Pagina:Monsignor Celestino Cavedoni.djvu/20


13

di cognizioni storiche, geografiche, filologiche, artistiche, paleografiche, e qual vivida fantasia faccia di mestieri all’Archeologo nelle sue sottili ed intricale disquisizioni. Ma ben deve rimaner compreso di stupore chi medita ai meravigliosi risultamenti che ne ottiene, ai difficili quesiti che risolve, alle importanti verità che conquista. Se l’età nostra va a ragione superba, perchè i dotti nelle scienze naturali hanno scoperto ignote forze nella fisica e nella chimica, ignote armonie nella vita animale e vegetale, ignoti mondi nell’astronomia e tempi ignoti nella geologia, essa debbe sentirsi del pari gloriosa per gli stupendi incrementi arrecati alla scienza di tutta l’antichità. Ai progressi della quale diedero efficace impulso le dottrine filosofiche del Vico, che abbracciando in un vasto sistema d’idee l’ordine universale delle leggi onde si governa il mondo civile, insegnò che la scienza razionale non si compone tutta nelle interiori e solitarie contemplazioni del filosofo, ma richiede l’esame dei fatti umani, delle tradizioni, delle costumanze, delle leggi, degli avvenimenti. Ai giorni nostri l’Archeologia, quasi gareggiando colla scienza della natura, fa pur essa di se splendidissima mostra; tanto più perchè chiede agli ingegni un’istintiva virtù divinatrice del passato, somigliante in certa guisa alla chiaroveggenza profetica dell’avvenire. Volgete, o Signori, per un istante le vostre considerazioni alla classica antichità, ed osservate in quante parti ne sia stato ristorato il venerando edificio, onde appare ai nostri sguardi bello di nuova e più sfolgorante maestà. Accurate investigazioni d’ogni maniera ci palesarono la vita civile e religiosa dei Greci e dei Romani nei loro intimi penetrali, illustrando i costumi e gli avvenimenti, l’arte e la scienza. In quest’opera di magni-