanto cattivi come si crede; basta sapersi pigliare l’un l’altro per il giusto verso.