NOTA PRELIMINARE. 3

gegno, quasi al tutto dimenticate da noi (colpa, io credo, dello stile e del verso trascuratissimi), ebbero non poco favore presso gl’Inglesi, e meglio presso i Tedeschi. Benchè gli Spagnoli precorressero agli uni e agli altri nel sentire il bisogno di allargare i confini della drammatica, non ruppero con molta felicità il freno delle antiche teorie come in Inghilterra lo Shakespear, ed in Alemagna il Lessing, il Goethe e lo Schiller. Carlo Gozzi in Italia fu il primo a sottrarsi a quel giogo, a tentare un genere nuovo di sceniche produzioni, svincolandosi non soltanto dalle forme tipiche del dramma, ma da quella legge altresì che vieta l’usare nel verso la parola propria; lo che toglie in gran parte l’effetto dell’azione, non potendo il poeta drammatico nè giungere all’eccellenza, nè manco avvicinarsele, con un eloquio artificiato, che distrugge in chi legge e in chi ascolta quella illusione che «fa del non ver vera rancura.» Ma, come dissi, lo stile e il verso usato dal Gozzi non erano tali da produrre fra noi questa felice innovazione. Negletto al suo tempo era lo studio de’ buoni scrittori toscani, e quello di Dante principalmente; perciò la lingua de’ suoi componimenti teatrali, dove non è triviale e scorretta, sente il mal influsso d’un pomposo e arcadico fraseggiare. — A queste ragioni, secondo il mio avviso, vuolsi ascrivere quel gran favore che ottennero le sue Fiabe, massimamente in Germania, osando i suoi critici di accostarle alle creazioni dello Shakespear medesimo. Non resta tuttavia che in esse apparisca e forza inventiva ed effetto, e di mezzo alle più capricciose e talora assurde fantasie, una verità ed una conoscenza del cuore umano che ti sorprende e rapisce.