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V. Cenni intorno al modo con cui nacquero le Biblioteche

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V.

Cenni intorno al modo con cui nacquero le Biblioteche.

A Milano si è formata una Società nell’intento principale di promuovere le Biblioteche popolari da per tutto; a questa pigliarono parte gli uomini più benefici e più illuminati di quella illustre città. li signor Giuseppe Sacchi, che si trova sempre, come già dicemmo, colà dove si tratta la causa del popolo e che ha consacrata tutta la sua vita ed i suoi profondi studi economici alla pubblica beneficenza, in una tornata di quella Società metteva avanti l’obbiezione che suolsi fare a chi promuove le Biblioteche per il popolo, che cioè in Italia non è ancor nata una vera letteratura popolare. Egli confessa che nel nostro paese non si è fatto ancora gran cosa nel concetto di spezzare al popolo il pane della scienza; ma, dice egli, non vi si poteva pensare allorquando il popolo era sottoposto a pessimi reggimenti, e la libertà del pensiero non aveva modo di svolgersi. Non crede tuttavia che il paese manchi affatto di libri abbastanza popolari. Se la nostra Italia non possedesse altro che il libro dei Promessi sposi, di Alessandro Manzoni, avrebbe già il miglior modello dell’opera più accessibile ad ogni ordine di persone. Ma oltre quest’opera vi hanno già buoni lavori originali e tradotti da poter inaugurare sin d’ora le prime Biblioteche popolari [p. 57 modifica]in modo da rispondere al nuovo bisogno del popolo che pur si vuol istruire ricreandosi.

Ma se seguendo l’eccellente consiglio del signor Sacchi s’iniziano le Biblioteche con quei pochi libri veramente popolari che si hanno, non vuolsi però lasciare in disparte l’altro ufficio di chiamare la scienza e le lettere in aiuto della grande impresa di promuovere la cultura popolare. Io reputo questo uno dei maggiori bisogni del tempo nostro, quello di volgere la letteratura a giovare alla civiltà nazionale. Per questo farà d’uopo che si studino i bisogni del popolo, i costumi di esso, la lingua, affinchè la materia dei libri e la forma loro risponda precisamente allo scopo a cui miriamo.

La benemerita Società di Milano volga la sua attenzione anche a questo; studii la questione, e vegga modo di rendere ancora questo importante servigio al paese. Noi infanto offriremo qui la storia di ciò che si fece negli esteri paesi.

Nell’1848 si fondò a Vienna una Società collo scopo di diffondere i buoni libri su tutta la superficie della monarchia austriaca, e di fondare dei circoli di lettura i quali potessero rendere gli stessi servizi che deve la Germania da lungo tempo ai circoli di canto. In Prussia, in Sassonia, nell’Annover, nel Wurtemberg si fece altrettanto. In Inghilterra, nel 1855, fu fatto un atto del Parlamento per favorire lo stabilimento delle Biblioteche e musei liberi nelle varie città del regno unito. In Francia, nel 1861, la Società degli amici dell’istruzione fondarono a Parigi una Biblioteca popolare. Il Ministro divulgò un catalogo concepito con viste assai larghe, e senza essere obbligatorio serve come di preavviso per la scelta de’ libri.

Nell’Alsazia, da anni, alcuni padroni di manifatture avevano messo a disposizione dei loro operai collezioni [p. 58 modifica]di libri, che questi potevano portare alle case loro per leggere nelle ore di ozio. Gli operai non mancarono d’approfittarne; ma si osservò, e non è punto a maravigliarne, che i soli libri si leggevano di racconti o di viaggi. Essi non erano ancora in grado di tentare la lettura di libri più serii. Egli è anzitutto necessario, affinchè si abituino a leggere, che ne trovino un piacere, un interesse nei libri che leggono. Abituati a lavori puramente meccanici, stentano assai a seguitare i ragionamenti, a connetterli e a formare teorie. Essi hanno bisogno di commozioni che li risveglino, di racconti che ne pungano la curiosità, e che li istruiscano senza che quasi se ne avveggano. Non che si abbiano ad eliminare affatto dalle Biblioteche popolari tutti i libri che discorrono di cose serie; perchè per quanto ristretto sia il numero degli operai che ne faranno ricerca, essi non debbono mancare. Importa soltanto di non farsi alcuna illusione a questo riguardo; e se i fondatori delle Biblioteche desiderano che i loro sforzi aggiungano l’intento che si sono prefisso, se vogliono cioè far nascere fra gli operai il gusto della lettura, bisogna che si rassegnino a cominciare dal cominciamento, cioè ad offerire in prima libri più presto dilettevoli che istruttivi, o tali almeno che il diletto e l’istruzione sieno bellamente intrecciati insieme.

Uno dei mezzi migliori per diffondere l’istruzione fra gli operai, senza spaventarli con grossi volumi, sarebbe questo di fondare un giornale a bassissimo prezzo, il quale contenesse frammisti ai racconti di mero diletto brevi articoli sopra i punti più importanti dell’economia politica, dell’igiene, della legislazione, della morale e delle scienze applicate alle diverse professioni.

Ma le Biblioteche che i padroni delle fabbriche [p. 59 modifica]avevano messe a disposizione degli operai loro soggetti formavano per questi una specie di privilegio. Bisognava perciò rendere le Biblioteche accessibili al più grande numero di lettori. Il primo segnale del movimento partì da un angolo remoto della Francia, dal pastore protestante signor Bretegnin, il quale fondò un giornale trimestrale intitolato l’Organo delle Biblioteche popolari, per incoraggiarne e facilitarne lo stabilimento. Colpito da questa idea il signor Giovanni Macé di Beblenheim, si accinse a dare un esempio del quale potesse giovarsi l’Alsazia, e, se fosse possibile, tutta la Francia. Nel mese di dicembre 1862 egli stabilì una Biblioteca pubblica nel suo piccolo comune. Questa Biblioteca si componeva in sulle prime di dodici volumi, sul dosso dei quali egli aveva fatto imprimere a caratteri d’oro la leggenda: Biblioteca comunale di Beblenheim. Con questi dodici volumi egli se ne andò diviato dal podestà del paese (maire). Tra loro due scelsero fra gli abitanti del paese coloro del cui concorso non potevano dubitare, e la commissione provvisoria della futura Biblioteca si trovò costituita1.

Il sig. Macé ed i suoi nuovi colleghi si misero in relazione colla Società Franklin, sedente a Parigi, per domandare il concorso di essa e l’aiuto per fondare Biblioteche consimili nei comuni vicini.

Tali furono i cominciamenti della Società delle Biblioteche comunali dell’Alto Reno. Il sig. Macé, con un’attività ed uno zelo superiore a qualunque elogio, mise in movimento tutta l’Alsazia. Nel breve spazio di pochi giorni si raccolsero più di ottocento firme di coloro che formarono il nucleo dell’associazione. Bisogna anche dire che trovò [p. 60 modifica]dappertutto eccellenti disposizioni; perocchè in quel fortunato paese ogni idea generosa è sicura di farsi strada subito e senza incontrare ostacoli. Dal momento che essa è applicabile e che altro non le occorre che attività, intelligenza e danaro, non si ha più a paventare sul suo esito. Il primo a cui Macé comunicò i suoi progetti fu il signor Engel-Dolfus, il quale era tanto più in grado di comprenderne la portata, inquantochè stava precisamente in quel punto combinando il modo di creare una Biblioteca nel comune di Cornach. Quindi divenne fervente partigiano di questa idea, e la diffuse celeremente mercè l’autorità e le numerose relazioni di famiglia e d’amicizia col ceto industriale di Mulhouse e dell’Alsazia. I giornali alla loro volta se ne impadronirono e suscitarono adesioni in ogni dove. Nel rapporto steso dallo stesso Macé si trovano i nomi dei generosi che iniziarono questa nobile impresa e che somigliano per l’appunto agli operai dell’ora prima. In capo di lista bisogna scrivere il nome di Leone Landmann, il quale si presentò fin dal primo giorno e raccolse 102 firme a Sainte-Croix e a Sainte-Marie-aux-Mines, ed il sig. Fritz Saltzmann, il quale fin dal principio ha procurato l’adesione della eletta della popolazione di Ribeauvillé.

I giornali di Parigi coadiuvarono questa intrapresa eminentemente civile, e quasi tutti vollero essere iscritti nel novero degli associati. Dal ministro della pubblica istruzione, con decreto del 1° giugno 1862, si crearono le Biblioteche di campagna, e fu stabilito che ogni scuola comunale avrebbe la sua Biblioteca, e che il prestito dei libri agli allievi ed ai particolari fosse intieramente gratuito, e che la spedizione delle opere si farebbe senza costo di porto e d’imballaggio. Le stesse Compagnie delle strade ferrate, assecondando le mire del Governo, trasportarono a [p. 61 modifica]metà prezzo le casse de’ libri indirizzate ai Municipii. Dalla data di quel decreto all’apertura dell’Esposizione universale di Parigi, il Governo aveva distribuito 500,0000 volumi, ed un terzo dei Comuni di Francia era provveduto della sua Biblioteca. Il Governo ha speso 471,000 lire, il resto fu dato dai Comuni e dai Dipartimenti. In ciascuna sessione di questi è come una gara d’onore tra loro di fare stanziamenti ne’ bilanci a favore delle Biblioteche popolari2. Il numero dei lettori aumenta a vista d’occhio, e non è lontano il giorno in cui sia pienamente avverato il detto dell’Imperatore: La fondation d’une Bibliotèque dans toutes les communes de France est un œuvre de bienfaisance et d’utilité publique.


Note

  1. Compendiamo queste notizie dalla bella opera del sig. Eugenio Véron: Les institutions ouvrières de Mulhouse et ses environs.
  2. Il Consiglio provinciale di Cuneo fu il primo a votare quasi a mo’ di premio sussidii per la costituzione di Biblioteche popolari. Peccato che non abbia determinata alcuna condizione, che ora si avrebbero delle vere Biblioteche di libri da leggersi, e non semplici mucchi di libri che si conservano negli scaffali a pascolo de’ topi.