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un duello all’americana 37

lato la bottiglia di champagne. — Chissà che a qualcuno, questo vino maturato nelle terre che videro nascere i miei avi, non porti fortuna. —

Torpon aveva aggrottata la fronte.

By-good!... — esclamò. — È vino di Francia, e voi siete un discendente di quel popolo. Che porti sfortuna a me?

— Sareste superstizioso, mister Torpon? — chiese il canadese.

— Eh!... Qualche volta non si può far a meno di esserlo.

— Allora dopo lo champagne berremo un bicchierino di wisky, il liquore americano per eccellenza.

— Accettato, signor di Montcalm. Così saremo pari. —

La bottiglia fu sturata e le tazze furono riempite.

— Ai begli occhi di miss Ellen, prima di tutto, — disse il yankee.

— Alla solidità ed al filo della mia lama, — disse invece il canadese.

— Sareste feroce come un antropofago, signor di Montcalm? — chiese il yankee.

— Può darsi, — rispose asciuttamente il canadese, e vuotò d’un colpo il bicchiere.

Vi erano sulla tavola parecchie bottiglie di liquori. Ne prese una di wisky, la fece sturare e ne versò a tutti, dicendo:

— Bevo al felice viaggio dell’uomo che domani sarà morto.

— Come siete funebre, signor di Montcalm, — disse mister Torpon, il quale si era sentito correre per le ossa un brivido gelato.

— È un brindisi come un altro. —

Si erano alzati. I due rivali sembravano tranquillissimi; i