Di un ducato d'oro inedito di Leone X, coniato a Bologna e di altro consimile di Modena

Luigi Frati

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Di un Ducato d’oro inedito di Leone X

CONIATO A BOLOGNA

E DI ALTRO CONSIMILE DI MODENA



Essendomisi lo scorso anno offerta occasione di acquistare per la Collezione numismatica del nostro Civico Museo un ducato di Leone X, col ritratto di esso Pontefice, coniato a Bologna, sconosciuto affatto finora, mi tenne alquanto perplesso lo scadente lavoro del ritratto, inferiore di non poco a quello dei giuli coniati nella nostra zecca, forniti essi pure della testa del Pontefice. D’altronde però la medesimezza e dirò anche l’identità del rovescio di uno de’ cinque ducati di Leone, parimenti coniati a Bologna, che si conservano nel nostro Medagliere, aventi nel diritto l’arme del Pontefice, mi tolse ogni perplessità e l’acquistai.

Ecco la descrizione del ducato bolognese e dell’altro consimile di Modena, del quale avrò ad occuparmi poco appresso:


Fig. 1.


leo . x . pontifex . maximvs . Busto a sin., con testa nuda e piviale.

r) bononia . docet . Figura di s. Pietro stante di prospetto, con chiavi nella d. e libro chiuso nella sin. stretta al petto, fra due armette, l’una della città, l’altra del Card. Giulio de’ Medici, Legato di essa — mg. 3,3001. — (Nel Medagliere del Museo Civ. di Bologna).

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Fig. 2.


Diritto uguale al precedente.

r) . s. gemini . mvt . ponti . Figura di s. Geminiano vestito pontificalmente, con tipo della città nella d. e pastorale nella sin.; nell’esergo armetta del Card. Giulio de’ Medici2 — mg. 3,450. — (Nella Raccolta di S. A. R. il Principe di Napoli).

Sopravvenuta pochi mesi or sono la grata e solenne circostanza della visita a Bologna degli Augusti nostri Reali, per onorare di Loro presenza l’inaugurazione del monumento all’illustre nostro concittadino Marco Minghetti, e l’apertura dell’Istituto ortopedico Rizzoli, avendo io contezza del peculiare amore, che l’Altezza Reale del nostro Principe porta allo studio delle monete, per cui prende diletto a visitarne le raccolte nelle sue pellegrinazioni, mi diedi pensiero di fargliene vedere parecchie delle più rare e rilevanti, che possiede il nostro Medagliere, e fra queste anche il ducato di Leone X sopra descritto. Fortunato possessore l’Augusto Principe di altro rarissimo ducato di Leone X col ritratto di lui, ma coniato a Modena, esso pure riprodotto più sopra, alla fig. 2, alla semplice ispezione del nostro dovette fuor di dubbio inferirne la stretta affinità, che esso avea col ducato modenese; perocchè, fatto ritorno l’Altezza Sua alla reggia di Firenze, mi fece graziosamente spedir tosto i calchi di quattro monete assai rare, delle quali era corsa parola nel nostro colloquio, e fra questi i due del ducato di Leone coniato a Modena; probabilmente per render me pure certo di quanto [p. 449 modifica]l’Altezza Sua aveva di prima giunta avvisato. E di vero non appena ebbi sott’occhio i predetti due calchi potei constatare, che i diritti dei due ducati, se non impressi col medesimo conio, erano stati però l’uno esemplato sull’altro.

E qui cade in acconcio ricercare se il tipo originale del mentovato diritto sia quello di Bologna, ovvero l’altro di Modena. Contraria la prima supposizione la qualità del lavoro di esso conio, che non risponde a quello degli altri ritratti, come sopra è detto, che presentano i giulî di Leone X, usciti dalla nostra zecca; mentre favorisce la seconda conghiettura la circostanza di essere stato il ducato modenese la prima moneta, come attesta il cronista Lancellotti3, uscita della zecca di Modena sotto il dominio della Chiesa; per cui era troppo naturale che siasi voluto in essa figurata l’effigie del nuovo Sovrano, conformemente ancora al ducato dell’Imperatore Massimiliano, al quale il Pontefice era succeduto nella signoria di Modena.

Il ducato modenese, stando alla testimonianza del predetto Lancellotti4, uscì dalla zecca di Modena il 4 giugno del 1517, essendo maestro di zecca Bersani Rafaino da Cremona, cittadino modenese5. Però osserva avvedutamente il cav. Crespellani6, che questa coniatura dovette esser fatta senza le solite disposizioni; posciachè lo zecchiere Rafaino si presentò ai Conservatori il 22 di detto mese per ottenere di essere riconfermato nel suo ufficio, affine di liberarsi dalle continue pressure, a cui non era tenuto, del Massaro dell’Arte degli orefici. Ad esso risposero ch’era loro intendimento ch’egli continuasse nel suo ufficio di zecchiere, come fu stabilito dal sig. Governatore, e facesse perciò quanto [p. 450 modifica]allora gli fu concesso per gli stessi capitoli7. E così dovettero andare le cose sino ai 29 di agosto del 1519, sotto la quale data leggesi, sempre ne citati Verbali, che fu presentato un Proclama papale8 sopra le monete doro, d’argento e di rame, intorno al quale furono dette più cose; concludendo però di aspettare e vedere ciò che era per fare la zecca di Bologna; al quale effetto incaricarono ser Francesco Massaro de’ banchieri, presente e accettante, a prendere le opportune intelligenze9.

Quale risultato avessero queste pratiche non è dato conoscere per documenti; e molto meno la ragione, onde la nostra zecca s’indusse a questa specie di plagio, riproducendo identico il diritto del ducato modenese; quando pure per imperiosa circostanza non fosse stata costretta a procacciarsi il punzone da quella di Modena; con che verrebbero a spiegarsi le lievissime differenze, che a mala pena si scorgono fra l’uno e l’altro diritto10.

Conoscendosi il tempo della coniazione del ducato modenese, è agevole inferirne la data approssimativa di quello di Bologna, la quale deve cadere fra il secondo semestre del 1517 e il primo dicembre 1521, in cui mancò di vita Leone; e ciò quanto al diritto, giacchè pel rovescio non avevasi che a far uso di quello già improntato ne’ ducati coll’arme del Pontefice.

Resta ora ad indicare l’incisore di esso ducato; perocchè Rafaino, che ne’ molti documenti della zecca modenese riportati dal cav. Crespellani s’incontra più volte, vi è sempre [p. 451 modifica]detto maestro di zecca, e solo l’ultima volta, nel documento 1711, è nominato assaggiatore; ma non mai incisore; come è dato argomentare anche dalla riserva della somministrazione delle stampe, ch’ei fa ne’ diversi contratti coi Conservatori12.

Da un documento però dell’Archivio Comunale di Modena, del quale avrò ad occuparmi poco appresso, rilevasi che l’incisore delle monete di Leone X, coniate a Modena, fu certo Giovanni Villanova, ignoto allo Zani13, e pur anco al dotto e solerte investigatore marchese G. Campori, che non lo ricorda nel ricco suo Catalogo poc’anzi citato.

Passando poi ad esaminare i rovesci di entrambi i ducati, noteremo che nel bolognese è uguale a quello dell’altro coll’arme del Pontefice nel diritto, avente cioè la figura stante di prospetto di s. Pietro, antico patrono di Bologna, colle chiavi nella d. e libro chiuso nella sin., e col solito motto in giro: bononia docet, e due armette ai lati del Santo, l’una della Città, l’altra del Card. Giulio de’ Medici, Legato di essa; la quale figura legittimamente nel nostro ducato, stante la dignità e carica, che il cugino di Leone X aveva, di Cardinale Legato della città nostra. Ma non può dirsi altrettanto del ducato di Modena, dove il predetto Cardinale non aveva speciale giurisdizione; stantechè, come è noto, durante la temporanea dominazione pontificia, Modena fu sempre retta da un Governatore laico, che ne’ tempi, di cui discorriamo, era il celebre storico e statista Francesco Guicciardini. Non si saprebbe quindi giustificare pienamente la presenza dell’armetta medicea sormontata dal cappello cardinalizio, quale presenta il ducato posseduto da S. A. R. il Principe di Napoli14, se non ricorrendo alla supposizione, che l’incisore avesse ritenuto conveniente intromettere l’arme del Cardinal [p. 452 modifica]Giulio, non come avente una giurisdizione diretta su Modena, ma come l’eminente personaggio, dal quale, durante il pontificato di Leone X, al dire dello storico Cardella15, "tutta la gran mole degli affari dello Stato della Chiesa era sostenuta „. Se non che fortunatamente non v’ha d’uopo di ricorrere a conghietture, per quanto ragionevoli e fondate, essendo le più minute particolarità e circostanze, concernenti i ducati e le monete in discorso, chiarite da un interessante documento, conservato nell’Archivio Comunale di Modena16, e che riportasi integralmente in nota17. Da esso rilevasi che il Governatore Guicciardini con sua lettera del 18 marzo [p. 453 modifica]1519 aveva chiesto ai Conservatori ragione della presenza dell’arme medicea sormontata dal cappello cardinalizio, anzichè dalla tiara a tre corone. Al quale effetto chiamato tosto dai Conservatori Rafaino maestro della zecca, ebbe questi a rispondere che eransi adoperati conii vecchi, ricalcati di nuovo da m. Giovanni Villanova, il quale chiamato a sua volta si scusò, allegando di aver ciò fatto per inavvertenza; ma che li avrebbe racconciati o rifatti, conformemente alle prescrizioni, che gli venissero date. Conchiudevano i Conservatori collo sgravare di ogni responsabilità i Soprastanti alla zecca, e protestando che non si sarebbero battute nuove monete se non appresso la debita approvazione.

Non dissimulerò la poca credibilità delle scuse addotte dagli artefici, stantechè la serie delle monete coniate a Modena precedentemente non presenta tipi conformi a quelli del pontificato di Leone; e resta più probabile che l’arme del Cardinale, anzichè per inavvertenza, vi fosse posta per omaggio al potente Legato pontificio al campo degli alleati in Lombardia e Vicecancelliere della Chiesa. Ciò non ostante l'arme fu modificata negli accessori sostituendo la tiara al cappello cardinalizio18, secondo la volontà del temuto Governatore; sebbene il rimedio tornasse forse peggio del male, ponendosi, contro le consuetudini, l'arme del Sovrano nella parte meno cospicua della moneta.

Non posso chiudere questi brevi cenni illustrativi delle riportate monete senza rendere pubblica testimonianza della reverente mia gratitudine all’Altezza Reale del Principe di Napoli per la rara cortesia, onde somministrandomi il calco e la fotografia della preziosa Sua moneta, mi ha porto i mezzi di confronto, per istabilire i rapporti di essa coll’altra da noi posseduta.

Luigi Frati.               




Note

  1. Questo ducato, a confronto del susseguente, è un po’ scarso e scemo così di diametro come di peso per essere stato tosato, come appare manifestamente, d’ogn’intorno.
  2. Esistono esemplari di questa moneta, ne’ quali l’armetta del Cardinale è stata surrogata da quella del Pontefice; del qual cambiamento si rileverà in appresso la cagione.
  3. Vedi la nota seguente.
  4. "E a di 4 zugno (1517) fu principiato di batere ducati d’oro in Modena per M.* Rafaino dela Cecha con la testa di papa Leon X et è la prima volta ch’el s’è batuto moneta da poi che dita Cita è sotto el dominio della Giesa. «(Monum. di Storia patria delle Provincie modenesi tom. II, pag. 190).
  5. Di questo zecchiere dà alquante notizie il marchese G. Campori nel suo Catalogo: Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena, 1835, in-8, a pag. 67.
  6. La Zecca di Modena. Modena, 1884, in-4, pag. 28.
  7. Arch. Comun. di Modena. — Vacchetta dei Partiti Comunali, a. 1517, pag. 79b. (Segn. R. III, 83).
  8. È un Motuproprio di Leone X risguardante la coniazione delle monete di qualsiasi metallo nelle città di sua giurisdizione: Dat. Romae apud S.m Petrum die xviij Junij m. d. xviiij; che però non fu letto al Consiglio generale di Modena che il 29 agosto 1519.
  9. Vacch. cit., a. 1519, a fol. 99a, sotto la data 29 agosto 1519: Tandem dictum fuit expectari et videri quid factura sit Civitas bononie; et ideo ut intelligat ser Francisco massaro banchario presenti acceptanti cura data fuit.
  10. Ivi, a fol. 99: Chunei stamparum monetarum m.ri Rafaini dela Cecha dati fuerunt d.no Jac.o Scanarolo penes se acceptanti.
  11. Crespellani, Op. cit., pag. 211.
  12. 1501. Die xxiij Julij. Venit Magister Rafainus et obtulit se paratum erigere officinam ceche dummodo sibi provideatur de mansione et sibi provideatur de stampis primis etc. (Crespellani, Op. cit., pag. 204), e altrove: 1513. Die vij Jan, Venit M. Rafainus Magister Ceche erigende et obtulit se paratum cudere monetas.... datis sibi pridie stampis, etc. (Op. cit., pag. 207).
  13. Enciclopedia metodica delle belle arti, Roma, 1821. Vol. XIX, in-8.
  14. V. fig. 2.
  15. Memorie storiche de’ Cardinali, tom. IV, pag. 4.
  16. Debbo alle sagaci cure di mio figlio dottor Carlo, già bibliotecario dell’Estense, il ritrovamento di questo documento rimasto finora sconosciuto; il quale lascia comprendere anche il tenore delle osservazioni fatte dal Guicciardini nella lettera ai Conservatori, che disgraziatamente non fu rinvenuta, malgrado le indagini praticate.
       E qui non lascio di rendere le debite grazie all’Ill.mo signor Sindaco di Modena per aver consentito la trascrizione e pubblicazione di esso documento.
  17. Ex Actis Illustrissimi Consilii Mutinae, 1514-1520, filza B, ad a. 1519.
       "Ill. D. D.ne Obseruan. Per la sua de lo instante di e mese et per lambassata di Io. corteso hauemo inteso qualmente V. S. desidera saper per qual causa sia posto in li ducati & monete stampate in Modena sopra la arma dele palle dal lato del Sancto vna mitria da vescovo parendo ad epsa conueniente gli douesse esser più tosto la mitria cum le Corone, e non il capello del R.mo Car.le de Medici. Et subito chiamato ad Noi m.* Rafaino m. dela Cecha et factoli exhibire li chunei de tal monete et trovato esser cusi come dice V. S. Dice lui che sono chunei vecchi recalcati di nouo e sul medemo stampo per vn m.° Io. Villanoua qual similiter presentato si scuso nanti ad Noi et che in recalcarli non ze hebe auertentia epso m.° Io. et che ouer li conzaria secondo che scriue V. S. onvero li farà de nono, ne più se batera prima sia facto questo: cusì gli hauemo comesso per expresso. Non esser processo da altro se non per inaduertentia e non da li sopra ciò deputati che sono M. Lud.co Columbo, M. Baldessar Fontana et ser Ant.° Franc.° Carandino Et cunzo ouer refado de nouo epso chuneo lo faremo vedere a V. S.ia se poi ze piacerà o no auanti se bata più et questo sera in tempo de vn di secondo che epso m.° Io. ha decto de cumzarlo ouer refarlo siche V. S. si intende: a la cui sempre se recomandamo et offeremo. Mut. die 18 Martij m. d. xviiij.„
  18. Vedi Crespellani, Op. cit. tav. III, fig. 23 e 24.