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corpo umano, beninteso, che queste parti le vede sempre in proporzioni molto più grandi del vero.

Se per caso i muri bianchi delle case e dei palazzi fanno pompa imprudentemente di fregi e di ornamenti modellati in gesso o in calcina, allora il ragazzo non si dà pace, fino a tanto che non abbia trovato un sasso, che possa servirgli da martello demolitore. Egli cova un’antipatia feroce e direi quasi un odio ereditario per i fregi e per gli ornamenti di materia friabile. Rispetta soltanto quelli di bronzo e di ferro battuto. Cane non mangia cane.


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Stando alle cronache del tempo, il greco Diogene girava per le vie della città con una lanterna in mano, cercando l’uomo; ma invece dell’uomo trovava sempre un mammifero, il quale credeva in buona fede di essere un animale ragionevole, per il solo motivo che il Creatore, lì per lì, si era dimenticato di fargli la coda come all’altre bestie.

Il ragazzo di strada, più modesto del filosofo greco, gira anch’esso di nottetempo con una lanterna accesa: ma si contenta di trovare delle cicche e dei mozziconi di sigaro. E dalla maggiore o minore lunghezza di questi mozziconi, giudica della miseria o della prosperità di un paese.

— Un popolo (dice lui ne’ suoi aforismi economici) che fuma i sigari fino in fondo, fino a