Cosmorama Pittorico/Anno II - n. 15/Fermezza di un ministro e prudenza di un re

../Le vesti delle antiche Romane

../Virtù premiata IncludiIntestazione 28 giugno 2012 100% Arte

Anno II - n. 15 - Fermezza di un ministro e prudenza di un re
Anno II - n. 15 - Le vesti delle antiche Romane Anno II - n. 15 - Virtù premiata
[p. 118 modifica]
FERMEZZA DI UN MINISTRO E PRUDENZA DI UN RE.

Lo storico della Sardegna, il Barone Manno, in una preziosa operetta intitolata: Quesiti sui pubblici ufficiali, e nella quale svolge i doveri loro con grande saviezza di vedute, reca molti esempi di virtù e di prudenza ne’ pubblici amministratori, fra quali una tradizionale di Carlo Emanuele III che ne piace riferire.

Il re avea per ragioni di personale benevolenza promesso ad una persona calorosamente raccomandatagli la preferenza nella nomina ad una carica rendutasi vacante. Il ministro Bogino, al quale Carlo Emanuele palesò dappoi quella sua intenzione, consapevole com’era dell’incapacità del candidato, evitò con questa destrezza di portare a conclusione il discorso tenutogli dal re in tal proposito, pregando gli si concedesse di meglio chiarire l’attitudine della persona. La persona si chiarì incapacissima, e la relazione del ministro accennava perciò ad una ripulsa della dimanda. Ma il dispiacere che il re avrebbe sentito se avesse dovuto indietreggiare nella sua promessa lo facea venir sopra alle osservazioni del ministro, al quale perciò davasi l’ordine di tenere apprestate per l’udienza successiva le lettere patenti necessarie per quella nomina. Le patenti adunque presentavansi dal ministro, il quale non altro argomento si riserbò onde lasciare l’opportunità per un nuovo discorso sopra quella persona, che di ordinare [p. 119 modifica]le sue relazioni in guisa che quelle patenti fossero le ultime a venire sotto gli occhi del re. Il re avvisatosi della tacita scaltrezza di quel suo leale, prese allora in sembiante tra benigno e scherzevole a ricordare le passate difficoltà, le quali però non aveano tolto affatto dal suo animo la fiducia di una buona riuscita in quel candidato. Si farà, diceva il re al ministro, si farà come tanti altri che non palesano da principio tutta la loro attitudine, Ma il ministro, il quale avea saggiamente pronosticato anche dell’avvenire di quel candidato, coglieva allora felicemente il destro per rimettere nel cuore del re la dubbiezza mal dileguata; e rispondeva con le seguenti gravi parole. Se le patenti che conferiscono una carica avessero il valore e l’efficacia dei Sagramenti che infondono per sè stessi la grazia, avrei anch’io la medesima speranza in favore del candidato; ma io sono pur troppo persuaso che l’esercizio della carica non lo muterà da quell’inetto ch’egli è — Il re colpito da questo franco parlare non disse cosa veruna; ma operò da quel grande ch’egli era; ripose la patente non segnata nelle mani del ministro, e non si parlò più di quella nomina.