Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema/I sistemi della filosofia moderna/Giovanni Amedeo Fichte

Giovanni Amedeo Fichte

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I sistemi della filosofia moderna - Emanuele Kant Critica dei sistemi precedenti


Il Fichte fu discepolo del Kant, e quando pubblicò la sua opera intitolata La scienza della cognizione credette dare una spiegazione scientifica del sistema del Kant. Ma il Kant non volle riconoscere in questa esposizione il suo sistema, e allora il Fichte si accorse d’aver inventato un sistema nuovo .


La differenza fra la filosofia critica e l’idealismo trascendentale, nome rimasto al sistema del Fichte, consiste in questo: che il Kant aveva detto bensì che l’uomo non può sapere se gli oggetti che gli appariscono sieno tali quali gli appariscono, ma non aveva esclusa la possibilità che fossero tali: potrebbero esistere indipendentemente dall’uomo, ma l’uomo non può accertarsene. Il Fichte negò al tutto questa possibilità affermando che essi non possono essere altro se non produzioni dell’uomo stesso, argomentando così: gli oggetti del conoscimento sono tutte produzioni dell’atto del conoscimento; ma l’atto del conoscimento è una produzione dello spirito umano: dunque anche gli oggetti sono produzioni dello stesso Spirito. Ma questi oggetti sono il mondo, Dio e l’uomo; dunque queste tre cose altro non sono che produzioni che lo Spirito rappresenta inanzi a sé come oggetti del suo conoscere. Il Fichte occupasi adunque nello spiegare come lo Spirito umano produce da se stesso tutte le altre cose. Egli dice che col primo pronunciato, colla prima creazione l’Io pone se stesso. Prima che l’uomo dica Io, l’uomo non è ancora sotto la forma di Io; col secondo pronunciato, che è una seconda creazione, l’uomo pone il non Io. Il non-Io è pel Fichte tutto ciò che non è Io, quindi il mondo esteriore, la divinità e qualunque oggetto del pensiero umano. Ora questi due atti, con cui lo spirito pone l’Io e il non-Io, sono correlativi, di modo che l’uno non può stare senza l’altro. Non può l’Io pronunciare se stesso se non contrappone a sé una cosa diversa da sé, colla quale contrapposizione nega se stesso e quindi si differenzia da tutto il resto. Non può pronunciare il non-Io, se al non-Io non contrappone l’Io, e quindi non lo apprende differente e distinto da se stesso. Così il Fichte stabilisce una prima operazione dello spirito, che chiama anche intuizione, e che ha due rapporti o termini che si negano reciprocamente. Con questa prima operazione misteriosa egli intende spiegare non solo l’origine della cognizione umana, ma l’esistenza di tutte le cose.


Contenendosi sotto la denominazione del non-Io tutto quello che non è Io, il non-Io racchiude tanto Iddio quanto il mondo. Quindi arriva all’assurda proposizione che non solo il mondo sia una creazione dell’uomo, ma sia una creazione dell’uomo Iddio stesso. Questo sistema chiamasi il sistema dell’idealismo trascendentale perché applica il principio idealistico del Berkeley a tutte affatto le cose, ne trae con una logica inesorabile tutte le conseguenze, e così ne discopre l’abisso; dichiara pure non sussistere il dubbio che ne rimaneva nella filosofia critica del Kant non forse le cose avessero una sussistenza propria. Egli dunque fece ritornare a scetticismo dogmatico lo scetticismo critico del Kant.


Da questo sistema del Fichte uscirono in appresso in Germania i due sistemi dello Schelling e dell’Hegel: il primo il sistema dell’identità assoluta, il secondo, il sistema dell’assoluta idea. L’esposizione di questi sistemi qui si tralascia, non sembrando necessari ad intendere quello che veniamo ad esporre, che è lo scopo di questo scritto.