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la selva oscura 19

               Alcun tempo il sostenni col mio volto;
               mostrando gli occhi giovinetti a lui,
               meco il menava in dritta parte il volto.

Si smarrì. E la dolce scôrta pur rimaneva. Ella afferma ancora:1

               Nè impetrare spirazion mi valse,
               con le quali ed in sogno ed altrimenti
               lo rivocai.

Or tutta quella paura, in cui è implicita tanta viltà, è sempre per quello smarrirsi, non per altro.

Ma selva è quasi morte! Sì; e ciò vuol dire che Dante era come morto là in quell’oscurità. Essere morto o essere nella morte è la stessa cosa, come vivere ed essere in vita tornano lo stesso. Ebbene? Anche il vilissimo, di cui sopra, tanto quello che dalla via del buono anticessore si parte, quanto l’altro, a cui è simile, che tortisce per li pruni e per le ruine, Dante dice che veramente morto dire si può. E, perchè non restiamo abbagliati da quelle parole che ivi si leggono e che porterebbero, a prima vista, che il malvagio soltanto si può dir morto, e tralasciando che malvagio ivi ha il significato non di dato al male, ma, presso a poco, di vile; ecco la ragione che Dante assegna di tal sentenza: “Vivere nell’uomo è ragione usare. Dunque se vivere è l’essere dell’uomo, e così da quello uso partire è partire da essere, e così è essere morto„. Dunque morto si può dire, nel fiero stile di Dante, chi si parte dall’uso della ragione, pur senza darsi a tutto

  1. Purg. XXX 133 seg.