Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte seconda. Intima lotta ed aperti disdegni/12. Sul marito di Lesbia - LXXXIII In Lesbiae maritum
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Mario Rapisardi - Catullo e Lesbia (1875)
Traduzione - 12. Sul marito di Lesbia - LXXXIII In Lesbiae maritum
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[LXXXIII]
Lesbia mî, presente viro, mala plurima dicit:
2Hoc illi fatuo maxima lætitia est.
Nulle! nihil sentis: si nostri oblila tacerei,
4Sana esset; quod nunc gannit obloquitur.
Non solum meminit, sed, quæ multo acrior est res,
6Irata est, hoc est: uritur et coquitur.
12.
SUL MARITO DI LESBIA.
La mia Lesbia presente il suo consorte,
2Sparla di me, dice d’odiarmi a morte.
Ei, ch’è un pallon di vento,
4Resta ai detti di lei tronfio e contento.
Grullo! s’ella tacesse il nome mio,
6Avrebbe il nostro amor posto in oblio;
Ma se ne parla e ne garrisce ognora,
8Vuol dir, che l’amor mio ricorda ancora;
Ricorda, e, quel ch’allega i denti un poco,
10È irata, vale a dire: è ancor nel foco.