Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema/I sistemi della filosofia moderna/Tomaso Reid

Tomaso Reid

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I sistemi della filosofia moderna - David Hume I sistemi della filosofia moderna - Emanuele Kant


Lo scozzese Reid fu atterrito dalle terribili conseguenze che dedussero dal sistema del Locke i due potenti ingegni del Berkeley e dell’Hume. Queste conseguenze che annientavano il mondo esteriore e la certezza delle cognizioni umane erano dedotte con tanto rigore di logica, che, concedute le premesse, non si potevano più rifiutare . Ma d’altra parte quelle conseguenze si opponevano al senso comune degli uomini e distruggevano la moralità e la religione, dunque non potevano essere vere. Il Reid ne conchiuse che il vizio doveva consistere nelle premesse, e che non si doveva accettare ciecamente il sistema del Locke, ma sottometterlo di nuovo ad un profondo esame per trovarvi il peccato nascosto. A questa impresa s’accinse con tutta la forza del suo ingegno, e finalmente credette di averlo trovato. Egli vide che il fatto della percezione umana non si fermava alla semplice sensazione. Se fosse vero che l’uomo non conoscesse altro che sensazioni, egli non potrebbe affermare che queste sole. Ma l’esperienza dice che egli afferma degli enti reali che non sono punto sensazioni: egli non crede di conoscere solo le modificazioni del suo proprio spirito, ma anche di conoscere inoltre delle sostanze diverse da se stesso che esercitano una azione sopra di lui. Convien dunque dire che egli non abbia solamente la facoltà di sentire, ma che possiede oltre di ciò un’altra facoltà misteriosa che, all’occasione delle sensazioni, lo spinge e costringe ad affermare un’esistenza al di là di queste. Ma in che modo si può spiegare una facoltà che afferma ciò che non si trova nella sensazione? l’oggetto di questa facoltà non dato dai sensi dove dimora egli? chi lo presenta allo spirito da percepire? Queste sono le questioni che si propose il Reid, e sono quelle che contengono il nodo della questione ideologica. Il filosofo scozzese vi rispose in questo modo: Non è da uscire fuori del fatto: il fatto ci dice che lo spirito umano percepisce la sostanza, e l’ente, cose che non cadono sotto i sensi, che sono differentissime dalle sensazioni, ma che tuttavia le percepisce in occasione delle sensazioni. Dunque è da dire che lo spirito umano abbia nella sua stessa natura un istinto che a ciò lo porta. Questo istinto ammettevasi come una facoltà primitiva, di cui non può darsi una ragione ulteriore. Vi ha dunque, secondo il Reid, una suggestione della natura, come egli si esprime, per la quale l’uomo è necessitato, quando riceve le sensazioni, di non fermarsi in esse, ma di passare coll’atto del suo pensiero alla persuasione che v’abbiano gli enti reali, che si dicono corpi, cagioni delle sensazioni medesime.

Mediante questa facoltà primitiva, che afferma o percepisce la stessa sostanza corporea, egli credette di aver confutato l’idealismo del Berkeley ed assicurata l’esistenza dei corpi, come pure credeva d’aver confutato lo scetticismo dell’Hume riponendo il criterio della certezza nella facoltà primitiva della natura umana. Si lusingava altresì di aver conciliata in questo modo la filosofia col senso comune del genere umano, dal quale l’avevano deviata i filosofi inglesi.

Il merito della scuola Scozzese sta nell’aver fatto i primi tentativi di far uscire la filosofia del sistema sensitivo del Locke e del Condillac. Mentre pareva che la scuola scozzese avesse poste finalmente le solide basi del sapere filosofico, sorse il sofista di Konisberga a rovesciarle di nuovo e con maggiore rovina.