Donne illustri/Donne illustri/Rosa Bonheur

Rosa Bonheur

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CCosalia, detta Rosa Bonheur, è nata a Bordeaux il 22 marzo 1822 da Raimondo, artista di qualche merito, morto di cholera nel 1849. Gli esempi paterni e il proprio genio la volsero fin da fanciulla al disegno, e non depose mai, si può dire, la matita. Passata a Parigi col padre fu posta a una scuola di cucitrici, ma ella vi si annoiò tanto, che fu forza trarla di là e metterla in una pensione. Ma anche qui non le piaceva stare; ella fu la disperazione della direttrice e dei maestri con le sue caricature.

Il professore d’inglese, le institutrici e le alunne più adulte erano da’ suoi maliziosi trattegi esagerati in tutte le loro ridicolaggini ed esposti al riso della scuola. Dovè uscirne; [p. 204 modifica] e si diede tutta al disegno e al dipingere. Lavorava tutto il giorno; e quando si accendevano i lumi, ella lasciava con dispiacere i suoi pennelli e le sue matite. Si recava allora in mano lo sbozzatoio, e modellava la cera e la creta fino ad un’ora inoltrata della notte.

È notevole ch’ella non indovinò alla prima il genere in cui sarebbe riuscita. Ella andava tutte le mattine al Louvre a copiare i capolavori dei pittori italiani, i quadri di Rubens, di Poussin, di Lesueur; disegnava dai marmi antichi, e spregiava il naturalismo olandese. Trascurava le tele di Paul Potter, i paesaggi di Ruysdâel, i cieli limpidi di Carlo Dujardin. Dopo quattr’anni di questi forti studi, s’avvide che nè la pittura storica, nè la pittura di genere si af- facevano al suo ingegno, e ch’ella era nata a pingere paesi ed animali.

Allora aspirò a farsi un serraglio di modelli bestiali: e raccolse due cavalli, cinque capre, un bue, una vacca, degli asini, dei montoni, dei cani, dei volatili, e sopratutto, uscendo di Parigi, andò in cerca di prospettive singolari.

Ella percorse poi i Pirenei, la Spagna e le provincie più pittoresche di Francia. Nè subito tratteggiava le viste che le si affacciavano. Come Claude Lorrain, ella fida nella potenza e sicurezza della sua memoria. Curioso è che una sua lettrice, madamigella Mias, che ha una singolare potenza di magnetizzare e domare con gli sguardi gli animali, le tenea fermi con la sua potenza quelli ch’ella voleva ritrarre.

Ella cominciò a farsi nome nel Salone del 1841, dove espose due quadri Chèvres et Moutons e Deux Lapins, e continuò nella sua ricca fecondità. In otto anni espose [p. 205 modifica] trentuna tela, senza altri quadri, ecc. Però non lavora che alle sue ore. Non le si può trar nulla di mano quando ella dice: Je ne suis pas inspirée. «On loue surtout, dice il Vapereau, la fermeté du dessin et le grand caractère de ses paysages.»

Gl’Inglesi sopratutto son vaghi delle sue opere. Il suo Marché aux Chevaux fu venduto ad un editore inglese per 40,000 franchi. Un pezzo di carta tratteggiato da lei si vende per lo meno 500 franchi.

Fece anche dei quadri d’altro genere, come Les trois Mousquetaires. Lavorò di scultuta, come il gruppo in bronzo Taureaux et brebis.

Il 10 giugno 1865 fu decorata della Legion d’onore.

Il suo studio è parato di velluto verde; i mobili sono leggiadri; alle mura sono appese delle panoplie. Ma ella indossa dipingendo una veste piuttosto grossolana, porta delle pantofole gialle. Si fa leggere specialmente i romanzi della Sand. Non riceve che il venerdì, e anche quel giorno spesso si scusa con le visite e continua a lavorare. Il musicista Schann, tipo dello Schanard della Vie de Bhoème di Enrico Mürger, dice di lei: «Elle est l’ascète du travail et de la vertu.» — «Rose est de taille moyenne (dice il Méricourt). Elle a les traits un peu durs, mais reguliers. Le front est beau. Toutes les lignes de son profil, accusées franchement, expriment sa force de caractère. Ses yeux bruns ont de l’éclat; ses mains sont fines et nerveuses; elle a le pied trèsmignon, bien que les bottes dont elle se chausse puissent faire croire le contraire.»

Rosa non esce mai dalle fortificazioni di Parigi senza [p. 206 modifica] indossare gli abiti d’uomo. Solo in città porta gli abiti femminili.

Quando veste da donna ama la massima semplicità. «Elle fait tailler son corsage en veste, dice il Méricourt, et ne l’orne d’aucune dentelle, ni d’aucune broderie. Presque toujours elle porte un chapeau dépourvu de garniture et trèsgrand pour sa tête. Il retombe sur son cou, faute de cheveux pour le retenir. Elle se fait tondre à la Titus.»

Ella cammina assai presto e con fermo passo, a capo chino, senza guardar nessuno. Due grossi cani, l’uno a mano destra e l’altro a man sinistra, la scortano in tutte le sue gite.

Ella è la Sofonisba di questa nuova famiglia Anguissola, nella quale tutti sono artisti. Francesco Augusto, suo fratello cadetto, nato a Bordeaux il 4 novembre 1824, è pittore; Giulio Isidoro, altro fratello, nato a Bordeaux il 15 maggio 1827, è scultore e un po’ pittore; Giulietta sua sorella, nata a Parigi il 19 luglio 1830, è pittrice: sposò il Peyrol, ed ora assiste Rosa nella direzione della scuola gratuita di disegno per le fanciulle, a cui essa presiede dal 1849 in poi.