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di Namismatica dall’Accademia d’Iscrizioni e Belle lettere di Parigi, ei poté presentare due opere di diverso subjetto, cadute di fresco dalla sua penna. Qnell’Areopago di dotti, illustre per gloriose tradizioni, i cui suffragi autorevolissimi sono segno alle ambizioni dei primi scienziati d’Europa, gli decretava il premio, affermando che questo era un compenso sproporzionato a tanti servigi e a tanto ingegno. Una sola opera avevano presentato gli altri dotti concorrenti; ed è vero, che né il numero, né la mole dei lavori, sono argomento sicuro di lode ad uno scrittore; ma torna a splendido vanto del nostro Numismatico l’averne presentati due, ciascuno dei quali fu giudicato di per se, meritevole dei primi suffragi. Questi furono « La Dichiarazione delle Tavole del Carelli e la Numismatica Biblica. » E qui non vi torni discaro, o Signori, se in brevi tocchi ne ricordo l’importanza1.

Il Carelli, valoroso Archeologo Napolitano, erasi procacciata una collezione d’antiche monete della Magna Grecia, oltremodo copiosa e senza pari di pregio; e come il Re Luigi XVI acquistava quella del centenario Numismatico Pellèrin, così Giuseppe Bonaparte addiveniva proprietario della raccolta Carelliana: poscia a dimostrazione d’animo regio e magnanimo ne faceva dono alla Biblioteca di Napoli. Ma dopo breve tempo tale raccolta veniva adocchiata dalla Carolina Murat. A quella vista l’augusta donna rimaneva sì fattamente affascinata che per se la volle; e ad un volgere imperioso di ciglio, quel raro tesoro veniva destinato a crescere lo splendore della regale dimora. Poi, quando al tramontare dell’astro propizio la dinastia del re guerriero scompariva dalle spiaggie partenopee, con essa dileguavasi eziandio il Medagliere Carelli. Né più si seppe di suo destino, ed oggi ancora gli Archeologi

  1. [p. 43 modifica]L’opera sulle tavole del Carelli è stampata a Lipsia sotto il titolo « Francisci Carellii Numorum Italiae Veteris Tabulas CCII edidit Caelestinus Cavedonius: accesserunt Francisci Carellii Numorum quos ipse collegit descriptio; F. M. Avellini in eam adnotationes. Lipsiae MDCCCL. Sumptus fecit Gregorius Wigand. » — L’altra opera è intitolata: Numismatica Biblica o sia Dichiarazione delle monete antiche memorate nelle sante Scritture, di D. Celestino Cavedoni. — Modena, Soliani, 1850.
    Le Tavole del Carelli rappresentano la più insigne collezione che nel suo genere si conosca, ed è superata soltanto dalla Collezione Santangelo, che è più ragguardevole tanto pel numero come per la rarità delle monete. Di quest’ultima favellando il Raoul-Rochette, nel Journal des Savants, Giugno 1852, dice « finora è rimasta inedita, oltre di che è di difficile accesso né è stato permesso a verun archeologo, e nemmeno a me scrittore, prendere appunti e memorie sulle medesime; quantunque da più di 20 anni abbia l’onore di essere legato in amicizia coi nobili possessori di questa inestimabile collezione.
    Nel Rapporto dell’Accademia che decretava il premio al Cavedoni si diceva:
    « Le texte des planches de Carelli et surtout la Numismatique Biblique, ne peuvent qu’accroître la reconaissance que tous les Numatistes ont vouée au savant de Modène. En couronnant ces deux ouvrages, l’Académie regrettera de n’avoir à sa disposition qu’une récompense disproportionnée à tant de services et à des talents aussi distingués ». Revue Numismatique 1851.