Della dissimulazione onesta/IV. La simulazione non facilmente riceve quel senso onesto che si accompagna con la dissimulazione
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IV.
La simulazione non facilmente riceve quel senso onesto,
che si accompagna con la dissimulazione
Io tratterei pur della simulazione, e spiegherei appieno l’arte del fingere in cose che per necessitá par che la ricerchino; ma tanto è di mal nome, che stimo maggior necessitá il farne di meno; e benché molti dicano: Qui nescit fingere nescit vivere, anche da molti altri si afferma che sia meglio morire, che viver con questa condizione. In breve corso di giorni o d’ore o di momenti, com’è la vita mortale, non so perché la medesima vita si abbia da occupar a piú distrugger se stessa, aggiungendo il falso delle operationi dove l’esser quasi non è; poiché la vera essenzia, come disse Platone, è delle cose che non han corpo, chiamando imaginaria l’essenzia di ciò ch’è corporeo. Basterá dunque il discorrer della dissimulazione, in modo che sia appresa nel suo sincero significato, non essendo altro il dissimulare, che un velo composto di tenebre oneste e di rispetti violenti: da che non si forma il falso, ma si dá qualche riposo al vero, per dimostrarlo a tempo; e come la natura ha voluto che nell’ordine dell’universo sia il giorno e la notte, cosí convien che nel giro delle opere umane sia la luce e l’ombra, dico il proceder manifesto e nascosto, conforme al corso della ragione, ch’è regola della vita e degli accidenti che in quella occorrono.