Considerazioni intorno ai Discorsi del Machiavelli sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo VI

Capitolo VI

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CAPITOLO VI

[Se in Roma si poteva ordinare uno stato che togliesse via le inimicizie intra il popolo ed il senato.]

Io credo essere vero che volendo e’ romani adoperare la plebe alla guerra, come per el piccolo numero de’ patrizi erano necessitati, volendo adoperare le arme proprie, che era necessario tenerla contenta; ed el non volere fare questo e’ patrizi, fu causa di tanti tumulti e sedizione, perché né gli volevano ammettere nel governo, né si astenevano da quelle ingiurie che davano causa alla plebe di desiderare di participarne; [p. 14 modifica] perché occupavano le possessione publiche ed erano molto rigidi nella esazione de’ debiti, e si può credere che in tutte le altre cose la giustizia fussi inequale in favore di quella parte che aveva in mano tutta la autoritá. Ma dico bene, che se nel principio della libertá non fussi stata, come è detto nel quarto Discorso, la distinzione tra patrizi e la plebe; o come si fece poi per necessitá, si fussi da principio communicati gli onori, che non sarebbono stati tra loro quelli tumulti e sedizioni, e’ quali cessorono subito che el governo fu communicato, insino al tempo de’ Gracchi; ne’ quali essendo giá corrotta la cittá, nacquono le sedizione per nuovi omori e cagione, che non furono piú della plebe contro a’ patrizi, ma della gente bassa contro a’ piú ricchi e piú potenti; nel quale numero si includevano molte famiglie plebee nobilitate giá per gli onori. Dico ancora che se e’ patrizi, sanza communicare interamente el governo alla plebe, avessino saputo porre qualche buono ordine alle ingiurie, ed avessino aperta la via per la quale a certi tempi e’ plebei principali potessino essere stati fatti patrizi, che forse non sarebbono stati quelli tumulti; perché si vedde per esperienzia che nelle legge proposte da Publio Sestio, la plebe si contentava di provedere a’ debiti ed a’ beni occupati, e degli onori non si curava; se non che e’ plebei principali, e’ quali appetivano el governo, né vi potevano entrare per altra via, esclusono la plebe da speranza di potere conseguire l’uno sanza l’altro. Non veggo adunche che a’ romani fussi impossibile ordinare el governo in modo che tra ’l senato e la plebe non avessino a essere quelli tumulti e sedizione, anzi lo giudico molto facile; e poi che si poteva fare, non si possono lodare quelli defetti del governo e’ quali furono causa che la cittá stessi piena di tumulti e sedizione, e di creare e’ tribuni; el quale magistrato, pacificata che fu la cittá, armato di tante autoritá, fu piú presto dannoso che utile.