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Prefazione. v

prenderla, sarò ancor facile a condennarla, quando dal parer comune de’ dotti io veggala condennata. Nemmeno mi tratterrò io a ragionare dell’utilità e dell’importanza di questa mia Opera. Se essa avrà la sorte di essere favorevolmente accolta, e posta tra quelle, che non sono indegne d’esser lette, io mi lusingherò di aver fatta cosa utile e vantaggiosa. Ma se essa sarà creduta mancante di que’ pregi, che le converrebbono, invano mi stancherei a mostrarne la necessità e il vantaggio. Meglio impiegato per avventura sarà il tempo nel render conto a’ lettori dell’ordine e del metodo, a cui in questa mia Storia ho pensato di attenermi.

Ella è la Storia della Letteratura Italiana, non la Storia de’ Letterati Italiani, ch’io prendo a scrivere. Quindi mal si apporrebbe chi giudicasse, che di tutti gl’Italiani Scrittori, e di tutte l’Opere loro io dovesse qui ragionare, e darne estratti, e rammentarne le diverse edizioni. Io verrei allora a formare una Biblioteca, non una Storia; e se volessi unire insieme l’una e l’altra cosa, m’ingolferei in un’Opera, di cui non potrei certo vedere, nè altri forse vedrebbe mai il fine. I dotti Maurini, che hanno intrapresa la Storia Letteraria di Francia, perchè han voluto congiungere insieme Storia e Biblioteca, in dodici tomi hanno compreso appena i primi dodici secoli, e pare, che essi atterriti alla vista del grande Oceano, che innoltrandosi lor si apre innanzi, abbiano omai deposto il pensiero di continuarla. Per altra parte abbiam già tanti Scrittori di Biblioteche e di Catalogi, che una tal fatica sarebbe presso che inutile; quando singolarmente venga un giorno a compirsi la grand’Opera mentovata di sopra degli Scrittori Italiani. Ella è dunque, il ripeto, la Storia della Letteratura Italiana, ch’io mi son prefisso di scrivere; cioè la Storia dell’origine e de’ progressi delle Scienze tutte in Italia. Perciò io verrò svolgendo, quali prima delle altre, e per qual modo cominciassero a fiorire, come si andassero propagando, e giugnessero a maggior perfezione, quali incontrassero o liete o sinistre vicende, chi fosser coloro, che in esse salissero a maggior fama. Di quelli, che col loro sapere e coll’opere loro si renderon più illustri, parlerò più ampiamente; più brevemente di quelli, che non furon per ugual modo famosi, e di