A Teresa Barrera-Fogazzaro di Vicenza
Questo testo è stato riletto e controllato. |
a
TERESA BARRERA-FOGAZZARO
di vicenza
esule colla famiglia dal 1859
NEL SUO GIORNO ONOMASTICO
in Oria sul Lago di Lugano
15 Ottobre 1861.
___
Rapido ardente pellegrino all’onda
Del tranquillo Ciresio il cor vïaggia,
Ove di notte una magion gioconda
4Vivo chiaror di spesse lampe irraggia.
Sonar l’intima stanza odo di liete
Voci: già ferve l’ospital convito;
Volan gli augurî; un nome si ripete
8Al mio cor quanto noto e riverito!
Aprite, alme gentili, al pellegrino
Dall’ancor serva Italia a voi venuto
Per bevere un bicchier del vostro vino
12E d’antica amistà darvi il saluto.
O mio soave Antonio, o Marïano,
E tu materna gloria, Ina! felici
Io vi riveggo, o sospirati invano
16Per tante lune da’ lontani amici.
Non io credea, che sì gran tempo Iddio
Ne volesse disgiunti. O quante volte
Seguitai con inutile desio
20Fulgide nubi all’occidente volte!
Quando dal trïonfato Etna torrenti
Precipitaro di guerriera lava,
Le braccia apersi, ma confusa a’ venti
24L’altera visïon si dileguava.
Sogno d’infranti cori ognor distrutto
E rinascente ognor, come d’arena
Cumol leggero che scherzoso flutto
28Scioglie e rifà colla tornante piena,
Quando fia che s’avveri? Il cor presago
Già l’ore ha noverate. Intanto in questa
Fidata solitudine del lago
32Che barbarica insegna non funesta,
La stanca anima mia possa una volta
Prevenir, festeggiando, i dì venturi;
E alla gentil, che del suo nome ascolta
36Oggi l’aure echeggiar, sciorre gli augurî.
Discendi, Ina, al giardin: spicca la fronda
Che fresco serba d’ogni tempo il santo
Color della speranza, e ne circonda
40Il mio bicchier: liete venture io canto.
O dolci capi, a cui men parve amaro
L’esiglio, che mirar volto nemico,
Ma con memore affanno ognora al caro
44Aere anelanti del soggiorno antico,
Torneran l’erbe nove; e voi vedrete
Dietro la santa italica bandiera
Del bello eremo vostro alla quïete
48Accorrere d’amici allegra schiera.
Noi verremo a levarvi. O generose
Anime schive, nell’angusta chiostra
Di questi monti troppo a lungo ascose,
52Venite a riveder Vicenza vostra.
Spezzato il giogo boreal, respira
Aure felici: da rimote bande
Gli armati figli riedere rimira
56Fieri di cicatrici e di ghirlande.
O la più cara e misera di quante
Illumina città l’italo sole,
Racconsolata madre al seno amante
60Alfin raccolga la dispersa prole.