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CAPITOLO I.


La gola del Funerale.


— Avremo una cattiva notte, ragazzi — aveva detto, poco prima del tramonto, il colonnello Devandel, che il governo americano aveva mandato in gran fretta, con appena cinquanta uomini, racimolati per lo più fra i cow-boys, sulle montagne dei Laramie. — Aprite gli occhi o gl’Indiani approfitteranno dell’occasione per forzare la gola del Funerale. —

Il bravo soldato, che aveva conquistati i suoi galloni prima nella guerra contro il Messico e poi combattendo aspramente sulle frontiere del Far-West contro gl’indomiti pellirosse, non si era ingannato.

Le alte cime della catena, che si stende fra i confini meridionali del Wyoming e quelli settentrionali del Colorado si erano subito coperte ed il tuono non aveva tardato a far udire la sua possente voce che le profonde gole ripercuotevano con una sonorità inaudita.

Pochi istanti dopo una pioggia torrenziale si era rovesciata sull’accampamento, costringendo le sentinelle a ripiegarsi, loro malgrado, e più che in fretta, verso i furgoni disposti a croce di Sant’Andrea, per difendere le tende da una non improbabile sorpresa.

Solamente due giovani soldati, che fino a pochi giorni prima erano stati scorridori di prateria, e perciò abituati ad affrontare tutte le intemperie, si erano ostinatamente mantenuti all’estremità d’una profonda gola, che conduceva al passo chiamato del Funerale.

Si erano cacciati sotto un roccia sporgente, che in parte li proteggeva dal furioso acquazzone ed aprivano gli occhi e tendevano gli orecchi con estrema attenzione.

— Nulla, Harry? — aveva chiesto il più giovane, un bel tipo appena ventenne, bruno come un meticcio e cogli occhi ardenti come un serpente.

— Niente, Giorgio, — aveva risposto l’altro, che gli rassomigliava moltissimo, quantunque avesse qualche anno di più.