Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1795

Nel Giornale dell’Anno 1795. De’ Conduttori o Parafulmini

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Nel Giornale dell’Anno 1795.

De’ Conduttori o Parafulmini.

Abbiamo l’anno scorso vagato un poco, occupando con cose morali queste poche pagine riservate per oggetti Meteorologici. Ritornando dunque all’istituto nostro parleremo prima dei Conduttori, o Parafulmini, e ciò per due motivi. Il primo è la frequenza dei Fulmini in questo spirante anno 1794; l’altro qualche caso occorso, che potrebbe gettare dei dubbj sull’utilità dei Conduttori. Abbiamo già dato, sono molt’anni, sopra questa materia dei trattati espressi, e non brevi, mostrando l’utilità dei Conduttori, la maniera di costruirli, coll’Apologia de’ medesimi, alla qual opera potrà ricorrere chiunque abbia voglia di meglio istruirsi. Dei Conduttori Elettrici, Memorie ec. presso Storti 1778 in quarto. Ma gli accennati due motivi persuadono di ritornare brevemente sull’istesso argomento. [p. 108 modifica]

Straordinaria certo fu in questa State la frequenza de’ Fulmini, non solo in questi Territorj nostri tutti,1 ma per l’universa Italia. Non v’era temporale senza le batterie di centinaja di Saette, con incendj, e rovine di Fabbriche, morti di bestie, e di persone. All’Offizio di Sanità di Vicenza furono denunziate 27 persone uccise dal Fulmine o nei Campanili con quel benedetto suonar del tempo senza difese, o colte sotto i pessimi ricoveri delle piante, o sorpresi isolatamente, o anche in casa. Singolare è il caso occorso in una Parrocchia del Pedemonte Vicentino chiamata Sarcedo. Era stato il Campanile fulminato avanti con grave [p. 109 modifica]danno; si ristorava, anzi era ristorato, e si stava rimettendo l’Orologlio. Nell’atto istesso, ecco un’altro temporale, un’altro Fulmine accoppa l’Orologiajo, e ferisce altre persone assistenti2.

Questo è uno delle centinaja di casi che succedono ogni anno. E pur tale è l’inerzia, la cecità degli uomini, che trascurano la difesa presentata dalla divina providenza in quest’ultimi tempi con l’invenzione dei [p. 110 modifica]Conduttori: suggerita, raccomandata, inculcata, e quasi comandata dal zelo per i suoi popoli dall’umanissimo nostro Governo. Scorgonsi invero in varj luoghi presso la Capitale spezialmente nel Territorio Trevigiano, armate molte Chiese, e molte Case private. Ma questi sono pochi per li cento, e li mille luoghi, che avrebbero bisogno di tal difesa. Niun Teatro tiene Conduttore; niun luogo Pubblico, dove si radunano le persone con frequenza; nè mancano ogni anno esempj funesti che ritrovi il Fulmine il popolo ragunato, e ne ammazzi, o ferisca alcuni, e spaventi tutti, come è accaduto segnatamente quest’anno in luoghi rimotissimi alla stessa ora. Costa un Teatro centinaja di migliaja di scudi, ed è sì tenue la spesa di venti, o trenta scudi per armarlo, e preservarlo da un’incendio, e dal massacro della più scelta classe delle persone. Ommessa la perdita delle persone, ch’è il più, si dovrebbe far attenzione alla spesa dei ristori delle fabbriche, ch’è il meno, e pesa di più: il ristoro di un Campanile colpito costa forse dieci, venti volte di più che un Conduttore, il quale avrebbe preservate fabbriche, e vite. Non si scusi per la difficoltà della [p. 111 modifica]costruzione ormai conosciutissima per tanti libri pubblicati: tra gli altri il Serenissimo Governo ha fatto stampare, e diffondere un metodo facile e piano per la costruzione medesima. (Maniera pratica di fare li Conduttori ai Campanili, alle Chiese, alle Case, ec. in Venezia 1787 per li Pinelli Stampatori Ducali.) Nè manca, grazie alla coltura sparsa.nella Nazione, qualche persona istruita in ogni paese, se non altro nelle Città vicine, da potersi consultare. Pare incredibile tanta negligenza.

Se il Comune non pensa del Comune, come pur troppo accadde, dovrebbe almeno il Parroco prendersi questa premura, come quello che per uffizio deve ritrovarsi alle funzioni, e più esposto al pericolo, se non altro celebrando la Messa, non rari essendo li Sacerdoti estinti all’Altare, mentre le Saette scendendo per le Lampade, e volendo saltare da questa ai Candellieri, ed al Calice, trovano di mezzo la testa del Prete, che resta morto. Ripetiamolo, non si può ammirare, e deplorare abbastanza la crassa oscitanza degli uomini nel trascurare un mezzo così facile di salvar tante fabbriche, e vite preziose. L’esperienza pubblica di varie [p. 112 modifica]fabbriche in avanti continuamente fulminate, e che dopo l’applicazione dei Conduttori, sono state preservate, parla chiaramente; nè qui occorre ripetere le apologie, le dichiarazioni, le teorie, le pratiche citate sopra, e sparse in tanti libri.

Ma qui escono alcuni, poco informati dell’une, e dell’altre, con cavillose obbiezioni, compatibili per altro, partendo da fatti apparenti: dicono, che qualche edifizio, armato di Conduttore venne nonnostante bravamente fulminato. Tra questi fatti fece ultimamente gran romore il fulmine che colpì il Palazzo di S. E. Sig. Giovanni Co: Gritti, nella sua Villa di Visnadel, cinque miglia sopra Treviso3. Era stato questo Palazzo [p. 113 modifica]armato di varie spranghe, eminenti, dalle quali discendendo la catena andava ad immergersi nell’acqua vicina, il tutto secondo le regole dell’arte. E per tanto li 12 maggio prossimo passato vi scoppiò un Fulmine che percosse internamente tutta la fabbrica sino alla Scuderia, ove anche uccise due Cavalli.

Questo caso così esposto, a primo aspetto, può fare spezie, ed inspirar della diffidenza [p. 114 modifica]sopra l’efficacia de’ Conduttori. Ma bisogna esaminarlo nelle sue vere circostanze. Non è questo il primo esempio in cui sieno state fulminate fabbriche armate; se ne conta più d’una in Inghilterra, in Francia, in altri Paesi, come è riferito nelle citate Memorie. Ma ridotti questi casi in esame colla diligente visita delle fabbriche colpite, si scopri la cagione nella cattiva struttura dei Conduttori, e tale si è trovato il recente romoroso Fulmine di Casa Gritti. L’abile, e tanto rinomato Costruttore del medesimo Sig. Giacomo Scaguller, ha pubblicato una valida apologia, mostrando i manifesti difetti introdotti nella catena, allora che fu da una mano inesperta rimessa, col doversi mutare gli alberi di legno che portavano le spranghe, le sue male connessioni, non meno che le interruzioni, ec. (di un caso creduto per alcuni stranissimo, e nuovo; cicalata di Giacomo Scaguller in quarto 1794.)

Io mi contento della semplice descrizione data sul fatto dall’Agente a S. E. Padrone, e la pongo qui a piede4. Bastano queste [p. 115 modifica]poche parole: incominciò questo Fulmine ad entrare sopra la Cornice, dalla parte di [p. 116 modifica]Levante nel belvedere, nel mezzo della cornice stessa. Ora in questi belvederi, in queste cornici, sogliono essere poste le catene, e gli arpici, e senza dubbio deve essersi stato qualche pezzo di ferro, che provocò il Fulmine, il quale poi balzato nella contigua catena delle Campanelle, si propagò di seguito con esse per tutto il Palazzo e Fabbriche annesse sino alla Scuderia, dove arriva lo stesso filo. Non credo vi sia bisogno di molte dissertazioni. Potrà qualche ingegno, vago di disputare, e dimostrare il suo acume con discorsi accademici esercitarsi, coll’esagerazioni di questo caso sinistramente esposto, contro la tanto provata teoria, ed estesa pratica de’ Conduttori. Ma sarei per dire che se anche vi fosse il caso, ben difficile da verificarsi, nel quale non si trovasse, o non vi fosse realmente vizio veruno nel Conduttore, questo caso singolare appresso le persone discrete, ragionevoli, ed in formate delle buone dottrine non recherebbe pregiudizio veruno ad una pratica universale, provata generalmente efficace, ed utilissima. Può un filo di elettricità violento incontrarsi in un fomite di vapori, o di metallo fuori del Conduttore; può un’esorbitanza di [p. 117 modifica]elettricità eccedere la capacità del Conduttore; e chi può contenere i torrenti, i diluvj? Saranno forse inutili gli argini dei fiumi, perchè talora vengono sormontati, e squarciati?

Per altro quest’osservabile caso inculca qualche avvertenza, non nuova invero, ma importante da doversi replicare; la principale è questa, di legare alla catena maestra del Conduttore (per via di fili di comunicazione ben uniti da una parte, e dall’altra) tutti li ferri, o altri metalli del tutto, fuori, o dentro, o vicini, come gorne, catene, arpici, ec. altrimenti si arrischia qualche trascorso del fluido elettrico in essi ferri isolati. Si è citato (pag. 95 delle Memorie sopradette) l’esempio insigne, occorso in Inghilterra a Purflett, dove è la Casa di Guerra, con cinque Magazzini di Polvere. Era armata la Casa di Conduttore, e pertanto fu visitata dal Fulmine; perchè? perchè s’era trascurato di legare un semplice rampone di ferro, che teneva unite due lastre di pietra che coprivano il parapetto del tutto. Il dotto Sig. Canali armò ultimamente la Cattedrale di Perugia; e perchè questa è piena di metalli interni, ed esterni, sopra tutto di ferrate [p. 118 modifica]alte alle finestre, non contento delle spranghe sul tetto, e sul Campanille, che portano come una catena comune in un pozzo, dispose con molta avvedutezza un Conduttore secondario, o piuttosto un’emissario, che circondando tutta la fabbrica, legasse questi metalli, andando in fine colla catena maestra scaricarsi nello stesso pozzo.

Ed a proposito di emissario, non è da ommettersi un riflesso fatto già nelle suddette Memorie, ed è, che potrebbe forse preferirsi un’armatura tale che stasse semplicemente sulla difensiva, vale a dire, che omesse le spranghe, e le punte esterne, si limitasse a legare tutti li metalli della fabbrica presso il Fulmine si scagliasse in essi, trovasse una catena da scaricarsi, e sarebbe questo l’emissario, ed il vero filo di salute; e tal metodo è da tenersi sopra tutto per li Campanili, e per le Copole, come si è praticato nella Torre di S. Marco di Venezia; nella Torre dell’Università di Padova, ed altrove.

Vi sono però luoghi, ove questo metodo potrebbe difficilmente aver luogo, come nelle Case coperte di paglia, o di semplici legnami; in tali casi si possono applicare le [p. 119 modifica]punte, che siamo ben lontani da voler condannare, o bandire.

Ma sia permesso dirlo, nella maniera che viene molto comunemente praticata, non mi piacciono quelle picciole stanghe, quei paletti di legno, eretti sui tetti, sopra i quali si piantano le punte; nè mi piacciono queste punte fatte a giglio: non li pali, perchè in brevi anni si marciscono, ed oltre l’incomodo di rimetterli, si arrischia che qualche mano imperita guasti l’opera, come è accaduto nel Palazzo Gritti. Non le punte fatte a giglio, perchè sebbene facciano buona vista, come tutto l’apparato, non crescono l’efficacia del Conduttore, e forse la diminuiscono con una specie di distrazione. Se si dicesse che quelle foglie acute sono disposte per ricevere i colpi obliqui dell’elettricità; risponderei, che qui non si tratta di palle di bigliardo. Dunque crederei miglior partito di eriger delle lancie (in quel numero che porta l’estensione del tetto) piantate in pietra viva con proporzionata base alla lunghezza: due, o tre piedi di più, di poco avvicinano al Ciclo; e questa è la pratica osservata da noi, e dal Sig. Giambattista Rodella nostro ingegnosissimo macchinista. I Conduttori [p. 120 modifica]sono un dono di Dio per preservare la vita degli Uomini, ma anche questo, come i rimedj della medicina, deve esser bene apprestato.

Non si deve terminare senza dir una parola per calmare i timori di alcuni, i quali avendo l’abitazione vicina a Case armate di Conduttori, temono che questi possano rigettare le Saette sopra di essi: ma si calmino. I Conduttori operano non rispingendo, ma assorbendo il Fulmine. Non è deciso, sin dove s’estenda il raggio di esplosione, ossia di attrazione delle punte per il fluido elettrico; ma certo è che lo attraggono: dunque uno sgorgo di elettricità nella nuvola, che forse si sarebbe scaricato sopra la vostra abitazione, spezialmente se la nuvola trova prima la casa armata di Conduttore, sarà assorbito dalla punta del medesimo. Se viene dalla parte opposta, o lateralmente, sarete alla condizione comune, e se avete paura, fate mettere anche voi il Conduttore. [p. 121 modifica]

DEL NUOVO PIANETA.


Mi venne chiesta qualche notizia del nuovo Pianeta: credendola non discara al comune dei Lettori, eccola. E prima dirò una parola del prodigioso suo scopritore. Questo nuovo Galileo, questo nuovo Colombo, scopritore anch’esso di Mondi Nuovi, nel Cielo, è, il Sig. Guglielmo Herschel, Annoverese, nato nel 1738, di Professione Suonator di Flauto, passato in tale impiego col Reggimento di Annover in Inghilterra, già forse 30 anni, indi applicato alla Cappella di Bath. Ingegno trascendente, oltre la lettura de’ buoni libri, si dilettava di lavorare specchj, e vetri da Telescopi, nei quali riuscì sopra ogn’altro mortale sinora, sorpassando di molto i Telescopi del famoso Short, di cui i più grandi, di 12 piedi, ingrandivano quattrocento volte. Il Sig. Herschel ne fece che arrivarono alle mille, due mille, tre mille, sino alle sei mille volte d’ingrandimento. Un prodigio è l’ultimo di quaranta piedi di foco, con lo specchio di quattro in cinque piedi di diametro, che, ajutato da [p. 122 modifica]vetri oculari, arriva a quel segno di cui non si aveva lusinga; ed ove non meno mirabile è da considerarsi il lavoro dello specchio, che quello della montatura, e del maneggio del medesimo. Il nostro egregio Macchinista Sig. Rodella, che lo vide ultimamente, non sa saziarsi, nè capire come un uomo, quasi solo, maneggi così facilmente tanta macchina, e ne determini gli effetti, non che possa durare le lunghe crudissime notti d’Inverno all’aria aperta, osservando quasi immobile le meraviglie del Cielo. Quel ch’è più mirabile è la semplicità, la schiettezza, il candore, la verità di quest’uomo.

Egli scoprì il Nuovo Pianeta così. Li 13. Marzo 1781 era intento, con uno de’ suoi primi Telescopj che ingrandiva nove cento volte, a contemplare le Stelle de’ Gemini intorno il punto Solstiziale, per vedere, se con i confronti dopo, dassero verun indizio di qualche parallasse per il moto annuo della terra, cosa molto ricercata dagli Astronomi. Notò una Stelletta, che parvegli ingrossarsi, a differenza delle altre circonvicine, che restavano nel loro stato naturale di minutezza di un punto: sospetto, che fosse una Cometa, di quelle non rare, che girando il [p. 123 modifica]Cannochiale pel Cielo si presentano alla vista. Ma tornando due giorni dopo ad osservarla vale a dire, li 13, trovò che avea cambiato sito, e si confermò nell’idea di una Cometa.

Avvisatone il Sig. Maskline Regio Astronomo di Greenwich, fu da questo veduto l’Astro, e verificata la scoperta. Quindi datasi notizia d’essa agli Astronomi di Europa, fu trovato da tutti vero Astro errante. Si tentò da molti la sua teoria, cioè, di tracciar l’Orbita di questa Cometa nell’usata ipotesi parabolica; ma tutte queste teorie reggendo a qualche osservazione, mancavano nelle susseguenti. Finalmente il Sig. Lexel, Astronomo Moscovita, che si trovava allora in Inghilterra (mancato di poi anche di vita) tre mesi dopo, nel mese di Luglio, pensò che potesse esser un Pianeta, il quale facesse il suo circolo attorno del Sole come gli altri, con poca eccentricità. Tale ipotesi, trovata dopo corrispondere a tutte le osservazioni, resta ora indubitabile: tutti gli Astronomi Osservatori seguono questo, come gli altri Pianeti con regola sicura. Eccone le nozioni principali per una notizia popolare. [p. 124 modifica]

La sua rivoluzione intorno del Sole, ossia il suo anno, e di anni 83 de’ nostri, giorni 93. ed una piccola ora: la sua distanza media dal Sole 10: distanze della terra dal Sole (circa 1680 millioni di miglia): dalla terra, in opposizione, 84 millioni di meno; in congiunzione di più. La sua grandezza è conchiusa tripla di quella della Terra. Si avanza nel Zodiaco quattro in cinque gradi di Moto Medio per Anno, poco scostandosi dall’Ecclittica. Essendo stato scoperto dal Sig. Herschel negli ultimi gradi di Gemini, in quest’anno 1795 ai primi di Gennajo sarà in gradi 3 di segno di Vergine: retrograderà circa l’opposizione (li 19. Febbrajo) sino a rientrare in Leone. Poi ritornando diretto (poichè soffre gli stessi accidenti degli altri Pianeti) intorno la congiunzione che seguirà li 26. Agosto, al fine dell’anno sarà in gradi 8. della Vergine, e generalmente sarà tra le Stelle del Leone al di là del Cuore, o di Regolo. Si potrà vedere a passare pel Meridiano a mezza notte circa l’opposizione 19. Febbraro suddetto.

Ma si avverta che questo Pianeta, benchè tanto grande, per la lontananza, non apparisce che sotto l’angoletto di tre secondi, [p. 125 modifica]che vuol dire, quasi invisibile, se non fosse lucido, all’occhio nudo, e se non sia questo acutissimo, ed il Cielo serenissimo; perciò non è da stupire se non fu mai scoperto avanti dal Sig. Herschel, ciò che fu anche per mero caso; il Cannocchiale lo ingrossa a misura della sua forza.

Ma si dirà: come mai dunque, dopo l’invenzione del Cannocchiale da quasi due secoli, infinite ricerche essendo state fatte dagli Astronomi intorno le Stelle del Zodiaco (per Catalogarle ad uso delle Osservazioni Lunari e per determinare il Moto degli altri Pianeti), come mai dunque non fu stata scoperta questa Stelletta? Non isfuggì invero il riflesso agli Astronomi, quali si accinsero tosto a ricercare ne’ Cataloghi delle Stelle, ve ne fosse qualcheduna dinotata, che ora confrontato il Cielo, (fatica immensa) non si trovasse più nello stesso sito. Dopo molte ricerche il Sig. Bode Astronomo di Berlino, esaminando il Catalogo Zodiacale di Tobia Majer, ritrovò che una Stelletta tra la sesta, e la settima grandezza, quale il Pianeta apparisce, segnata a numero 964, non esisteva più; e si trovava mirabilmente, che in quel luogo preciso, nel segno di [p. 126 modifica]Pesci, in quell’anno, ed in quel giorno (25 Settembre 1756) secondo la teoria dovea ritrovarsi il nuovo Pianeta, il quale nello spazio di 25 anni dovea avere avanzate, sino al 1781, circa cento gradi, e trovarsi circa il ventesimo grado di Gemini, dove Herschel lo scoprì. Si trovò anche dopo, nel gran Catalogo di Flamstedio, ch’era stata notata un’altra Stelletta simile, nel segno del Toro, che ora manca, e combina che dovea esser il Nuovo Pianeta, nella rivoluzione precedente, un segno avanti.

Ecco dunque per tutti i sensi comprovato un Pianeta Nuovo: forse ve ne saranno ancora alcuni altri non osservati. Ora dunque il sistema Solare, ossia il Corteggio del Sole, si trova arricchito di un Pianeta Nuovo, al quale il Sig. Herschel aggiunse quattro altri Pianeti secondarj, o Lune, o Satelliți che si vogliano chiamare: due intorno il Pianeta Nuovo, e due intorno Saturno interni delli cinque Vecchj, sicchè ora abbiamo 21 Astri erranti, cioè, Sette Pianeti primarj, Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, ed il Pianeta Nuovo, e quattordici secondarj, cioè il Satellite della Terra alla Luna nostra, quattro intorno a [p. 127 modifica]Giove, sette intorno a Saturno, e due intorno al Pianeta Nuovo. Non parlo di millioni di Stelle Fisse, che il Sig. Herschel numerò, nè delle altre sue maravigliose scoperte, delle quali non è questo il luogo opportuno di trattare.

Il nome del Pianeta non è fissato: molti seguendo l’analogia della vecchia nomenclatura lo chiamano Urano (Padre di Saturno), gl’Inglesi lo chiamano Giorgio in onore del Re d’Inghilterra, Mecenate dell’Astronomo, altri più grati, col nome dello Scopritore, Herschel.

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PIOGGIE DELL’ANNO 1793. IN VARJ LUOGHI D’ITALIA.

In Pollici, Linee, e Decimali del Piè di Parigi.


Alt. in Pu. Ariano Brescia Cerciven. Chiozza Coneglian Ferrara Mansuè Molfeta Padova
Gennaro 
1. 7,0 2. 8,1 4. 9 3. 7,5 2. 1,0 3. 2,8 4. 9 3. 2,8 1. 7,9 3. 11,0
Febbraro 
2. 1,9 2. 8,3 1. 8 1. 0,3 0. 8,4 1. 3,7 1. 0 1. 0,0 2. 1,0 1. 3,5
Marzo 
1. 3,1 2. 11,3 5. 1 6. 1,2 3. 1,8 5. 11,0 4. 7 6. 9,7 1. 1,8 6. 3,1
Aprile 
3. 3,1 4. 0,5 3. 1 4. 9,7 2. 8,0 4. 3,0 4. 1 3. 2,8 4. 4,5 4. 3,1
Maggio 
1. 11,5 5. 6,8 5. 2 8. 6,7 1. 6,8 5. 3,3 3. 0 4. 9,0 2. 0,0 4. 5,6
Giugno 
0. 8,2 0. 6,7 2. 0 10. 1,3 1. 3,7 3. 10,0 1. 2 1. 9,9 1. 8,5 0. 5,9
Luglio 
1. 9,9 0. 10,2 4. 1 6. 10,2 1. 4,0 3. 3,2 0. 10 2. 11,0 0. 0,5 3. 0,0
Agosto 
0. 4,9 1. 11,4 3. 0 5. 6,7 0. 4,0 1. 7,6 1. 6 0. 5,0 0. 0,4 1. 0,0
Settembre 
2. 6,9 1. 10,2 5. 3 10. 4,5 3. 9,9 4. 7,0 1. 7 5. 0,0 2. 8,5 4. 7,4
Ottobre 
1. 10,0 0. 11,4 6. 3 5. 2,6 0. 4,9 2. 2,7 0. 10 1. 11,9 1. 2,5 1. 5,2
Novembre 
1. 4,4 3. 10,0 5. 4 11. 7,5 1. 4,2 3. 6,7 1. 4 3. 7,2 0. 8,4 1. 0,9
Dec. 
2. 5,9 1. 2,8 7. 2 7. 5,3 2. 2,5 5. 5,4 2. 4 5. 11,5 2. 5,4 3. 7,6
Somme 21. 5,8 29. 1,6 52. 10 81. 3,5 20. 11,2 44. 8,0 26. 10 40. 9,0 19. 1,2 35. 11,1
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Segue la Tavola delle Piogge dell’Anno 1793.


Parma Pirano Sacile Schio Tolmezzo Trieste Valdobb. Verona
Gennaro 
3. 10,0 1. 6 4. 1,4 3. 6,0 3. 9,5 1. 11,8 3. 6,9 2. 1,86
Febbraro 
0. 10,0 0. 10 1. 3,3 1. 0,0 1. 6,5 0. 5,5 1. 3,1 1. 3,11
Marzo 
4. 10,4 3. 10 9. 0,3 9. 9,0 6. 9,1 6. 2,9 11. 0,9 6. 8,22
Aprile 
4. 1,9 5. 8 5. 4,9 3. 9,5 4. 11,2 7. 1,4 4. 3,9 2. 0,83
Maggio 
3. 9,2 4. 7 7. 1,0 6. 3,8 6. 1,0 9. 8,8 8. 0,9 5. 3,17
Giugno 
0. 5,3 4. 1 4. 0,0 3. 0,3 4. 8,7 4. 6,8 3. 3,2 1. 3,48
Luglio 
1. 5,5 1. 6 7. 2,1 4. 9,2 4. 6,5 3. 2,7 6. 0,2 1. 2,78
Agosto 
0. 6,6 0. 4 2. 8,3 2. 6,2 2. 0,7 1. 10,3 3. 6,3 1. 9,47
Settembre 
4. 9,9 6. 4 5. 6,6 5. 0,5 12. 8,9 9. 6,5 9. 3,6 4. 1,84
Ottobre 
1. 0,2 0. 8 2. 7,6 3. 3,7 4. 8,9 0. 7,3 3. 0,3 1. 7,92
Novembre 
1. 5,8 2. 6 4. 3,4 4. 9,5 18. 5,1 2. 10,2 5. 5,2 1. 4,08
Decembre 
3. 2,1 5. 4 5. 11,5 6. 9,8 3. 10,7 11. 2,1 6. 6,0 3. 6,51
Somme 30. 5,4 37. 2 59. 3,4 50. 7,3 74. 2,6 58. 5,3 65. 2,8 31. 9,22
 

Note

  1. La frequenza dei Fulmini, ed anche dei Temporali, in quest’anno 1794 eguagliò quasi quella del 1783. L’una e l’altra ebbe per compagna la nebbia secca, che ingombrava l’Atmosfera, e rendeva ottusi gli Astri per Mesi; l’una e l’altra si combinò colle fermentazioni, concussioni, ed eruzioni della terra; con quella regnarono i desolatori Terremoti della Calabria: con questa oltre li Terremoti, la prodigiosa eruzione del Vesuvio, che dopo quella di Tito non ebbe la pari. È credibile, che in tali casi si spanda per l’aria una quantità di esalazioni ignee, di fluidi elastici, di arie fatticie, particolarmente di fuoco elettrico, e di aria infiammabile, le quali arie producono i Temporali, ed i Fulmini, nel mentre che le esalazioni dense ingombrano il Cielo.
  2. Questo accidente mi fa sovvenire di un pericolo simile accaduto quì alla nostra Specola di Padova. Un vento procelloso aveva spezzato l’albero già marcito che portava la spranga del Conduttore. Ho pensato di non valermi più di alberi di Legno: feci tirare una forte spranga di ferro, lunga 12 a 14 piedi, che ne sporge sei a sette sopra la più alta fabbrica della torre, ben assicurata, connessa colla catena del Conduttore. Accadde che nell’atto in cui si volea adattare, e connettere questa spranga, circa l’ora del Mezzodì, venisse sopra la Specola una nuvola temporalesca, che folgorava, e tuonava; l’Artefice Signor Rodella, e gli assistenti occupati nell’opera levando, e riponendo il pie della spranga al suo sito, quando la spranga si allontanava dalla catena, la sentivano a soffiare come un serpente, un gran mantice; questo fischio cessava tosto che il capo della spranga era applicato alla catena; levatone, ritornava a soffiare; e rimessa finalmente, e stabilita cessò tutto il romore. Questo fatto non prova egli ad evidenza tanto il pericolo dell’interruzione (ed invero arrischiarono quest’uomini un brutto scherzo), quanto la forza attrattiva delle spranghe per sottrarre l’elettricità dalle nuvole?
  3. Io mi sono trovato più d’una volta in varj luoghi del Territorio Trevigiano al di là del Sile verso li Monti, in tempo di temporali, e di tuoni. Questi mi parvero sempre più frequenti, più cupi, più forti, che in altri paesi; è descritta nei Volumi della nostra Accademia T. 3. pag. 194. la prodigiosa fulminazione successa il giorno 21 Aprile 1786 coll’eccidio contemporaneo di tanti Campanili, Chiese, ferite, e morti di tante persone; tanto che indusse il provvido Governo a comandare l’accennata pratica dei Conduttori. Questo stesso è il Paese in cui sorgono tratto tratto quei prodigiosi fuochi incendiarj delle abitazioni, il che è succeduto due volte almeno, in questo secolo, nei distretti di Castelfranco, Asolo, Bassano, nominatamente nelle Ville di Rossano, Godego, Loria, ed altre. Mi passa per mente che questi fuochi celesti, e terreni, possano provenire dalla particolare natura, e struttura di quel suolo. È questo un’aggerazione di ghiaje, deposte dai torrenti, Piave, Brenta, ed altri, quando non avendo alveo fisso, ed essendo il Paese pieno di Boschi, correvano quà e là irregolarmente, o si arrestavano; il che è certissimo, essendo noto che un ramo della Piave veniva nel Sile. Questo strato di Ghiaja è alto forse cento piedi più, o meno, come si raccoglie dalla profondità de’ pozzi; ma è arido, e poroso, ed assorbe le acque piovane. Ma il fondo sopra il quale giace (probabilmente con vene minerali di carbone, torba, ec.) contiene molte vene di acqua, come provano tante sorgenti ai confini delle ghiaje, e tale è il Sile, la Botteniga, e tanti altri ruscelli osservabili. Deve dunque essere questo suolo basso, umido, e palludoso; quindi due effetti; uno di formare un richiamo del fuoco celeste delle nuvole, o produrre i fulmini, l’altro di somministrare una strana quantità di aria infiammabile, che produca li predetti incendj; questa è una mia semplice congettura, e per congettura solamente la porgo.
  4. “Eccellenza. Molto mi rincresce di esser portatore di grandi disgrazie; ma a quello che poteva succedere all’E. V. poco fu. Jer sera circa le ore 21 un Fulmine tanto forte cadè, che ammazzò il mio Cavallo, e quello del povero mio Padre, che trovavasi nella Scudaria, con il quale era venuto il Fratello a trovarmi, e fu tanto grande, ch’estinse le povere bestie senza nemmeno muovere un piede. Dippoi camminò dietro il segno della gruppia, ed impizzò il fuoco nell’ultima che guarda il Ponente. Fortunatamente accorsi tutti sul momento, e dato campana a martello ci riuscì di ammorzare il fuoco che ardeva, altrimenti a quest’ora che scrivo il Palazzo sarebbe tutto incenerito. Incominciò questo Fulmine a entrare sopra la cornice dalla parte del Levante nel belvedere nel mezzo della cornice stessa, e si attaccò nel gioco delle Campanelle, e seguitò dietro il filo delle stesse al di fuori, e lo įnfranse per buona parte in minuti pezzi, comę ben și vede dal segno del fuoco, fino alla prima sala; e là si spezzò, e camminò per tutti li Appartamenti a peppiano nella Fattoria, e sino nello Scrittorio dell’E. V. sotto il balcone, che bene ha fatto il Signore Iddio a illuminare V. E. di stabilire il viaggio di Padova; e poi, come dissi, nella Scudaria, e fortuna fu che fossero altrove le Cavalle, altrimenti avrebbero incorso la morte come accadè a queste due. Il Palazzo per altro non patì molto, discapito: la disgrazia più grande è la mia, e del povero mio Padre; quale però fece la salvezza del Palazzo, perchè se non vi erano li Cavalli nella Scudaria, non si sarebbe così facilmente imaginato che là avesse ad accendersi il fuoco. E questo fu motivo di qualche trattenimento, ec.

    'Visnadel 13 Maggio 1794.

    Zuanne Zuannetto.