Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni/Appendice/I. Acri a Filopanti

Appendice - I. Acri a Filopanti

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I.


ACRI A FILOPANTI


A proposito del singolare apostolato del professor Filopanti, del quale si è toccato nell'Avvertenza, giova riportare una lettera che il mio amico Francesco Acri professore di Storia della Filosofia nella Regia Università di Bologna, scrisse al detto Filopanti, nella quale si contengono savie ed opportune considerazioni sopra un discorso o predica tenuta a Bologna.

Questa. lettera è estratta dal giornale il Muratori, il quale è di quei pochi giornali che con ostinazione e pertinacia incredibili, seguono e propugnano il [p. 180 modifica]programma della conciliazione tra la Chiesa e lo Stato. Innanzi alla lettera vanno le seguenti parole.

Questa lettera che il Prof. Acri della Università di Bologna ci ha cortesemente inviata, e ch'è diretta al Prof. Filopanti, circa la tesi sostenuta nella sua predica del lunedì santo, a noi pare, se non c’inganna l'affetto per l'illustre professore ed amico, che sia come un modello di quella logica severa e stringente, di quella cortesia e nobiltà di modi che invano ricercansi in parecchie scritture moderne che si studiano di confutare le opinioni altrui, e che formano il pregio singolare di alcuni lavori di Alessandro Manzoni.

Il Prof. Acri concepisce nettamente e profondamente, ed in istile semplice e senza artifizio esprime la sua concezione, la quale, leggendo le sue parole, ti pare cosi tersa e trasparente, che meglio non farebbe della tua immagine puro e levigata specchio.

Mio caro Filopanti

Perché io ti voglio gran bene e ti stimo assai, ti dirò schiettamente quello che mi pare della predica che hai fatta il lunedì santo sopra Cristo, nella piazza di San Petronio, dalla Loggia del Palazzo del Podestà. Intorno a Cristo hai voluto che i tuoi uditori in parte la facessero da credenti, in parte da scettici. Hai v [p. 181 modifica]voluto che credessero o, meglio, continuassero a credere che Cristo è vissuto veramente, e che ha umanamente predicato e operato cosi e così; hai poi voluto che fossero scettici in quanto ai miracoli ed ai misteri, che si riferiscono a lui, e che li esaminnssero e razionalmente l'interpretassero. Insomma, il Cristo della tua predica era di due pezzi; uno fabbricato di fede, e l'altro di ragione. Ora, dimmi, in quanto al pezzo fabbricato di fede, o, più chiaramente, in quanto alla parte del Cristo in cui devono credere i tuoi uditori, sull'autorità di chi la devono credere? Sull'autorità della Chiesa? Ma la Chiesa ha insegnato altresì che Cristo è Dio, e che ha operato miracoli. Ora, se la Chiesa ha mentito quando ha parlato di Cristo come Dio, non può anche avere mentito quando, nè pari di te, ha parlato di Lui come uomo? Un testimone che asserisce due parti di un tutto e in una e bugiardo. non ha il diritte di essere creduto nell'altra: perché la sua testimonianza non si può scindere, come scindere non si può la persona che l'ha fatta.

Vuoi forse che i tuoi uditori credano a Cristo come uomo, in virtù dei proprii studi? Ma ciò è improbabile, perchè fra essi, pochissimi si sono occupati di questo argomento; ma gli altri, o medici, o avvocati, o Speziali, o mercatanti, per tacere dei ciabattini, muratori, soldati, rivenduglioli, non ci hanno avuto mai tosta o tempo per pensarci.

Vuoi forse che ci credano, perché ci credi tu, o tu non isbagli? Ma se ti fai tu le risa dell’infallibilità del Papa e della sua ispirazione per opera dello Spirito Santo, come pretendi che si creda all'ispirazione e all'infallibilità del professor Filopanti? [p. 182 modifica]

Mi risponderai: vale più l'infallibilità mia, che quella del Papa; porche quella e per opera dello Spirito Santo, e Spirito Santo non ce n'è, e la mia e per opera della scienza. — Va bene: ma ammesso purchè che tu sii infallibile per iscienza, perché non hai mostrato di credere al Cristo uomo in virtù di scienza. e invece, al pari di una feminetta o di un fanciullo, hai mestram di crederci in virtù di semplice fede? — Perché, tu mi ripiglierai. dove aveva io il tempo di provare che il Cristo uomo non è mito o leggenda, che i libri santi, quanto semplicemente parlano della sua umanità, hanno valore di storia, che non sono adulterati, che la tradizione e sincera, e via discorrendo? — Dunque, mio caro, tu pretendi che i tuoi uditori per sola fede credano a Cristo, come uomo, laddove tu, che sdegni la fede, ci vuoi credere per iscienza? E allora non dovevi tu procurare che i tuoi uditori godessero anche del beneficio di questa tua scienza? Se la fede è tenebra e la scienza è luce, perché tu riserbi la luce per te solo, e gli altri lasci nelle tenebre? E poi se hai fatto dubitare su quelle cose. che ab antico, si dicevano di Cristo come Dio, non dovevi tu prevedere che il dubbio si sarebbe anche appigliato a quell'altro cose, che si raccontano di Cristo come uomo? Non sai tu che il seme del dubbio una volta gittata, cresce, cresce, e colla sua malefica ombra. tutto aduggia ed isterilisce? — Ma, mio caro, mi ripeterai, ci voleva altro che un' ora di predica per poter di ogni cosa addurre le prove. — Si, qui hai veramente ragione: ci voleva altro che un'ora! e t'aggiungo, che a predicare cosi dall'alto, all'aria aperta, fra gli schiamazzi dal popolino, il frastuono delle [p. 183 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/187 [p. 184 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/188 [p. 185 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/189 [p. 186 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/190 [p. 187 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/191 [p. 188 modifica]Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/192