<dc:title> Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Cesare Balbo</dc:creator><dc:date>1846</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Balbo, Cesare – Storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, Vol. II, 1914 – BEIC 1741401.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Della_storia_d%27Italia_dalle_origini_fino_ai_nostri_giorni/Libro_secondo/21._Cesare_dittatore&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210209093052</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Della_storia_d%27Italia_dalle_origini_fino_ai_nostri_giorni/Libro_secondo/21._Cesare_dittatore&oldid=-20210209093052
Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni - 21. Cesare dittatore Cesare Balbo1846Balbo, Cesare – Storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni, Vol. II, 1914 – BEIC 1741401.djvu
[p. 53modifica]21. Cesare dittatore [49-44]. — Cesare raccolse sue vecchie legioni in Cisalpina, passò il Rubicone, limite all’oriente tra quella provincia e l’antica Italia, occupò Roma e tutta la penisola, in due mesi. Pompeo fugato raccolse suo nerbo in Grecia, pur tenendo Africa e Spagna, sue vecchie province. Allora si guerreggiò in tutto il mondo romano. La posizione di Cesare dall’Italia, centro locale e politico insieme, era di gran lunga vantaggiosa; e Cesare uomo da valersene. Fu vinto dapprima [p. 54modifica]in Africa dove non andò egli, ma vinse dovunque andò; e prima in Ispagna, onde tornato prese facilmente la dittatura, poi il consolato per cinque anni. Poi [48] passò in Grecia, v’assalí Pompeo, il vinse e distrusse a Farsaglia [48]. Pompeo fuggitivo approdò in Egitto e vi fu morto dal vil re Tolomeo. Cesare ve l’inseguí; e rivoltosi contro al re assassino, ma distratto dall’amor di Cleopatra sorella di lui, vi rimase e perdé sei mesi. Poi preso definitamente il nome di dittatore con potenza estesa a dieci anni [47], passò in Asia, vinsevi il figlio di Mitridate sollevatosi, e fermò in tutto Oriente la propria potenza. Tornato a Roma inquieta, la tranquillò co’ soliti mezzi suoi, clemenza, alacritá ed operositá; poi ripassò in Africa [46], vinsevi i pompeiani e loro alleati, ridusse Catone ad uccidersi, e la Numidia a provincia. Tornato a Roma, e ripartitone a Spagna, vinsevi a Munda i due figliuoli di Pompeo, uccisovi l’uno, fugato, ridotto l’altro a partigiano nei celtiberi [marzo 45]. Allora, preso il nome vecchio, ma con potenza nuova, d’«imperatore» o signor militare, tornò a Roma. Né giá a fruire oziando, anzi ad usare operando la signoria universale, incontrastatagli oramai. Superati tutti, intendeva, secondo la magnifica espressione di Plutarco, «emular se stesso»; intendeva passare in Asia, vendicarvi Crasso e la dignitá romana contro a’ parti; e vintili, per la Scizia, d’intorno al Ponto prendere a spalle i germani giá da lui stati assaliti di fronte; e per l’Alpi tornare a Roma, fatta signora d’ogni gente nota di qua dell’Eufrate. Dicesi, volesse il nome odiato di «re», prima di partire; certo poteasi temere che il prendesse tornando. Ne fremevano i repubblicani; legittimisti poco politici, che non vedevano l’impossibilitá di restituire una repubblica cosí lata, cosí corrotta. Bruto e Cassio ordinarono una congiura, un’uccisione che poté parer legale allora, ch’or si chiama «assassinio». Cesare fu pugnalato in senato addí 15 marzo del 44; e non se n’ebbe altro, che quattordici anni di guerre civili, e mutata la clemenza in proscrizioni, mutato un regno che sarebbe stato probabilmente sincero, costituito e temperato, in una signoria indeterminata, epperciò tanto piú sfrenata; insomma, mutato un Cesare in un Augusto.