I balli

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I BALLI


Molto si è scritto sull’influenza del ballo nell’educazione dei fanciulli. Chi lo vorrebbe lasciato da banda, come quello che distoglie i giovani da cose serie; chi invece lo trova una distrazione ed un moto necessario alla loro età giovanile.

La gioventù ama il ballo perchè fra i rapidi giri della danza si trova nel suo elemento, e perchè le fibre giovanili hanno bisogno di movimento e di vita, tanto ch’io anzi lo credo una necessità. Fino che i fanciulli sono piccini, corrono, saltano, [p. 136 modifica] giocano e del moto ne fanno parecchio, e noi non abbiamo altri pensieri che di tenerli in freno affinchè non si sbriglino troppo. Ma viene poi quell’età che, nomini e donnine in miniatura, non si permettono più di saltare coi bimbi piccini, e quantunque ne avrebbero una gran voglia, non lo fanno per la smania d’imbrancarsi colle persone più vecchie e voler sembrar serii prima del tempo. Ma a quell’età pretendere che possano stare sempre seduti e tranquilli o tutt’al più fare qualche passeggiata come ci contentiamo noi, che abbiamo già finito di crescere e che non abbiamo più nelle vene l’argento vivo invece di sangue, sarebbe pazzia. Essi correrebbero il rischio di crescere esili e intisichiti, come le povere pianticelle prive di aria e di sole.

Dunque per essi il ballo, una volta tanto, è un passatempo, non solo utile, ma necessario, il quale ne mette in moto i muscoli, fa circolare meglio il sangue nelle vene, ne accelera la respirazione, e riesce una ginnastica molto dilettevole. [p. 137 modifica]

Anche i moralisti più severi ammettono che il ballo sia un utile esercizio per la gioventù; soltanto deplorano l’abitudine che i giovani e le giovanette si tengano stretti e quasi abbracciati durante la danza, cosa che certo non si permetterebbe in altre circostanze. Di questo, non giova parlarne; lo fanno tutti, è ormai una cosa sancita dalla consuetudine, e a nessuno può far specie, come da noi non fa meraviglia vedere per le vie le signore colla faccia scoperta, mentre in Oriente sarebbe uno scandalo; ci sono certe convenzioni nella società come nei costumi d’un popolo; volersene emancipare o biasimarle, sarebbe rendersi ridicoli.

Del resto noi forse siamo troppo severi, perchè vediamo le cose colla malizia della nostra età, coi pensieri d’una mente matura, e ci è facile scorgere il male anche dove non esiste. Quello che credo certo è, che mentre una schiera di giovinetti è intenta a divertirsi e volano trasportati nei vortici della danza coll’innocenza e [p. 138 modifica] l’allegria della loro età, non pensano a cose cattive; pensano solo a ridere, saltare e divertirsi, coll’unico desiderio che siano prolungate il maggior tempo possibile quelle ore di gioia spensierata.

Quello ch’io disapprovo nei balli dell’epoca presente non è il ballo, ma l’aria viziata delle nostre sale riscaldate artificialmente; sono le veglie protratte fino ad ora tarda che tolgono i più bei momenti di riposo, di cui tanto abbisogna la gioventù; sono le vesti attillate imposteci dalla tirannia della moda che inceppano i movimenti e avvelenano con qualche sofferenza quei momenti di gioia.

“C’è proprio bisogno di danzare d’inverno, di sera, e in sale rinchiuse, e vestite come tante bamboline?„ mi domando spesso. Altri balli io sognerei per noi e per i nostri figliuoli. Nelle nostre campagne, sopra i praticelli coperti dai tappeti naturali, dall’erbe novelle, oppure sull’aia dei nostri cortili, quando l’aria è tepida e profumata, quando il sole, presso al [p. 139 modifica] tramonto, manda una luce tranquilla, vorrei vedere i giovinetti intrecciar danze al suono di qualche strumento e accompagnati dall’armonia di tutta la natura. Così, nel mentre si muovono e si divertono allegramente, potrebbero respirare a pieni polmoni l’aria ossigenata dei campi; invece di una stagione ne avrebbero tre a loro disposizione; invece di anguste sale, i campi aperti; e finalmente invece dell’aria viziata dall’acido carbonico, dal respiro di molte persone e di molte fiaccole, l’aria purissima della campagna. Ecco cosa vorrei per i nostri figliuoli. I nostri vecchi facevano i loro balli all’aria aperta e avevano più ragione di noi; i contadini li fanno ancora, o sono più sani e più robusti. Perchè non si potrebbe introdurre ancora questa moda tanto salutare? Il nostro dolce clima ci permetterebbe di farlo meglio che negli altri paesi; ma è certo che se l’iniziativa non ci viene dal di fuori, non ci si pensa nemmeno. Noi siamo fatti così: senza alcuna iniziativa e alieni dai cambiamenti, [p. 140 modifica] troviamo più. comodo che il mondo prosegua come è andato finora. Intanto, giacché abbiamo la nostra parte d’inerzia e che è difficile cambiare un’inveterata abitudine da un giorno all’altro, vorrei che per lo meno le mammine non permettessero ai loro figli che le danze in pricipio di sera, per esempio dalle sette alle undici o, al più, dalle otto alla mezzanotte, perchè potessero riposare nelle ore più favorevoli al riposo, ed il giorno appresso alzarsi freschi e di buona voglia per attendere ai loro studi e ai loro lavori; che danzassero in stanze alte e ben arieggiate, le fanciulle vestite semplicemente e in modo da non esser strette come in morse di ferro, e nemmeno troppo sciolte da essere goffe; che la società fosse scelta e composta di amici e conoscenti, ed anche con tutte queste cose non permetterei loro più di una festa per settimana.

In quanto poi ai gran balli, dove si va soltanto per far sfoggio di ricchi abbigliamenti e di splendide gemme, dove il ballo è un pretesto per farsi vedere adorne di [p. 141 modifica] fronzoli, con ricche acconciature, per superare le amiche e renderle invidiose delle nostre grazie e della nostra bellezza, dove è una continua gara di frivolezze, una vera fiera della vanità che produce più disinganni che soddisfazioni, vi consiglio a tenerne lontane le vostre figliuole, mentre il minor male che possa loro accadere è di crescere vane e leggiere; e poi credo che non ci troverebbero alcun divertimento. A questo proposito mi rammento di una ragazza che la mamma solea condurre a dei gran balli, — forse per avere un pretesto di andarci lei, — la quale soleva dire: “Che noia andare in quei balli! Non ballano che le signore maritate.„ Ebbene, fanciulle mie belle, lasciateli alle signore maritate che hanno bisogno di tutto quell’apparato per poter comparire e fare da giovanotte. Voi non ne avete bisogno.

E voi, mammine, rammentatevi che il ballo è come uno di quei tanti farmachi che sapendoli bene adoperare, sono balsamo che ristora la salute e le forze, mentre [p. 142 modifica] invece non usandoli a dovere, si cambiano in potente veleno. In ogni modo, lo studio del ballo è al giorno d’oggi una cosa necessaria nell’educazione dei figli, perchè serve a dar grazia ai loro movimenti e a rènderli più snelli e flessibili; altrimenti, se poi capita loro nel corso della vita un’occasione di dover ballare, possono, facendolo goffamente o rifiutandovisi, sembrar scompiacenti e fare una figura ridicola; e così per non aver dato questo compimento alla loro educazione, avreste il rimorso d’aver cagionato loro un involontario dispiacere, e averli resi infelici almeno per qualche momento.