Dopo le nozze/I teatri
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I TEATRI
Il teatro è un divertimento adatto a tutte le età. Per i fanciulli una sera passata al teatro, fosse pure quello delle marionette, è una vera festa; soltanto bisognerà vedere di non condurveli troppo, perchè allora diverrebbe una distrazione, e a furia di pensare ai divertimenti non studierebbero più, e poi il teatro è sempre un luogo rinchiuso, dove l’aria che si respira non è della più pura e dove i fanciulli passano le ore che rubano al sonno, sicchè a questo riguardo preferisco la baracca dei burattini all’aria aperta durante la giornata; soltanto vorrei che le commedie che vi si rappresentano non fossero di quelle eterne scipitaggini che vediamo rappresentare tutti i giorni senza capo nè coda, ma delle cosettine ben fatte, e tali da poter essere comprese e gustate dalle menti di bimbi, e non vorrei nemmeno certe faccie grottesche che fanno perdere loro il gusto del hello, ma che invece anche nel volto e negli abbigliamenti di quei fantocci ci fosse qualche cosa di attraente e di grazioso.
Fino che i nostri figliuoli si contentano e ci trovano gusto alle marionette, è inutile condurli a spettacoli di maggior importanza; dobbiamo fare di tutto perchè l’età dell’innocenza e dei facili divertimenti duri il maggior tempo possibile. In quest’epoca in cui si va innanzi in fretta, viene fin troppo presto il tempo in cui si trovano sazi ed annoiati di tutto.
Dunque, nemmeno al teatro non conviene condurli troppo spesso, se sono piccini, perchè perdono le ore del sonno e prima, studiano distrattamente pensando al divertimento del giorno appresso, poi pensano al divertimento goduto, la loro mente si distrae da cose più serie; quando poi sono più grandicelli, specialmente per le ragazze il teatro serve d’eccitamento alla vanità, lo desiderano ardentemente per aver un pretesto di abbigliarsi con cura e di farsi vedere, ed oltre al pensiero del teatro, hanno quello del loro abbigliamento.
E poi, specialmente per i giovani, non tutti gli spettacoli sono opportuni, e i genitori dovranno scegliere con molto discernimento i buoni dai cattivi, e mai a nessun costo condurveli a caso. Il teatro è ora molto diverso da quello che era al suo sorgere quando era scuola di azioni generose e di cittadine virtù, come ai tempi più fiorenti della Grecia, oppure quando, mettendo in ridicolo i vizi degli uomini, insegnava ad odiarli e disprezzarli.
Ora, specialmente nei drammi e nelle commedie moderne, vediamo rappresentare continuamente il vizio vestito alle volte di colori seducenti, oppure il vero sotto il suo aspetto più ripugnante, tanto che è impossibile potervi condurre i giovani che, colla fantasia facile ad esaltarsi, a furia di vederlo rappresentato potrebbero abituarsi al male senza accorgersi. Per altro non conviene andare agli estremi e proibir loro assolutamente il teatro di prosa, altrimenti sarebbe tanto potente il desiderio per simili divertimenti che sarebbero infelici di una simile privazione.
Io conosco una signora, la quale mi confessò che da ragazza era impaziente di prender marito soltanto per poter frequentare il teatro di prosa, dove i suoi genitori non l’avevano mai voluta condurre e ch’era il suo sogno dorato, e per questa sola ragione accettò il primo partito che le si offerse; veramente ci mise molta leggerezza nel fare un passo dal quale può dipendere la felicità di tutta l’esistenza; però la fortuna le arrise; dopo pochi mesi di matrimonio s’era stancata del teatro e glien’era passata tutta la voglia, ed invece si trovava contentissima del marito, che aveva pure accettato tanto spensieratamente.
Perciò qualche volta quando daranno un buon dramma o una buona commedia da noi conosciuta e sulla quale non ci sia alcun dubbio, potremo benissimo condurci i nostri figliuoli che ne ricaveranno certo divertimento e profitto. E noi non manchiamo certo di buone produzioni drammatiche, ma vengono rappresentate tanto di rado, che le nostre figliuole possono addirittura abbandonare l’idea d’assistere ad una buona commedia e noi di potervele condurre. Vorrei che anche in Italia si facesse come in certi paesi stranieri, cioè che le compagnie drammatiche destinassero di tratto in tratto una serata ad una rappresentazione di famiglia, cioè col dare produzioni che le ragazze potessero assistervi senza arrossire e noi condurvele senza rimorso e che simili serate venissero annunciate con tanto di lettere sull’avviso. Forse i direttori delle nostre compagnie drammatiche temerebbero di veder fuggire in simili serate il resto del pubblico; e sarà naturale se come spettacolo di famiglia sceglieranno le cose più noiose del loro repertorio; provino invece a darne di divertenti e poi vedranno! Una commedia per esser buona non c’è affatto bisogno che sia una predica di morale, tanto è vero che ci divertiamo moltissimo a tante produzioni che oltre all’esser buone riescono a commuoverci e ad interessarci.
Io spero che in seguito faranno un simile esperimento, e sono certa che se sceglieranno bene, avranno la consolazione di vedere il teatro affollato, e di meritarsi la gratitudine delle mamme e più ancora di una bella schiera di ragazze.
Riguardo agli spettacoli musicali la cosa è diversa. Il dramma conta poco o nulla; sono per solito fantasmagorie che abbagliano la vista, melodie che trasportano quasi in un altro mondo, e qualche volta ci esaltano al punto di toglierci il sonno; così mi sembra si possa dire degli spettacoli equestri e coreografici; perciò sarà bene condurvi di rado i nostri figliuoli, un paio di volte al carnevale e due o tre volte all’epoca delle vacanze se siamo contenti di loro; prima di tutto perchè non si distraggano troppo, e poi perchè è bene che rimanga loro qualche cosa anche per l’avvenire. Il teatro è un divertimento che oltre ad essere la gioia della nostra infanzia, la distrazione della gioventù, può esserci di sollievo anche nell’età matura, quando i balli non hanno per noi più alcuna attrattiva.