Dopo le nozze/Primi studii

Primi studii

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I balocchi I balli

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PRIMI STUDII


Dopo i balocchi, la prima cosa che si mette nelle mani dei fanciulli sono i libri, e non c’è madre che non abbia l’ambizione che cogli studii i figliuoli possano toccare una meta gloriosa. Ora col progresso dei tempi non si tollera più in certe cose la mediocrità, e si procura d’insegnare addirittura tutto con un buon metodo per non far poi doppia fatica.

Una volta i bimbi imparavano a balbettare prima di parlare, a compitare prima di leggere; ora i genitori hanno tutte le [p. 127 modifica] cure perchè imparino subito a parlare e leggere bene, e perciò si trovano oggidì dei trattati che insegnano il modo di leggere alla perfezione, la quale non consiste soltanto nel pronunciar bene le parole, ma nel dare la giusta espressione, nel saper respirare in modo da non interrompere una frase interessante, nel modulare la voce acciò non riesca monotona, e così via una quantità di regole per una cosa che sembrava, una volta, tanto semplice. Se sapeste la figura che fa anche una cosa mediocre, ma letta con bel garbo! Ed invece come può sembrar brutto un bellissimo scritto letto male! Giacché saper leggere bene è una cosa di molta importanza, ed ora finalmente lo hanno compreso e i genitori e i maestri.

Ma c’è anche un’altra maniera di legger bene che non è meno importante, ed è di fare in modo che i fanciulli comprendano quello che leggono, e possano dai libri ricavare una vera utilità, perchè tanto si sa quanto si comprende e si ritiene, e la [p. 128 modifica] lettura è come il cibo, quello che ci ristora, non è quello che si mangia ma quello che si digerisce.

Perciò conviene armarsi di pazienza ed insegnare ai bambini fino da principio a digerire quello che leggono, e vedere che leggano e rileggano un periodo e poi ci pensino, fin che giungono al punto di saperlo perfettamente scrivere e raccontare. Sul principio sarà una grande fatica, ma poi la mente s’avvezzerà a questo lavoro, e lo faranno senza accorgersene; c’è per la mente una ginnastica come per il corpo, e tanto i nostri muscoli come le nostre facoltà intellettuali si rinforzano coll’esercizio, e si affievoliscono e atrofizzano coll’inerzia.

La memoria è una delle facoltà che si deve prima di tutto esercitare nei fanciulli, come quella che più presto si sviluppa e più presto s’indebolisce.

Perciò andrà bene che ogni giorno imparino a memoria qualche cosa, non per farne poi pompa e per declamare ciò che [p. 129 modifica] hanno imparato a questo e a quello, ma soltanto collo scopo di esercitare una facoltà tanto preziosa, la quale è destinata a recare in seguito dei grandi servigi. È naturale, uno che ha buona memoria imparerà in un mese e senza fatica ciò che un altro imparerà in un anno con difficoltà; dunque, una delle prime cose sarà di esercitare questa preziosa facoltà nei nostri figliuoli, ma a poco a poco, con ordine, perchè poi non riesca loro una fatica; soltanto bisognerà vedere che imparino cose buone, che leggano buoni libri, ed avvezzarli in modo che abbiano orrore di ciò che è brutto e cattivo. Quando sono più grandicelli, le letture fatte in comune sono molto utili; non vi può essere più bello spettacolo che vedere l’estate all’ombra dei pergolati, l’inverno intorno alla tavola una numerosa famiglia; e nel mentre la mamma è immersa nel suo lavoro, ora un figlio, ora l’altro, leggere qualche buon libro; finito il capitolo o il racconto, ognuno dice il proprio parere e le proprie impressioni, [p. 130 modifica] si ragiona, si raffronta, si discute, e la madre deve star attenta, per approvare un giudizio buono, o rettificare quello che potesse essere falso. È lei che deve dire l’ultima parola; e così in quell’ora di tranquillità domestica procura ai figli un passatempo utile, insegna loro a ben pensare e a ben ragionare, senza calcolare tutto il buono e il bello che possono aver imparato dalla lettura.

E appunto perché possano essere profittevoli le letture, devono essere fatte con calma; quel fanciullo che si vanterà di leggere un nuovo volume ogni giorno, perderà il suo tempo inutilmente, non imparerà nulla e formerà una tal confusione nella sua mente che non ci si raccapezzerà più. Quando un libro è finito, vorrei che, specialmente i giovani, prima di cominciarne un altro, ci mettessero un po’ d’intervallo, ed intanto pensassero a quello che hanno letto e quasi quasi rifacessero nella propria mente il lavoro fatto dall’autore. Questo per i libri di amena lettura. [p. 131 modifica]

Quelli più serii, di scienza, di storia e simili non dovrebbero finirli mai, ma tenerli sul tavolo per consultarli, e come i ruminanti fanno del cibo, così fare delle materie contenute in quei libri, ruminarle molte volte fin che ne siano padroni e che le vedano chiare come attraverso un limpido cristallo. I libri sono come i fiori, non basta svolazzarci sopra quali vagabonde farfalle; bisogna succhiarne il succo e mutarlo come fanno le api in dolcissimo miele.

Dopo il libro, al fanciullo si mette in mano la penna; quante fatiche prima che possa imparare a maneggiarla bene! quanti scarabocchi, prima di riuscire ad allineare perfettamente le lettere e le parole! È una bella cosa uno scritto che si presenti bene, ma più che alla forma si deve badare alla sostanza; se le parole volano, lo scritto rimane a far testimonianza delle nostre idee, dei nostri pensieri; esso può venire analizzato, commentato, studiato. Del resto, quando i nostri figliuoli saranno abituati a pensare bene e a giudicare rettamente, [p. 132 modifica] scriveranno bene anche senza accorgersene, e sarà molto meglio che scrivano poco e cose pensate e giuste, che imbrattare una quantità di pagine a furia di melensaggini. La più bella cosa sarà abituare i fanciulli a scriver bene quello che sentono e che pensano; comincino prima con frasi semplicissime adatte alla loro mente piccina, e poi proseguano adagino, cerchino di copiare od imitare i buoni ed eleganti scrittori, e finalmente vadano innanzi secondo detta loro il cuore.

Nè mi pare ben fatto rimpinzare la loro piccola mente di regole grammaticali, chè le imparano a memoria senza comprenderle e senza formarsene una ragione, e ad altro non servono che a far venir loro in uggia lo studio; naturalmente la grammatica devono studiarla, ma quando sono in grado di poterla comprendere ed hanno abbastanza amor proprio da sopportare pazientemente, anzi con piacere, la noia d’uno studio astruso; devono studiarla per esser sicuri di quello che fanno, e quasi più per [p. 133 modifica] servirsene come una sanzione del loro modo di scrivere, quando sanno già abbastanza metterla in pratica. Non ch’io creda che lo studio debba essere trattato come un divertimento; anzi bisogna che si avvezzino i fanciulli da principio alla fatica e a vincere le difficoltà, ma non approvo la fatica tanto sgradevole da mettere in uggia lo studio; prima conviene che un fanciullo comprenda l’utilità d’una cosa, allora studierà con amore ciò che altrimenti avrebbe studiato con noia e indifferenza.

Sul principio si deve dare ai nostri bimbi giuochi che sembrano studi, e studi che sembrano giuochi; mano mano che progrediscono, gli studi devono esser presi seriamente; soltanto bisognerà variare le loro occupazioni perchè soffrirebbero molto se dovessero stare come noi intenti ad una cosa sola per parecchie ore. — Sieno però immersi ne’ trastulli, nei libri o in altri esercizi, dobbiamo procurare che non rimangano mai un minuto in ozio; noi forse si potrà stare delle ore oziosi pensando ai casi [p. 134 modifica] nostri, ma i bimbi non devono avere pensieri pel capo, e devono o saltare, o giocare, o studiare, o mangiare, o dormire; se rimangono senza far nulla, dobbiamo scuoterli, se non vogliamo che s’avvezzino all’ozio e alla pigrizia.

Far loro provare il bisogno di non stare disoccupati è un doppio vantaggio, perchè procuriamo a loro stessi una felicità, e nel tempo medesimo sono utili agli altri. E i genitori che avvezzano i figliuoli ad una vita operosa hanno diritto a tutta la loro gratitudine.